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Wwofing, lavorare dove vuoi in cambio di vitto, alloggio...e sapere agricolo

Girare il mondo, impegnarsi in qualcosa di produttivo e spendere quasi nulla?

wwofing1Possibile. Se siete stanchi della vita di città, di bagni di folla e ore passate in auto, la soluzione è più vicina di quanto pensiate. Si chiama Wwoofing e consiste nel lavorare svolgendo piccole mansioni in cambio di vitto e alloggio.

Cos' è il wwoofing

Acronimo di World Wide Opportunities, è un movimento mondiale, nato negli anni '70, che mette in relazione volontari e progetti rurali

Un circuito di aziende agricole, masserie e fattorie biologiche che ospitano chi è disposto ad aiutare nello svolgimento delle mansioni quotidiane. Galeotta fu l'idea di Sue Coppard, donna inglese che, essendosi trasferita dalla rilassante campagna britannica nella frenetica Londra, sentiva la mancanza della vita agreste. 

Pensò allora di mettere in contatto le persone che, come lei, volevano trascorrere il fine settimana in mezzo alla natura. Ai tempi le riunì grazie a un annuncio sul giornale. Alla fine degli anni '90, complice il web e la forte espansione del movimento, si è creata su internet una vastissima rete di domanda e offerta. Le fattorie ospiti sono sparse nei cinque continenti e c'è davvero l'imbarazzo della scelta.

Come funziona il wwofing in Italia

Nel Bel Paese il woofing esiste da circa cinque anni, da quando cioè è stato registrato il suo Statuto. Oggi è wwofing3un'organizzazione riconosciuta legalmente, a cui sono iscritti circa 2000 italiani e  3200 stranieri, con 800 fattorie-ospitanti ( la lista completa si trova sul sito Wwoof.it  per le sedi italiane, wwoofinternational.org, per le destinazione all'estero). 

L'adesione costa circa 18 euro e offre a viaggiatori e aziende una tessera associativa in modo da rendere possibile il lavoro volontario. Gli ospiti non si aspettano che chi arriva sappia già lavorare, ma è necessaria tanta voglia di imparare e curiosità di adattarsi a nuovi stili di vita).

 

Un movimento globale che in cambio di sole 4-6 ore di lavoro permette di poter visitare l'intero globo. Il tutto all'insegna della natura, mangiando sano, sfruttando i prodotti coltivati con le proprie mani, e facendo tanto esercizio fisico.

«ll bello di fare wwoofing è riassunto nel nostro motto: condividere la quotidianità rurale alla ricerca di stili di vita in armonia con la natura», spiega Claudio Pozzi, presidente di Wwoof Italia. «Ma attenzione a non confonderlo con una vacanza a basso costo o con un modo per avere lavoratori gratis», tiene a precisare.«In queste esperienze non c'entra il denaro. Fare wwoofing è uno scambio in termini umani, un rapporto culturale» .

Vivere da wwofer

wwofing6Once wwoofer, always wwoofer, insomma. C'è chi, provando questa esperienza per mera curiosità, non ha più smesso. Luca, genovese di 28 anni e grande viaggiatore, lavora come manager in un'azienda agricola di Capalbio ed è stato wwoofer due volte. 

In Toscana si è dedicato all'agricoltura sinergica e alla produzione di conserve con il Centro Geminas, (ora in Umbria), mentre in Giappone ha lavorato in una fattoria. «È uno splendido modo per viaggiare ma soprattutto per imparare», racconta entusiasta. «All'estero è un'occasione unica per scoprire il tipo di vita genuino del paese perché si passano le giornate con la gente del posto. Quest'estate infatti progetto di replicare, probabilmente in Corea del Sud».

O ancora Agnese, che è diventata wwoofer mentre si preparava alla laurea specialistica. «Ho deciso di partire nonostante fossi all’ultimo anno di università e con una tesi magistrale da scrivere: il compromesso è stato non andare troppo lontano dalla mia università. Per questo motivo per ora giro l’Italia. Sono stata tra Giugno e Luglio dell’anno scorso a Zavattarello, un borgo meraviglioso dell’Oltrepò Pavese. Da Settembre a Dicembre in Puglia nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Ora mi trovo in Toscana, in provincia di Grosseto. 

«Consiglio di fare wwofing a chi ha voglia di mettersi in gioco, a chi ama stare all’aria aperta, chi ha voglia di condividere e di sentire storie diverse da quelle che si sentono in città; chi vuole scoprire che sapore ha il cibo che coltivi da solo, e imparare mestieri antichi. 
A me stare a contatto con la natura fa stare benissimo e adoro tutto ciò che è naturale. Con queste esperienze mi sento a casa».

 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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Babaco Market: mangiare sano e gustoso senza muoversi da casa

L’unica “normalità” ammessa in natura è la non-ordinarietà

Frutta e verdura omogenea, buccia e foglie dal colore brillante e privo della minima imperfezione sono, invece, costruzione (e costrizione) operata dall’uomo intervenendo sulle specie.

