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Yape, il pony express del futuro

Yape: Your Autonomus Pony Exspress

yape-1Professione postino? A breve potrebbe diventare una mera illusione. Le consegne a domicilio di lettere e pacchetti d'ora in poi si fanno su due ruote, in modalità 100% elettrica e a guida autonoma.

Yape, che somiglia alla lontana ad Eve del film Pixar Wall-E, è il primo fattorino automatizzato, realizzato interamente in Italia dai laboratori e-Novia, azienda di tecnologia milanese. Un gruppo di ricerche di settanta ingegneri ha realizzato il robottino che promette di rivoluzionare il mondo delle consegne a domicilio urbane.

Completamente elettrico, il vantaggio è poter ridurre di molto l'inquinamento generato dalle emissioni di CO2 dei pony express tradizionali.

Come funziona

yape-9Lungo 60 cm, largo 70 e con un peso di 15, Yape può trasportare fino a 70 kg e viene gestito tramite app dall'utente, che può chiamare il robot sotto casa e affidare il pacco.

Una volta indicato l'indirizzo del destinatario, il fattorino meccanico si muoverà per la città raggiungendo al massimo i 6 km/h se si trova nei marciapiedi o nei vicoli, raggiungendo i 20 km/h se invece si trova su pista ciclabile.

 

Partenza e consegna del pacco sono certificati da un sistema di riconoscimento facciale di credenziali via smartphone che abilita l'apertura del vano solo alle persone autorizzate alla piattaforma.

Yape è inoltre dotato di quattro sensori, che permettono al piccolo robot di vedere fino a 35 metri di distanza, evitando così ostacoli, binari dei tram, marciapiedi. Può inoltre interagire con i sistemi automatici già installati nelle città, come i semafori intelligenti, monitorando così i flussi di traffico e la viabilità nelle piste ciclabili.

Una città sempre più verde

robot-9Si resta in attesa delle normative che dovranno regolarizzare la presenza di questi  piccoli "intrusi" nella vita di tutti i giorni. Il robot è stato presentato i primi di dicembre a Cremona, con grande stupore de i presenti.

«Vogliamo un luogo in cui i flussi di merci trasportati sono resi più razionali, più silenziosi e più rispettosi dei limiti ambientali» spiega Vincenzo Russi, amministratore delegato di e-Novia. «Si punta ad una città in cui i veicoli elettrici intelligenti, in grado di calcolare i percorsi più brevi contribuiscono a ridurre l’impatto generato dalla distribuzione di prodotti in una città con veicoli tradizionali e inefficienti che causano inquinamento e congestione».

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di Irene Caltabiano

 

 
 

 

 

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Una bicicletta che cattura lo smog: l'idea dell'artista Dan Roseegard

Il mondo, dopo l’accordo sul clima di Parigi, è ancora in mano nostra? 

smogIllusi. "Tutto falso, quale accordo? Non c’è surriscaldamento”. Così come tanti di noi cercano di capire come rendere il mondo un posto migliore c’è chi continua a far finta di nulla e a prosciugarne le risorse.

D’altronde, che importa ridurre l’inquinamento, riciclare, utilizzare risorse rinnovabili? La borsa perderebbe colpi e poco importa se a doverne fare le spese è il nostro Pianeta.

Ognuno nel suo piccolo dovrebbe ribellarsi e operare per un fine giusto ed efficace. Città come Milano, Roma, Torino danno il buon esempio? Le persone più intelligenti sì. Ma le istituzioni? Aspettano che lo smog faccia ammalare gli individui per poi chiudere il traffico automobilistico per due giorni. Questo è il paese degli idioti, come diceva Gaber, o “forse solo poco saggio”?

Insomma da un' America velatamente appena descritta ad un’Italia che sta ancora dormendo, ecco che la mia attenzione si sposta in Cina.

Smog free bicycle

smog-free-bycicleNavigando in rete ho scoperto che a Pechino sono state messe a disposizione milioni di biciclette particolari. Non solo utilizzandole eviti di muoverti in auto ma sono in grado di catturare smog, filtrarlo e ridare aria pulita.

Svolta epocale? Non proprio, ma contributo sostanziale. Qualcosa di buono l’essere umano dovrà pure inventarselo dopo tutti gli errori che ha commesso. Mi fa sempre sorridere che da una parte c’è chi si applica mentre da un’altra si chiude il traffico per due giorni…

L’idea…

smog-free-towerAncora una volta ciò che è bello e utile lo dobbiamo ad un artista: l’olandese Daan Roosegaarde. Sviluppando la stessa soluzione “cattura smog” per la Smog free Tower, a Rotterdam, una torre che depura l’aria per poi rimetterla in circolo.

