L’altra faccia di agi e comfort che caratterizzano gli alberghi è lo spreco
Quanti di noi ci hanno mai pensato, durante o dopo la permanenza in una struttura da due, tre o quattro stelle? È un fatto: se qualcosa viene offerto gratuitamente, sembra quasi inevitabile farne un uso disinvolto; l’abbondanza implica l’oscillazione tra due poli altrettanto pericolosi: egoismo e disattenzione.
Quello che contribuisce all’igiene personale non è mai inutile
Clean the World è una startup di Orlando (Florida, Usa) che destina sapone riciclato ai Paesi caratterizzati da un alto tasso di mortalità infantile per malattie respiratorie e intestinali. Tale ridistribuzione virtuosa è resa possibile dalla collaborazione con oltre 5mila alberghi e resort, che donano ciò che i clienti hanno parzialmente utilizzato.
“Ricicliamo oggetti destinati all’igiene personale all’interno delle nostre strutture di Orlando, Las Vegas e Hong Kong. Ci occupiamo inoltre della successiva distribuzione attraverso le organizzazioni non-profit con cui collaboriamo”. Così Shawn Seipler, CEO di Clean the World. “Donare saponette alle famiglie che non possono permettersi il lusso di comprarle è fondamentale per diffondere il concetto di pulizia personale sin dai primi anni di età. Si creano così i presupposti per una vita diversa”.
L’Unicef ha stimato che ogni anno un milione e mezzo di bambini muore di dissenteria. Abitudini apparentemente banali, come lavarsi le mani, fanno la differenza, in quanto praticamente dimezzano la probabilità di contrarre la malattia; curare l’igiene personale consente di prevenire anche la polmonite.
Clean the World, startup non-profit “per caso”
Chi sceglie un hotel per viaggiare dà la priorità a relax e comodità. Insomma, non vuole solo scoprire posti nuovi, ma anche farsi un po’ coccolare. Viziare i clienti, però, significa buttare via ogni giorno circa cinque milioni di saponette utilizzate solo in parte. Negli Stati Uniti si calcola che le strutture turistiche producano annualmente 200 milioni di tonnellate di rifiuti solidi.
Numeri, questi, che hanno spinto Shawn Seipler e Paul Till a fondare nel 2009 Clean the World con l’intento di inserirsi nel mercato sfruttando “l’onda” green. Inizialmente, quindi, non pensavano che avrebbero operato nel non-profit. A oggi la startup ha distribuito quasi 50 milioni di saponette a 10 milioni di persone dislocate in circa 130 Paesi.
Viviamo in un’epoca in cui la finanza gioca un ruolo di primo piano, condizionando la politica e il destino dei popoli. Spesso questi ultimi fanno le spese di decisioni miopi, se non addirittura “drogate” dalla fame di potere e denaro delle lobby. Probabilmente il risvolto imprevisto della questione è rappresentato dal bisogno crescente di organizzazioni non-profit che si occupino delle lacune e delle diseguaglianze createsi.
Finanza e politica sempre più lontane dalla realtà ci “obbligano” a riscoprire empatia e solidarietà? La storia di Clean the World fa ben sperare.
Quando le cose non mi divertono, mi ammalo (H.B.)
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