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Cittadinanza e passaporto. E se la negassero anche a noi?

L'importanza di possedere un passaporto valido
In base all'art. 16, comma 2, della Costituzione Italiana, ogni cittadino è titolare del diritto all'espatrio, quindi il rilascio del documento non riveste carattere di concessione né è atto discrezionale della pubblica amministrazione ma è, al massimo, da intendersi come autorizzazione. Il rilascio, tuttavia, può essere precluso in casi particolari, ma ciò non costituisce una sanzione.
 
Quindi il rilascio del passaporto non riveste carattere di concessione né è un atto discrezionale della pubblica amministrazione ma è, al massimo, da intendersi come autorizzazione. Il rilascio, tuttavia, può essere precluso in casi particolari.
 
Ma perché cittadinanza e passaporto sono così importanti?
Per chi vuole diventare un nomade fiscale, aprire una attività, avere un conto corrente o acquistare un immobile all'estero, o per chi vuole semplicemente fare un viaggio, in un certo numero di Paesi differenti è il documento indispensabile per potersi muovere liberamente al di fuori della Unione Europea.
 
Perché si deve correre a fare il passaporto?
Da quando non è più obbligatorio per viaggiare in Unione Europea, il numero di possessori di passaporto in Italia è diminuito sensibilmente. Richiederlo costa intorno ai 100 euro e ti costringe a fare code per preparare le solite scartoffie. 
Quindi è molto comune per un italiano, già oberato da tante altre inutili pratiche burocratiche, fare richiesta del passaporto solo quando lo ritiene indispensabile, salvo a volte scoprire che ormai è troppo tardi.
 
Ecco alcune problematiche che nessuno si aspetta
  • Se sei genitore di un figlio minorenne per richiedere o rinnovare il passaporto devi avere il consenso del coniuge
  • In caso di divorzio o separazione, si ha bisogno del consenso del giudice tutelare.
    Auguriamo a nessuno di non avere mai problemi coniugali ma, con l’attuale tasso di separazione al 50% nei primi 5 anni di matrimonio, le chances che il diritto di viaggiare liberamente dopo il “si, lo voglio” possa ridursi drasticamente sono di una su due.
  • Se hai pendenze con il fisco può essere negato il passaporto.
    L’art. 3 della legge 1185/67 prescrive: "non possono ottenere il passaporto coloro che debbano espiare una pena restrittiva della libertà’ personale o soddisfare una multa o ammenda".
    Basta un problemino con Equitalia per dire addio alla crociera ai Caraibi
Quindi, se non lo hai già fatto, corri a fare il passaporto.
 
 
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Affitti: il 48% dei proprietari non incassa le rate regolarmente

Un dato allarmante

Quanti proprietari sono “vittima” delle difficoltà a pagare l’affitto dei propri inquilini nel 2015? 
Ben il 48% dei proprietari segnala di aver riscosso uno o più canoni non puntualmente o di avere alcune rate di affitto lasciate in arretrato dal conduttore.
Situazione particolarmente grave appare quella del sud, con le principali città (Napoli, Bari, Palermo) che arrivano a toccare quasi il 55% di proprietari il cui inquilino è risultato o risulta moroso
Roma registra un 38%, mentre Milano si ferma al 25%. Il nord risulta meno colpito, secondo le cifre diffuse dall’agenzia di stampa Adnkros.
 
Ma non tutti chiedono lo sfratto
E' più facile lasciare da parte la rata di affitto mensile arretrata. Il proprietario di casa, infatti, viene visto come un interlocutore più debole e quindi è più facile trattare le dilazioni.
Del resto mica è una Banca che con il suo recupero crediti "selvaggio" mi fa stalking telefonico giorno e notte?
Il padrone di casa non può “sbattere fuori” l’inquilino moroso dopo le prime mensilità in arretrato.
La procedura di sfratto, in Italia, è lunga e spesso poco tutelante per il proprietario dell’immobile. Rientrare nel possesso dell’abitazione non è sempre facile e, soprattutto, non è affatto veloce ed economico.
Se poi, l'inquilino è in grado di dimostrare lo stato di disagio economico si può anche dire addio allo sfratto.
 
Proprietari poco scaltri
In una situazione di congiuntura economica che vede la famiglia che vive in affitto la perdita del posto di lavoro di uno dei propri componenti si fa dura far fronte agli impegni mensili.
Le spese fisse di importo più gravoso sono le prime ad essere lasciate indietro, nel bilancio familiare dell’inquilino. Quali sacrificare, tra gli oneri mensili? In primis le spese condominiali e poi l'affitto. 
Tutte spese che graveranno sul proprietario che, invece di ridurre il canone e trovare una soluzione "pacifica", tende a fare "muso-duro" contro l'inquilino. Ma alla fine perde sempre.
 
Previsioni sul mercato degli affitti
Il 2015 non è stato solo l’ennesimo di ormai ben 8 anni di ininterrotto aumento del numero di contratti di locazione abitativa in Italia. È stato anche l’anno di incremento più marcato, segnando un +7,5% rispetto all’anno precedente.
 
Se il numero di contratti di locazione è cresciuto quasi del 8%, in parte per l decontribuzioni fiscali legate alla Cedolare Secca, non vale lo stesso per gli importi medi che sono diminuiti del 16%.
Ma questo non deve distrarre il proprietario dal rischio morosità. 
Un consiglio per tutti? Chiedere meno ma ottenerlo tutti i mesi! E le spese condominiali? sempre incluse nel canone.
 
 
 
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Capitalizzazione degli interessi fuori legge senza se e senza ma. Forse…

Tutto fumo e niente (o poco) arrosto. Si potrebbero riassumere così i recenti sviluppi in materia di anatocismo. Infatti, il 17 marzo scorso è stato approvato un emendamento all’articolo 17 del Disegno di Legge di conversione del Decreto sul Credito Cooperativo. Questo prevede il bando “assoluto” della pratica di capitalizzazione degli interessi su conti correnti, conti di pagamento, e finanziamenti erogati attraverso revolving card. Tuttavia, scorrendo più attentamente il testo, emerge che la norma, in concreto, quasi certamente, non tutelerà comunque le fasce sociali più esposte e deboli.
 
«Per venire incontro al risparmiatore in difficoltà gli si da più tempo per pagare. Gli interessi creditori saranno liquidati il primo gennaio di ogni anno. Il cliente può scegliere di prenderli e usarli oppure di lasciarli sul conto. In questo ultimo caso andranno a formare capitale e cominceranno a produrre interessi. Per quanto riguarda gli interessi debitori invece, dovranno essere estinti il primo marzo». Così Sergio Boccadutri (Pd), primo firmatario dell’emendamento.
 
La nota dolente, però, spunta fuori laddove si stabilisce che  «è fatta salva la possibilità per il cliente di autorizzare preventivamente l’addebito degli interessi debitori sul conto o sulla carta decorso un termine di 60 giorni dalla valuta degli interessi medesimi». Il che significa, che se gli interessi non vengono saldati entro due mesi, vanno a sommarsi al capitale dovuto, producendo ulteriori interessi. Insomma, la tristemente nota storia del cane che si morde la coda. 
 
 

 

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