nomadi_digitali 

I racconti di chi ha cambiato vita ✌

Viaggiare con vitto e alloggio gratuito? Arriva WorldPackers

Girare il mondo e spendere il meno possibile?

È più o meno l'obiettivo di tutti i wanderluster, coloro che sognano continuamente a occhi aperti posti esotici e hanno fame atavica di nuove esperienze. Molti scuoteranno la testa dicendo che forse sia troppo difficile. Ma in realtà, nell’era della sharing economy, le possibilità sono tante e variegate. 

E uno dei modi più facili per viaggiare senza alleggerire potentemente il portafogli è il work exchange. 

Ma che vuol dire work exchange? 

Il work exchange è un’attività di volontariato che si può svolgere ovunque.

Come? Lavori per un massimo di 5 ore al giorno in cambio di vitto, alloggio ed esperienza. Uno scambio che non è mai solo lavoro, come spesso sottolinea chi ci è già passato, ma si trasforma in momenti di condivisione, ricordi indimenticabili e rapporti di amicizia duraturi. 

Questo scambio è reso possibile grazie a Worldpackers, piattaforma online che vanta 3,5 milioni di iscritti. 

Worldpackers, un mare di esperienze 

Worldpackers ha già messo in comunicazione tantissime persone che vogliono mettersi in gioco di con chi ha bisogno di una mano e di determinate competenze.  

Le esperienze tra cui scegliere sono tantissime: 

  • Volontariato in ostelli, campeggi, abitazioni private o strutture private che mettono a disposizione una stanza o una parte dell’alloggio 
  • Volontariato in centri benessere, festival o luoghi di ritiro meditativo 
  • Volontariato in ONG, scuole, centri educativi, o realtà che lavorano a stretto contatto con la comunità locale 
  • Volontariato in eco villaggi, fattorie, orti e luoghi legati alla permacultura. 

Insomma, ce n’è per tutti i gusti! 

Qualche esempio? 

Se ami il campeggio, puoi andare a Galway, in Irlanda e, per 5 ore di lavoro giornaliere su 5 giorni a settimana di aiuto in cucina, pulizie e reception, hai in cambio un letto in dormitorio, colazione, pranzo, cena, drink e bevande gratuite, bucato gratuito. E in più puoi approfittare dei fine settimana per viaggiare attraverso l’Iralanda! 

Sei piu orientato verso il sociale? Per 4/5 ore al giorno di aiuto in cucina puoi soggiornare in Uganda, con letto in dormitorio, colazione-pranzo-cena, lezioni di lingua e certificato di partecipazione.  

Stai già sognando ad occhi aperti come me? Allora non ti resta che conoscere come iscriverti! 

Come iscriverti a Worldpackers 

Al momento della registrazione, la piattaforma ti porrà una serie di domande. Che lingue parli, quale percorso scolastico hai seguito, cosa sai fare e cosa vorresti fare ma soprattutto in che zone del mondo ti piacerebbe andare... tutto questo serve per mostrare le offerte più adatte a te. 

In seguito, puoi proporti per il soggiorno in determinate date. L’ultimo step è candidarsi. Poi non ti resta che comprare un biglietto aereo e partire!

Quanto costa Worldpackers

L’iscrizione è gratuita, avere la possibilità di candidarsi invece ha un costo di 49 dollari (pari a circa 48 euro) annuali. 

Il costo è dovuto a un’accurata selezione degli host e un customer service disponibile e sempre attivo. Il punto di forza è la community, che aiuta a scegliere in modo concreto a soluzione migliore, sia lato host che lato viaggiatore. 

E chissà che, l’esperienza di poche settimane, non diventi un’esperienza di vita.  

 

 

 

 


 

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Laura Bianchi, dal mondo della moda a una vita tra le piante

Dalle passerelle a una vita vista mare

laurabianchi9Cosa si prova a passare dal dedicare la propria esistenza al patinato universo del fashion a buttarsi anima e corpo nel verde della natura e del giardinaggio?  

Potrebbe benissimo spiegarcelo Laura Bianchi, che negli ultimi 25 anni ha lavorato per Elle, Velvet e Repubblica per poi cambiare radicalmente rotta. Un’esistenza glamour che, a causa di un incidente, si è diretta verso nuove strade. 

