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Muoversi rispettando l’ambiente e il portafoglio? Scegli l’arancione di Locomore

Le anime viaggianti le riconosci principalmente da una cosa

 Muoversi, spostarsi, conoscere ed esplorare è per loro essenziale. Rappresenta qualcosa di vitale al pari del respirare e del bere, ciò spiega anche lati  apparentemente bizzarri del loro carattere. Come, ad esempio, il sottile piacere che traggono perfino da mezzi apparentemente obsoleti e noiosi. Primo fra tutti, il treno, decisamente bistrattato in un’epoca come quella odierna in cui vivere fast sembra sempre un più imperativo, non solo quando assolviamo il dovere, ma perfino quando ci concediamo il piacere.

Da fiera appartenente alla categoria dei “vagabondi” non potevo che essere entusiasta e curiosa dell’iniziativa lanciata giusto un mese fa da una start up tedesca, Locomore. Si tratta del primo treno social della storia, che ha visto la luce grazie a una tenace e prolungata fase di raccolta fondi dal basso (crowdfunding), caratterizzata dalla vendita di un variegato merchandising (tazze, magliette, boccali per la birra). La linea, a oggi, copre la tratta Berlino-Stoccarda.

Locomore, quando l’arancione non passa di moda

Era il 2007 quando Derek Ladewig fondava la start up, con l’ambizioso obiettivo di proporsi ai tedeschi quale mezzo di trasporto alternativo alla tradizionale Deutsche Bahn.  In un anno, la cifra raccolta tramite crowdfunding è stata di circa 800.000 euro, e al suo raggiungimento hanno contribuito anche tutti quelli che hanno acquistato voucher per singole tratte.

I tratti distintivi dell’emergente azienda sono il design decisamente vintage, caratterizzato da un arancione brillante, i prezzi contenuti e le carrozze a tema. A oggi lavorano per Locomore 25 dipendenti.

 

Attenzione per l’ambiente … e per il portafoglio

La start up tedesca si propone con una filosofia aziendale ben precisa: offrire spostamenti altamente sostenibili: la motrice del treno, infatti, è ad alto rendimento ecologico.

Locomore, però, non si prende cura solo dell’ambiente, ma anche dei suoi utenti, e lo fa offrendo tariffe assolutamente competitive. Si va dai 7 euro previsti per le tratte più brevi, per arrivare ai 20 di quelle complete, passando attraverso i circa 15 dei percorsi intermedi. A conti fatti, se per andare da Stoccarda  Berlino con DB sono necessari 115 euro, scegliendo il treno arancione ne sono sufficienti 22.

La parola d’ordine degli utenti che scelgono Locomore è rilassarsi … e godersi il tempo. Niente problema, quindi, se il treno arriva “solo” a 200 chilometri orari: in compenso le carrozze sono progettate per ospitare anche le biciclette e si può usare il wifi. Per chi ama passare il tragitto del viaggio chiacchierando, un’altra buona notizia: gli scompartimenti sono tematizzati, e quindi raccolgono persone con simili interessi.

Quella che si trova ad affrontare Locomore è una vera e propria sfida, un percorso che, se fruttuoso, potrebbe significare un cambio di approccio, una rivoluzione culturale nel modo di concepire i viaggi in treno. La riscoperta, per gli utenti, di un tempo altro, meno frenetico, più sostenibile e stimolante. Un’opportunità magari difficilmente concretizzabile per chi usa il mezzo di locomozione per lavoro, ma decisamente a portata di mano di chi lo fa per piacere e, stritolato dall’obbligo a darsi intervalli contingentati e convulsi, rischia(va) di dimenticare il sapore nutriente della lentezza. 

 
 
 
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Dino Impagliazzo: «con i miei volontari sfamiamo centinaia di poveri grazie al cibo invenduto»

La vita può cambiare in un attimo

Dino_ImpagliazzoBasta uno sguardo, un incontro, una stretta di mano. Qualcosa capace di intercettare come calamita la scintilla della trasformazione che cova dentro, e darle risonanza, fino a farla prevalere su tutto. È successo anche a me, certo, ma talvolta il cinismo d’ordinanza di cui siamo costretti a vestirci per affrontare il quotidiano appanna questa memoria e consapevolezza. 

Fortunatamente ci sono storie capaci di smacchiare in un attimo la patina di opaco che ricopre la fiducia nel genere umano, e ricordarti quanto potente e repentina può essere l’onda che ti rivoluziona i giorni. Questo, in breve, è capitato a Dino Impagliazzo, 86enne dirigente romano in pensione, nove anni fa…

«È iniziato tutto per caso, con una piccola offerta data a un uomo senza fissa dimora. In realtà si è trattato di un gesto talmente piccolo da risultare una sciocchezza, eppure mi ha fatto sentire contento di me. Allo stesso tempo, però, ho realizzato che donare qualche spicciolo a chi vive in strada serve a poco. Non incide realmente sulle condizioni di vita dei più bisognosi. 

Così, qualche ora dopo ero davanti alla Stazione Tuscolana per distribuire panini imbottiti ai senza tetto. Da quel momento, grazie al sostegno di mia moglie, degli amici e di tantissime persone volenterose, siamo andati avanti con tenacia e pazienza». Dino Impagliazzo riassume, quasi minimizza, l’impegno che porta avanti dal 2009, ma in realtà la sua vicenda testimonia la straordinaria capacità di coinvolgimento e condivisione che innesca una buona prassi.

Tutto è cominciato con una cucina…

Dino_ImpagliazzoAll’inizio Dino Impagliazzo (che è un membro del movimento cristiano dei Focolari) e la moglie Fernanda preparavano a casa loro i pasti da distribuire ai bisognosi. 

