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Correre è davvero noioso?

Primavera, periodo dei primi caldi.

 tizio-sul-divanoI fiori sbocciano, l’anima si ridesta e… tutti di corsa al parco. Un luogo dove rinascere, respirare aria nuova e perché no, allenarsi. Quanti di voi lo fanno? Quanti lo vorrebbero fare? Quanti ci hanno provato e poi hanno lasciato perdere?

Spesso quando si decide di correre è perché ci sentiamo fuori forma. L’inverno ci ha reso pigri ed è causa di qualche chilo di troppo che vorremmo eliminare.  Il nostro scopo però richiede troppi sacrifici e pian piano i buoni propositi vengono inghiottiti dal divano. Ammettiamolo, la corsa non è per tutti e andrebbe praticata con passione e consapevolezza. Ci siamo mai interrogati su come rendere questo momento meno noioso e aleatorio? Ecco alcuni utili consigli da tenere a mente.

Informarsi. Cos’è la corsa? Quali sono i suoi benefici? Quanto e quando devo praticarla? Posseggo i requisiti corsafondamentali? Essere curiosi e documentarsi è il primo passo verso la conoscenza e quindi la padronanza di ciò che si andrà a fare. Libri, riviste, consigli medici sono alcuni mezzi necessari per poter affrontare un percorso con convinzione.    

Il giusto programma. Uscire di casa per andare a correre è approssimativo. Occorre avere un obbiettivo ben preciso e seguire una ritmo di lavoro con diversi step da superare. In questo modo ogni volta è una sfida a far di più, migliorarsi e gioire dei propri successi.

Nessuna fretta. Ascolta il tuo corpo.  Le prime volte non sarà facile, è normale essere affaticati, stanchi e con qualche dolore ma come dice il detto: “Se bello vuoi apparire, un poco devi soffrire”. Non occorre perciò pretendere troppo da se stessi. La corsa è uno sport e un hobby davvero benefico ma necessita di regole ben precise.

ragazza-che -correL’ABC. Non partite mai correndo spediti. Iniziate con almeno cinque - dieci minuti di riscaldamento, camminando a passo rapido. Bisogna predisporre l’organismo all’attività fisica, mantenendo una respirazione sempre naturale e mai forzata. Una buona preparazione è l’antidoto giusto a eventuali infortuni e cattivi andamenti.  

Giornata no. Supponiamo che stiate seguendo un programma che richiede un allenamento preciso ma oggi proprio non è aria. Esco o non esco? Questo è il dilemma. Una situazione del tutto normale ma  che va affrontata con la dovuta motivazione. “Corro domani”, è un primo segnale di pigrizia, che mina non solo il lavoro svolto ma forza, determinazione e salute.  La corsa va praticata con continuità. Il miglior motto? Poco e spesso.

Amare se stessi e gli altri. Lo stile di vita è una componente importante e se intraprendi l’attività della corsa vuol dire che stai cercando di far qualcosa di buono per il tuo corpo. Bisogna eliminare fumo, alcol e seguire una dieta sana ed equilibrata. Pratica e costanza scioglieranno stress e tensioni. Il traguardo sarà sempre più vicino.

Incontri. Uscire all’aria aperta è un’occasione non solo per stare a contatto con la natura e migliorare le prestazioni fisiche ma per fare conoscenze, condividere l’attività e perché no, trovare l’anima gemella.

Insomma, che aspetti? Armati di indumenti sportivi, accogli la bella stagione e diventa padrone di te stesso.

 

di Luca Mordenti 

 

 
 
 
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Guerra al delfino o a noi stessi?

Sbuffa, mostra il suo ghigno, si avvicina alla barca furtivamente.

pesca-notturnaSembra la descrizione di un mostro marino e probabilmente per i pescatori delle isole Eolie la minaccia è equiparabile. Creature che, ogni giorno, si mangiano tutto il pesce lasciandoli a mani, pancia e portafogli vuoti. Chi l’avrebbe mai detto che uno degli animali più intelligenti del mondo potesse rappresentare un tale problema?

I delfini si avvicinano sempre più alle barche consumando soprattutto totani. Da una media di venticinque chili giornalieri si è passati a meno di tre, mettendo in crisi il sostentamento intere famiglie. Il fatturato infatti è sceso del 70%I cetacei sono più di un centinaio: alcuni si aggirano sotto la costa e si cibano di pesce, altri stanno più lontani ma influiscono in ogni caso sul buon esito del lavoro.

Ogni notte i pescatori escono con le loro imbarcazioni di cinque metri, a circa dodici miglia dalla costa, e vengono assaliti da delfinobranchi di delfini; gli animali hanno imparato a riconoscere le vibrazioni dei motori, associandole alla presenza di cibo; affamati, bucano persino le reti e si cibano di ciò che è già stato precedentemente raccolto. «Prima portavamo a casa circa duemila euro al mese, adesso spesso torniamo al porto senza nemmeno aver incassato le spese per il carburante» racconta chi ha sempre fatto della vita in mare aperto il suo lavoro.