 «Mi occupavo soprattutto di servizi fotografici: sceglievo i temi da raccontare, sceglievo le modelle, i fotografi; facevo la regista delle pagine di moda. Passavo la vita tra sfilate, viaggi stampa, eventi su set fotografici in tutto il mondo: per questo mi chiamavano la ragazza con la valigia. Ho vissuto per anni su tacchi 12 e mi sentivo a mio agio così» ha raccontato Laura a un’intervista a L’Italia che cambia

Un giorno come un altro però la sua storia subisce "una svolta narrativa". Un minibus non rispetta lo stop e la investe, costringendola per mesi a non poter scrivere e lavorare. 

Così Laura, come spesso succede nei momenti difficili, trova consolazione nel mare della Liguria e nei suoi dintorni. Ed è proprio lì che si innamora di quel pezzo di terra dal quale la sua vita prenderà una piega molto diversa.  

Tornare a "sporcarsi le mani"

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La zona inizialmente è brulla, con seimila metri quadri abbandonati da oltrecinquant’anni, con un rifugio nascosto dalle cui terrazze si vede il mare. Adesso ci sono un frutteto, un orto biologico e una serra.  

Un sogno che è stato raggiunto con fatica. A quarantacinque anni Laura si rimette a studiare, frequentando la scuola agraria del parco di Monza, lavorando di giorno e studiando di notte. 

In un primo periodo la redazione per cui lavorava si mostra interessata a questo passaggio dalle passerelle alla natura del Tigullio. Poi, quando lo smart working viene revocato, Laura decide di mollare tutto. Una bella carriera, un bello stipendio, comfort e sicurezze e si dedica interamente alla vita agricola e a progetti editoriali da freelance.

La felicità è determinazione

laurabianchi1La Bianchi continua a scrivere, ma seguendo i ritmi della natura. «Ho più tempo per me, per gli amici, per le mie piante e i miei animali. Insomma, ho più tempo per vivere, respirare, coltivare e coltivarmi. Perfino per oziare, se mi va. Faccio consulenze, ma non più di moda. Rifaccio il look, ma stavolta a terrazzi e giardini. Vado sui set, ma sono festival di giardinaggio. Viaggio ancora facendo workshop per il mondo, ma dando voce alle piante».

Una vita che ora è scandita dai ritmi dell'orto, della natura e dell'aria di mare, improntata sul momento presente, senza avere fretta nel vedere sbocciare le proprie passioni ma anzi, godendosi il percorso. Ed è ciò che la Bianchi cerca di trasmettere nel proprio libro, L'erba corre quando vuole.

«Se si sogna forte e ci si crede veramente, si può arrivare a essere felici. Anche in modi completamente diversi, perché la mia felicità può essere l’angoscia per un altro. L’importante però è non arrendersi. Ci credo veramente a questa cosa, non è una roba da pre-menopausa. Una vita di rimpianti non la auguro a nessuno».
 
irene caltabiano
 

 

 

 

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Nicoletta Saracco: la mia vita con il tumore? All'insegna del colore

Ci sono date che separano definitivamente il prima dal dopo

Sono le date che hanno sancito presenze nuove o, al contrario, decretato l’assenza irreversibile di qualcosa o qualcuno

L’inizio di un amore che trasforma la vita

La nascita di un figlio.

La morte di un genitore

Scoprire di avere una di quelle malattie che fanno tremare i polsi. Perchè una diagnosi di tumore è qualcosa che non si può ignorare. Indipendentemente dalla reazione che si sceglie/capita di avere con questo. 

Nicoletta-Saracco-NiArtGalleryIl 10 giugno 2019 ha rappresentato lo spartiacque dell’esistenza di una ragazza di 29 anni, l’età in cui ogni cosa è possibile , in cui sperimentare, mettersi in gioco e sbagliare dovrebbe essere un diritto costituzionale. Nicoletta Saracco, invece, quel giorno riceve la diagnosi di tumore al seno metastico: non c’è modo di operarlo. Conviverci tenendolo sotto controllo, quindi, non è una scelta, ma semplicemente l’unico scenario realistico.

Nicoletta Saracco, però, ha deciso di alzare l’asticella mettendoci molto di suo. Convivere con il tumore per lei non ha significato affrontare i giorni con passiva rassegnazione, lasciandoseli piovere addosso, bensì riscoprire passioni solo apparentemente lontane e sepolte, e rileggere attraverso queste la sua quotidianità professionale di prima.

