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« Anche carote e Coca cola è una dieta vegana. Ma non è bilanciata»

I vegani colpiscono ancora.
 

La notizia della bimba di due anni in fin di vita, cresciuta da genitori secondo alimentazione vegana, li mette ancora una volta sotto i riflettori. Quadro clinico? Emoglobina, carenza di vitamine, sottopeso rispetto alla sua età. La causa è esclusivamente un tipo di alimentazione priva di proteine animali? Si sta indagando sull’accaduto; Il caso, nel frattempo,  è stato segnalato ai servizi sociali e la decisione finale toccherà al Tribunale dei minori.

L’evento ha chiaramente sollevato l’opinione pubblica, già molto sensibile all’argomento in questi ultimi anni. È giusto che i genitori si arroghino la facoltà di  una scelta  del genere per i propri figli? Anche gli esperti sono divisi a riguardo ma c’è un concetto fondamentale su cui l’opinione scientifica è unanime: una dieta, di qualsiasi tipo, non va improvvisata, ma correttamente pianificata.

No al fai da te insomma, soprattutto se si parla di bambini. «Lo svezzamento vegetariano-vegano è molto diverso da quello onnivoro» dice Roberta Bartocci, biologa nutrizionista. Non si tratta solo di togliere cibi ma di impostare un’alimentazione differente.  «Ricordiamo che una dieta vegana può essere composta anche solo di carote e Coca Cola, ma ovviamente non è bilanciata» .Insomma, al di là di scelte dettate da attenzione all’ambiente o al mondo animale, si mangia bene solo assumendo una certa varietà di cibi e integrazioni vitaminiche.

Un adulto può riuscire a seguire una dieta senza carne. Diversa la situazione per i bambini. I più piccoli hanno bisogno di assumere proteine almeno durante i primi due o tre anni di vita. Normalmente l’intestino, nei primi anni di età, è molto sensibile. Ad esempio il glutine, proteina allergizzante, si introduce dopo. E i legumi a volte danno fastidio persino agli adulti.

«Se i genitori non hanno prestato attenzione al regime alimentare del proprio figlio, non è perché sono vegani, ma semplicemente perché sono stati  colpevolmente superficiali» chiarisce il Progetto Vivere Vegan Onlus, associazione nazionale per la diffusione di questo tipo di alimentazione. Insomma non è sbagliata la dieta vegana in sé, ma evitare di seguire un regime alimentare corretto. Concorso di colpa per chi sovralimenta i propri pargoli. Purtroppo ancora nessuno viene condannato perché il proprio figlio è obeso, anche se l’entità delle conseguenze potrebbe essere simile.

Ci sono lati positivi nella dieta vegana?
 

L’American Dietetic Association, una delle fonti più autorevoli in materia nutrizionale, sostiene che non bisogna condannarla del tutto, supportando l’esatto contrario di quanto detto prima. Diete a base di verdure e prodotti non animali soddisfano pienamente fabbisogno nutrizionale di neonati, bambini e adolescenti. Anzi. L’alimentazione vegana nei bambini può ridurre il rischio di contrarre alcune patologie croniche dell’età adulta e aiutare a stabilire abitudini dietetiche salutari per tutta la vita.

Vegano si o no?

Ci si può nutrire male e avere degli scompensi nutrizionali anche mangiando carne. Così come ci si può nutrire bene mangiando vegan. O viceversa. La chiave sta tutta in una corretta e consapevole alimentazione.

 

di IRENE CALTABIANO

 

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Ombrellone fotovoltaico: sarà il sole a proteggervi

Antagonista e alleato  nello stesso momento.

Ombrellone_fotovoltaico

A Jesolo quest’estate sarà il sole stesso  a preservarvi  suoi raggi.  Come? Grazie agli ombrelloni fotovoltaici, regolabili  grazie mezzo applicazione. Lo stabilimento balneare Manzoni ha testato il meccanismo, gestibile sia da smartphone che tramite telecomando. Il tutto senza sprecare un grammo di CO2.

