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Frightened, il documentario che spiega quanto male facciamo al mare

Scarpe, vestiti, elettrodomestici.

frightened1Il 90% di ciò che possediamo viene portato nelle nostre case via nave. Ma qual è il prezzo in termini ambientali dei trasporti in mezzo all’oceano?  Frightened-the real price of shipping, documentario di Daniel Delestrac vuole far luce esattamente su questo. La chiamano sea blindess, ovvero cecità di fronte a un fenomeno tanto sottovalutato quanto pericoloso.

Perché la maggioranza dei trasporti avviene via mare

Costi bassi, maggiori consumi e scarsa qualità dei prodotti. La classica regola che muove il panorama economico mondiale. Una merce prodotta dall’altra parte del mondo continua ad essere, in  termini di spese, meno impegnativa di un prodotto a filiera corta. Una parte di un elettrodomestico viene montata in Cina e l’altra in India, così da aumentare il  chilometraggio a prodotto finito. Chi ne fa le spese è il singolo cittadino, non certo chi manovra le operazioni ai vertici.

Il trasporto marittimo è responsabile del 2,5 % del totale di emissioni di gas serra, in particolare quelle di zolfo, sulle quali frightened2solo adesso è stato stabilito un limite giornaliero. Il problema è anche la qualità del carburante. Dal momento che al giorno se ne bruciano almeno 200 tonnellate, non si può certo pensare di usarne una tipologia pregiata.

Il problema non riguarda solo i combustibili fossili. In pochi sapranno infatti cos’è la ballast water, il carico d' acqua che le navi devono portare fino a destinazione per mantenere l’equilibrio di navigazione. Se ne preleva una determinata quantità dal luogo di partenza e si rilascia all’arrivo. C’è il rischio però, una volta giunti a meta, di liberare specie estranee che potrebbero alterare gli ecosistemi marini. Per non parlare dell’inquinamento acustico che le grosse imbarcazioni rilasciano in acqua, dannoso per le specie animali. O i rifiuti tossici che ogni anno, causa incidenti, inquinano gli oceani.

Ulteriore elemento da considerare è il sistema marittimo di ciascuna nazione. In alcuni Paesi le regole sono più blande,sia riguardo a sistemi di sicurezza che manutenzione delle navi per terminare con la trasparenza delle società. Sistema che si è cercato di contrastare dando maggior potere alla gestione dei porti (con scarso successo).

Cosa fare?

frightened3Qualche tempo fa avevamo parlato delle precarie condizioni degli impiegati sulle grandi imbarcazioni. L’Organizzazione Internazionale del lavoro cerca di stabilire standard minimi, regole globali per la protezione del diritto dei lavoratori ma non sempre è facile far sì che vengano rispettate.

Non dobbiamo aspettarci che siano solo i governi a mettere a posto le cose. Si può fare qualcosa anche lato consumatori, come comprare meno e meglio, esigendo le giuste informazioni. L'industria marittima sta già pensando ad aggiungere un dato in più sulle confezioni: il chilometraggio. In base al percorso effettuato dal prodotto sarà possibile intuirne l' influenza su costi economici e ambientali a livello mondiale.

 È necessario navigare in acque più migliori se teniamo davvero alla salute del nostro pianeta.

 

di Irene Caltabiano

 

 
 
 
 
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I bambini di Ostia hanno un maestro speciale: il mare

Uomo libero, amerai sempre il mare: è il tuo specchio (C. Baudelaire)

È forse il valore della libertà che Sabina Bello e Danilo Casertano, inventori del primo asilo del mare, vogliono insegnare ai loro piccoli seguaci?

Avevamo già parlato dell’associazione Manes di Ostia e della sua  scuola primaria in mezzo al bosco. Ma la natura va abbracciata in tutte le sue forme e quindi ecco bambini che corrono in spiaggia, giocano accompagnati dalle urla dei gabbiani, si bagnano i piedi tra le onde. E non solo ad Agosto, ma tutto l’anno.

