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Dell'anguria non si butta via niente

Anguria, la regina dell’estate.
 

Chi non ha mai trovato refrigerio in una bella fetta di dissetante cocomero? Prima di addentarla però, che noia togliere tutti quei semini! Se non siete schizzinosi e non vi va proprio di scavare la polpa come minatori, potrete comunque godervi la vostra frutta in tranquillità. I semini infatti non solo non sono dannosi, ma possono tramutarsi in veri e propri integratori alimentari.

Le “goccioline nere” sono ottimi antiossidanti, fonte di fibre  e proteine. Un apporto che consente di ridurre l’impatto glicemico della polpa zuccherina e concederci una fettina in più a fine pasto. Contengono inoltre grassi poli-insaturi, utili per tenere a bada il colesterolo e diminuire il rischio cardio-vascolare e l’iperattivazione del sistema immunitario (quindi allergie o asma).

I semi di anguria sono anche fonte di ferro. Un’ alternativa per mangiarli potrebbe essere seccarli, tostarli e utilizzarli come spuntino (come si fa con quelli di zucca). Una volta croccanti, possono essere mescolati con l'insalata o altri piatti, o addirittura triturati e usati come spezia.

Chi ha voglia di sperimentare può provare una dissetante bevanda ai semi di anguria. La preparazione è simile a quella del tè: aggiungete due cucchiai di semi in una tazza e versate un litro di acqua bollente. Lasciate riposare per circa 10-15 minuti e filtrate. La tisana può essere consumata sia calda che fredda.

Infine, se proprio non riuscite ad utilizzarli come alimento, potete sempre sfruttarli per riempire i cuscini benefici per la cervicale, al posto dei classici semi di lino e noccioli di ciliegia. Oppure per creare collanine o far sbizzarrire i bambini con simpatiche creazioni. 

Insomma, l’anguria non è fatta solo di polpa. Non sottovalutiamo gli usi di questi piccoli gioiellini neri. 

di IRENE CALTABIANO

 

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I love mum, mai più scegliere tra famiglia e lavoro

Riuscire a star dietro ai bambini e svolgere una professione è compito arduo per le neomamme.

I love MumCosì se Maometto non va alla montagna….A Roma nasce I Love Mum, spazio di co-working ospitato dalla Casa Internazionale delle donne ( via Francesco di Sales 1, Trastevere). Un vantaggio per le signore impossibilitate a recarsi in ufficio e  bisognose di una baby sitter.
 

Un loft che si affaccia su un cortile, dieci postazioni Internet, un’area dedicata ai meeting e un lounge bar. Ma soprattutto una zona baby-care e un servizio ad hoc per intrattenere i più piccoli, aperto ai bambini dai tre mesi ai sei anni. Il babysitting funziona in formula abbonamento mensile o quadrimestrale, o, semplicemente, giornaliero, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18.

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Il progetto è opera di Eva Barrera Meazzini e Serena Cinquegrana, gestrici dell’Associazione di Promozione Female Cut, attiva sul territorio nell’organizzazione di eventi e valorizzazione del lavoro femminile. La Regione Lazio ha finanziato il progetto legato al bando Innovazione: sostantivo femminile.

La Casa  Internazionale delle donne, peraltro, è una realtà già affermata nella capitale, e dispone al suo interno di diversi consorzi di assistenza e consulenza legale, ginecologica e psicologica.

 Il Presidente della Regione Nicola Zingaretti si è mostrato

 

entusiasta all’idea. Ma a dispetto delle intenzioni, il neo spazio di coworking è stato parecchio criticato. C’è chi lamenta l’inutilità del progetto (dedicato di per sé alle mamme avvantaggiate, che hanno possibilità di lavorare da casa) e vorrebbe che quei soldi venissero investiti per migliorare gli asili tradizionali e renderli più economicamente accessibili.

Vero. Ma i compromessi non si potrebbero trovare direttamente con i datori di lavoro, senza costringere le donne a dover scegliere tra professione e famiglia?

irene-caltabiano

 

di Irene Caltabiano

 
 
 

 

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E se costruissimo case con la canapa?

Eco-sostenibile sta diventando la parola magica in molti settori.
 

Anche in campo edile si pone sempre più attenzione agli elementi naturali e alla salubrità degli spazi abitativi. Il materiale  green per eccellenza è il legno, ma ultimamente l’industria si sta aprendo a nuove sperimentazioni. Sin dall’antichità la canapa veniva utilizzata per fabbricare tessuti e carta ma negli ultimi anni sta avendo una grande diffusione nel settore edilizio.

Perché la canapa
 
  • È facilmente coltivabile
  • Assorbe l’anidride carbonica, contrastando riscaldamento globale e inquinamento.
  • È altamente ignifuga e, se bruciata, non rilascia sostanze tossiche
  • Non viene attaccata da tarme, muffe ed insetti
  • Ha un basso impatto ambientale
  • È riciclabile
  • È ottima per l’isolamento termico ed acustico
I biomattoni
 

La canapa ha particolari doti isolanti, infatti dall’unione del vegetale e della calce si crea un coibènte naturale, il calcestruzzo. Una delle invenzioni maggiormente rivoluzionarie degli ultimi tempi è il biomattone, realizzato con truciolato di canapa, calce e acqua. Il prodotto è molto duttile e può essere utilizzato sia per la costruzione ex novo di muratura verticale, sia per la riqualificazione energetica, isolando murature esistenti e coibentando pavimenti, tetti e sottotetti.

Molte aziende hanno deciso di puntare sull’edilizia green, dall’inglese Lhoist UK che ha messo in catalogo i Cannabric, mattoni in canapa calce, all’azienda francese Easy Chanvre, che invece utilizza trucioli e calce aerea e idraulica.

In Italia la Equilibrum utilizza il truciolato vegetale di canapa per i suoi mattoni. Un’altra realtà importante è la Banca della Calce, che, con il suo mix di calce, canapa, acqua e specifiche aggiunte di origine naturale, realizza materiale edilizio molto  sfruttabile.

Una vera ricchezza per l’edilizia green, che unisce rispetto per la natura e praticità.

 

di IRENE CALTABIANO

 

 

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