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Gran parte dell'inquinamento? Dentro casa. Clairy però lo mangia a colazione

Se dico inquinamento...

clairy-1 Il primo pensiero va allo smog, alle discariche o, in ogni caso, a tutto ciò che si trova al di fuori dei nostri nidi.

Eppure sapevate che l’aria in ambienti chiusi può contenere sostanze più inquinanti  di quelle che respiriamo per strada?  La qualità dell''ossigeno che respiriamo infatti può impattare  in modo negativo su comfort, produttività ma soprattutto salute. Come fronteggiare questo problema?

Pulizia a portata di smartphone

natede

Laboratori Fabrici, startup friulana, ha ideato Clairy, purificatored’aria realizzato interamente in ceramica. L'oggetto, a forma di vaso, sfrutta le piante come filtri naturali. L'invenzione ha già ottenuto grosso successo: si è infatti conclusa da poco la campagna per Natede, il nuovo prodotto; la promozione ha registrato infatti 3821 sostenitori per 765,262 euro donati.

Natede è in grado di abbattere virus, batteri e odori filtrando l’aria attraverso le radici delle piante. Il vaso riduce gli inquinanti dell’aria quali benzene,ammoniaca e formaldeide.  Infatti gran parte dell’inquinamento proviene dai materiali di costruzione, dalle finiture, agli arredi, fino agli oggetti d’ufficio, con dirette conseguenze sulla salute.

Clairy viene fornito con un’app per smartphone e, collegandosi al Wi-Fi, offre analisi in tempo reale su inquinamento, temperatura, umidità, ambienti chiusi, dispensando consigli in base ai dati rilevati.

 

L’idea è stata elaborata da tre giovani startupper: Alessio D’Andrea, Vincenzo Vitiello e Paolo Ganis,un business man e due industrial designer già premiati al CES di Las Vegas, dove sono stati selezionati per un periodo di accelerazione.

Tecnologia e design

clairy-8«La mission aziendale è quella di fondere natura, tecnologia e design» spiega Ganis «Clairy è prodotta con materiali totalmente made in Italy. La tecnologia però è stata sviluppata in Silicon Valley».

Una sfida ben riuscita supportata dal colosso della logistica UPS, che sta diventando un punto di riferimento per le neo-startup. Clairy infatti doveva costruire da zero una supply chain per poter evadere in poco tempo oltre 2500 pre-ordini. 

La società di trasporto americana ha infatti aiutato attraverso servizi dedicati all’e-commerce e soluzioni logistiche su misura, supportando la startup in fase di incubazione e aiutandola ad esportare il proprio prodotto in più di 50 paesi, permettendole le opportunità offerte dal mercato internazionale. Costo? Circa 199 dollari.

«Quando lanci una startup e hai un prodotto innovativo particolarmente apprezzato all’estero, la tua preoccupazione maggiore ècome spedirlo in modo sicuro nel mondo» ha dichiarato Alessio D’Andrea, Responsabile Operations di Laboratori Fabrici. «UPS ci ha aiutato a costruire la nostra supply chain nel dettaglio fornendoci una consulenza logistica completa che ci ha permesso di spiccare il volo».

I fondatori della startup non risparmiano commenti sull’ecosistema delle start up italiane: «C’è una differenza sostanziale con l’America, e non mi riferisco solo ai soldi e alle leggi. Oltreoceano tutti fanno startup, c’è una quantità enorme di figure di riferimento pronte a trasmettere le proprie conoscenze alle generazioni future. In Italia non è così. Spesso chi si trova a capo dei fondi o quelle che riteniamo figure di riferimento dell’ecosistema non hanno mai fatto startup. Non sanno neanche di cosa parlano. Abbiamo ancora tanto da fare nel nostro Paese »

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di Irene Caltabiano

 

 

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Una casa itinerante e a costo basso? Anche l'Italia ha la sua tiny house

Una casa che si sposta assieme ai suoi occupanti?

leonardo-di-chiaraDa quando impazza la moda delle tiny house è possibile avere una casa itinerante senza che si tratti necessariamente di una roulotte. E da oggi esiste una versione tutta italiana.

A realizzarla Leonardo Di Chiara, architetto e ingegnere di 27 anni, affascinato dall’idea del microliving e dell’architettura contemporanea.

Il giovane ha progettato e costruito la minuscola casa off grid di appena 9mq, dove vive attualmente a Berlino. Ma presto potrebbe spostarsi ancora, per poter soggiornare da una città all’altra con facilità.

Cos'è la tiny house

tiny-houseLa tiny house è una tipologia abitativa nata durante gli anni Settanta negli Stati Uniti che consiste nel vivere in case piccolissime ma dotate di tutti i comfort. 