Tutti conosciamo i benefici del tempo passato all’aria aperta. Allora perché non imparare da Madre Natura, che è da sempre la miglior insegnante? In collaborazione con la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e l’Istituto comprensivo Amendola- Guttuso, i due insegnanti eco-friendly, dopo alberi e piante, sviluppano il rapporto dei più piccoli con l’acqua.

Outdoor education, sempre più diffusa anche in Italia

L'insegnamento all'aria aperta (outdoor education) in Germania è ormai realtà consolidata, ma anche alcune città nostrane non sono da meno. Il Comune di Bologna sta portando avanti un progetto triennale rivolto ad asili e scuole elementari basato sulll’utilizzo dell’ambiente esterno come spazio privilegiato. Apprendere fuori dalle quattro mura di un’aula aumenta il senso di rispetto per l’ambiente e permette ai bambini di usare diverse forme di espressione. Non solo potenziare capacità linguistiche o matematiche, ma anche motorie, sociali, espressive e creative.

Sembrava assurdo che ad Ostia, dopo l’asilo nei boschi, non ce ne fosse uno dedicato ad una delle sue principali attrazioni: il mare. Infatti è il primo asilo sulla spiaggia non solo in Europa ma anche a livello mondiale. Un istituzione pubblica aperta a tutti anche grazie alla concessione dell’istituto Guttuso di alcune aule per le poche ore di lezione in aula. E la Lipu? I bambini potranno spendere una parte del tempo all’interno dell’oasi, seguire le attività dei responsabili e partecipare alla liberazione di un animale selvatico dopo essere stato curato.

È importante che realtà come l’asilo sul mare nascano ad Ostia, periferia romana tristemente famosa per la diffusa microcriminalità. Un modello all’avanguardia che potrebbe risollevare le sorti del paese e metterlo sotto una nuova luce, anche internazionale.

D’altronde il mare è da sempre un  grande maestro: insegna a guardare la terra da un altro punto di vista. 

 
 
 

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Marina Piro:come trasformare il furgone in una casa e girare il mondo

Si può mettere un’intera vita in un furgoncino?

marina-piro-formica-argentinaÈ ciò che ha fatto Marina Piro, quando, a venticinque anni, decide che non è più tempo di star ferma. Non tanto perché insoddisfatta della sua vita, quanto per condurre una quotidianità basata sull’essenziale, lontana da consumismo e materialismo. Così si convince a partire e girare il mondo. Unica compagnia? Il cane Odie e Pam, una Renault Kangoo cinque porte che è diventata la sua piccola casa itinerante.

Zero esperienza e appena cinquecento dollari 

Per trasformare il furgoncino in una tiny house ( come Ecocapsule e Wikkelhouse) con tanto di letto, angolo cottura, luci a led e pavimento di legno. Poi ha raccolto la sua storia nel blog Pamthevan, mini-guida per chiunque volesse imitarla e rimboccarsi le maniche. C’è tutto: da come inserire il parquet a come isolare termicamente il veicolo fino alla legislazione nei diversi Paesi europei per viaggiare con il proprio cane

 

Il blog è in inglese

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Dal momento che Marina, prima di partire, viveva a Londra. Durante i suoi viaggi va in cerca di occupazioni occasionali o comunque lavora da remoto. Spera che la sua storia sia da esempio alle molte donne che non hanno il coraggio di mollare tutto e partire. Rigorosamente da sole. 

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L’impavida ragazza

 Infatti ha dovuti fare i conti con il pregiudizio di molti. «Molti hanno messo in dubbio il fatto che fossi stata io a trasformare il furgone in una casa o ancora mi danno dell’incosciente perché secondo loro viaggio da sola mettendo in pericolo la mia vita. Io sono dell’opinione che se un uomo può farlo perché non dovrebbe farlo anche una donna?».

 

 

di Irene Caltabiano

 

 
 

 

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