Surriscaldamento del pianeta, eco-sistemi in pericolo, calamità naturali.
Ogni giorno è sempre più evidente la necessità di un cambiamento, una svolta che consenta una miglior gestione delle risorse. Perché allora non smettere di produrre plastica e riciclare quella che abbiamo già? A prescindere dai rifiuti generati quotidianamente a livello mondiale, c'è tanta spazzatura che “naviga” indisturbata, inquinando oceani e mari. Le idee rivoluzionarie non arrivano solo dagli scienziati. «Cos’è il genio? È fantasia , intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione» diceva Gastone Moschin in Amici miei. E si può nascondere anche nella mente di un diciannovenne olandese.
Boyan Slat , questo il nome del giovane inventore, ha deciso di avviare una campagna di raccolta fondi chiamata The Ocean Cleanup. La pulizia degli oceani è sempre stata ritenuta impossibile, costosa e lunga. I metodi convenzionali prevedono l’uso di navi che trascinano reti, provocando non solo una pesca involontaria ma anche emissione di agenti inquinanti, che alla fin fine vanificano i buoni propositi. Boyan ha ribaltato la prospettiva: e se fosse il mare a “venire da noi”, come in fondo ha sempre fatto? Ha così inventato delle barriere fluttuanti che catturano passivamente i rifiuti mentre l’acqua ci passa attraverso. La maggior parte della plastica galleggia entro i tre metri di profondità, ovvero appena sotto la superficie dell’acqua. La fauna marina potrà dunque vivere indisturbata appena sotto le barriere che, grazie a palafitte e àncore , in cinque anni potrebbero raggiungere un dimensione vasta quanto l’oceano.
Quattrocento giorni e 530 pagine di dossier per capire che non solo il progetto è fattibile, ma potrebbe rappresentare una soluzione molto concreta. L’idea era già stata presentata al TEDx , conferenza modiale sulle “ ideas worth spreading” ( idee che val la pena diffondere). L’iniziativa aveva riscontrato parecchio successo, suscitando l’entusiasmo di circa cento volontari tra scienzati e ingegneri.
La campagna di crowdfunding ha come obiettivo la raccolta di due milioni di dollari in cento giorni, soglia che permetterebbe di passare dalla teoria alla pratica. La quantità di rifiuti rimossa è infatti direttamente proporzionale all’entità delle donazioni: con 6, 21 dollari si può alleggerire l’oceano di un chilo di rifiuti, con 750 di ben 120 chili. In una settimana il teenager è già arrivato a 184.000. Parte della somma verrà inizialmente utilizzata per condurre ulteriori test sull’affidabilità della tecnologia e per garantire l’allargamento del team.
La nostra salvezza potrebbe dipendere da un diciannovenne che ha scelto di prendere l’iniziativa, senza aspettare che fossero altri a occuparsi del problema. Grazie Boyan, la salvezza del Pianeta non ha età.
Ecco la presentazione del progetto..Guarda il video
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