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Il cancro lo avrebbe stroncato. E lui ha lasciato l'azienda ai dipendenti

Raccontare per lavoro le storie che ci circondano o accadono è un privilegio e una responsabilità al tempo stesso. Dobbiamo infatti scegliere, in un mare potenzialmente vastissimo e profondo, qualcosa che possa essere emblematico e significativo per un numero sufficientemente ampio di persone. A volte operare questa selezione non è semplice, e capita di chiedersi se non si sta tralasciando qualcosa che meriterebbe attenzione. 
Scrivere significa farsi cassa di risonanza per qualcosa in cui si crede, a cui si attribuisce un valore e un’efficacia collettiva, ma ovviamente i buoni propositi non sono sufficienti per svolgere correttamente questo lavoro. Soprattutto in presenza di vicende umanamente positive ma dolorose, perché il rischio di cadere vittima di una stucchevole retorica è concreto e tangibile. La storia di Andrea Comand è di quelle che non possono non toccarci, e ci impone una riflessione su più piani, per questo, pur con tutti i timori del caso, ho deciso di darle spazio. 
Andrea Comand era un imprenditore 38enne di Mortegliano (Udine). Proprietario dell’officina Garage srl, è morto lo scorso 18 luglio per un tumore, ed ha lasciato le quote in eredità ai suoi cinque dipendenti.
Una vita guidata dalla passione
L’uomo era riuscito a trasformare la sua curiosità, il suo interesse per i motori, in un lavoro. Dopo gli studi al Ceconi di Udine era infatti stato impiegato presso varie aziende fino a crearne una sua a Castions di Strada, cui era seguita nel 2011 Garage srl, in cui c’era un continuo via vai di clienti. Ciò che caratterizzava Andrea Comand era lo slancio con cui affrontava la vita, un piglio generoso profuso anche quando si trattava di dedicarsi alla famiglia, o organizzare escursioni e andare in bicicletta, i suoi due principali hobby. 
Garage srl rappresentava, probabilmente, per l’uomo una seconda casa. Un luogo in cui aveva trasferito quelli che sono i principali ingredienti capaci di farci sentire un posto nostro: fiducia, continuità e affiatamento. Non è un caso, quindi, che la madre e i fratelli siano stati concordi nel decidere di affidare l’azienda proprio ai suoi dipendenti. 
Il 4 settembre Garage srl ha riaperto i battenti, e nel frattempo Dorina Bulfoni (impiegata amministrativa), Andrea Benvenuto (esperto di elettronica e automazione), Andrea Cuzzolin (responsabile della linea di collaudo), Giuliano Fabro (direttore tecnico e responsabile dei cambi automatici) e Simone Zanin (tecnico di meccanica generale e oleodinamica) hanno rilevato l’intera proprietà, che era ferma da Ferragosto. 
 I cinque dipendenti hanno voluto compiere un gesto pubblico per accettare l’eredità e ricordare Andrea Comand, così hanno scritto una lettera al quotidiano Messaggero Veneto. Da questa traspare quanto fosse forte la sintonia nel gruppo, e quanto un approccio umano e accogliente possa produrre conseguenze inaspettate, anche in ambito lavorativo. 
“Ancora una volta Andrea ci ha lasciati senza parole. Il suo agire istintivo e diretto è sempre stato travolgente. Gli dobbiamo tanto, perché non è mai stato geloso delle sue competenze, e anzi ci ha dato tanto professionalmente, rendendoci comunque autonomi. Siamo sempre stati parte attiva dei processi aziendali, spronati e motivati a lavorare per gli obiettivi comuni. È stato perciò naturale estendere questo principio di condivisione anche al suo periodo di malattia; abbiamo cercato di stargli accanto come se fossimo una seconda famiglia. Lui non ci ha regalato ‘solo’ le quote del Garage srl, ma anche, implicitamente, la sua fiducia. Ora il nostro obiettivo è quello di impegnarci doppiamente, per portare avanti il suo sogno. Senza contare l’abbraccio affettuoso con cui ci hanno circondato sua madre e i suoi fratelli”. 
Ancora una volta, il Nord Est crivellato dalla crisi si fa portatore di vicende che testimoniano uno spessore, umano e professionale, indubbio e intatto. La prova che solo la passione riesce a sigillare le ferite più profonde, e donare un nuovo inizio. Com’è che nessuno ha mai pensato di scegliere tra le operose e concrete menti di questa terra il Ministro dell’Economia?

