Gli adolescenti.
La prima parola che mi viene in mente, dopo disagio, è smartphone. L’elemento che accomuna tutti i ragazzetti in pubertà. Ormai sembra che qualsiasi cosa, in primis la comunicazione, passi da quell’aggeggino con lo schermo nero che amano rigirarsi fra le mani.
Per strada, in bagno, sui mezzi pubblici; ci manca poco che realizzino il cellulare waterproof ( ah, scusate, mi informano dalla regiache esiste già). Anche quando i millenials, termine in voga ultimamente per esseri umani ricchi di sebo e ormoni, stanno fisicamente insieme è dura proferire parola e l’argomento più elevato di conversazione è l’ultimo tatuaggio di Fedez.
Interrogandomi sulla questione ed essendo ormai abbastanza lontana dall’adolescenza per criticare i giovani d’oggi, ho capito il punto fondamentale della questione: carenza di muretti.
I muretti erano il social network degli anni ’80-’90, fonte inesauribile di conversazioni e domande esistenziali. A dimostrarlo I ragazzi del muretto, fiction di mamma Rai andata in onda dal 28 marzo del 1991 al 2 luglio del 1996. Tuttavia, nel cuoricino nostalgico della generazione di Bim Bum Bam e Solletico, resta un’insostituibile chicca.
Il potere del muretto
La Beverly Hills 98100 de noartrti, con un direttore della fotografia più scarso e lacche meno efficaci. Cinquantadue costosissimi episodi ( 600 milioni di lire l'uno) di pura educazione all’italiana spalmati in tre stagioni.
Innanzitutto i protagonisti, che dovrebbero essere liceali e invece sembrano individui in fila al centro per l’impiego, possedevano la leggerezza de La nausea di Jean Paul Sartre.
Sullo sfondo del muretto di Piazza Mancini, nel quartiere Flaminio di Roma, si ritrovavano a parlare di aborto, Aids, razzismo, omosessualità, droga, prostituzione e usura. Insomma, tutti temi di cui parla un diciottenne tipo.
Tuttavia, per ritrovarsi al fatidico muretto, non c’era bisogno di gruppi Whatsapp o di messaggi vocali e i protagonisti comunicavano tranquillamente tra loro anche se uno era un’irrimediabile sfigato e l’altro il figo del gruppo.
Gli stereotipi della crescita
Il tipo che tutti ricordano è Jhonny ( Claudio Lorimer) , il trentenne boccoloso e improbabile che interpretava un diciottenne con gli occhiali e i pattini ai piedi. Poi c'era Debora (Cecilia Dazzi) fan scatenata di Luca Carboni, e Stefania ( Francesca Antonelli), romana doc che dispendava consigli a colpi di Daje, Ahò e quant’altro che, chissà perché, faceva breccia nel cuore del tenero e superficiale Cristian (Vincenzo Di Giglio) .
Qualche nome che la serie ha lanciato? Un giovane e ciuffo-munito Ettore Bassi, subentrato nella seconda stagione ad Alberto Rossi nella parte di Mitzi, fidanzato di Elena, la bella del gruppo ( Michela Rocco di Torre Padula, tornata alla ribalta del piccolo schermo come moglie di Enrico Mentana).
La vera chicca però è Lorenzo Amato, in arte dj Franz, figlio dell’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, l’uomo con la faccia più insulsa della terra. Nella serie, non si sa per quale motivo, da potenziale oggetto di bullismo diventa uno dei disc joker della notte romana. E disagio discorrendo.
Altro che Stranger things...
Sarebbe bello fare un esperimento: mettere gli adolescenti di oggi di fronte a una puntata de I ragazzi del muretto per vedere le loro reazioni. Con molta probabilità si faranno grasse risate. I più sensibili si chiederanno invece se, per vivere l’adolescenza, sia poi così necessario possedere un cellulare.
Per chi invece aveva l'età ( fittizia) dei protagonisti ai tempi della fiction e volesse fare un revival nostalgia, le stagioni complete si trovano su Rayplay.
Forse si era meno fighi degli adolescenti col bomberino e l’ultimo modello di I-phone. Ma un po’ più veri. Passo e chiudo.
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