BabacoMarketFormicaArgentinaChi produce su vasta scala (e spesso vende a centinaia di chilometri di distanza) dà ai consumatori quello che sono stati messi nelle condizioni di desiderare: alimenti “naturali” uniformi come soldatini e che sembrano sul punto di scoppiare (letteralmente) di salute. Al netto dell’inganno, però, si tratta solo di frutta e verdura aiutata artificialmente fino ad assumere dimensioni degne di un OGM.

Si pone così un problema, per chi consuma (e paga anche profumatamente) che non è mera questione di principio (non ci sto ad essere preso in giro), ma che è strettamente connessa alla salute. Check-up periodici, attività fisica e bando di carboidrati, alcolici o grassi animali servono a poco, se il cibo che mettiamo in corpo è salutare solo sulla carta.

Mangiare veramente bene implica rovesciare le abitudini di consumo adottate finora, facendo proprie le parole d’ordine brutto, locale e stagionale. Questi sono i pilastri su cui ha fondato la sua filosofia ed il suo successo Babaco Market.

Com’è nato il nome e come funziona

Babaco è un frutto a forma di stella il cui sapore rimanda alla fragola ed all’ananas. Parente stretto della papaya, è di colore giallo e verde come i peperoni.

BabacoMarketFormicaArgentinaBabaco Market si propone di aiutare i consumatori a familiarizzare con frutta e verdura che, per motivi estetici e/o anomalie logistiche, solitamente risultano bandite dalle tavole. Così si diffonde la consapevolezza dei sapori autentici, e si combattono gli sprechi. Può trattarsi di limoni dalla forma bizzarra, di mele più piccole della media, di arance dalla buccia ammaccata, o di cavoli neri prodotti da un presidio slowfood che fatica a farsi conoscere ed apprezzare. Dopo aver sottoscritto online l’abbonamento, e scelto con quale frequenza si vuole ricevere frutta e verdura, Babaco Market confeziona e invia a casa la cassetta a sorpresa.

Questo solletica la curiosità, e rende inconsciamente più ricettivi e disponibili ad assaggiare prodotti stagionali di cui si ignorava l’esistenza o che, pur conoscendo, si evitavano accuratamente per pregiudizio consolidato. Basta un click per assecondare il proprio piacere di rivivere a oltranza la suspense da attesa tipica del Natale dell’infanzia, prendersi cura della propria salute, e promuovere i produttori locali. Chi l’ha detto che egoismo ed altruismo debbano necessariamente fare a pugni?

Francesca Garrisi   

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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Smart working e domotica: il matrimonio che non ti aspetti

Gli effetti collaterali del Covid19 sulla nostra quotidianità non sono da cestinare in toto

Basti pensare che prima della pandemia le parole smart working in molte aziende (ed anche qualche multinazionale) erano tabù. La poca lungimiranza dei vertici determinava l’infondata equazione lavoro a distanza = negligenza e inefficienza del dipendente = stipendio percepito immeritatamente.

Domotica-Smart-WorkingDa marzo dello scorso anno, nonostante i molti e robusti pregiudizi sullo smart working, per migliaia di attività e liberi professionisti non c’è stata altra scelta (A parte chiudere i battenti e campare alla giornata, s’intende) L’unico modo per continuare a produrre e scongiurare la caduta in una spirale emotiva negativa, era lavorare da casa; qualcuno è riuscito soltanto a contenere disagi e distrazioni determinati dalla presenza contestuale di figli in dad e partner anch’essi in smart working, altri, invece, sono riusciti a creare uno spazio di lavoro che non ha nulla da invidiare all’open space o all’ufficio aziendale. Una rivoluzione, questa, resa possibile dalla domotica.

Di cosa parliamo quando parliamo di domotica

Il termine indica l’automazione dello spazio casalingo finalizzata ad accrescerne l’efficienza rendendola più accogliente per chi ci vive (e lavora).

La metamorfosi domestica è possibile solo attraverso il cablaggio di molteplici funzionalità, e la loro implementazione nell’impianto elettrico. Attivazione, gestione e programmazione vengono quindi controllate tramite app o schermo touch che dialogano con la centralina grazie ad un  software dedicato.

Domotica-Smart-WorkingLa domotica permette di ottimizzare il rendimento dello spazio domestico, di chi lo abita, e di contenere i consumi.  Automazione significa infatti che a fare molte azioni semplici ma fastidiose perché ripetitive e/o lunghe non è più l’uomo…ma la casa stessa.

Il controllo vocale offerto da Alexa o dall’assistente di Google ti permette di accendere la luce e il condizionatore o intervenire sul riverbero della finestra senza alzarti dalla sedia. Puoi così continuare a lavorare, senza rischiare che si volatilizzi letteralmente davanti ai tuoi occhi l’intuizione per il progetto che stai scrivendo.

Domotica e consumi

Passare più tempo in casa significa, inevitabilmente, consumare più kilowatt di luce, ma sfruttando le potenzialità connesse all’automazione, si può scongiurare l’eventualità di una bolletta salatissima. Basta programmare l’accensione dei dispositivi necessari a lavorare solo quando effettivamente sappiamo che lo faremo, e accedere periodicamente all’app collegata che conteggia la quantità di energia utilizzata.

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

 

 

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