Il Tiny House Movement è recentemente cresciuto in Europa, dove numerosi prototipi sono già stati testati, soprattutto nei paesi nordici.

Una casetta su due ruote che ambisce a soddisfare tutte le esigenze di chi la occupa in uno spazio ridotto. Le sue dimensioni sono pari a quella di una camera singola in Italia; non si tratta però di una residenza temporanea ma una vera e propria soluzione abitativa in modo da garantire tutti i comfort.

La microcasa è infatti basata su un complesso sistema di rotazioni e incastri e quello che apparentemente è uno spazio vuoto e grigio si arricchisce con soluzioni di legno.

L’obiettivo del progetto è la sperimentazione sul campo della tipologia di tiny house mobile, l’industralizzazione del suo processo di costruzione e l’aumento della consapevolezza sociale per nuove politiche abitatitive, come la creazione di quartieri migratori urbani.
 
 

Un appartamento green 

tiny-5AVOID è arricchita da pannelli fotovoltaici e batterie che ne garantiscono l’energia elettrica ed è anche dotata di un sistema di depurazione e riutilizzo delle acque grigie e una compost toilet.

Si ispira inoltre ai principi della bioclimatica per assorbire calore in inverno e  riflettere la luce solare d’estate. Allo scopo di sensibilizzare la gente su soluzioni abitative più sostenibili e sul suo possibile utilizzo nelle aree urbane, aVOID è la protagonista di un tour partito da Berlino a fine marzo, che si concluderà a Roma il 3 giugno.

Quindi amici della Capitale, presto potrete vedere girare la simpatica casetta a due ruote lungo le vostre strade. «Durante i miei studi di architetto e ingegnere all'Università di Bologna ho deciso di mettere in pratica le mie conoscenze e costruire la mia prima casa. A causa dei pochissimi risparmi a disposizione, sono partito da quasi le stesse dimensioni della mia stanza: 9 mq» dice Leonardo.

Ora però quella dell'ingegnere Di Chiara è diventata una piccola sfida «Voglio dimostrare a me stesso e agli altri che, con una forte adesione al riduzionismo, è possibile vivere rispettabilmente in uno spazio così piccolo».

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di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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Le donne del Laos che costruiscono gioielli dalle bombe inesplose

Fate i cucchiai, non fate la guerra

Avreste mai pensato che dalle bombe potesse nascere qualcosa di utile o bello?

Eppure nel lontano Laos, La lok Phengparkdee da quando ha otto anni raccoglie ordigni inesplosi e li trasforma in cucchiai.

A insegnarle il mestiere suo padre, che svolge quest'attività dal 1978. Oggi la ragazza ne ha ventiquattro e continua a produrre posate per aiutare l'economia del suo paese a rimettersi in piedi.

Il Laos infatti è uno dei luoghi più poveri del mondo, dove si vive con meno di 1,25 dollari al giorno. Il terreno è poco coltivabile proprio a causa di decine di milioni di bombe disseminate e inesplose. Dal 1964 al 1973 gli americani ne hanno sganciate più di 270 milioni. Circa una ogni otto minuti.

Dai giardini ai gioielli

Oggi queste armi di distruzione hanno perό una nuova vita e gli usi sono più svariati, dai pilastri per sorreggere le case, ai vasi di fiori per ornare i giardini.

Inoltre anche altre persone come La Iok hanno acquisito una certa manualità nel fare questo lavoro: raccolgono bombe, le disinnescano, poi le mettono a fondere in una fornace costruita in casa riutilizzando il metallo per costruire cucchiai e altri utensili da cucina.

 

 

La Article 22

article22Più o meno la stessa cosa succede con i gioielli. Da tempo infatti la disegnatrice Elisabeth Suda ha scoperto questa particolare abilità della popolazione laotiana, ovvero trasformare gli ordini bellici in altro.

Nel 2008 mentre si trovava nel sud est asiatico ha avuto l’intuizione: perché non creare gioielli dal metallo inesploso?

All’inizio si è dovuta scontrare con lo scetticismo degli abitanti convinti che mai nessuno avrebbe voluto una collana fatta dalle bombe, ma alla fine, con tenacia e convinzione, oggi le creazioni della società Article22 sono una realtà consolidata.

Anche concettualmente infatti, produrre un oggetto prezioso ed elegante è un bel modo di riutilizzare un oggetto prima considerato strumento di morte.

I ricavi che derivano dalla vendita dei gioielli servono non solo a bonificare i terreni ma anche a garantire lavoro e sussistenza ai lavoratori. L'azienda conta tra le sue fila anche testimonial importanti quali Emma Watson.

Una realtà dura alla base ma da cui viene fuori un'idea tanto bella quanto creativa.

 

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di Irene Caltabiano

 


 

 

 

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