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Compri casa? Si! In contanti.

Altro che mercato dei mutui in crescita. 

Siamo come al solito difronte alle "sole" dell'informazione nazionale che, sotto la pressione dei partiti di governo, deve scrivere cose belle. Piacevoli. Il messaggio è che la crisi è finita. Non si accettano gufi o altri portatori di cattive notizie. 

Il popolo è stupido, condizionabile, quindi lo addomestichiamo al "positivismo".

Mercato dei mutui casa in forte crescita. +50% rispetto al 2014. La BCE grazie agli aiuti alle Banche ha rimesso in moto il mercato del credito ipotecario. Ma de ché!!! (si dice a Roma, ndr)

Innanzitutto guardiamo BENE i numeri.
In Italia si fanno circa 500mila compravendite all'anno. Ossia si "Comprano" e si "Vendono" mezzo milioni di abitazioni. 
In Italia si fanno circa 200mila mutui all'anno. Di questi 60mila sono mutui di sostituzione (o surroga, se ti piace Bersani).
In Italia i mutui per l'acquisto della casa sono, quindi, circa 140mila.

Se la matematica non è un opinione, per "compravendere" 500mila case, si concedono 140mila mutui! 

Barbara D’Amico, in un  articolo  molto ben scritto sul Corriere.it ci conferma che "Nei primi sei mesi del 2015 circa 7 mila persone in Italia, per lo più tra i 18 e i 44 anni, hanno acquistato la prima casa. In contanti. La segnalazione arriva da una recente indagine di Tecnocasa che ha analizzato i dati delle proprie agenzie sulle compravendite. Il risultato è che il 44,4% del campione non ha dovuto chiedere un prestito in banca per avere un tetto, contro un 55,6% di chi, come ci si potrebbe aspettare, è ricorso al mutuo" 
 
Il risultato?
Siamo un popolo di risparmiatori incalliti. Esiste una fascia di popolazione ricchissima che può permettersi di acquistare una casa in contanti, senza che scatti una segnalazione anti-riciclaggio. Si, perché se vai a comprarti una casa in contanti per 200mila euro, chi dovrebbe segnalare l'operazione? Il notaio? L'agente immobiliare? il venditore della casa? 
 
Dove si concedono meno mutui?
Il nord è l'area d'Italia dove la % tra mutui concessi e compravendite è più bassa. 
 
Avevate qualche dubbio?
 
Duccio
 
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Le idee possono nascere da bisogni personali

BabyGuest la nuova startupper finalista del premio Marzotto

Si chiama Serena Errico, ha 39 anni, è pugliese e grazie alla sua idea è tra le finaliste del premio Gaetano Marzotto che offre 1 milione di euro alla migliore startup.
 
L’idea
Partendo da un bisogno personale e confrontandosi con persone che hanno la sua stessa necessità, Serena crea BabyGuest una piattaforma che aiuta le famiglie che viaggiano con bambini e gli alberghi ad accoglierle.
 
Si, ma cosa faceva prima?  
Serena era manager per Mediaset Premium nell’ambito commerciale e dopo la nascita di suo figlio, da una svolta alla sua vita decidendo di lasciare il lavoro da manager per dedicargli più tempo e di diventare una startupper.
Il marito era spesso fuori per lavoro a New York e lei lo raggiungeva con il bambino appena poteva. Ma gli spostamenti, tra culla, passeggino e attrezzature varie, erano un problema. Allora su un forum di mamme americane cerca di capire se c’era qualche famiglia disposta a noleggiare sul posto il necessario. Ma l’esperienza non è stata soddisfacente per le condizioni poco igieniche in cui trovava gli oggetti presi in prestito. Allora è scattata la lampadina: “Perché non concentrarsi su una piattaforma professionale di questo tipo?”".
 
Ok si parte! Ma con quali soldi?
Una volta ottenute tutte le informazioni necessarie Serena si fa aiutare dal marito e dalla cofunder Zornitza Kratchmarova per portare avanti il suo progetto. La banca? Macché... investe i suoi risparmi per l’acquisto dell’attrezzatura. 
Insieme contattano gli alberghi e operatori turistici per vedere se l’idea piace ma non senza difficoltà: "all’inizio è stata dura. Fare capire l’innovazione del servizio che nasce, in fondo, da un’idea estremamente semplice. Poi c’è la burocrazia che sembra non finire mai e le enormi difficoltà nel reperire soldi di cui siamo alla ricerca per potenziare la comunicazione del progetto".
 
La startup verrà testata in occasione del Giubileo
Puntare al Giubileo. Sarà il banco di prova. Un evento nel quale è previsto un flusso turistico di 24 milioni di visitatori da tutto il mondo, il 43% dei quali verrà con famiglia a seguito.
 
