Ore 19.
Mi trovo a lezione di storia del fumetto. A un tratto salta fuori una domanda piuttosto classica per noi amanti di narrazioni con carta e matita: “Chi preferite tra Topolino e Paperino?”
Non credo ci sia stato nessun dubbio a riguardo. All’unisono abbiamo optato per il più sfigato dei paperi. Il motivo? È già contenuto nella frase precedente: Paperino è perseguitato dalla sfortuna, lotta con la sveglia, si arrabbia, ha le giornate storte, è vendicativo, odia spesso e volentieri i suoi nipoti. Una persona orribile sulla carta (in tutti i sensi).
Ma, a ben guardare, Paperino è molto più… noi. Lo sventurato pennuto rappresenta i momenti no, le giornate imperfette, i capelli fuori posto, il pantalone scoordinato rispetto alla maglietta, il computer che si spegne prima di aver salvato un documento, la caffettiera che straripa quando siamo in ritardo, l’autobus che non passa.
Stamattina, ancora memore della discussione di ieri, mi sono imbattuta in un post che metteva in evidenza quanto Instagram, nonostante l’aura di glamour, unicorni e arcobaleni, per molte persone sia una fucina di tristezza.
Perché? Esattamente per lo stesso motivo per cui tutti preferiamo Paperino. Instagram trasuda colori saturi, gioia, sorrisi smaglianti, piatti elaborati a zero calorie, colazioni perfette, fisici scolpiti sotto il sole, sotto il sole di Riccione.
Un cane che si morde la coda, un calderone in cui tutti mentono a tutti, più o meno consapevoli di farlo. Ciascuno seleziona accuratamente e costruisce ad hoc momenti indimenticabili a colpi di contrasti adeguati e filtri Clarendon, Lark o Inkwell. Tutti sorridenti sullo schermo e incazzati nel reale.
Il caso Scarlett Dixon
Instagram è sempre stato identificato come il social più friendly, in cui impazzano i cuoricini, non esiste il non mi piace e c’è poco spazio per l’indignazione. Tuttavia, secondo uno studio del Guardian, nota testata inglese, e altrettanti esperti di salute mentale è proprio questa positività il problema.
E a dimostrarlo sono i tweet provocatori che, ogni tot, sbucano tra un perfetto outfit per un colloquio di lavoro e un primo impiattato a regola d’arte.
Il tweet in questione stavolta riguardava una certa Scarlett Dixon che è diventata il capro espiatorio della situazione, pagando pegno per tutte le fashion, food e travel blogger sue simili .
Il pomo della discordia? Una foto in cui la biondina ventiquatrenne mostrava la sua “routine” mattutina, fatta di pensieri positivi, fragole, pancakes e copiosa quantità di palloncini rosa a forma di cuore. Mi ha quasi stupito che non ci fosse un poster delle principesse in bella vista.
E, infine, il barbatrucco: il Listerine sul comodino, reale motivo del post. Ovviamente Scarlett tiene ai suoi denti bianchi e al suo alito profumato anche al mattino. E anche ad essere profumatamente pagata dalla Listerine.
Il virus del post
Ebbene, un certo hintofsarcasm alias Nathan, quella mattina aveva la luna storta. Non si è fatto così scappare la ghiotta occasione di lanciare la sua invettiva contro la perfetta colazione di Scarlett. Il commento? “Al diavolo, nessuno fa colazione così. Instagram è una fabbrica di bugie ridicole per farci sentire inadeguati”.
Risultato? Il suo tweet è diventato virale, con più di 111mila like. In tanti si sono scagliati contro la fashion blogger. "Scoppiamole i palloncini", scrive qualcuno. Mentre in un altro commento si legge: "Chi lascia il Listerine sul comodino? Un serial killer".
A ben guardare però le fragole sembrano finte, i pancake somigliano più a delle piadine vuote incollate con il Vinavill e su quel letto certamente la cara Scarlett non ci ha dormito. E infatti la fashion blogger si è difesa scrivendo così: "La mia bacheca non è reale. Intendo dire che chi passa il tempo in città bellissime, con un gelato in mano e con il sorriso perennemente stampato in faccia? È costruita, ragazzi".
Il social delle sfighe
E allora? Come spezzare questo vortice di positività, cuoricini, messe in piega perfetta anche alle otto del mattino?
Ho una proposta per voi: SFIGAGRAM.
Il social delle sfighe quotidiane. Immaginate: bacheche piene di pantaloni schizzati dal fango di una macchina in corsa, calzini bucati, computer in crash a lavoro ultimato, souffle sgonfi, bottigliette bloccate nelle macchinette automatiche tute di acetato e tagli di capelli poco azzeccati.
Magari non sarebbe il tripudio dell’estetica. Ma quando sei stufo delle varie Chiara Ferragni, Chiara Nasti, Chiarainpentola ( ma per essere una blogger di successo devi per caso chiamarti Chiara? Se basta questo, vado diretta all’anagrafe) ti puoi rifugiare nel magico mondo dei comuni mortali.
E sentirti meno solo. O, semplicemente più Paperino, più te stesso…più vero.
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