L’appuntamento è a fine mercato, quando i commercianti stanno per chiudere le saracinesche.
Un paio di ragazze si avvicinano e chiedono frutta e verdura rimasta invenduta. Poi la portano in un punto preciso, la dividono in cassette e la lasciano a disposizione di chi ne ha bisogno. Questo il mondo di Recup, realtà quotidiana di Rebecca Zaccarini, grintosa venticinquenne che da sempre odia gli sprechi.
L’ispirazione? L’Erasmus a Lille, dove attorno al mercato di Wazemmes si muovono molti progetti sociali e solidali. Perché allora non sviluppare qualcosa di simile anche nel cuore di Milano, alle bancarelle di Viale Papiniano?
Rebecca comincia ad aggirarsi tra gli espositori a fare un po’ di domande e nota che, a fine giornata, molti italiani, stranieri e anziani frugano nelle pattumiere per recuperare qualcosa da mettere sotto i denti. « All’inizio anche loro ci guardavano con diffidenza e volevano fare da soli. Oggi, a distanza di due anni, fanno parte di Recup: sono i nostri aiutanti. Insieme andiamo dai commercianti e dividiamo tutto quanto. Ce n’è sempre per tutti ».
Palazzi sempre più alti e futuristici, che svettano oltre le nuvole.
Se fino ad ora i grattacieli avevano un fine prettamente estetico, l’azienda statunitense Arconic vuole dare a queste imponenti strutture un valore aggiunto.
In cantiere il progetto del primo grattacielo depuratore, costruito con materiali in gradi di fagocitare lo smog. La tecnologia, nata dalla mente dell’ingegnere Sherri McCleary, si chiama Ecoclean e consiste in una lamina che permette di purificare l’aria circostante. Già brevettata nel 2011, ha fatto registrare diversi benefici e una reale riduzione degli inquinanti. L’inaugurazione della struttura si stima avverrà nel 2062.
Come funziona
Il potere green di EcoClean si sprigiona grazie al mix di luce e vapore acqueo. Questi elementi, mescolati chimicamente, producono i radicali liberi, fondamentali per ridurre lo smog. Ulteriore tocco futuristico? L’utilizzo di stampanti 3D per rendere più rapida la costruzione e balconate esterne che si ritirano dentro la struttura. Il progetto fa parte di una precisa volontà dell’azienda di cominciare a puntare sull’eco-sostenibile migliorando le condizioni ambientali.
Una professione che unisce l’amore per la gastronomia e uno stipendio notevole?
Non sottovalutate il potenziale dell’assaggiatore d’olio, un lavoro che sembra facile ma in realtà necessita di impegno, corsi e attestati adeguati. Una mansione che, se svolta ad alti livelli, può far guadagnare fino a 4000 euro al mese.
Come scegliere un buon corso
Il processo per diventare assaggiatori non è per nulla scontato. Si deve infatti far attenzione ai corsi che rilasciano attestati riconosciuti dall’Unione europea. Il documento, insieme ad un’attività certificata di almeno venti sedute d’assaggio, costituisce requisito fondamentale per l’iscrizione all’Elenco Nazionale dei tecnici ed Esperti degli Oli d’Oliva extravergini e vergini.
I corsi vengono portati avanti da diverse associazioni, basta decidere a che punto si vuole arrivare. La formazione passa infatti dal livello amatoriale a quello altamente professionalizzante. La formazione per i professionisti dura generalmente trentacinque ore e deve essere accompagnati da apposite sessioni sensoriali.
I migliori corsi sono organizzati da queste associazioni:
•Onaoo – Organizzazione Nazionale Assaggiatori Olio di Oliva: è la più antica scuola d’assaggio al mondo. Quota di iscrizione: da € 1.200,00 a € 1.464,00 (tasse incluse)
•Olea – Organizzazione Laboratorio Esperti e Assaggiatori: tra 150 a 250 euro comprensivo di materiale didattico. Quota associativa 40 euro.
•Anapoo-Associazione nazionale assaggiatori professionisti olio di oliva: i membri tengono corsi organizzati dalle varie Camere di Commercio, spesso cofinanziati e quindi gratuiti.
•Consorzio Olivicolo Italiano: corso cofinanziato dal Mipaaf. Il costo di partecipazione è di 150 euro, Iva compresa.
Quali sono le figure richieste?
Chi veramente vuole intraprendere questa carriera può trovare lavoro nei frantoi, nelle grandi cooperative o nella stessa industria confezionatrice. Il ruolo più ambito è quello di assaggiatore e selezionatore di un’azienda italiana o straniera, anche se di frequente si diventa consulenti esterni. Nella ristorazione, ad esempio, è sempre più richiesta una persona che sappia distinguere l’olio migliore da abbinare a differenti piatti.
Accanto all’assaggiatore professionista stanno nascendo figure parallele: ad esempio il sommelier d’olio, esperto in grado di comunicare le virtù del prodotto, consigliarne utilizzi e abbinamenti e creare per gli chef la carta degli oli. In questo caso i corsi hanno costi un po’ minori (450 euro) ma è previsto comunque un diploma alla Fondazione Italiana sommelier, nata nel 2004.
Possibilità di lavoro anche all’estero
Il valore aggiunto di svolgere un corso simile è la possibilità di trovare un'occupazione anche fuori dall'Italia. L’Onaoo ha organizzato un corso professionale di tre anni a cui hanno partecipato studenti da tutto il mondo (Giappone, Brasile, Stati Uniti). Una storia di successo è quella di Himeyo Nagatomo, giapponese con alle spalle un corso di assaggiatrice d’olio a Perugia. Oggi è presidente di Joota, azienda di diffusione informativa su usi e proprietà del nettare d'oliva, prodotto sempre più in crescita anche nella cucina giapponese.
Abbiamo così tante eccellenze gastronomiche...perché non diventarne ambasciatori in prima persona?