Lost in crowdfunding. le startup che hanno fatto flop 
Tecnicamente Serena & Co. ce la possono ancora fare. Il risvolto sociale c'è. Dovranno sperare in un’accoglienza un po’ più calorosa da parte della finanza. Come loro, questi sono i lost in crowdfunding
Aziende, idee, startup perse nel guado della ricerca di finanziatori. Ce ne sono a centinaia. Basta passare un pomeriggio sulle principali piattaforme di crowdfunding. Incominciando magari dalle più conosciute come Kickstarter, Indiegogo, Crowdrise oppure Quirky, per poi passare a quelle di casa nostra, come Eppela e Produzioni dal Basso.
 
L’equity crowdfunding è una (relativamente) nuova forma di investimento per le startup innovative. 
Consente di finanziarle acquistando titoli di partecipazione, cioè azioni o quote di una specifica società, attraverso portali di raccolta online vigilati dalla Consob che si fanno intermediari di una partecipazione come un vero e proprio investimento finanziario .
Ma com’è il bilancio di questi primi due anni di attività? Non esaltante. Anzi, per dirla con le parole di Giancarlo Giudici, docente associato di Finanza aziendale al Politecnico di Milano e componente dell’Osservatorio sul crowdfunding, la cifra raccolta è “ridicola”: siamo sui due milioni di euro.
 
 
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Signore e Signori: "La Sharing economy"!

La  Sharing economy un business miliardario

Uber, Airbnb, MonkeyParking, BlaBlaCar, TaskRabbit, EatWith ecc. sono il presente e il futuro

Piove, sei in ritardo al lavoro e hai una riunione alla quale non puoi mancare, gli autobus non passano e il taxi è troppo caro, che fai? Prendi un’auto con Uberpop  e il problema è risolto.

Hai una bicicletta che utilizzi pochi giorni all’anno e che nel resto dei mesi non esce mai in strada? La dai a noleggio per 2,50€ al giorno. 
 
Stiamo citando solo alcuni esempi di quella che si definisce  sharing economy, o consumo collaborativo, che consiste in un sistema di scambio o condivisione di beni o servizi che si basa quasi sempre sul web e su applicazioni per smartphone.
 
Il 2015 è stato definito l’anno della sharing economy.
E’ stata,infatti, inserita tra le dieci idee che cambieranno il mondo. 
 
Da cosa è caratterizzata e quali sono i servizi e i beni?
Questa nuova economia è caratterizzata dalla condivisione e dalla molteplicità dei servizi. I più famosi sono appunto Uber e Airbnb le cui app sono disponibili sia su Android che Iphone.
Con Uber tutti i possessori di auto possono diventare tassisti e offrire passaggi. Con Airbnb tutti coloro che possiedono una casa possono entrare in contatto con turisti o affittuari saltuari. Uber e Airbnb guadagneranno sulla transazione, la restante parte andrà ai proprietari di auto e casa.
 
Ma cosa nasconde questa “piccola economia” se alla base c’è la collaborazione e condivisione?
Citiamo alcuni numeri la Evolutionary Wave che si è svolta a Mondello(Palermo) dedicata appunto all’economia collaborativa, nella quale si è parlato di un giro di affari di circa un milione e mezzo di euro.
Ma la cosa più rilevante è che questo fenomeno crea occupazione! “chi entra nel mercato è un’azienda vera e propria ed ha una sua idea di business e un suo piano per realizzarla” secondo il parere di Vittorio Bucci di Phd.
La condivisione è senz’altro l’elemento alla base della sharing economy, ma di pari passo va anche il guadagno, specialmente per chi ha deciso di farne una professione. 
 
E in Italia?
Secondo un articolo di Sharing.itSfruttando i propri beni molti hanno la possibilità di diventare dei piccoli capitalisti”. L’economia collaborativa si sta affermando nel Bel Paese soprattutto perché rappresenta un ideale di consumo alternativo, più conforme agli stili di vita che la crisi ha gioco forza modificato.
 
A livello economico questo nuovo modello ha incrementato in maniera notevole il valore di beni che prima dell’avvento della sharing economy erano sottoutilizzati. In una nazione in cui i trasporti pubblici non riscuotono troppo successo, sono tanti i proprietari di automobili che possono ricavare dei guadagni grazie a servizi come Blablacar e Uber.  
 
Allo stesso modo non mancano i proprietari di seconde case inutilizzate per molti mesi all’anno, che potrebbero trasformarsi in fonti di guadagno.
 
 
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