Raccontare per lavoro le storie che ci circondano è un privilegio e una responsabilità al tempo stesso

Andrea_Cormand
Dobbiamo infatti scegliere, in un mare potenzialmente vastissimo e profondo, qualcosa che possa essere emblematico e significativo per un numero sufficientemente ampio di persone. 
 
A volte operare questa selezione non è semplice, e capita di chiedersi se non si sta tralasciando qualcosa che meriterebbe attenzione. 
 
Scrivere significa farsi cassa di risonanza per qualcosa in cui si crede, a cui si attribuisce un valore e un’efficacia collettiva, ma ovviamente i buoni propositi non sono sufficienti per svolgere correttamente questo lavoro. Soprattutto in presenza di vicende umanamente positive ma dolorose, perché il rischio di cadere vittima di una stucchevole retorica è concreto e tangibile. 
 
La storia di Andrea Comand è di quelle che non possono non toccarci, e ci impone una riflessione su più piani, per questo, pur con tutti i timori del caso, ho deciso di darle spazio. 
 
Andrea Comand era un imprenditore 38enne di Mortegliano (Udine). Proprietario dell’officina Garage srl, è morto lo scorso 18 luglio per un tumore, ed ha lasciato le quote in eredità ai suoi cinque dipendenti.
 
 

Una vita guidata dalla passione

L’uomo era riuscito a trasformare la sua curiosità, il suo interesse per i motori, in un lavoro. Dopo gli studi al Ceconi di Udine era infatti stato impiegato presso varie aziende fino a crearne una sua a Castions di Strada, cui era seguita nel 2011 Garage srl, in cui c’era un continuo via vai di clienti. Ciò che caratterizzava Andrea Comand era lo slancio con cui affrontava la vita, un piglio generoso profuso anche quando si trattava di dedicarsi alla famiglia, o organizzare escursioni e andare in bicicletta, i suoi due principali hobby. 
 
«Devo tutto ai miei dipendenti». E per loro rinuncia a 4 milioni di euro
 

Per l'uomo Garage srl rappresentava, probabilmente, una seconda casa

Un luogo in cui aveva trasferito quelli che sono i principali ingredienti capaci di farci sentire un posto nostro: fiducia, continuità e affiatamento. Non è un caso, quindi, che la madre e i fratelli siano stati concordi nel decidere di affidare l’azienda proprio ai suoi dipendenti. 
 
Andrea_CormandIl 4 settembre Garage srl ha riaperto i battenti, e nel frattempo Dorina Bulfoni (impiegata amministrativa), Andrea Benvenuto (esperto di elettronica e automazione), Andrea Cuzzolin (responsabile della linea di collaudo), Giuliano Fabro (direttore tecnico e responsabile dei cambi automatici) e Simone Zanin (tecnico di meccanica generale e oleodinamica) hanno rilevato l’intera proprietà, che era ferma da Ferragosto. 
 
 I cinque dipendenti hanno voluto compiere un gesto pubblico per accettare l’eredità e ricordare Andrea Comand, così hanno scritto una lettera al quotidiano Messaggero Veneto. Da questa traspare quanto fosse forte la sintonia nel gruppo, e quanto un approccio umano e accogliente possa produrre conseguenze inaspettate, anche in ambito lavorativo. 
 
300x250 Beach“Ancora una volta Andrea ci ha lasciati senza parole. Il suo agire istintivo e diretto è sempre stato travolgente. Gli dobbiamo tanto, perché non è mai stato geloso delle sue competenze, e anzi ci ha dato tanto professionalmente, rendendoci comunque autonomi. Siamo sempre stati parte attiva dei processi aziendali, spronati e motivati a lavorare per gli obiettivi comuni. È stato perciò naturale estendere questo principio di condivisione anche al suo periodo di malattia; abbiamo cercato di stargli accanto come se fossimo una seconda famiglia. Lui non ci ha regalato ‘solo’ le quote del Garage srl, ma anche, implicitamente, la sua fiducia. Ora il nostro obiettivo è quello di impegnarci doppiamente, per portare avanti il suo sogno. Senza contare l’abbraccio affettuoso con cui ci hanno circondato sua madre e i suoi fratelli”. 
 
