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SIA: cos’è e come funziona la misura a sostegno dei nuclei indigenti

4 milioni e 600mila persone circa. A tanto ammontano il numero di persone in condizione di povertà assoluta nel nostro Paese.  Le famiglie in  stato di totale indigenza sono 1 milione e 582mila. Negli ultimi due anni il numero di persone che non riesce ad arrivare alla fine del mese è passato dal 6,8 al 7,6%. Per combattere questo trend, è stata varata nei giorni scorsi la SIA (Sostegno Inclusione Attiva), provvedimento finalizzato a supportare i bisognosi con un assegno compreso tra 80 e 400 euro.
I beneficiari dovranno, nello specifico, aderire «a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa», con particolare riguardo ai nuclei familiari connotati «da fragilità sociale e disagio economico nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure siano presenti un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata».
Fragilità sociale e disagio economico sono determinati attraverso apposite scale e parametri. Alla definizione della prima concorrono fattori quali il numero di figli e il fatto che la famiglia sia mono genitoriale. Il secondo, invece, è correlato al reddito Isee che deve essere inferiore o uguale a 3.000 euro nonché all’assenza di altri trattamenti economici rilevanti e di misure a supporto del reddito dei disoccupati.
Le domande vanno inoltrate entro il 31 ottobre.
 
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4 milioni e 600mila persone circa

A tanto ammontano il numero di persone in condizione di povertà assoluta nel nostro Paese.  Le famiglie in  stato di totale indigenza sono 1 milione e 582mila. Negli ultimi due anni il numero di persone che non riesce ad arrivare alla fine del mese è passato dal 6,8 al 7,6%. Per combattere questo trend, è stata varata nei giorni scorsi la SIA (Sostegno Inclusione Attiva), provvedimento finalizzato a supportare i bisognosi con un assegno compreso tra 80 e 400 euro.

I beneficiari dovranno, nello specifico

aderire «a un progetto personalizzato di attivazione sociale e lavorativa», con particolare riguardo ai nuclei familiari connotati «da fragilità sociale e disagio economico nelle quali almeno un componente sia minorenne oppure siano presenti un figlio disabile o una donna in stato di gravidanza accertata».

Fragilità sociale e disagio economico sono determinati attraverso apposite scale e parametri. Alla definizione della prima concorrono fattori quali il numero di figli e il fatto che la famiglia sia mono genitoriale. Il secondo, invece, è correlato al reddito Isee che deve essere inferiore o uguale a 3.000 euro nonché all’assenza di altri trattamenti economici rilevanti e di misure a supporto del reddito dei disoccupati.

Le domande vanno inoltrate entro il 31 ottobre.

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Al rientro dalle vacanze arriva il “regalo” di Equitalia...

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Commissione Europea: Apple paghi i 13 miliardi dovuti all’Irlanda

 
 
La Mela si è resa colpevole di ingordigia. 
Si può riassumere così la vicenda che vede protagonista Apple contrapposta alla Commissione Europea. Quest’ultima ha definito illeciti gli accordi esistenti tra l’azienda di Cupertino e l’Irlanda. Il Paese è stato quindi chiamato a riscuotere quanto evaso negli undici anni intercorsi tra il 2003 e il 2014 da parte del colosso dell’informatica. 
La cifra è di quelle che fanno tremare i polsi: 13 miliardi. 
Bruxelles sostiene infatti che, a fronte di una tassazione al 12,5% applicata generalmente da Dublino, l’azienda di Cupertino aveva ottenuto un’imposizione fiscale dell’1%, poi scesa allo 0,005%.
«I Paesi membri non possono dare benefici fiscali selettivi ad alcune compagnie. Quando vengo a sapere che Apple ha pagato di tasse l'1% dei profitti, per poi arrivare a pagarne lo 0,005%, come cittadino che pago le tasse io mi sentirei arrabbiata». Così la commissaria Margrethe Vestager.
«Abbiamo lavorato a Cork senza soluzione di continuità, persino durante i periodi di incertezza riguardo al nostro stesso futuro, e oggi diamo lavoro a oltre 6000 persone in tutta l'Irlanda; ma è ancora a Cork che si concentra il maggior numero di dipendenti. Alcuni sono con noi fin dal primo giorno, e tutti contribuiscono con funzioni diverse al successo di Apple nel mondo. Innumerevoli multinazionali hanno seguito l'esempio di Apple scegliendo di investire a Cork, e oggi l'economia locale è più forte che mai.
Il successo che ha spinto la crescita di Apple a Cork deriva da prodotti innovativi, capaci di conquistare i nostri clienti. È questo che ci ha permesso di creare e sostenere oltre 1,5 milioni di posti di lavoro in tutta Europa: posti di lavoro in Apple, posti di lavoro presso centinaia di migliaia di brillanti sviluppatori che distribuiscono le loro app attraverso l'App Store, e posti di lavoro negli stabilimenti dei nostri produttori e fornitori. Le aziende di piccole e medie dimensioni che dipendono da Apple sono innumerevoli, e noi siamo orgogliosi di supportarle». Tim Cook (AD di Apple) ha scelto queste parole per commentare la notizia.
Due sono i punti di maggior rilievo della vicenda. 
In primo luogo, perché se in Irlanda la tassazione è al 12%, in altri Paesi dell’Unione può arrivare al 40%. D’altra parte, l’obiezione di Tim Cook è opinabile in quanto, evidentemente, il fatto di aver contribuito a creare posti di lavoro non può essere né una scusante né un’attenuante delle proprie responsabilità. 
La Mela si è resa colpevole di ingordigia
Si può riassumere così la vicenda che vede protagonista Apple contrapposta alla Commissione Europea. Quest’ultima ha definito illeciti gli accordi esistenti tra l’azienda di Cupertino e l’Irlanda. Il Paese è stato quindi chiamato a riscuotere quanto evaso negli undici anni intercorsi tra il 2003 e il 2014 da parte del colosso dell’informatica. 
 
