Risorse

Che ci guadagna l'Inghilterra ad uscire dall'Europa?

Forse la domanda dovrebbe essere posta al contrario. 

Perché tanti paesi vogliono essere parte dell'Europa?

Perché la PACE e il RISPETTO dei diritti umani sono più importanti del libero commercio finanziario.

Il capro espiatorio
Il POPULISMO dei partiti anti-Europa vince contro la memoria corta di noi europei.
Danno colpa alla politica. Negli ultimi anni sono cresciuti in tutta Europa partiti populisti, spesso nazionalisti etnici, sempre anti-governo e anti-UE. 
Si rivolgono alle persone che si sentono perdenti, rifiutate dal “nuovo” mercato del lavoro. Quelle che non credono di potere competere con i tanti giovani altamente scolarizzati d’Europa. 
I populisti non hanno un vero progetto. Non gli serve. Hanno di meglio: un capro espiatorio, i migranti appunto.
 
Lo scopo dell'Europa
Sarà colpa della memoria corta, ma il vero fine dell'Europa è la pace. Molti progetti europei, dalla rete GSM fino all'Erasmus passando per l'abolizione del controllo passaporti ha reso il progetto Unione Europea irreversibile. E' questo fa si che la guerra sia diventata impossibile da attuare.
La pace, significa molto. Significa scambi commerciali, significa utilizzare fondi europei per costruire porti, strade e scuole. 
 
BREXIT. "Leave or Remain"?
Il 23 Giugno 2016 circa 35 milioni di cittadini britannici dovranno decidere se stare o uscire. C'è chi ritiene che il Regno Unito ha i soldi per stare bene fuori dall'Europa, anche grazie ai favorevoli scambi commerciali con le ex-colonie, mentre altri pensano che l'Europa significhi pace, unione, libertà. 
Il punto è che la sovranità di una nazione nel 2016 è un concetto primitivo. In un mondo connesso, dove si compra online e si chatta con una persona dall'altra parte del mondo, la NAZIONE è un termine "arido".
 
Ma in conclusione, chiediamoci tutti
Perché Siriani, Eritrei, Ucraini, Georgiani, Albanesi e altri popoli stanno morendo per venire in Europa e trovare pace e diritti umani e, chi c'è già, ne vuole uscire solo per motivi economici?
La pace non ha prezzo, per nessun importo immaginabile. Please REMAIN!
 
Duccio
Digital media instigator
 
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La risposta facile: la politica. Negli ultimi anni sono cresciuti in tutta Europa partiti populisti, spesso nazionalisti etnici, sempre anti-governo e anti-UE. Si rivolgono alle persone che si sentono perdenti, rifiutate dal “nuovo” mercato del lavoro. Quelle che non credono di potere competere con i tanti giovani altamente scolarizzati d’Europa. I populisti non hanno un vero progetto. Non gli serve. Hanno di meglio: un capro espiatorio, i migranti appunto.
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E se lo Stato ti chiedesse indietro gli 80 euro del bonus?

I proclami dei politici, a volte, sono simili alle promesse da marinaio. La loro efficacia ha un che di aleatorio, soprattutto quando si tocca la carne viva dei cittadini. Un esempio su tutti, il bonus di 80 euro “targato” Renzi. Introdotto due anni fa, ha rapidamente mostrato i suoi limiti. Così, nel solo 2015, circa 300mila italiani con reddito inferiore a 7.500 euro annui hanno dovuto rimborsare allo Stato importi anche significativi. E per chi è oggettivamente impossibilitato a farlo, si agita uno spettro incredibilmente concreto: Equitalia. 
 
Hanno diritto a beneficiare del bonus quanti guadagnano tra 8mila e 26mila euro lordi all’anno. Dunque, chi sfora al ribasso o al rialzo detti limiti è accomunato dalla stessa sorte: pagare. 
Nello specifico, ci sono due opzioni: rimborsare l’importo in un’unica soluzione, o procedere con la trattenuta in busta paga.
 
«Può capitare che il cittadino tenuto a restituire abbia avuto spese che hanno generato un credito di imposta nei confronti dell’erario Si tratta di due partite diverse, ma al momento di liquidare si farà la somma algebrica tra i due valori». Così Renzo Radicioni, segretario della commissione diritto tributario dell’Ordine dei commercialisti di Milano, in un’intervista al Fatto Quotidiano. 
I proclami dei politici, a volte, sono simili alle promesse da marinaio. La loro efficacia ha un che di aleatorio, soprattutto quando si tocca la carne viva dei cittadini. Un esempio su tutti, il bonus di 80 euro “targato” Renzi. Introdotto due anni fa, ha rapidamente mostrato i suoi limiti. Così, nel solo 2015, circa 300mila italiani con reddito inferiore a 7.500 euro annui hanno dovuto rimborsare allo Stato importi anche significativi. E per chi è oggettivamente impossibilitato a farlo, si agita uno spettro incredibilmente concreto: Equitalia. 
 