I pescatori sono stremati ma una soluzione si intravede: si chiama Pingers, costa circa 700 euro ed è un dissimulatore acustico che, posizionato sulle imbarcazioni da pesca, allontana gli animali. Verrà testato su alcune barche da maggio. «Non è ancora sicuro che funzionino, anche perché i delfini potrebbero abituarsi al suono e ritornare ad attaccare le barche» afferma la biologa Monica Blasi della Filicudi Wildlife foundation.  I delfini infatti sono fra gli animali più intelligenti che esistono e agiscono in branco per essere più forti.

Qual è il vero problema?

pescatoriSiamo sicuri che la colpa sia dei delfini? O è l’uso selvaggio delle risorse ittiche che si sta facendo a monte a determinare tale situazione? I cetacei infatti si avvicinano alla costa perché non trovano cibo in alto mare. La pesca intensiva sta lasciando a bocca asciutta uomini e animali, stravolgendo interi ecosistemi. « I nostri mari sono malati» afferma il pescatore Gaetano Giuffrè «e la pesca ne sta risentendo molto».

«Noi non vogliamo uccidere i delfini, né pensiamo di farli emigrare. Ma non possiamo neanche rassegnarci all’idea che il delfino diventi più importante dell’uomo. Quindi, siamo pronti a qualsiasi soluzione rispettosa dell’ambiente, purché funzioni anche per la pesca e ci tiri fuori dal disastro attuale, magari facendoci sognare un modello utile per tutta l’Italia».

La Sicilia potrebbe per la prima volta rappresentare un apripista nella risoluzione di problemi simili, ponendo le basi per una buona convivenza degli ecosistemi, senza danneggiare né la fauna marina nè l'attività economica.

Tutto sommato, da una difficoltà iniziale, potrebbe nascere qualcosa di buono.

 

di Irene Caltabiano

 

 

 
 
 

 

 

 

 

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Alwick garden: quattordici ettari di veleno

Pace dei sensi, spiritualità, conforto …

Occuparsi del giardino è un’occasione per guardare dentro noi stessi, un momento di contemplazione e meditazione. Ci sentiamo un tutt’uno con la terra e diventiamo consapevoli della forza della natura. Studi scientifici dimostrano che dedicarsi alle piante accresce l’autostima, abbassa i livelli d’ansia e allontana la depressione.

Vale per tutti i tipi di giardino?

“Queste piante possono anche uccidere”. Questa la scritta che si trova all’ingresso dell’Alwick Garden, in Inghilterra, il giardino più velenoso del pianeta, con estensione di ben quattordici ettari.  Punto di attrazione su scala mondiale, vanta più di mezzo milione di visitatori l’anno ed è considerato il luogo più tossico e intrigante del mondo. Grazie anche alla magnificenza del suo castello, l’ambiente è stato utilizzato per girare alcune scene di Harry Potter.

La strega. Potrebbe essere un ottimo soprannome per chi ha fatto del proprio giardino un posto seducente e dallo spirito mortale. Ma invece no, il suo nome è Jane Percy, duchessa di Northmberland.

Le piante. Si possono trovare specie esotiche ma anche più comuni. Chi direbbe mai che dietro la bellezza del narciso  si nasconde un potente narcotico? Oppure che l’oleandro contiene parti tossiche? Cinque foglie ingerite bastano per provocare la morte mentre una minore quantità causa nausea, vomito e alterazioni del ritmo cardiaco. La rosa di Natale invece, utilizzata nel medioevo, cela un potente veleno che causa il decesso per arresto cardiaco. La stella di Natale contiene un lattice irritante per la pelle e, se ingoiata, è altamente velenosa. La Peonia fin dall’antichità è motivo di numerosi aborti. Infine, cosa si nasconde nel mughetto e nelle foglie di ortensia? Un alto numero di tossine, dannose per l'uomo a livello cardiologico.

Da Socrate a oggi. Una pianta velenosa non è da considerarsi necessariamente pericolosa. Già i greci ne conoscevano le proprietà medicinali, constatando che da essa si ottengono anche rimedi benefici. È  la dose utilizzata a fare la differenza nell'effetto tossico. Socrate lo sapeva bene, tanto da porre fine alla sua vita con la cicuta, pianta che gli causò una paralisi respiratoria. Con il passare dei secoli la conoscenza di queste piante è andata arricchendosi, introducendo per la prima volta tra fine Ottocento e inizi Novecento il termine fitoterapia, ovvero medicina vegetale. Una pratica utilizzata tutt’ora: basti pensare alle numerose erboristerie presenti.

Insomma, oltrepassare quel cancello e trovarsi accanto alle piante più tossiche del pianeta è un viaggio inquietante in mezzo a un mondo che vale la pena conoscere.

di Luca Mordenti

 

 

 
 
 
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