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L’azienda ha bisogno di un prestito? Ci pensa iBondis

La crisi che ha investito le banche a partire dal 2008 ha spalancato una voragine nel mondo del credito

Per privati e imprese, infatti, a partire da allora è stato sempre più difficile trovare finanziatori, con tutto ciò che ne consegue a livello produttivo. Così, poco a poco, si è sviluppato un canale parallelo e suppletivo: quello del peer to peer (da pari a pari).

iBondis_piattaforma_italo-tedesca_di_peer_to_peer_per_PMIInsomma, laddove i big player latitano, si rispolvera il motto l’unione fa la forza, e a raccogliere soldi ci pensano singole persone o aziende. In tal senso, sta acquisendo sempre più importanza e credibilità la piattaforma italo-tedesca iBondis (ribattezzata PrestaCap il 23 febbraio scorso, ndr), primo operatore europeo in materia di fondi alle PMI.

La rapidità di azione è vitale per le imprese

Forte di questa consapevolezza la startup opera in modo tale da garantire in poche ore una risposta a chi fa richiesta di finanziamento. Ovviamente questo non basterebbe a offrire un servizio davvero differente, così contestualmente sono state ridotte anche le tempistiche per l’erogazione del credito. iBondis, in linea di massima, garantisce la conclusione della procedura in tre giorni. Più in generale, «se ci sono problemi legati alla modulistica arriviamo a sette giorni, ma ci sono stati anche casi in cui tutto si è svolto rapidamente, e in 48 ore i soldi erano disponibili». A parlare è Christian Nothacker, Ceo della piattaforma, che si avvale di investitori istituzionali attingendo anche a fondi di Venture Capital.

Quali sono i punti di forza della startup?

iBondis_piattaforma_italo-tedesca_di_peer_to_peer_per_PMIiBondis offre alle aziende clienti termini flessibili ed elastici (sono infatti queste a proporre l’ammontare del prestito e la sua durata), e applica commissioni su una sola spesa istruttoria. Il TAEG, in genere, oscilla tra il 3,5 e il 4%.

 

Come opera iBondis?

iBondis_piattaforma_italo-tedesca_di_peer_to_peer_per_PMILa rapidità del servizio è determinata in larga parte dalla sua automazione. Quando l’impresa inoltra domanda di finanziamento, parte l’analisi della sua situazione in Centrale Rischi, il che significa scandagliare Crif, Cerved e banche dati delle Camere di Commercio alla ricerca di tutte le informazioni utili a capire qual è il grado di affidabilità. Due ulteriori criteri impiegati nel processo di selezione sono “l’anzianità” (che deve essere di almeno due anni) e l’ammontare del fatturato (da 100mila euro in su).  La seconda fase prevede il monitoraggio dei principali social network, così da costruire un quadro il più dettagliato possibile. Ad esempio, se l’interlocutore opera nella ristorazione si passano in rassegna le recensioni ottenute su Tripadvisor.

Questi dati, spiega lo staff di iBondis, non determinano il costo del finanziamento, ma permettono di capire in modo rapido se l’azienda presenta aspetti particolarmente critici.

Che sia la volta buona che le banche andranno in pensione?
 
 
 

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Metà degli inquilini non paga l'affitto

L'immobile non è più un investimento

La casa cessa di essere l'investimento più amato dagli Italiani! 
Questa è la triste verità causata dalla crisi che complica la vita ai proprietari di immobili. L'investimento da sempre più desiderato dagli Italiani perde pezzi e, tra la tassazione eccessiva, i prezzi in discesa da 5 anni, il problema degli inquilini che non pagano sta gettando i proprietari di casa nel panico.
 
Scatta l'allarme tra i proprietari
Secondo una recente indagine dell'Adnkronos e dell'agenzia del territorio, il 51% dei proprietari non incassa le mensilità dell'immobile dato in affitto.
A Roma la percentuale scende al 34%, a Milano al 24% ma a Napoli a non pagare l'affitto è il 40% dei locatari.
Le rate del condominio sono le prime a non essere pagate, dove il tasso di arretrati arriva al 60%.
 
Gli sfratti non vengono eseguiti
Solo nel 2015, sono stati emesse 64mila ordinanze di sfratto con ufficiale giudiziario senza nessun esito positivo.
Solo a Roma 1 famiglia su 272 ha ricevuto lo sfratto per morosità.
 
