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Icedreams, il cono "rimorso free"

Il gelato dei sogni esiste. La ricetta? Quattro intraprendenti under 25, un esperto mastro pasticciere, entusiasmo quanto basta e una cucchiaiata di creatività. Il risultato è un cono a base di sole fibre vegetali, gluten free, senza lattosio né grassi, ma  soprattutto… privo di sensi di colpa.

I creatori (Zeno Tosoni, Simone Giacomelli, Marco Argentieri e Carlo Sabatucci) si  sono aggiudicati il secondo posto all’InnovActionLab, prestigioso concorso europeo dedicato alle nuove tecnologie in ambito alimentare. La vittoria ha permesso al quartetto di brevettare ufficialmente il prodotto, ottenendo da subito una notevole visibilità.

Un originale processo di realizzazione per l’alimento ipocalorico: i tradizionali grassi di origine animale come latte, uova  e burro sono sostituiti da emulsionanti naturali  e ingredienti vegetali. Si ottiene così una base granulosa che viene mescolata a freddo, diminuendo i tempi di mantecatura e rendendo superflua la pastorizzazione. Infatti, mentre normalmente la lavorazione è piuttosto lunga, Icedreams è pronto in un quarto d’ora.

Buono, salutare e naturale: fosse solo questo sarebbe simile a altri cibi. Ma se il mondo delle start-up, non solo quello italiano, ha preso in considerazione tale delizia un motivo c’è. Il gelato viene proposto come soluzione contro lo spreco del cibo esteticamente “imperfetto”, utilizzando frutta leggermente ammaccata. Un’ idea semplice e geniale che è valsa ai suoi inventori l’invito all’American Food 2.0- Feeding the accelerator, programma sviluppato all’interno di Expo, nel padiglione USA. Il progetto, rivolto a investitori intenzionati a cambiare i sistemi produttivi alimentari,  ha selezionato solo dieci idee in tutto il mondo.  

Il franchising nostrano potrebbe essere esportato in tutto il mondo. Un cambiamento significativo per il mercato dolciario, considerando  la possibilità di  utilizzare ingredienti tipici di ciascun Paese. A breve si  prospetta l’apertura  del primo punto vendita a Milano. Nel frattempo si può già curiosare sul sito, offrendo suggerimenti per creare il proprio gelato dei sogni.

Mela, sedano, menta o carota? Un piccolo paradiso dei golosisenza peccato.

Irene Caltabiano

Un simpatico bimbo che mangia il gelato..Guarda il video!

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Helio, il forno figlio del sole

«Oggi fa talmente caldo che potrei cuocere un uovo sul cofano della macchina».

  Tutti abbiamo pronunciato almeno una volta questa frase, durante una torrida giornata.

 
Da oggi sarà possibile preparare ben altro che una frittata, sfruttando il calore naturale. È nato infatti Helio, il primo forno che funziona a energia solare. Il progetto porta con sé obiettivi molto ambiziosi, primo fra tutti, promuovere uno stile alimentare eco-sostenibile e sano.
 
“Figlia” di due ingegneri ambientali e di un esperto di finanza (Enrico Grillo, Alessandro Varesano e Luigi Dante), l’invenzione è un connubio perfetto tra tecnologia e genuinità. Il design è stato realizzato da Marta Carusi, specialista in restauro dei monumenti e appassionata di green ideas.  Il “quartetto delle meraviglie” desidera offrire «esperienze culinarie straordinarie».
 
Helio è composto da due parti: una scatola esterna formata da sedici specchi, che trattengono e uniformano il calore, e una camera di cottura, che ne evita la dispersione. Nella parte inferiore è posizionata una scatola nera per l’inserimento del cibo. Le pietanze saranno dunque scaldate dal basso, tramite effetto serra, e dall’alto, per irraggiamento. La temperatura sarà regolabile attraverso un’apposita manopola. Gli efficienti accorgimenti renderanno inoltre possibile un’alta gradazione anche in inverno.
 
