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Refugee Masterchef: uniti per esaltare le differenze

Il cibo è un universo. Una galassia di colori, profumi, odori … e possibilità

Dietro/dentro ogni piatto sono contenute storie non meno nutrienti degli alimenti adoperati. Ogni vota che ci mettiamo ai fornelli diamo inizio a un’avventura, un processo di (ri) scoperta del gusto che coinvolge anche le nostre capacità espressive. Cucinare non è (solo) un talento, un’abilità, ma un canale (per certi aspetti privilegiato, e comunque non mediato) per veicolare e dar forma a ciò che siamo. Non stupisce, quindi, che questa attività finisca per essere, sempre più spesso, occasione e pretesto per far dialogare e conoscere tra loro le culture.

Orient Experience a VeneziaHadi Noori e Hamed Mohamad Karim sono i fondatori di Orient Experience e African Experience, ristoranti veneziani in cui i cuochi sono migranti. L’idea nacque dopo che i due provarono sulla loro pelle cosa significava dover abbandonare il proprio Paese in cerca di una dimensione altra. Il primo è arrivato in Italia dieci anni fa, al termine di un viaggio durato un anno, tra Iran, Turchia e Grecia. “Ero un adolescente e, come tutti, volevo soltanto trovare la mia stabilità. La possibilità di fare una vita normale”.

Hamed Mohamad Karim, regista, approdò in Italia in occasione della Mostra del Cinema di Venezia nel 2006, e qui fu costretto a restare, dopo che il film che aveva girato suscitò un ampio dibattito e aspre polemiche in Afghanistan, il suo Paese. “L’idea di mettermi ai fornelli è nata nel centro di accoglienza. Organizzavamo spesso dei pranzi domenicali, durante i quali ciascuno preparava i piatti del proprio luogo d’origine; ogni volta la partecipazione era notevole, anche da parte degli italiani. Così ho pensato di trasformarla in un’attività lavorativa”.

Scopri di più:  All’African Experience i migranti si mettono ai fornelli e i veneziani impazziscono

 
Maggiori informazioni https://www.formicargentina.it/news/all-africa-experience-i-migranti-si-mettono-ai-fornelli-e-i-veneziani-impazziscono/

African ExperienceOrient Experience e African Experience sono ormai due punti di riferimento nel capoluogo veneto, e Hadi Noori e Hamed Mohamad Karim hanno lanciato un nuovo progetto, il concorso di cucina Refugee Masterchef.

L’iniziativa, svoltasi nei giorni scorsi, ha avuto come protagonisti i rifugiati ospiti dei centri di accoglienza della provincia di Padova e Venezia. Questi hanno cucinato i piatti dei loro Paesi, sottoponendoli a una giuria d’eccezione: i professori dell’Istituto Alberghiero Barbarigo di Venezia. Mentre gli alunni hanno aiutato i 16 chef in cucina, i docenti hanno ascoltato il racconto associato a ciascun piatto, assaggiato, e decretato il vincitore.

Refugee MasterchefTra le specialità presentate, lo Yassa, pollo al limone in umido d cipolle (Gambia), la Mujaddara, siriana di riso, lenticchie e cipolle e le kofte, polpette di manzo (Afghanistan). A vincere è stata Yvonne (Kinshasa), con il Nide d'oiseau, uovo cotto in una polpetta di carne macinata. Alle sue spalle si sono piazzati Mohammed, somalo di origine ma vissuto in Kuwait, e Juliette, nigeriana. Il loro premio sarà un periodo di lavoro presso Orient Experience e African Experience. “Non è molto, ma è pur sempre un punto d’inizio. Un modo per veder sorridere questi giovani”. Così gli organizzatori.

Refugee MasterchefLa vera integrazione è quella che si gioca con iniziative come questa, lontano da vuoti proclami politici, e dal clamore di certa cronacaccia di basso livello. Come sempre, situazioni complesse e potenzialmente problematiche si affrontano facendo, e non parlando.

 

 

Francesca Garrisi

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Il 1992 è stato l'anno.

L'autunno a New York e' una cosa speciale, ma il sedicesimo giorno del mese di settembre del 1992, non fu solo speciale, fu memorabile.

Il suo giorno, quel giorno di settembre, fu uno di quelli in cui non solo ti fai il segno della croce, ma rivedi l'intero film della tua vita. E che vita.