 

Il simbolo

Perché una bici? Ancora prima che metropoli, Pechino è una città dove le due ruote rappresentano un’icona. La missione dell’artista è - tra le tante - un ritorno alla cultura tradizionalista.  Personalmente mi piace interpretarlo come un tornare alla natura e ai suoi mezzi essenziali.

La mia conclusione? Mossi con ignoranza verso un progresso spinto sempre più dal Dio denaro, tocca fermarci, mettere la retromarcia e assumerci la responsabilità delle nostre azioni. La Cina rappresenta un buon esempio. 

L’America dov’è? Sappiamo che è uscita dall’accordo di Parigi e chissà … forse qualcuno potrebbe far ragionare chi di dovere. Tutti, in ogni caso, possiamo fare qualcosa. Con quali mezzi? Attraverso informazione e azioni. È così che, giorno dopo giorno, dal momento che stiamo distruggendo un mondo, abbiamo il diritto e il dovere di ricostruirlo. 

 

Luca Mordenti

 

 

 

 
 

 

 

 

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Lamazuna, l' e-commerce di dentifricio e shampoo solido che ha conquistato l'Europa

Igiene quotidiana

lamazuna-1Vi siete mai soffermati su quanti rifiuti buttiamo nella spazzatura per la toilette quotidiana?Dentifricio, tonico, latte detergente, schiuma da barba. Ognuno contenuto in flaconi di plastica che non fanno altro che aggiungere rifiuti alla nostra, già copiosa, produzione quotidiana.

Creare un packaging più sostenibile non solo è possibile ma necessario. Per questo è nata Lamazuna, linea di prodotti biologici e vegani per bellezza e igiene personale. Obiettivo? Azzerare le confezioni; le poche che rimangono, saranno comunque biodegradabili.

 

Per un pugno di dischetti

dentifricio-solidoLaetitia Van De Walle, trentaduenne francese dallo sguardo limpido e vispo, ha avuto l’illuminazione mentre si stava struccando. «Ogni giorno buttavo almeno 5 dischetti di cotone nella spazzatura. L’idea di partenza è stata quindi la salvietta struccante, sostituita da spugnette in microfibra naturale».

Successivamente sono arrivati prodotti originali come dentifrici solidi formato lecca-lecca  alla cannella, alla menta piperita oppure con salvia e limone, su cui semplicemente strofinare lo spazzolino. Stesso discorso per shampoo, deodorante e creme.

«Mi sono subito resa conto che c’era qualcosa di grosso su cui lavorare. In quel periodo ero già impegnata nel lancio di un’altra impresa, One Night Stamp. Avevo disegnato degli stampini-tattoo con frasi divertenti e accattivanti. Era un mezzo originale per socializzare. Funzionava. Ma niente di paragonabile alla vera utilità di Lamazuna».

Pochi soldi e tanto entusiasmo

Laetitia è partita con un budget personale di 500 euro. Un aiuto di 2000 euro dalla mamma e il progetto ha cominciato a prendere piede. «Ho fatto tutto da sola, sbagliando e imparando. Per questo sono serviti anni per arrivare dove siamo».

Il passaparola è stato fondamentale nella promozione del marchio, grazie anche alla pubblicità spontanea di molte blogger che hanno recensito positivamente i prodotti . «Sono impazzite per le nostre salviettine struccanti, che si possono utilizzare fino a 300 volte e si lavano in lavatrice».

Laetitia, insieme al suo team, promuove il marchio Lamazuna anche on the road, grazie a un vecchio van ristrutturato e assemblato con materiali di recupero.

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Un successo internazionale

laetitiaRisultato?Un volume d’affari di due milioni di euro. « Oggi Lamazuna conta 15 dipendenti, vende su numerose piattaforme online e ha un negozio monomarca a Parigi. È venduto in 19 Paesi, dalla Svizzera agli Emirati Arabi».

 E come bilancio ambientale? «Solo nel mese di luglio in Francia abbiamo evitato 13 milioni di rifiuti. Ad oggi abbiamo supportato 13 ONG, piantato 4000 alberi in Amazzonia, nell’ambito di un progetto internazionale cui aderiamo, e abbiamo utilizzato 3,5 tonnellate di legno riciclato per realizzare il nostro negozio, il magazzino e i mobili dei nostri uffici a Parigi. Come imprenditori siamo responsabili al 100% dei prodotti che esistono sulla Terra, ma soprattutto di ciò che ne rimane nell’ambiente e del danno che procurano».


di Irene Caltabiano

 


 

 

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