Estate eco-sostenibile? Non solo in Veneto

Ombrellone_fotovoltaico

Le spiagge dell’Adriatico stanno diventando sempre più smart. Non solo ombrelloni che funzionano ad energia solare, ricaricabili tramite chiavetta USB, ma anche app per ordinare cocktail comodamente sdraiati sul lettino. In crescita le giovani aziende che sviluppano progetti per l’”estate intelligente”. Fabio Traini, ingegnere edile, e Daniele e Cristiano Ascani, rispettivamente ingegnere biomedico e informatico, per esempio, hanno creato Smart Beach, pacchetto completo ombrellone fotovoltaico+app, già testato ai bagni di San Benedetto del Tronto. L’intenzione è di espandersi anche in Emilia-Romagna e Abruzzo. «Non è l’idea del secolo, ma queste offerte non sono ancora arrivate nelle spiagge adriatiche», spiega Traini. «I servizi degli stabilimenti italiani sono rimasti pressoché inalterati negli ultimi 50 anni ».

 

Come funziona Smart Beach

Ombrellone_fotovoltaico
 

Il pacchetto comprende Open Your Beach, sistema che automatizza via wireless apertura e chiusura degli ombrelloni e Geteat, app che consente di visualizzare comodamente il menu della struttura ed essere servito direttamente alla propria postazione.

Su ogni ombrellone è installato un piccolo device, con all’interno un motore per il sollevamento  e la scheda WG che comunica attraverso una qualsiasi rete Wi-Fi  con lo stabilimento. In caso di pioggia o vento, l’ombrellone si regola automaticamente. Il cibo invece può essere visualizzato, ordinato e pagato grazie al Qr code. Ulteriore chicca? Grazie all’energia solare accumulata si può ricaricare anche il cellulare. 

Le startup si concentrano spesso sull’utilizzo di materiali eco-sostenibili e design accattivante, ma peccano nel rendere le proprie idee commercializzabili e sfruttabili dalle masse. Smart Beach non solo è semplice da utilizzare, ma economica e ad impatto zero. Anche se l’estate potrebbe essere l’occasione per cercare di essere meno pigri. 

di IRENE  CALTABIANO

 

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  • Roll Array, l'energia del sole racchiusa in un tappeto
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Caloriebrands: più sensi di colpa, meno cibo?

Se l’apporto energetico di ogni prodotto fosse scritto in grande sulla confezione, mangeremmo allo stesso modo?
 

 CalorieBrands, provocatorio progetto della Miami Ad School, vuole dimostrare quanto staremmo alla larga dai cibi grassi se avessimo davvero consapevolezza di quanto danno potrebbero arrecarci.

Una coca cola contiene 140 calorie, una porzione di patatine fritte 515, una birra 144. Nella didascalia introduttiva dell'album di Instagram, dove è stato creato un apposito account, campeggia il fine ultimo delle fotografie: aiutarci  a raggiungere gli obiettivi dell’estate in vista della famigerata prova costume.

Dietro le quinte del progetto l’italiana Alessia Mordini e lo spagnolo Rodrigo Dominguez. I due creativi sono partiti dal presupposto che spesso la tabella dei valori nutritivi è stampata in minuscolo, su un angolino della confezione.  Ciò va a discapito del consumatore, poco informato sulle calorie che assume e ostacolato nel seguire uno stile di vita sano.

Evidenziare gli effetti negativi del prodotti potrebbe in effetti aiutare a sensibilizzare i clienti che eviterebbero prodotti troppo calorici. Peraltro erano già stati fatti esperimenti di questo tipo. Il designer Marco  Schembri aveva rivisitato graficamente loghi famosi per rendere visivi gli effetti del prodotto a cui erano associati. Così la scritta McDonald diventava obesa, la cioccolata Nestlè si copriva di brufoli e la vodka Absolut annebbiava la vista.

La potenza dell’immagine come strumento di crescita e denuncia sociale. 

 

di IRENE CALTABIANO

 

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