Ancora una volta, il Nord Est crivellato dalla crisi si fa portatore di vicende che testimoniano uno spessore, umano e professionale, indubbio e intatto. La prova che solo la passione riesce a sigillare le ferite più profonde, e donare un nuovo inizio. Com’è che nessuno ha mai pensato di scegliere tra le operose e concrete menti di questa terra il Ministro dell’Economia?
 
 

 
 

 

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Amazon l'ammazzatutti!

Si chiama Death by Amazon

amazonE' il nuovo indice che hanno iniziato a misurare per capire quante aziende falliranno per colpa di Amazon.
Gli investitori del mondo occidentale hanno capito che prima di acquisire quote, azioni o obbligazioni in società, devono controllare prima il DBA.
 

Ma non è una bella notizia

Il giorno in cui si smetterà di credere negli esseri umani, sarà un brutto giorno!
Così recitava Toni Servillo nel film "Le conseguenze dell'amore", riferendosi al fatto che le macchine, gli algoritmi, i software non devono assolutamente sostituire l'uomo. Mai!
 

Foot Locker, Trony, Euronics e altri death company walking

Queste sono alcune delle società comprese nell'indice DBA, che probabilmente non arriveranno al 2020.
Amazon sta di fatto distruggendo tutto. Negozi di scarpe, di computer, di libri, di articoli per la casa e finanza. Addirittura le banche sono nel mirino di questo tremendo indice.
 

400 miliardi di dollari di liquidità

Sono talmente tanti soldi che Amazon, guidata dal suo fondatore Jeff Bezos, sta pensando di creare una banca propria. 
Gia in alcuni paesi ha inziato a fare credito alle PMI che vendono sul suo sito e a breve inizierà ad offrire i finanziamenti a rate anche i privati. Tutto online e senza intermediari, a tassi più bassi delle banche.
 

Ma siamo sicuri che sta andando tutto bene?

Amazon sarà sicuramente un'azienda efficiente ed organizzata, ma non riuscirà mai a trasferirci il piacere di una conversazione con una commessa, un parere di un esperto, l'eventuale incomprensione su un acquisto complesso.
L'automazione non è sempre un bene. L'intelligenza artificiale può rivelarsi una cagata pazzesca!
 

La follia della DELL

Giorni fa un tizio che lavora in Google mi raccontava che la cosiddetta intelligenza artificiale aveva fatto un'ennesima cazzata.
L'azienda di PC DELL, dopo aver registrato il marchio aveva chiesto a Google di rimuovere tutti gli annunci sul motore di ricerca che contenessero la parola DELL. 
E Google, grazie ad uno dei suoi team di ingegneri sparsi nell'universo aveva ben pensato di scrivere un algoritmo per bannare tutti quei siti che contenessero la parola DELL.
Risultato? Disastro totale. Almeno in Italia!  
Qualcuno, un essere umano, appunto, ha dovuto far capire all'ingegnere Indiano che DELL in italiano è un articolo indeterminativo!
 
Il giorno in cui si smetterà di credere negli esseri umani, sarà un brutto giorno!
di Duccio
blogger analogico
 
 
 
 
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Acquaformosa: aiutare i migranti “a casa nostra” è l’unico modo per impedire che questa sparisca

Gestire il tema dell’accoglienza con buonsenso e apertura, tenendosi lontani dai facili allarmismi farebbe bene a tutti. 

Aiuterebbe migranti e italiani. L’abbraccio tra culture risulta infatti proficuo non solo dal punto di vista umano, ma anche in termini meramente pratici e concreti. Fortunatamente il Paese è disseminato di storie che raccontano buone prassi dell’incontro, situazioni – letteralmente – esemplari che confutano le tesi fondate sull’assunto che l’Altro è “portatore sano” di complicazioni, e va aiutato sì, ma a casa sua. 

 
 
AcquaformosaAd Acquaformosa (Cosenza) è in atto, da ormai circa dieci anni, una rivoluzione silenziosa. Una rinascita umana e abitativa resa possibile dal trasferimento in loco di migranti di varie nazionalità (africana, est europea). Così, a oggi la proporzione tra residenti italiani e stranieri è di 1.000 a 100.
 

Perché Acquaformosa?

