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Più libri che persone: Hye on Wye è il paradiso dei bibliomani

Un piccolo villaggio a un’ora da Cardiff, al confine con la contea inglese di Herefordshire, Galles. 

hay-on-wyeUn paese che ha fatto della lettura la sua fortuna, tanto da esser stata definita" la Woodstock dei libri"; 1400 abitanti per 40 librerie. In pratica più tomi che persone.

Era il lontano 1961 quando il signor Richard Booth aprì una piccola libreria all’interno di una ex caserma dei pompieri. Ciò che non sapeva è che sarebbe diventata il più grande punto vendita di libri di seconda mano d’Europa, grazie a una trovata dello stesso Booth. Il bibliomane si autoproclama "re del Principato autonomo di Hye on Wye", attirando l'attenzione di molte testate.

Un sovrano che trova il pieno appoggio dei suoi sudditi. Nel paesino britannico è possibile acquistare o prendere libri usati praticamente ovunque, ma soprattutto senza stare in coda. Anche di fronte al castello dove Booth stabilì la sua dimora c'è un distributore in cui è sufficiente inserire una sterlina per un libro con copertina rigida e cinquanta cent per gli altri. Il meccanismo ha finora funzionato grazie a rispetto e civiltà di visitatori e cittadini.

Grazie a una tale disponibilità di materiale non mancano le librerie tematiche, da quella specializzata nei volumi per bambini, a hay-on-wye-2quella per gli amanti della cucina, della poesia o del crime. Il vero fiore all’occhiello è però la Richard Booth’s Bookshop, tre piani con inclusi sala lettura, bar e cinema.

Hye on Wye ha raggiunto una tale fama da diventare sede dell’Hay Festival, manifestazione patrocinata dal quotidiano The Guardian, che richiama migliaia di scrittori, poeti, musicisti, artisti e appassionati ogni parte del mondo. Una località che è altrettanto piacevole da visitare anche per la presenza di luoghi di importanza storica come le abbazie cistercensi di Tintern Abbey e Llanthony Priory e il Reaglan Castle.

Non credo che ci saranno pochi abitanti ancora per molto. 

 

di Irene Caltabiano

 

 
 
 
 
 
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Salvate il dugongo, antenato della sirena

«Che ce frega dei dugonghi» direte voi.

rainbow-warriorMiglia e miglia lontani da noi, nientepopodimeno che dall’altra parte del mondo, nella piccola baia di Henoko, in Giappone. Ma in quel piccolo angolo del globo non sono solo loro ad essere rimasti in pochi. L’avanzata militare sta annientando altre 5300 specie dell'eden tropicale. Gli Usa, proprietari dell’arcipelago fino a qualche anno fa, dopo aver tentato di costruire una base militare, hanno cercato di allargare quella esistente con due piste di atterraggio.Sui coralli.

Pare però che non sia tutto regolare. Lo scorso 19 ottobre il quotidiano Asahi Shimbun ha rivelato che tre membri della commissione avrebbero ricevuto un totale di undici milioni di yen da soggetti interessati all’affare. La Rainbow Warrior, nave di Greenpeace, ha tentato di approdare sul posto ma il governo giapponese glielo ha impedito. Ovviamente non hanno tardato ad arrivare le proteste dei cittadini, messe a tacere nonostante l’80% della popolazione di Okinawa si opponga all'operazione, 

Tante le specie non solo protette ma minacciate di estinzione. dugongoI dugonghi sono rimasti solo in  dodici esemplari. Animali oltremodo pacifici e vegeteriani (si nutrono della jangusa, una specie di alga che in giapponese significa appunto erba dei dugonghi) possono vivere oltre i settant'anni. Pensate che sono gli animali a cui è ispirata la figura mitologica della sirena, dalla loro abitudine di allattare al seno. Accanto a loro anche tartarughe caretta, embricata e verde, tre specie altrettanto a rischio.

Gli abitanti di Okinawa stanno tentando invano di fermare questo abuso di potere. Operazione dannosa per l’ambiente, i cittadini e la fauna che verrebbe, ancora una volta, schiacciata dal cemento e dalle logiche economiche.

 

 

di Irene Caltabiano

 

 
 
 
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Da hippie ad elettrico: arriva il nuovo furgoncino Volkswagen

Il furgoncino Volkswagen non è un veicolo ma uno status symbol.

furgoncino1Non solo evoca l’era degli hippie e del flower power, ma è anche sinonimo di libertà, di viaggio in compagnia, di lunghi percorsi on the road. Sembrava che il mitico pulmino fosse destinato a uscire fuori produzione, dal momento che gli ultimi esemplari erano stati realizzati in Brasile nel 2013. Invece la fenice rinasce dalle sue ceneri inquinanti facendosi elettrico.

Zero emissioni per il modello storico che ha imboccato la strada della mobilità sostenibile. Il minivan si alimenterà esclusivamente con energia green e si trasformerà persino in salotto o stanza da letto, con una capienza di circa otto persone. 

Leggi anche: Marina Piro, trasformare il furgone in una casa e girare il mondo

L’erede di Bulli, ribattezzato Buzz dal ronzio tipico delle auto elettriche e dall'eco (buzz in inglese significa anche scalpore) sollevato dal progetto, è solo il primo esemplare di un progetto che riguarda l’intera azienda. Il costruttore tedesco mira, entro il 2025, a produrre trenta modelli alimentati da energia pulita e almeno un milione di veicoli a batteria. Una nuova collezione che farà il suo esordio al salone dell’auto di Detroit.

Il furgoncino componibile

Buzz, una volta attivata la guida autonoma, può ruotare i sedili anteriori di centottanta gradi, trasformando il vano bagagli in un furgoncino2mini salottino o in zona letto. Il volante è corredato di una serie di comandi touch, tra cui l’autopilota, a tutto vantaggio della libertà di movimento. Stile retrò per una tecnologia tutt’altro che antiquata: riconoscimento automatico del conducente e possibilità di adattare il veicolo in base alle necessità di chi lo guida. Il furgoncino 2.0 si avvale persino di un display in realtà aumentata . I due motori a zero emissioni donano infine una potenza complessiva di 370 cv. Le batterie sono ricaricabili all’80%  nel giro di trenta minuti e permettono un’ autonomia di circa 600 km. Velocità? Buzz passa da 0 a 96 km/ h in cinque secondi.

Anche nel 2017 si può essere figli dei fiori. 

 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 
 
 
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