George Soros

geroge_soros_ungheriaNato in Ungheria, ma di madre-lingua Esperanto ( e chi ne ha mai piu' sentito parlare?), a 13 anni assitette all'arrivo dei nazisti. Dopo un solo anno, 800.000 suoi connazionali ebrei erano stati eliminati. A 15 anni , all'arrivo dei sovietici, capi' che non ci sarebbe stata una vera "liberazione", ma solo un avvicendamento della mano che reggeva la frusta e decise di fuggire.

Sbarcato a Londra poco piu' che adolescente, studio' sino a diventare allievo di Karl Popper e, a 26 anni, rifece le valige per quella che sara' la sua meta definitiva, New York, con un'idea chiara in testa: avrebbe fatto il filosofo e scritto libri.

Un investimento a lungo termine, come mantenersi gli studi in attesa della fama?

Inizio' a lavoricchiare a Wall Street, ma era troppo sveglio e in gamba perche' Wall Street lo lasciasse facilmente tornare ai suoi amati studi filosofici. Ben presto fioccarono proposte da non poter rifiutare e, in breve tempo, si trovo' talmente ricco e pieno di responsabilita', che la filosofia si trasformo' in un sogno da cassetto.

Forse, a questo pensava George Soros quel mattino del 16 settembre del 1992 in cui, uscito di casa da ricco, ci sarebbe tornato dopo poche ore da straricchissimo. Quel giorno Soros era destinato a cambiare il corso della storia di due nazioni, Inghilterra e Italia, ma a noi ne interessa una sola: la nostra.

L'Italia del 1992, assomigliava piu' a un campo da battaglia che a una vera nazione.

Nello stesso anno, riuscimmo ad infilare l'attentato a Falcone, quello a Borsellino, e, con l'arresto di Mario Chiesa, avevamo appena dato il fischio di avvio alla partita di tangentopoli.

Tutti erano pero' felici, i soldi giravano e io mi stavo acquistando una 164 Alfa Romeo nuova fiammante dopo i miei usuali 2 o 3 mesi di ferie. Che pacchia. Giravano perche' la Lira valeva, fittiziamente e per imbrogli politici tra stati, quanto un Marco Tedesco, e giravano perche' lo stato macinava debiti su debiti che poi distribuiva ai cittadini i quali, a loro volta, avrebbero ricambiato con voti e consenso.

"E la barca va", dichiarava in quegli anni Craxi.

Soros, persona seria e pragmatica , di conti e di merito, al contrario di Craxi, non la vedeva andar per nulla questa barca, se non nei pali.

Piu' che altro vedeva una bagnarola che galleggiava a stento, ma con falle cosi' evidenti nello scafo che non era difficile immaginarsi un suo futuro in fondo la mare a svolgere il ruolo di relitto.

George Soros e' un lupo

wall_streetE' lui il vero Lupo di Wall Street, non quella mezza sega rubagalline di Jordan Belfort impersonato da Di Caprio.

Soros sa che il lupo, in un sistema ecologico equilibrato, ha un ruolo fondamentale per la savaguardia della salute delle mandrie delle sue stesse prede.Non uccide mai la preda migliore, uccide sempre quella piu' malaticcia e a rischio di diffusioni di pericolosi contagi agl'altri animali.

In Italia, tutta quella macchina da minestroni e mandolini fatti di politica, sindacati e concertazioni che ipotizza la convergenza delle paralelle, al fine di diffondere e distribuire un effimero senso di benessere , stava continuando a dire che il nostro era un grande paese e che la nostra lira si meritava di stare nell'olimpo delle altre monete Europee.

Per sostenere la tracotanza della nostra Liretta, a luglio era fin stata fatta una manovra in cui, nottetempo, si erano rubati 30 mila miliardi di Lire dai conti correnti degli Italiani. Gran brutto segno questo scricchiolio della lastra di ghiaccio su cui stai camminando.

Soros, dal suo grattacielo di New York, ci guardava squotendo la testa e ci vedeva solo come l'animale malato della mandria , sapeva che era giunto il momento del tracollo ed era deciso a dare al nostro sistema marcio l'ultima salutare ( salutare per il complesso del sistema, non sicuramente per noi ) spallata.