I tempi  saranno gli stessi dei forni classici, se non più rapidi. La cottura avverrà infatti in modo uniforme, risparmiandoci persino la noia di mescolare le pietanze. E, cosa ancora più importante, il processo si verifica in assenza di fumi tossici.
 
Il progetto è stato presentato al Maker Faire, kermesse di invenzioni svoltasi il mese scorso a Roma. Gli inventori, in cerca di finanziamenti, hanno deciso di tentare la strada del crowdfunding. La raccolta fondi viene effettuata sul sito ufficiale.
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Un'esperienza degustativa che stimola la felicità, quella che soltanto il buon cibo sa regalare. E nei giorni di pioggia?  Beh…accumuliamo l’acqua per il brodo!
 
 
Come costruire un forno ad energia solare...fai da te! Guarda il video:

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Arborvitae, nei cimiteri del futuro i defunti diventano alberi

Querce, pioppi e pini al posto delle tombe, in grado di regalare aria pulita alle metropoli.

 Un parco protetto e sapientemente integrato con il tessuto urbano. Arborvitae è il cimitero del terzo millennio, un progetto che contiene in sé tutti gli elementi dell’eco-sostenibilità. Non più sepolcri e loculi, ma un’area verde  dove andare a ricordare i propri cari, passeggiare, leggere e, perché no, ascoltare musica e mangiare.

L’iniziativa è stata sviluppata dalle paesaggiste Maria Cristina Leonardi, Consuelo Fabriani, Cloe Berni e Livia Ducoli e presentata  al MACRO ( Museo Arte Contemporanea di Roma) a fine ottobre. Le inventrici non intendono sostituire i vecchi cimiteri, ma offrire un’alternativa alla tradizione.

Arborvitae è pensato principalmente per gli spazi cittadini. Il progetto rappresenta una soluzione originale nell’ottica di recupero di aree degradate, riforestazione, e creazione di nuovi spazi verdi. Concepiti per i morti ma sfruttati dai vivi.

Tutto è studiato nei minimi dettagli: urne completamente biodegradabili, da interrare nel luogo del parco prescelto dalle famiglie.  I reliquiari, realizzati in cartone riciclato, sono composti da due contenitori: uno inferiore per la raccolta delle ceneri, e uno superiore destinato s terra e seme. Presupposto per la sepoltura? la cremazione. Pratica non più contraria alla fede cristiana e in costante crescita nel nostro Paese. All’interno della confezione è previsto anche un disco d’acciaio indicante la specie arborea: sul materiale si potrà incidere il nome della persona alla quale l’albero è dedicato.

 

Recentemente le autrici hanno sottoposto il piano di lavorazione all’amministrazione capitolina. La prossima tappa è il comune di Torino. A prescindere dalle questioni burocratiche, il progetto invita a spezzare  i tabù che la nostra società ancora conserva nei confronti del lutto. Il concetto base dei nuovi luoghi sacri è infatti molto poetico: nutrire la terra con le ceneri dei nostri cari, per aiutarla nella sua ciclica rinascita.

La Fabriani spiega: «Il cimitero che immaginiamo è un polmone verde aperto a una quotidianità d’uso, un bosco-giardino con percorsi, luoghi di sosta, aiuole e specchi d’acqua, pensato per i cittadini che sono chiamati a proteggerlo e rispettarlo. È  un bene comune e in questo senso per noi ha anche un valore etico ». 

 Forse Arborvitae ci aiuterebbe a sopportare meglio l'idea della morte, in una società che l'ha relegata sempre più ai margini. O, ancora peggio, l’ha medicalizzata o strumentalizzata.

Un progetto unico al mondo per un cimitero che ancora non esiste, ma che potrebbe diventare la soluzione più felice e democratica di onorare la memoria dei defunti.

 

di Irene Caltabiano

 

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