Hanno diritto a beneficiare del bonus quanti guadagnano tra 8mila e 26mila euro lordi all’anno. Dunque, chi sfora al ribasso o al rialzo detti limiti è accomunato dalla stessa sorte: pagare. 
Nello specifico, ci sono due opzioni: rimborsare l’importo in un’unica soluzione, o procedere con la trattenuta in busta paga.
 
«Può capitare che il cittadino tenuto a restituire abbia avuto spese che hanno generato un credito di imposta nei confronti dell’erario Si tratta di due partite diverse, ma al momento di liquidare si farà la somma algebrica tra i due valori». Così Renzo Radicioni, segretario della commissione diritto tributario dell’Ordine dei commercialisti di Milano, in un’intervista al Fatto Quotidiano
 

 

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I promotori finanziari a cosa servono?

Ammettiamolo, chi non ha mai ricevuto una telefonata da un promotore finanziario che, molto carinamente, ci ha proposto opportunità pazzesche?

Il promotore finanziario è una strana figura. A metà tra la Banca e il Venditore della Folletto. Una scopa finanziaria!

Nato per sopperire alla sedentarietà dell'inutile impiegato bancario, reclutato tra i giovani disoccupati in cerca di uno straccio di stipendio, si è evoluto grazie ai parenti ricchi, in primis, successivamente perché più vicino al cliente rispetto al suo datore di lavoro bancario.

Negli anni '90 si sono diffusi come zanzare formando reti da migliaia di individui, affibbiandosi job title nazional popolari come il semplice "promotore finanziario", passando da quelli più fashion, tipo "financial advisor", fino al "consulente globale" by Ennio Doris. Globale, universale, ma sempre un "venditore" di prodotti per investimento resta.

Nel 2000 le reti infinite di Promotori finanziarie si sono evolute, si sono fuse, si sono separate creando altre reti. Sempre con la stessa meccanica di selezione. Sempre con gli stessi obiettivi di vendita. Fondi, fondi, fondi e polizze sotto-forma di fondi. Sempre alla ricerca del risparmiatore incallito. Quello con i 100mila euro sul conto corrente, per intenderci.

Si ok, ma da chi sono pagati?

I promotori da te non prendono niente. Lo fanno solo nel tuo interesse. Vengono pagati dal loro datore di lavoro, la banca. Tu compri un fondo tramite il promotore di turno, lui ti carica dei costi di gestione nel mix di costi incomprensibili per un umano medio, e guadagna se il fondo cresce. Formula semplice. Lui guadagna se tu guadagni. Fantastico!

Ma se devi vendere il fondo perché si sposa tuo figlio e ti serve la liquidità per far fronte alle spese, il promotore TI ODIERA' per sempre.
Certo! Da quel momento in poi lui non guadagnerà più su di te. Del resto è comprensibile....

Rendiamoli meno rabbiosi e trasformiamoli in consulenti globali.

La trovata di Ennio Doris di Mediolanum fù mitica!
Diamo la parvenza ai consumatori che i nostri promotori non sono alla ricerca di clienti a cui proporre solo fondi d'investimento. Diamo loro la possibilità di assistere i clienti con tutti i prodotti bancari. E quindi? Mutui, carte di credito, prestiti e versamenti. La banca a domicilio! 

L'idea sembrò straordinaria! Non parvenza, ma fatto concreto. Quasi un sogno. Ma come? La banca a casa mia?

Il buon Doris che ebbe questa straordianria intuizione (a me sembrò un ovvietà, ma io non faccio testo, ndr) contagiò tutte le reti del mercato. 

Oggi tutti si chiamano consulenti globali. Da Fineco a Fideraum fanno tutto. Tu li chiami e loro ti portano la carte di credito, il bancomat e se ti serve, il mutuo a domicilio. Ma allora perché, se sono così servizievoli, non diventano il modello da seguire? Perché le banche non chiudono tutte le filiali e trasformano tutti gli impiegati in Consulenti Globali?

Cosa c'è che non convince ancora?

Perché i Promotori Finanziari non sono una banca? e non vengono visti come una banca dalla maggiorparte degli inetti dirigenti dei grandi gruppi bancari. Forse è così. 

Bancari con il loro stipendio fisso, la poltrona e il triste senso di appartenenza a strutture importanti impediscono questa splendida evoluzione?
In effetti, se pensiamo all'eccellenza di Fideuram offuscata dal gruppo Intesa Sanpaolo, o alla straordinaria efficienza operativa di Fineco, annegata nell'universo di Unicredit con i suoi 5.000 sportelli in costante perdita, forse è proprio così!


Concludo con una dichiarazione dell'AD di Azimut (rete di promotori) 

Vinciamo perché non siamo banca. Il fatto di non essere banca è un vantaggio, perché ci permette di scegliere la banca migliore per le esigenze dei diversi clienti e dei diversi banchieri!

Peccato che Azimut rappresenti solo una piccola fetta di mercato del sistema bancario. 

Duccio
Digital media instigator 

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