Il comune del Pollino gode di una posizione paesaggisticamente invidiabile, ma che rappresenta un’arma a doppio taglio dal punto di vista logistico. Il piccolo centro calabrese ha infatti seriamente rischiato lo spopolamento, trovandosi a un passo dall’accorpamento a Lungro, nucleo urbano limitrofo con più di tremila abitanti. Acquaformosa, che dista da Cosenza circa un’ora di pullman, fino al 2008 ha visto assottigliarsi in modo pressochè costante il numero di residenti: il rapporto tra anziani e giovani era praticamente sbilanciato in quanto questi ultimi, appena possibile, partivano. Una triste realtà, questa, nota a moltissime aree del Centro-Sud. Eppure, quando probabilmente più nessuno se lo aspettava, c’è stata un’inversione di tendenza. Piccola, ma ostinata e costante…
 

Tutto è iniziato grazie ai progetti Sprar (Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati)

Dieci anni fa l’iniziativa, patrocinata dal Ministero dell’Interno, ha portato nel comune cosentino circa trenta migranti, per un totale di quattro nuclei familiari. Questi hanno ricevuto sin da subito una calorosa accoglienza da parte dei residenti, che probabilmente recano in sé una sorta di memoria inconsapevole della storia del paese. Acquaformosa è infatti un centro caratterizzato dalla tradizione arbreshe: qui nel 1.400 sbarcarono gli albanesi, e ovunque i cartelli di piazze e strade mostrano la denominazione in doppia lingua, a memoria dell’avvenimento. 
 
La presenza dei migranti ha innescato un circolo virtuoso caratterizzato dallo sviluppo di nuove opportunità lavorative che hanno interessato anche chi altrimenti sarebbe rimasto in una condizione di svantaggio”. Così Giovanni Manoccio, sindaco del piccolo centro calabrese. “Prima di attivare questa iniziativa mi sono documentato, e ho analizzato a fondo il rodato modello di accoglienza adottato dal Comune di Riace”. 
 
AcquaformosaI progetti Sprar portano qui circa un milione di euro all’anno e impiegano non solo i ragazzi dell’associazione Don Vincenzo Matrangolo, che si occupano di accoglienza, ma anche alcuni interpreti … e i proprietari dei locali negozi di alimentari. Dal canto loro, i migranti hanno reso possibile ammodernare e recuperare il centro sportivo di Acquaformosa, e gli immobili di alcuni ex residenti.  Insomma, un rapporto di scambio, umano e materiale, che aiuta e fa crescere ambo le parti. 
 

Stabilizzare le eccezioni “eccellenti”

Questo è stato il proposito con cui, a giugno dello scorso anno, l’eurodeputato Andrea Cozzolino ha invitato a Bruxelles i sindaci di Riace, Carlopoli e Acquaformosa. 
Non ci piace il sistema che fa capo alle prefetture, in quanto prevede lo smistamento dei migranti negli alberghi, mentre noi puntiamo sui centri urbani, e sulla possibilità di integrare al loro interno gli stranieri, contrastando al tempo stesso l’erosione abitativa che investe moltissime aree del centro-sud”.  Così Giovanni Manoccio. 
 
Tuttavia, dispiace che questi comuni virtuosi vengano spesso lasciati soli, e costretti a un fai da te non sempre facile nè auspicabile. “Purtroppo il Governo non ci è stato vicino, ma, nell’indifferenza generale, siamo intervenuti a tamponare incertezze anche drammatiche. Non pretendiamo di avere risposte definitive, però portiamo avanti con impegno la nostra esperienza”. A fare il punto è Mimmo Lucano, sindaco di Riace. 
 
AcquaformosaE come spesso succede, all’assordante silenzio nazionale corrisponde risonanza e visibilità all’estero.  Così, quest’anno Acquaformosa e la Calabria sono stati i protagonisti della 34esima edizione del Festival des migrations, des cultures et de la citoyenneté organizzato dal magazine lussemburghese Passaparola
 
Come a dire, che contesti geografici che hanno vissuto processi migratori simili possono confrontarsi, scambiarsi metodi, testimonianze, suggerimenti e magari collaborare, a patto che, di fondo, ci sia la volontà di guardare all’esterno e non concentrarsi, nevroticamente, a fissare il proprio ombelico…
 
 
 
 
 
 
 
francesca garrisi
 

 

 

 

 
 
 

 

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