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Co-washing: lavare i capelli d'estate

L’estate: il sole, il mare…i capelli pieni di salsedine.

capelli-secchiAcqua salata e sabbia che si infiltra nei capelli creano la necessità di lavare le nostre chiome più spesso del previsto. E usare quotidianamente shampoo e balsamo può risultare aggressivo per la cute.

Ma c’è una soluzione: rendere i capelli puliti e splendenti senza shampoo. Ideale per l’estate e per chi, in generale, ha necessità di lavarli spesso.  

Si chiama cowash e letteralmente significa conditioner only wash. Cioè? Principalmente, zucchero e balsamo. Se a lavare i capelli è utile il secondo, a detergere il cuoio capelluto interverrà lo scrub effettuato dallo zucchero, che pulirà la cute senza aggredirla. 

Normalmente il balsamo si usa per ammorbidire, in questo modo avrà la stessa funzione dello shampoo. 

Lavaggio ideale per chi ha una cute con forfora oppure capelli fini e fragili e deve lavarli frequentemente: scegliere un balsamo  con un buon Inci e certificato ecobio.

Come procedere?

  • un tazzina di zuccheroco-wash
  • una tazzina di balsamo

Mescolare insieme balsamo e zucchero e, dopo aver bagnato i capelli con acqua tiepida, stendere la miscela su tutti i capelli, dalle radici alle punte. Dopo un tempo di posa di circa cinque minuti, risciacquare abbondantemente.

Un’alternativa invece è il gelwash, che potrebbe essere il giusto compromesso per avere capelli idratati e senza crespo: gel di aloe vero, una noce di balsamo, un cucchiaino di miele e mezzo cucchiaio di zucchero.

Mescolare insieme tutti gli ingredienti e, dopo aver bagnato i capelli con acqua tiepida, usate la miscela come fosse uno shampoo, lasciando agire per circa dieci minuti. Poi, risciacquare abbondantemente.

 

Bicarbonato di sodio?

bicarbonato-16Un altro grande classico per lavare i capelli in maniera rapida e naturale è il bicarbonato di sodio. Si può diluire un cucchiaio in un bicchiere di acqua calda. Fare attenzione ad applicare il liquido ottenuto sulle radici dei capelli e non sulle punte.

 Massaggiare accuratamente e poi risciacquare. Successivamente si può usare l’aceto come balsamo: lucida i capelli e l’odore può essere coperto da alcune gocce di olio essenziale.

Insomma, le alternative per preservare  la chioma dalle aggressioni estive ci sono. Il cuoio capelluto sarà salvo e i capelli liberi di risplendere. Ma soprattutto, si inquinerà anche meno. 

irene -caltabiano

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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#Usalazuccheriera: la campagna per eliminare le bustine di zucchero

La apri frettolosamente e ne versi il contenuto. A volte neanche tutto.

bustina-zuccheroProbabilmente, se solo ti abituassi, potresti farne tranquillamente a meno. Facendo un favore a te, al tuo organismo, ma anche e soprattutto, all'ambiente.

Di cosa stiamo parlando? La bustina di zucchero. Uno sfizio che costa 92,6 milioni di euro per 46, 3 milioni di kg di prodotto finito, contro i  i 29,2  e i 32, 4 se solo usassimo le zuccheriere. Uno spreco terribile che, con un po' di attenzione da parte di consumatori e commercianti, potrebbe tranquillamente essere evitato.

 Uno sperpero pari al +42,9% , a cui vanno aggiunti i rifiuti di carta delle mono-confezioni e lo zucchero che finisce nella spazzatura, data l'abitudine di non utilizzare mai del tutto il contenuto della bustina.

Quello zucchero troppo amaro

Stop alla bustina!

Per questo motivo, la Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, da sempre impegnata per la diffusione di una cultura nel rispetto del cibo, ha inaugurato la campagna #usalazuccherieraappena, allo scopo di sensibilizzare commercianti e consumatori.

Ad avvalorare l'iniziativa, un esperimento basato sulla teoria della spinta gentile di Richard Thaler (anche detta nudge theory, teoria per cui rinforzi positivi , suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo di decisione di gruppi e individui).

 

È stato dimostrato che l'unità di misura per l'utilizzo della bustina di zucchero non è la quantità di prodotto, ma la bustina stessa. Infatti, come ci sono i casi in cui l'eccedenza diventa rifiuto, non mancano quelli in cui la bustina porta a consumare più zucchero del necessario, diventando così un circolo vizioso e nocivo.