Meglio usare che possedere
Di fatto l'acquisto dell'immobile resta un investimento in netto calo. Acquistare un immobile per metterlo a reddito per poi non incassare affitto e spese condominiali senza avere neppure la certezza dello sfratto esecutivo non è più conveniente.
Secondo Federcasa questo tasso di morosità sarà destinato a salire nei prossimi mesi e, non avendo i comuni immobili da destinare alle persone in difficoltà, sconsigliano l'investimento immobiliare.
 
Duccio
Blogger in affitto
 
 
 
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«Devo tutto ai miei dipendenti». E per loro rinuncia a 4 milioni di euro

Di chi è un’azienda? Di chi la possiede, o di chi l’ha – letteralmente – tirata su? 

Il dilemma/dibattito si ripropone con particolare urgenza ogni volta che il “destino” dell’organizzazione è a un bivio. E le scelte assunte dai vertici rispecchiano sostanzialmente la loro visione della questione.

Eric_BelileIl tema dell’innovazione e dell’apertura, in ambito imprenditoriale, sembra essere una questione cruciale, eppure, il più delle volte, quando si tratta di decidere, e si offre l’occasione di esprimere una concezione davvero non convenzionale e orizzontale, si dimostra tutta la miopia, l’opportunismo, e il conservatorismo dei quadri dirigenti. 

Quante aziende sono state costrette a una “cura dimagrante” paurosa, in fase di vendita? Quanti posti di lavoro – e quante vite – sono state pesantemente condizionate, per garantire laute buonuscite ai vertici? La domanda è chiaramente retorica. Non si contano i lavoratori sacrificati da riassetti produttivi ed acquisizioni: per questo la storia di Éric Belile, patron francese del colosso della cancelleria Générale de bureautique (impresa che si occupa di assemblare stampanti) è di quelle che sorprendono felicemente, e danno da riflettere.

Quando un “no” può costare caro

L’uomo, a un passo dalla pensione, ha scelto di rinunciare alla buonuscita da 4 milioni di euro per cedere l’azienda a coloro i quali avevano contribuito in misura preponderante a costruirla e renderla solida. Ovvero, i lavoratori. Incredibile, per l’immagine di imprenditore con cui siamo abituati a confrontarci, ma vero: Éric Belile ha rifiutato la ghiotta (per lui) offerta avanzata da una società concorrente.

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Gratitudine & lungimiranza

«Non mi interessa se in 7 anni perderò una cospicua fetta di dividendi. Meglio intascare meno soldi ma avere la consapevolezza che Générale de bureautique resterà in mano ai miei ragazzi». Éric Belile ha scelto queste parole per spiegare la sua decisione a Ouest France. Grazie a lui il rischio licenziamenti è scongiurato.

«Non mi piace essere definito altruista. Molto più banalmente, mi sono limitato ad assecondare il corso degli eventi. Ho tirato su l’impresa con i miei dipendenti, perciò è semplicemente inevitabile che io la lasci a loro. In un certo senso, glielo devo». Una scelta, la sua, che dimostra come per fare impresa sia fondamentale condividere, nel bene e nel male, tutto ciò che riguarda l’attività produttiva. I lavoratori non sono arance da spremere, e chi lo capisce viene premiato dai risultati. Umani e non solo.

Insomma, Éric Belile sembra essere tutt’altro che un idealista o un portatore sano di utopie. La saggezza dimostrata è figlia dell’esperienza sul campo, e va a braccetto con una congrua dose di prudenza. L’uomo infatti ha deciso di preparare al meglio (e con largo anticipo) il passaggio di consegne.  

Così, ha offerto ai dipendenti un viaggio aziendale nel Sahara algerino, da cui era scappato con la famiglia alla volta di Parigi a inizio anni Sessanta. Contestualmente, ha concordato con loro il versamento iniziale di un acconto e il saldo della cifra rimanente attraverso i ricavi aziendali maturati successivamente. Inoltre, per rendere meno traumatico il tutto, ha stabilito che formerà e affiancherà il personale per un quinquennio.

 
Un’azienda è come i capelli: la solidità sta nella radice

Générale de bureautique ha quasi 30 anni: è stata fondata a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, quando Éric Belile si è licenziato da Canon per dare vita a un progetto tutto suo.  E l’impresa gode di ottima salute, basti pensare che nell’ultimo anno è valsa un fatturato di 8 milioni di euro, pari a una crescita del 25%.

L’auspicio è che l’attaccamento e la dedizione dimostrata da Éric Belile verso il progetto da lui creato possano cumularsi a quelli dei dipendenti/futuri proprietari contribuendo a rafforzare la prosperità guadagnata sul campo in 30 anni.

 
 
 

 

 

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