I numeri piccoli lo consentivano: si trattava infatti di circa un centinaio di porzioni. Oggi invece, danno da mangiare a circa 250 persone, quattro sere su sette (sabato e domenica sera presso la Stazione Tuscolana, lunedì e martedì alla Stazione Ostiense). Il servizio viene effettuato nella cucina della parrocchia del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo.

La giornata dell’uomo e dei 350 volontari che collaborano con la sua onlus (RomAmor) sono scanditi da tappe ben precise

Si comincia passando in rassegna i mercati rionali, gli alimentari e i supermercati di Roma in modo da mettere insieme la merce che sta per scadere, e che quindi non potrebbe più essere venduta.  Subito dopo si parte con la preparazione di minestre, paste e panini da portare ai senza tetto. Delicatezza e sensibilità sono le parole d’ordine che animano questa squadra operosa e semplice, basti pensare che vengono preparati dei sandwich ad hoc (senza carne di maiale) per i ragazzi musulmani.

L’unione fa la forza

Dino_ImpagliazzoOgni anno Dino Impagliazzo e i volontari di RomAmor preparano e consegnano circa 30.000 pasti; il merito è della prodigiosa catena di solidarietà che l’uomo, con la sua iniziativa, ha creato e che si alimenta costantemente. «Ci sono dei piccoli commercianti che il sabato ci danno frutta e verdura, per esempio; l’invenduto infatti non resterebbe comunque integro fino al lunedì, mentre noi, cucinandolo in giornata, riusciamo ad aiutare tante persone. 

I supermercati, offrendoci la merce che non è stata acquistata, ci ‘guadagnano’ due volte: in primo luogo perché risparmiano i soldi che dovrebbero spendere in smaltimento, e poi perché fanno una buona azione».

Il composito esercito dei bisognosi

Se si chiede a Dino Impagliazzo chi sono le persone a cui lui e i suoi offrono sostegno, la risposta che si riceve fa riflettere. Ci sono infatti molti africani, ma circa la metà sono italiani. Si tratta dei cosiddetti “nuovi poveri”, individui di mezza età finiti in strada dopo aver perso il lavoro e, molto spesso, soggetti rimasti ai margini della società a seguito di un divorzio che ha tolto loro praticamente tutto.

Qualcosa può cambiare. Forse

Dino_ImpagliazzoLa storia di Dino Impagliazzo e della onlus RomAmor non può non colpire. Resta impressa per autenticità e profondità. Tuttavia, l’auspicio è che non resti una goccia d’acqua in un mare d’indifferenza. In tal senso qualcosa potrebbe radicalmente cambiare grazie alla legge contro gli sprechi alimentari varata lo scorso agosto dal Senato. Pasto Buono ha infatti calcolato che, se questa andasse a regime, ogni giorno si potrebbero preparare e distribuire sette milioni di pasti.

Quando la felice eccezione si fa normalità, un granello d’acqua può diventare goccia cinese

 
 
 

 
 
 

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Ma conviene realmente comprare una casa?

I mutui sono ai minimi storici
Basta farsi un giro sui principali siti di confronto mutui come Mutuisupermarket o Mutuionline per rendersi conto che, oggi stipulare un mutuo per l'acquisto della casa, è più conveniente che mai. Ma, allora la domanda è "perché il numero delle compravendite stenta a salire"?
 
Comprare casa è una tragedia
Viviamo in una società liquida (cit. Z.Bauman), una società dove nulla è stabile, fermo, sicuro. Crisi mondiali ci avvolgono come nebbia ogni santissimo giorno. Non è pensabile nascere, crescere e vivere nella stessa città per tutta la vita. 
E' anacronstico pensare di svolgere il lavoro, lo stesso lavoro, per 50 anni. Siamo tutti "liquidi". E lo è diventata anche l'abitazione!
 
L'incertezza è l'unica certezza
Se per decenni ci hanno inculcato nella testa che l'acquisto della casa è "la sicurezza" di un tetto, oggi il discorso cambia. 
La casa è "una zavorra". Ci limita, ci indebita, ci costa troppo, ci induce al NON-cambiamento. 
La casa di proprietà comporta sacrfici immensi per un giovane. L'anticipo, il notaio, l'agenzia immobiliare, la banca, la ristrutturazione, l'arredamento, le tasse sull'immobile, le spese straordinarie di condominio, le valvole al riscaldamento....TROPPO!
 
L'affitto è il futuro
Niente costi anticipati. Nessuna spesa straordinaria e nessuna tassa sulla casa. Si può ritardare il pagamento di qualche settimana senza incorrere in sanzioni, tassi di mora o pignoramenti. Con l'importo di un affitto si può scegliere un immobile in centro senza mutui folli. 
Senza notaio, agenzia immobiliare e senza querelle sulle visure catastali.
In un mondo insicuro, che da un momento all'altro ti può costringere a cambiamenti repentini, veloci, senza pensarci troppo, la casa di proprietà può rappresentare una zavorra. Rivenderla? con i tempi che corrono ci vogliono 6-8 mesi, a meno che non si voglia svendere.
Gestirla in affitto? Peggio ancora! Si rischia di trovare un inquilino moroso e, con la giustizia italiana, i tempi per recuperare qualcosa arrivano a 2 anni. Sempre che si riesca a recuperare qualcosa!
 
Il discorso cambia se la casa te la regalano i tuoi genitori. Beh, a quel punto fai parte di quei pochi fortunati che possono applicarsi a pensare a fare altro. Che ne so, aprirsi un B&B e monetizzare le stanze vuote esentasse.
 
di Duccio
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