Arrivato nei suoi uffici, mettendosi in casa un rischio di proporzioni ciclopiche, invio' ordini di vendita allo scoperto (ovvero senza realmente possederle) per migliaia di miliardi di Lire cambiandole istantaneamente in dollari.

Contemporaneamente, lo fece pure con la Sterlina, ma quella, come dicevo, e' un'altra storia.

Fu solo il lancio di una pala di neve che rotolando si trasforma in valanga.

Dopo poche ore, il valore della lira scese del 30%, in Italia si semino' il panico da preda azzannata e, per evitare un totale tracollo della nostra economia, la Banca d'Italia, al fine di controbilanciare le vendite di Soros e frenare la caduta di valore della nostra moneta, dovette buttare sul tavolo 48 miliardi di Dollari per ricomprare Lire che non valevano piu' una sega.

A fine giornata, eravamo vivi, ma con mezzo corpo staccato a morsi e ridotti sul lastrico, se non per sempre, sicuramente per decenni.

Soros torno' a casa da sua moglie felice e straricchissimo convinto di aver fatto una buona azione al sistema economico nel levar di mezzo l'animale malato della mandria, noi da allora ci siamo trasformati, di reazione a catena in reazione a catena, in infelici incarogniti ex "diversamente ricchi", diversmente come sono tutti i ricchi per finta che mantengono il lusso facendo debiti.

Le conseguenze di quell'attacco, furono ancora piu' devastanti negli anni successivi.

In conseguenza del crollo del valore della Lira, fummo buttai fuori a pedate nel culo dal Sistema Monetario Europeo e per esserci riammessi, fu necessario fare una finanziaria da quasi 100 miliardi di Lire di nuove tasse, che a tutt'oggi stiamo ancora pagando in conseguenza di quei rimpianti (non so da chi) giorni.

Tra queste, una nuova , magnifica , e fino allora sconosciuta, tassa sugli immobili chiamata ICI a cui d'ogni tanto cambiamo nome, ma che, di fatto, e' quella stessa di vent'anni fa che fu introdotta per difendere la nostra tanto rimpianta Liretta.

E l'Europa?

mario_draghi_bce...beh, ha fatto quello che poteva offrendoci opportunita' per 180 miliardi di euro che una classe politica inconcludente e ignorante di destra e di sinistra , non solo non ha saputo utilizzare per risanare il nostro debito, ma, per di piu', ad oggi manco fa ammenda continuando ad accusare l'Europa di non fare per noi quello che in realta' ha gia' abbondantemente fatto.

Dedico questo riassunto a tutti gli amici la cui eta' o la cui memoria labile e fallace, o quantomeno selettiva, fa rimpiangere un'autonomia monetaria che, in realta',non sarebbe altro che il peggiore dei nostri incubi passati. Quelli che vedremmo, non sarebbero anni felici, ma solo i morti viventi dei film di Romero che "A volte ritornano".

Ah, dimenticavo la fine della storia

... arzilissimo quanto ricchissimo vecchietto di 86 anni, da qualche anno risposatosi con la sventola della foto, Soros, che si definisce "un capo con soli principi senza interessi", e' stato pure insignito di una leurea honoris causa in Economia dall'universita di Bologna e del premio letteraio Terzani 2013.

E' ricco si, ma quasi tutto il suo patrimonio, compreso quello accumulato mandando in miseria l'Italia, e' stato devoluto in opere filantropiche ai 4 angoli del pianeta. Potrebbe essere una consolazione, magari magra, ma pur sempre consolazione.

Criticabile fin che si vuole, ma, dal suo punto di vista, lui ha fatto solo ridistribuzione del reddito in modo molto piu' efficacie di quanto farebbe un qualsiasi sistema politico: ha rubato ai coglioni per donare ai bisognosi e, se vive ancora qualche anno, se la ridera' alla grande in una situazione in cui l'Italia dovesse ritornare alla Lira.

di Francesco Merenda
Blogger per caso

 

 

 
 
 
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Brazzale: uno stipendio in più ai dipendenti che decidono di avere figli

Mettere al mondo un figlio è un gesto d’amore

Azienda_Brazzale

Una donazione che non riguarda solo la coppia, ma anche la comunità. Assumersi la responsabilità di procreare richiede coraggio e generosità. Un impegno tacito che va avanti per tutta la vita.Nonostante l’importanza di questa scelta, sono sempre più frequenti, nel mondo del lavoro, i casi di discriminazione di donne incinte. Com’è possibile colpevolizzarle, se si considera l’importanza del loro ruolo sociale? 

