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Cuoio? No, funghi. Ecco Muskin, la pelle 100% vegetale

Muskin, borse e scarpe dai funghi

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Ogni giorno si fa un passo verso una moda più etica. Sono tanti infatti i brand che cercano di andare incontro ai nuovi consumatori, per scelte più corrette nel rispetto di ambiente e animali.

Una delle ultime novità è una pelle vegetale adatta per realizzare accessori 100% cruelty free. Si chiama Muskin e viene estratta dal cappello del fungo; lavorata in modo del tutto simile a quella animale, tranne per la concia, consente di ottenere prodotti di simil-pelletteria acquistabili dai vegani.

 

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Un materiale unico nel suo genere, prodotto da un’azienda di Montelupo Fiorentino, la Grado Zero Experience. La pellevegetale è obiettivamente un’alternativa interessante, per chi, per scelta, preferisce acquistare prodotti che non comportino sperimentazioni sugli animali.

Simile alla pelle scamosciata ma più morbida, Muskin è anche atossica e per questo può essere utilizzata per manufatti a stretto contatto con l’epidermide. Inoltre il tessuto è in grado di assorbire l’umidità per poi rilasciarla, senza lasciare che prolifichino batteri.

Le sneakers Nat 2

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La linea di scarpe Nat 2, grazie al tessuto realizzato con i funghi, ha creato le sue sneakers, utilizzando in più un’ ecospugna composta da bottiglie di plastica riciclate, una soletta interna in sughero e la gomma naturale.

L’idea porta la firma della designer berlinese Nina Faber, creatrice del marchio Zvnder  e del materiale prodotto tramite la lavorazione del fungo dell’esca, dalle sfumature particolari.

Un'idea utile ed ecosostenibile, vegan, cruel e chemical free. Cosa chiedere di più?

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di  Irene Caltabiano 

 

 

 

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La spesa? A Leeds la paghi con due ore di tempo

Arginare gli sprechi

muffin-sprecoChe saranno mai una fetta di pane, qualche foglia di insalata e un po' di formaggio? Bene, moltiplicate per almeno cinque miliardi e avrete una stima di quanta roba finisce nei bidoni della spazzatura.

Quanti alimenti buttiamo ogni giorno con noncuranza, magari solo perché hanno superato da poco la data di scadenza?Cibo che potremmo ancora tranquillamente consumare. 

Leggi anche: Rubies in the Rabble, la marmellata di frutta imperfetta

Un’assurdità, considerato che quasi 800 milioni di persone  si trovano a dover fare i conti con la difficoltà o addirittura l’impossibilità di consumare quotidianamente almeno un pasto dignitoso.

Una situazione paradossale che, tuttavia, si sta cercando di affrontare in molti Paesi, inclusa l’Inghilterra.

Pagare con il volontariato

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Siamo a Pudsey, vicino Leeds. Lo chiamano "il magazzino" perché ancora non ha un nome ufficiale ma è un supermercato in piena attività.

Segni particolari? Raccoglie prodotti invenduti, gettati via da negozi, ristoranti e altri esercizi commerciali, da quel momento acquistabili da chiunque con una donazione spontanea in denaro o attività di volontariato.

Si cerca di garantire l'apertura al pubblico sette giorni su sette, in modo da venire incontro alle esigenze di tutti.

Combattere sprechi e povertà

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Il vantaggio di supermercati come il magazzino è duplice: da un lato si limitano gli sprechi alimentari, dal momento che molto cibo è ancora perfettamente commestibile anche se visivamente poco appetibile.

Dall’altro lato, grazie al sistema pay as you feel (paga come ti senti) persone e famiglie con difficoltà economiche possono fare la spesa senza dover spendere nulla.
 
 

Una struttura che, inoltre, favorisce la rete di solidarietà sociale, portando le persone a donare e scambiarsi ciò che hanno, che si tratti di tempo o abilità particolari.

Dal supermercato ai caffè

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Un progetto che fa parte della rete The Real Junk food, movimento globale per abolire il surplus di cibo e ridistribuirlo in modo intelligente e solidale.

Adam Smith, fondatore del network, ha dichiarato in un’intervista al quotidiano The indipendent che l’obiettivo della sua organizzazione è aprire un supermercato simile in ogni Paese del Regno Unito.

Ma The Real Junk food non è l'unica iniziativa di successo.  Ci sono anche i pay as you feel cafè , prima catena di bar in cui servono pietanze prodotte con il cibo salvato dalla spazzatura in ogni città del Regno Unito. 

Oppure Fuel for school, che consegna nelle scuole pane, frutta, verdura e prodotti caseari invenduti in modo da sfamare i bambini che non possono permettersi la mensa.

Il rifiuto di qualcuno è sempre il tesoro di qualcun altro.

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di Irene Caltabiano

 

 

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RepAir, indossare l'amore per l'ambiente

Una maglia che elimina l'inquinamento

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Un taglio semplice e un taschino che nasconde il vero tesoro: Breath, materiale mangia-smog , che purifica l’aria mentre lo indossi.

A realizzare la nuova frontiera del green fashion è Kloters, piccola casa di moda nata tre anni fa nel cuore del capoluogo piemontese. Sin dall’inizio i tre fondatori, i torinesi  Marco Lo Greco e Silvio Perrucca, insieme al ligure Federico Suriasi, si erano posti l’obiettivo di creare indumenti resistenti, che durassero a lungo.

«Volevamo creare un prodotto non solo bello, ma in grado di agire sull’ambiente in modo attivo» racconta Lo Greco, direttore brand e marketing. L’illuminazione è arrivata quando il trio  ha scoperto il  tessuto che rispondeva in pieno alle loro esigenze. «La produttrice Anemotech si è mostrata da subito entusiasta del progetto».

Come funziona

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Una maglietta semplice, unisex, venduta in due colori: bianco e nero.  «La prova più complessa è stata riuscire a realizzare un prodotto valido esteticamente, in grado di competere nel complesso mondo della moda, e che riuscisse a integrare una tecnologia innovativa senza incidere su eleganza, vestibilità e comfort del capo».

RepAir è stata testata dall’Università politecnica delle Marche. Il tessuto è in grado di disgregare e catturare alcune molecole tipiche dell’inquinamento atmosferico, come gli ossidi di azoto.
 

È composta da due strati esterni che combattono batteri, muffe e cattivi odori e uno intermedio trattato a livello nanomolecolare, capace di assorbire e disgregare microparticelle inquinanti.

Sharing ecology

Un materiale finora utilizzato solo per i cartelloni pubblicitari e alcuni oggetti d’arredamento. La startup torinese l’ha invece fatto approdare pure nel mondo della moda.

  Le proiezioni di abbattimento dell'inquinamento per una sola maglietta sono pari all'eliminazione dello smog prodotto da due auto. La t-shirt sarà in vendita da maggio in anteprima su Kickstarter, arrivando nei negozi a giugno.

Chiunque può contribuire a migliorare la qualità dell’aria. E non deve far altro che indossare una maglietta.

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di Irene Caltabiano

 

 

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