I tarì erano anticamente la moneta di scambio del Mediterraneo.
Un nome, una leggenda
Eleganza e tradizione
di Irene Caltabiano
Un tema molto dibattuto in questi ultimi anni. Ma c’è chi, già un decennio fa, si poneva come punto di riferimento per uno stile di vita più eco-sostenibile. Molto prima che bastasse digitare green su un motore di ricerca per ottenere una miriade di informazioni.
Raffaella Caso, genovese di nascita e milanese d'adozione, blogger da 26.000 followers, è autrice di Baby green. Una mamma che ha fatto dell’ amore per la natura il suo marchio distintivo.
Ma Roma non si costruisce certo in un giorno. Anche Raffaella è partita praticamente da zero; dopo la nascita della piccola Carlotta, ha capito l’importanza di trasmettere certi valori. Ha così deciso di condividere sul web la sua esperienza, trasmettendo il verbo ad altri genitori che, magari, volevano accettare la sfida di uno stile di vita familiare più eco-sostenibile.
«Nel 2009 stavo affrontando il periodo dello svezzamento. Cercavo prodotti, servizi, letture, tutto ciò che riguardava un approccio all’infanzia più rispettoso della natura e meno commerciale. Tempo fa la cultura dell'eco-sostenibile era molto meno diffusa. Dopo la fatica fatta per accumulare materiale, quando ancora non c’era il mare magnum di informazioni di oggi, ho deciso di mettere a disposizione di tutti ciò che avevo imparato. Da quel momento Baby green non ha più smesso di crescere. Ed è diventato un lavoro a tempo pieno».
«Lavoravo già sul campo, ma nel settore territoriale. Quando ti nasce un bambino però hai un approccio molto più particolare, maggiormente pratico. Non la classica attenzione al rapporto qualità-prezzo dei prodotti; a questo si aggiunge la sostenibilità di giochi, cibo, esperienze. Una cosa che ci tengo sempre a sottolineare: fare una scelta di questo tipo non è affatto un sacrificio. Avere un approccio green elimina un sacco di fronzoli, riduce tutto all’essenziale».
A questo punto Raffaella ha utilizzato un termine che credo farò ben presto mio: bisogna essere eco-centrici. «Eco-centrismo. Ovvero mettere il benessere dell’ambiente, e di conseguenza il nostro, al centro della propria vita. Una scelta egoistica, nel senso che fa bene anche a noi, nell’immediato, al nostro corpo e alle nostre tasche. Io sono cresciuta negli anni Ottanta, con il boom economico, dove non c’era assolutamente questa concezione».
«È fondamentale. Non è importante trasmettere regole, quanto l’amore reale e profondo per la natura. Abbiamo la fortuna di vivere in un pianeta così bello. I più piccoli percepiscono tale bellezza e la rispettano, molto più della generazione precedente»
«Molti istituti hanno già all’attivo numerosi progetti ed è una cosa positiva. Ma c’è bisogno in primis dell’esempio in famiglia. La mia scelta è stata infatti parlare ai genitori. Se loro per primi non provano amore per l'ambiente, non possono trasmetterlo ai propri figli. Molte mamme e altrettanti papà stanno aprendo gli occhi, crescendo letteralmente insieme a loro».
«Sicuramente le ricette; le famiglie, soprattutto le mamme super impegnate ( come lei :D) amano cucinare cose sane e veloci. Al secondo posto ci sono le attività ludiche da fare con i bambini, poi il riciclo creativo e i suggerimenti per i libri».
«Ne ho tantissimi, il problema è il tempo. Continuerò a occuparmi del blog, variando l’output del sito, facendo sì che cresca ancora di più».
E noi te lo auguriamo, cara Raffaella.
Questo il momento in cui Elena Tioli, 33enne di sangue modenese, sceglie di non entrare mai più in un supermercato.
«Impossibile» è il pensiero comune. Ma la scalata sembra sempre difficile fin quando un buon proposito non diventa reale. E questa giovane donna, che si definisce ex consumatrice inconsapevole, non solo c’è riuscita, ma ha voluto diffondere il verbo tramite il blog Vivi come mangi, al quale è seguita la pubblicazione del libro Vivere senza supermercato.
Tutto partì in quel di Palma di Maiorca. «Camminavo per le corsie del supermercato. A un certo punto mi è caduto l’occhio in uno di quei grandi contenitori frigo per la carne: c’erano dei maialini interi, piccoli, integri, con gli occhi chiusi, sottovuoto. Non mi era mai capitato in Italia di vedere niente del genere» rivela Elena in un’intervista su Il cambiamento.it.
Da lì l’esame di coscienza: quanto le nostre scelte personali influenzano l’intero sistema? È giusto dar sempre la colpa alla società senza nemmeno fare un tentativo di cambiare le cose, partendo da sé stessi e dalle proprie tavole?
Dal giorno in cui Elena si è posta queste domande, ha deciso che era tempo di darsi delle risposte.
Non entrare più in un supermercato (quando tutti sappiamo quanto sia comodo, per questioni di tempo, aver già tutto disponibile e diviso in scaffali) non è una decisione da poco. Si tratta di cambiare totalmente stile di vita e modo di acquistare.
Fondamentale il contatto con il Movimento della decrescita felice di Roma, nelle persone di Lucia Cuffaro e Stefania Rossini, veterane dell’associazione. «Sulla spesa la cosa che più mi ha aiutato è stato il Gas, il Gruppo di acquisto solidale con cui acquisto quasi tutto. Ogni settimana arriva verdura e frutta a km zero. E poi ho riscoperto mercati e negozietti in cui vendono prodotti sfusi».
«All’inizio non è stato facile. Comprando prevalentemente online ho dovuto imparare a fare i conti nel medio-lungo periodo, come conservare gli alimenti, destreggiarmi nell’autoproduzione (questa sconosciuta!) e a tamponare l’emergenza. Se una sera ti capitano amici a cena, come si fa? Per fortuna s’impara in fretta».
La cosa più difficile da sostituire sembrano essere i prodotti per l’igiene e il bagno. Profumati, di mille forme e colori ma in realtà un mix letale di sostanze sintetiche e derivati del petrolio. «Ora faccio tutto con un buon sapone di Aleppo, saponette naturali e deodorante autoprodotti».
Inoltre, i tre veri alleati delle pulizie ecologiche li troviamo comunemente in casa: bicarbonato, aceto e acido citrico, per fare di tutto, dalla pulizia dei sanitari alla cucina.
Da non dimenticare anche il vantaggio in termini economici di una scelta simile. «Un litro di ammorbidente (brillantante o anticalcare) mi costa sui venti centesimi, un deodorante trenta centesimi, il pane per una settimana, fatto in casa con farina integrale e pasta madre, sui due euro».
La decisione di Elena non dipende semplicemente dal fatto di voler ridurre al minimo gli sprechi ma anche dal riscoprire cibi e gusti che prima non considerava. Non è il supermercato in sé da stigmatizzare ma tutto ciò che ci sta dietro: gli imballaggi, i costi di trasporto delle merci, tutta la sistemazione ad hoc dei prodotti per farti acquistare il più possibile.
«Non andarci mi fa stare bene. So da dove arriva quello che mangio e come vengono fatti i prodotti che utilizzo. Mi piace decidere in che tasche far finire i miei soldi, evitando di finanziare multinazionali e, nel mio piccolo, dando una mano a forme di produzione alternativa, più sostenibile e giusta».