NI.ART.GALLERY: quando il colore fiorisce d’inverno

Nicoletta Saracco è marchigiana. Nasce a Recanati e si trasferisce a Milano a 19 anni per frequentare il corso di Fashion Design dell’Istituto Marangoni, cui segue il master in Design and Applied Arts presso la Creative Academy. Quando scopre di avere un tumore, lavora come shoes designer per un importante brand internazionale; decide a questo punto di accantonare le ambizioni professionali e prendersi tutto il tempo necessario a curarsi. I primi mesi trascorrono quasi interamente allo IEO (Istituto Europeo di Oncologia), poi a febbraio 2020 deflagra la pandemia di Covid19.

Nicoletta-SaraccoIl congelamento obbligato della quotidianità è per Nicoletta Saracco doppiamente ostico: risulta positiva al virus, ed il trattamento oncologico che sta seguendo non fa più effetto. Bisogna passare alla chemioterapia, e sopportare interminabili ore di silenzio tra una seduta e l’altra; la reazione della 29enne è spontanea e inattesa: riprende in mano cavalletto, tele e colori e ricomincia a dipingere per esorcizzare ansie ed angosce incanalandole nell’ideazione e realizzazione di qualcosa di concreto. In breve tempo quest’attività si trasforma: non più solo sfogo emotivo personale, ma strumento di condivisione e aiuto per altre donne che vivono la stessa situazione. Il soggetto ricorrente è una Madonna senza volto, ma caratterizzata da colori vivacissimi e accesi: un’istigazione a godere della vita avendo come bussola il qui ed ora, e la capacità di essere flessibili, assecondare il fluire degli eventi, anziché tentare, rigidamente, di opporsi.

Ad inspirarla, l’immagine della Vergine di Guadalupe. Quella ritratta da lei, però, non ha un volto, e la scelta ha una motivazione precisa. Permettere a tutti di “riempire” quell’ovale vuoto con il proprio, personale, concetto di fede/fonte di fiducia e speranza. Nasce così il progetto NI.ART.GALLERY: felpe e T-shirt con sopra ricamata la Madonna senza volto; i materiali scelti sono ecosostenibili, ed una parte del ricavato delle vendite viene devoluto alla Fondazione IEO-CCM ( Istituto Europeo di Oncologia e Centro Cardiologico Monzino). 

L’obiettivo di Nicoletta Saracco è dimostrare che anche le donne malate di tumore hanno diritto alla normalità (incontrare gli amici, truccarsi…), e favorire lo sviluppo della consapevolezza dell’importanza della prevenzione, non solo in età adulta, ma a partire da quando si è ancora giovani. La salute, infatti, non è qualcosa di acquisito una volta per tutte, ma un dato dinamico, da monitorare periodicamente, così come si fa per la macchina attraverso il collaudo.

Nicoletta-SaraccoPer tenere insieme questi due elementi Nicoletta Saracco ha creato una rubrica video intitolata TTTT (Tette, Tacchi, Trucco, Tumore. Manuale di istruzioni anti-panico), alla cui realizzazione collabora lo IEO. Così, attraverso brevi interviste agli specialisti (radiologi, senologi…), risponde ai dubbi ed alle angosce più frequenti  e profonde, in chi si ammala. In una società come la nostra, in cui mostrare (ed essere spettatori) delle emozioni più cupe ed intense è una perversione ormai sdoganata, colpisce che una giovane, peraltro impegnata nella moda, scelga di andare in direzione opposta e contraria. Niente tristezza o timore di morire dati in pasto a sconosciuti per qualche migliaio di follower in più. E niente ambizione/pretesa da maestra di vita o tuttologa medica. Non le interessa imparare a memoria il nome scientifico del tumore da cui è affetta, né tantomeno, improvvisarsi oncologa in pectore. Con grande onestà, per se stessa e per chi la segue ed apprezza, Nicoletta Saracco spiega che le basta conoscere gli aspetti della malattia che hanno un impatto sulla sua vita quotidiana, tutto il resto spetta a chi ha le competenze ed esperienza per gestirne la componente sanitaria.  

Essere pazienti senza dimenticare di essere (giovani) donne è già impegnativo, quindi perché sostituirsi agli specialisti? Un simile delirio di onnipotenza potrebbe facilmente trasformarsi in boomerang.

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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