La cifra è di quelle che fanno tremare i polsi: 13 miliardi
Bruxelles sostiene infatti che, a fronte di una tassazione al 12,5% applicata generalmente da Dublino, l’azienda di Cupertino aveva ottenuto un’imposizione fiscale dell’1%, poi scesa allo 0,005%.
 
«I Paesi membri non possono dare benefici fiscali selettivi ad alcune compagnie. Quando vengo a sapere che Apple ha pagato di tasse l'1% dei profitti, per poi arrivare a pagarne lo 0,005%, come cittadino che pago le tasse io mi sentirei arrabbiata». Così la commissaria Margrethe Vestager.
 
«Abbiamo lavorato a Cork senza soluzione di continuità, persino durante i periodi di incertezza riguardo al nostro stesso futuro, e oggi diamo lavoro a oltre 6000 persone in tutta l'Irlanda; ma è ancora a Cork che si concentra il maggior numero di dipendenti. Alcuni sono con noi fin dal primo giorno, e tutti contribuiscono con funzioni diverse al successo di Apple nel mondo. Innumerevoli multinazionali hanno seguito l'esempio di Apple scegliendo di investire a Cork, e oggi l'economia locale è più forte che mai.Il successo che ha spinto la crescita di Apple a Cork deriva da prodotti innovativi, capaci di conquistare i nostri clienti. È questo che ci ha permesso di creare e sostenere oltre 1,5 milioni di posti di lavoro in tutta Europa: posti di lavoro in Apple, posti di lavoro presso centinaia di migliaia di brillanti sviluppatori che distribuiscono le loro app attraverso l'App Store, e posti di lavoro negli stabilimenti dei nostri produttori e fornitori. Le aziende di piccole e medie dimensioni che dipendono da Apple sono innumerevoli, e noi siamo orgogliosi di supportarle». Tim Cook (AD di Apple) ha scelto queste parole per commentare la notizia.
 
Due sono i punti di maggior rilievo della vicenda
In primo luogo, perché se in Irlanda la tassazione è al 12%, in altri Paesi dell’Unione può arrivare al 40%. D’altra parte, l’obiezione di Tim Cook è opinabile in quanto, evidentemente, il fatto di aver contribuito a creare posti di lavoro non può essere né una scusante né un’attenuante delle proprie responsabilità. 
 
 
 
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Perché le casse di previdenza private investiranno in MPS?

Il governo chiede un aiuto per il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena e le casse rispondono: "obbediamo!".

Si ma perché?

Le casse pensionistiche private sono pregate di fare la loro parte nel salvataggio delle banche italiane, a partire dal Monte dei Paschi di Siena partecipata dal Tesoro. 

L’indicazione, tutta politica, arriva dall’Associazione degli Enti previdenziali privati (Adepp) che lunedì 25 luglio ha deliberato di “sostenere l’iniziativa Atlante 2″ per il salvataggio bancario, dopo la richiesta del governo di immettere 500 milioni di euro.

L'associazione delle casse private, presieduta dal dott. Alberto Oliveti (cassa dei medici) ha deciso di "aiutare" la banca senese, di cui il Governo è socio. 

Ci rendiamo conto che può essere un investimento redditizio, non di massimo grado, ma soprattutto in nome dei nostri iscritti presenti e futuri cerchiamo di allontanare rischi per il Paese che, nell’immediato, stanti i nostri portafogli patrimoniali, ci costerebbero molto più delle aspettative di investimento

Politica e favori, insomma. 

Nei quali, però, difficilmente potranno rientrare le delibere sull’investimento in Atlante da parte di casse già in seria difficoltà, come per esempio l’Inpgi, l’istituto previdenziale dei giornalisti, o quella degli Ingegneri. 

Ma vi è di più. 

All’oppressione dello Stato sulle Casse si accompagna la crisi economica che investe l’attività di gran parte dei professionisti italiani. Più della metà sono sotto la soglia del reddito minimo.

E non sono evasori, ma soggetti che operano in una situazione di sovraffollamento degli albi, di decurtazione illegittima dei compensi, di selvaggia abolizione dei minimi tariffari.

Le Casse di previdenza devono intervenire al più presto con misure integrative. Di ciò dovrebbe dibattersi nei Congressi professionali.

Secondo il Dipartimento delle Finanze i redditi dei professionisti sono andati a picco e sono ulteriormente diminuiti di un altro 30-40 per cento ripsetto al 2014.

Gli appetiti dello Stato sul risparmio previdenziale delle Casse private professionali sono in fase crescente. Ritornano i tempi dei "prelievi forzosi", stavolta a fondo perduto.

Le Casse vengono individuate tra i soggetti privati quando si tratta di obbligarle a pagare. Ma vengono, invece, considerate enti pubblici quando si tratta di assoggettarle a investimenti forzosi.

Duccio
Digital finance instigator

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Ma vi è di più. All’oppressione dello Stato sulle Casse si accompagna la crisi economica che investe l’attività di gran parte dei professionisti italiani. Più della metà sono sotto la soglia del reddito minimo.
E non sono evasori, ma soggetti che operano in una situazione di sovraffollamento degli albi, di decurtazione illegittima dei compensi, di selvaggia abolizione dei minimi tariffari.
Le Casse di previdenza devono intervenire al più presto con misure integrative. Di ciò dovrebbe dibattersi nei Congressi professionali.
Secondo il Dipartimento delle Finanze i redditi dei professionisti sono andati a picco.

 

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