Le 5 migliori alternative per evitare lo zucchero

La Fipe è sempre stata attenta a tematiche di questo tipo. Un'attività di sensibilizzazione simile era già stata fatta riguardo le doggy bag, il classico pacchetto da portare a casa con gli avanzi del ristorante, pratica ancora poco comune fra gli italiani.

«Inoltre, a distanza di oltre quattrodici anni si è ancora in attesa delle evidenze di carattere igienico sanitario che portarono a mettere fuorilegge le tradizionali zuccheriere in favore dell'uso dello zucchero in bustina. Questo è solo uno dei tanti paradossi che colpisce il mondo dei pubblici esercizi in Italia» ha sottolineato Maurizio Tasca, consigliere nazionale Fipe.

 Cosa possiamo fare dunque?

zuccherieraSiete ancora in dubbio? Usate la zuccheriera! Largo ai dosatori con beccuccio nei pubblici esercizi (come previsto dalla legge) e chiedetele al vostro bar preferito! Dotatevi inoltre di una zuccheriera con coperchio in casa.

E se volete fare un passo ancora in più, liberatevi completamente dallo zucchero!

zuccheriera

 

di Irene Caltabiano


 

 

 

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Produrre combustibile da flaconi per detergenti e bicchieri usa e getta? Qualcuno sta per farlo

C’è del buono nella plastica?

A dispetto del fatto che ingombra e inquina sembrerebbe di sì. Infatti la Grt Group, società svizzera operante nel comparto delle energie rinnovabili, avvierà a breve in Italia una serie di impianti destinati a produrre carburante a partire da questo materiale.  Si stima che con una tonnellata di plastica si possano ottenere ottocento litri di combustibile simile al diesel e al cherosene. 

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Niente emissioni grazie alla pirolisi

Combustibile-da-plasticaGrt Group partecipa al Circular Economy Network, organismo che si occupa di economia circolare, attraverso il suo amministratore delegato Luca Dal Fabbro. L’osservatorio è costituito dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da circa 15 imprese.

Per produrre diesel e cherosene la società svizzera impiegherà la pirolisi, metodo incentrato sulla rottura delle molecole che conferiscono rigidità alla plastica. Il tutto senza il consumo di ossigeno e a zero emissioni; la materia prima non sarà incenerita e diesel/cherosene avranno un ridotto contenuto di zolfo.

Le ricerche finalizzate a produrre carburante dalla plastica sono partite negli anni Settanta, e i risultati raggiunti dovrebbero concretizzarsi entro il prossimo anno. Gli impianti che verranno creati in Italia, spiega Luca Dal Fabbro, avranno dimensioni ridotte e permetteranno di tagliare del 70% le emissioni di anidride carbonica. La materia prima, infatti, sarà prelevata in un’area distante non più di 100 chilometri.

La plastica: un tesoro che potrebbe surclassare il petrolio

Carburante-da-plasticaNegli ultimi 50 anni la quantità di plastica utilizzata è cresciuta esponenzialmente, e questo apre interessanti scenari al progetto di Grt Group. Si stima infatti che un barile del carburante così prodotto costerebbe circa la metà dell’equivalente in “oro nero”. Senza contare che diesel e cherosene non dovranno essere sottoposti a raffinazione.

Secondo le stime dell’azienda svizzera l’impiego di un impianto standard a quattro linee salverà ogni anno circa 30 ettari di terreno dalla destinazione a discarica.

Economia circolare: cos’è e come funziona?

Economia-circolareA darne una definizione è intervenuta la Ellen Mac Arthur Foundation. Il suo tratto peculiare è la progettazione di oggetti facili da smontare e ristrutturare, così da garantirne il “re-impiego a fine vita”. Questi devono essere caratterizzati da un elevato grado di flessibilità, per assecondare il mutamento delle caratteristiche ambientali.

L’obiettivo di medio-lungo termine di tale approccio è la dismissione delle fonti energetiche fossili e la loro sostituzione con materie prime seconde ricavate da filiere di recupero.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Perché considerare flaconi per detergenti, imballaggi alimentari, bicchieri e posate usa e getta “brutti, sporchi e cattivi”? L’economia circolare insegna che una possibilità di redenzione non si nega a niente . Se l’uomo ha fatto mea culpa e deciso di correre ai ripari dopo decenni di edonismo e consumismo, perché non dovrebbe potersi nobilitare anche la plastica?

 
francesca garrisi
 
 

 

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