Troppo spesso produttività ed efficienza sono considerate in termini di meri numeri, così tutto quello che minaccia di modificarne le relative cifre viene visto con il fumo negli occhi. 

Fortunatamente, non mancano iniziative di segno opposto, che premiano l’approccio creativo nel senso letterale del termine. Da Vicenza arriva una notizia che ha il sapore di una favola, eppure è tutto vero.

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La Brazzale, l’azienda lattiero-casearia più antica d’Italia (a Zanè l’omonima famiglia produce e vende formaggi dal 1784), ha deciso di pagare uno stipendio in più ai dipendenti che scelgono di mettere al mondo un figlio. 

«Il nostro obiettivo non è solo quello di sostenere economicamente i neogenitori, ma soprattutto migliorare il livello di soddisfazione e felicità in ufficio. Era da tempo che meditavamo un’iniziativa del genere: riteniamo che sia il modo di assolvere una piccola ma fondamentale responsabilità, ovvero, tutelare le coppie che vogliono mettere su famiglia e non chi già gode in larga misura di privilegi e garanzie». A parlare è Roberto Brazzale.

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Un’azienda a misura d’uomo

La Brazzale dà lavoro a 550 persone, divise tra Veneto e Repubblica Ceca (Litovel), dove sono stati aperti circa 20 negozi.

«Vogliamo che i nostri collaboratori capiscano che la Brazzale accoglie con gioia e fiducia nel futuro i nuovi arrivati. Certo, dovremo organizzarci e darci un metodo per sostenere il carico finanziario a cui andremo incontro, ma siamo pronti».

In cosa consiste il “premio” per i nuovi nati?

BrazzaleA beneficiare dello stipendio in più (circa 1.500 euro) non saranno solo le madri, ma anche i padri e chi adotterà un bambino. L’unico requisito richiesto è lavorare con l’azienda da almeno due anni e continuare per almeno altri due. 

L’erogazione di questa misura non richiederà il ricorso alla burocrazia: sarà sufficiente che gli interessati comunichino all’ufficio personale il lieto evento.

La saggezza di un imprenditore che vede lontano

Roberto_BrazzaleCiò che colpisce, sentendo parlare Roberto Brazzale, è la lungimiranza che dimostra. L’imprenditore infatti ritiene che la sua figura sia portatrice di responsabilità ben precise, non solo verso il dipendente, ma anche nei confronti della collettività. 

Ripercorrendo le immagini della sua infanzia, ricorda mamme e carrozzine, mentre oggi, ad affollare le strade del Paese sono soprattutto anziani e badanti. «Siamo protagonisti di una tragedia collettiva di cui non siamo consapevoli».

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C’è del vero, in quel che dice l’imprenditore vicentino: lo scorso anno, per la prima volta in 90 anni, la popolazione nazionale si è ridotta. Il triste primato regionale spetta proprio al Veneto (-20% delle nascite). 

«Trovo incredibile che lo Stato non faccia niente per affrontare questa situazione. Ci troviamo davanti a un paradosso ineludibile: i lavoratori dei Paesi occidentali guadagnano abbastanza per vivere, ma non altrettanto per contribuire al mantenimento della società. 

Il quadro della situazione, nel mio Veneto, poi, è spaventoso: per decenni abbiamo pensato solo a lavorare e accumulare soldi, con il risultato di aver cresciuto figli vittime dei nostri insuccessi e disorientati dalle ondate migratorie, che in realtà ricalcano quanto vissuto dai loro nonni e bisnonni».

Ad aver colpito Roberto Brazzale è stato l’approccio controcorrente dell’azienda veneziana che ha deciso di assumere una donna che non aveva nascosto di essere incinta. 

«Noi abbiamo provato a fare un ulteriore passo avanti. Abbiamo cercato di dare ai dipendenti questo messaggio: ci rende felici sapere che scegliete di puntare sul valore della vita, e vogliamo sostenervi nella decisione di restare a casa per occuparvi dei figli piccoli. Se, come imprenditore non posso pagare il prezzo giusto per tutto questo, voglio provare a pagare quel che posso. I neonati valgono ben più di un voto falsato ed estorto durante le elezioni, in Italia ed Europa».

Francesca Garrisi

 

 

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