Aggiungi valore alla natura ☢

Il futuro è qui! Nasce la seta che conduce l'elettricità

La seta è un bene di lusso. Ma che succede se, giocando al piccolo chimico, si crea un tessuto dal valore ancora maggiore? 

 La Tsinghua University di Pechino ha messo in atto un procedimento alquanto innovativo: un tessuto che, grazie ad accurate modifiche, riesce a trasmettere l’elettricità. Una fibra introvabile in natura, interamente prodotta in laboratorio grazie al cambiamento della dieta dei bachi. Normalmente gli animali consumano foglie di gelso, producendo seta da due ghiandole, collocate parallelamente all’interno del corpo. Il baco la estrude grazie a due aperture ai lati della bocca: la bava, a contatto con l'aria, si solidifica e il movimento ad otto della testa la dispone in strati, formando un bozzolo di seta grezza (costituito da un singolo filo continuo di lunghezza fra i 300 e i 900 metri)

Gli scienziati hanno perciò imbevuto le  foglie di gelso in un composto consistente per lo 0,2%  di nanotubi in carbonio e grafene.«Trattare seta già filata avrebbe richiesto di sciogliere i nanomateriali in solventi chimici tossici e applicarli successivamente. Un procedimento complesso e poco eco-friendly» dichiarano gli studiosi. Cambiare il prodotto a monte, partendo direttamente dalla “materia prima”.

Il passo successivo prevede capire quanto grafene sia stato metabolizzato dalle larve e quanta parte espulso. Ma la struttura del tessuto ha comunque mostrato caratteristiche  incoraggianti. Una notizia molto allettante per chi produce abbigliamento, che potrebbe avere ampi risvolti in campo wereable e medico. 

 

di Irene Caltabiano

 

 
 
 
 
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Che ci fa un palazzo ghiacciato nel centro di Milano?

Elsa di Frozen o Big Foot?

I milanesi che stamattina sono scesi alla fermata della metropolitana Moscova hanno avvertito…un brivido lungo la schiena. Il palazzo del locale Radetzky, a Largo Foppa, appariva con una parete completamente ghiacciata, con tanto di stalattiti. I cittadini, stupefatti, hanno cominciato a fare le ipotesi più bislacche: la più quotata era che qualche super manager, magari in viaggio di lavoro da agosto, avesse dimenticato il condizionatore acceso.

Una visione irreale, resa ancora più verosimile dai (finti) vigili del fuoco. Solo oggi è stato svelato l’arcano. In pochi infatti avevano nasato lo zampino della M&C Saatchi, agenzia pubblicitaria specializzata in questo genere di operazioni. L'azienda milanese non è certo nuova all’ambient marketing. Chi ricorda il Cristo di Rio De Janeiro a Napoli, per Fastweb? E l’impressionante emersione del sottomarino in via dei Mercanti, per le assicurazioni Genertel?

Stavolta la trovata è legata alla campagna #odiamo gli sprechi, di E.on, società di vendita di energia elettrica e gas. L’esperimento del "palazzo d'inverno" non è che la punta dell’iceberg di una serie di spot legati alla promozione di #odiamoglisprechi. E.on parte infatti dalla similitudine tra energia elettrica e umana con lo slogan: “Quando sprechi energia, non stai sprecando solo energia, sprechi anche il tuo tempo, la tua passione, il tuo talento, la tua fantasia”.

Un invito a dosare bene le proprie forze, senza impiegarle in attività inutili. E.on tra i suoi servizi propone un check up energetico completo, online, per scoprire dove si nascondono le maggiori fonti di spreco casalingo. Con questa formula la società vuole portare il tetto dei propri clienti a un milione e aprire una nuova era di consumo responsabile.

Inoltre, se il consumatore opta per una fonte di energia eco-sostenibile, E.on ammortizza il costo dell’installazione, garantendo una netta riduzione di costi e consumi entro otto anni. Non è un caso che il palazzo di Largo Foppa sia stato congelato proprio il 13 dicembre, giornata della lotta agli sprechi. Già il fatto che siamo stati capaci di credere che un edificio si potesse ghiacciare causa condizionatore la dice lunga sulle nostre abitudini. Ciascuno può fare la propria parte, con piccoli accorgimenti.

L'impegno per l'ambiente non va...congelato. 

 

di Irene Caltabiano

 
 
 
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Le pellicce? Roba da primitivi!

Cosa caratterizza un bravo pubblicitario?

Probabilmente la capacità di trattare un argomento diffuso da un punto di vista originale. Le campagne contro le pellicce hanno sempre mostrato immagini cruente, di animali tristi, in gabbia, o peggio, dopo esser stati scuoiati. Tutte condivisibili e d'impatto per carità, ma viste e riviste.  Così tanto che il pubblico è diventato impermeabile a certe foto.

La  Lituania, a causa del clima freddo, vende ancora molte pellicce; ogni anno vengono infatti uccisi oltre due milioni di animali per confezionare indumenti. Da qualche giorno però a Vilnius sono comparsi cartelloni che recitano:“ Sfoggiare pellicce vere è una scelta datata e fuori moda”. Testimonial? Un’affascinante, biondissima, donna primitiva.

I poster sono stati realizzati da Tušti narvai (Gabbie aperte), associazione in difesa degli animali. Immagini che stimolano il pensiero laterale, cartelloni che si allontanano dal banale, sottolineando che coprirsi dal freddo con pelle di animali. La campagna sembra aver fatto centro: è stata infatti registrata una diminuizione della vendita di abiti con inserti in pelliccia e, da sondaggio, l’opinione negativa nei confronti del commercio di pelle animale è passata da 58 a 67%.  

Forse non sono le persone indifferenti a certi temi. Bisogna semplicemente trovare la chiave giusta. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

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