Se ti facessero vivere in una stanza piccolissima, senza permetterti di uscire.
Se ti dessero da mangiare plastica. Se ti rendessero ridicolo di fronte a migliaia di persone. Parliamo per ipotesi, ma i delfini, gli stessi che negli acquafan ci intrattengono con spettacoli e acrobazie, subiscono questo trattamento quotidianamente. La punta dell'iceberg sono animali che sguazzano felici, ben contenti di saltare dentro un cerchio o di nuotare con noi. Una volta chiuso il sipario però si torna in prigione.
Gli intelligenti cetacei sono costretti a vivere in cattività, così la loro aspettativa di vita si dimezza rispetto agli esemplari liberi. In natura sono abituati ai grandi spazi aperti; in parchi acquatici e centri turistici vivono in piscine troppo piccole, infastiditi dal cloro che nuoce alla loro salute. Nutriti con pesce surgelato, sono soggetti a carenze alimentari. Quando non vivono nei delfinari invece, li relegano ad angoli di mare con alto tasso di inquinamento e rifiuti. Ingerire plastica, nel migliore dei casi, comporta problemi gastrointestinali; più spesso porta al soffocamento e alla morte.
Ex addestratori hanno denunciato la preoccupante situazione. Nella maggior parte delle strutture infatti mancano veterinari per accudire i delfini in caso di bisogno. Inoltre ai malcapitati vengono somministrati farmaci e integratori, poichè il cibo è privo dei principi nutritivi base. Sono “solo” animali, penserà qualcuno. Ebbene, alcune madri sopprimono i propri cuccioli per evitare di far vivere le sofferenze della vita in cattività.
I Caraibi, dove i delfinari sono molto diffusi, stanno iniziando a fissare regolamenti per affrontare il problema degli animali in cattività ma le normative esistenti pare vengano applicate raramente, dato che mancano i controlli.
Tanta crudeltà per cosa? Un divertimento passeggero. Lasciate liberi i re del mare.
Irene
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