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Pensionati: i vantaggi di essere “residenti non abituali” in Portogallo

Paese che vai, burocrazia che trovi. Così, mentre in Italia i cittadini devono combattere con le pastoie della pubblica amministrazione, l’estero spesso offre una sorta di seconda giovinezza. Dopo Bulgaria e Canarie, oggi molti pensionati sognano il Portogallo. E dalla fantasia alla realtà il passo è breve, complici anche procedure rapide e snelle.
 
«Io sono rinata . A Roma con i miei 840 euro al mese faticavo a far quadrare i conti. In Portogallo, a parte la lingua su cui fatico un po’, mi sento una signora». A parlare è Luisa Gaiazzi, ex impiegata nel comparto privato che circa un anno fa ha scelto di fare il “grande salto”.  Quelli che in Italia erano 840 euro, all’estero sono diventati 1.150. «D'affitto pago il 25% in meno per un bilocale identico a quello che avevo al Prenestino, il paese è sicuro, la gente accogliente, il caffè costa 60 centesimi al bar. Questa cotoletta di vitello con contorno  viene solo 5,5 euro. E così posso permettermi pure un quartino di rosso. Un paradiso». 
 
Residente non abituale. È questo lo status che spiana la strada a chi fa la stessa scelta di Luisa. Il requisito essenziale è vivere 183 giorni l’anno in Portogallo. La pensione diventa così esentasse, in quanto l’INPS la accredita al lordo e non ci sono prelievi “a valle”. Non è un caso, quindi, che solo a Lisbona ci siano 50.000 pensionati provenienti dal resto d’Europa, che garantiscono un introito di 2 miliardi. 
 
 
«L'avvocato che ha curato le mie procedure d'espatrio è costato 390 euro» precisa Luisa. «Inoltre a Lisbona bastano pochi giorni per ottenere il codice fiscale presentando un contratto d'affitto o l'impegno all'acquisto di una casa. Poi c'è da aspettare qualche settimana per completare le pratiche in Italia», così Luis Villaca Ferreira, legale di Lipari Garcia & Asociados.
 
 
 

 

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«Ho sconfitto Equitalia e chiesto un risarcimento da 1 milione di euro»

Cosa succede quando il cittadino vuole vederci chiaro sull’operato degli accertatori? 

Incredibile ma vero, accade che i ruoli si ribaltino, e così l’Agenzia di Riscossione viene chiamata a rispondere delle proprie azioni. 
L’imprenditore veneziano Mauro Furlan è il primo in Italia che l’ha portata in tribunale, e ne è uscito vittorioso. Per ben due volte la giustizia gli ha dato ragione; ora lui chiede 1 milione di euro di risarcimento, e il pignoramento del quinto dello stipendio dei funzionari coinvolti nella vicenda. 
«Voglio che ogni mese si ricordino di quello che hanno fatto».
 
I guai per Mauro Furlan cominciano nel 2013
Quando l’Agenzia di Riscossione gli contesta un fatturato ben più alto di quello effettivamente ottenuto. 
Così, gli viene notificata una cartella esattoriale da 500mila euro. L’imprenditore decide di impugnarla, ma per farlo è costretto comunque a pagare un terzo della cifra.
Nel frattempo, due tribunali emettono il loro verdetto, ed è favorevole a Furlan. Equitalia viene quindi condannata al pagamento delle spese processuali.
 
«Abbiamo dimostrato in giudizio che le cifre contestate erano prive di fondamento, e decisamente lontane dalla realtà dei fatti. Peraltro, abbiamo evidenziato sostanziali errori da parte degli ispettori, anche nell’applicazione di elementari formule matematiche». 
Così Federico Veneri, avvocato di Mauro Furlan
«Non abbiate il timore di portare Equitalia in tribunale, né perché vi sentite ‘piccoli’, né per via dei tempi processuali. Nel mio caso, infatti, tutto si è svolto molto rapidamente. Il mio auspicio è che la vicenda porti a una più stretta regolamentazione dei controlli, talvolta all’origine dei gesti disperati compiuti da altri imprenditori». 
Questo il commento a margine di Mauro Furlan.
 

 

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Bernardo e la sua falce e martello batte tutti 4 a 0

In un Italia che stenta a ripartire c'è chi aumenta i fatturati, gli utili e i dipendenti. 

Classe 1925

Si chiama Bernardo Caprotti, ed è il fondatore della catena di supermercati Esselunga. Milanese doc, segno zodiacale Bilancia.
Sarà forse per il simbolo del suo segno che ha da sempre pensato di aprire negozi di alimentari, fin da quando a 25 anni fu spedito dal padre negli Stati Uniti, dove, illuminato dai Supermarket degli anni '50, fa ritorno in patria e fonda il supermercato. Con la S lunga.

I dati 2015
Sgomitando tra concorrenti "sleali" e "politicizzati" come la COOP e finanziariamente potenti come Carrefour (che ha fondato la sua banca personale) cresce del più del doppio. 
Il fatturato 2015 è stato di 7,3 miliardi di euro, con 800 nuove persone assunte per un totale di 22 mila dipendenti
L'utile? +37% a circa 300 milioni di euro.
 
Il futuro
Ebbene si. Il "nonnetto Bernardo" continua a fare piani per il futuro. 
A 91 anni sogna di aprire il suo prima Supermercato a ROMA. Ha acquistato gli immobili e licenza nel 2003, ma a causa della cattiva politica locale, corrotta e spietata, forse riuscirà ad aprire solo nel 2016, in zona Prenestina. 
13 anni per aprire uno dei modelli di efficienza nazionale nella grande distribuzione. 
Da far invidia ai modelli francesi ed incuriosire gli inglesi di Mark & Spencer che sono venuti in Italia per capire qual'è la sua ricetta segreta!
 
L'ultima lezione di Caprotti
Forse sarà l'ultima lezione di business del "nonnetto", che con l'apertura a Roma consegnerà per sempre alla storia quella che nel 1957 era solo un' idea (oggi si direbbe start-up) ad una delle più grandi imprese Italiane private. 
Si, appunto, PRIVATE. Perché escludendo le aziende pubbliche Italiane, si fa fatica a trovarne qualcuna così efficiente privata.
 
Peccato non sia riuscito ad aprire i negozi anche all'estero, per dimostrare al mondo come gli Italiani sanno fare impresa, ma si sa, questo è e sarà sempre il limite di noi Italiani che, all'idea di valicare le Alpi, ci terrorizziamo.
 
Bernardo Caprotti di esselunga sta alla coop come Matteo Renzi sta al pd.
[cit. Alexandre Cuissardes]
 
 Duccio 
 
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