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No all’utilizzo della plastica usa e getta! Utilizziamo bioplastica a base di alghe

Da un’idea di una designer cilena nasce la plastica a base di agar agar

bioplastica-biscottiIl fenomeno della plastica nei mari è una delle emergenze più inquietanti a livello ambientale presenti oggi: un fenomeno che rischia di diventare presto ingovernabile e che provoca ingenti danni agli ecosistemi ed alla salute umana. La buona notizia è che c’è chi sta lavorando per ovviare a questo grosso problema.

Forse abbiamo già sentito parlare di bioplastica a proposito di imballaggi fatti con le patate o con il grano , adesso è il momento della plastica fatta con agar agar, gelificante vegetale ottenuto da alcuni generi di alga rossa, già usato anche per creare bottiglie di acqua eco-friendly e commestibili. In particolare l’utilizzo di questo nuovo materiale completamente vegetale è previsto per la  creazione di imballaggi per la pasta ed i biscotti monouso.

L’idea

Bioplastica pastaParte da una designer cilena, Margarita Talep, l’idea di sostituire i classici imballaggi usa e getta con confezioni che hanno tempi di degradazione piuttosto brevi: parliamo infatti di soli 2 mesi durante l’estate e 4 mesi durante l’inverno e la cui consistenza e composizione fosse adatta alla conservazione di cibi secchi come pasta e biscotti.

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Il materiale

Il materiale si ottiene come già detto da agar agar, ma vi è di più. Questo, infatti, è composto anche da altri ingredienti naturali quali mirtilli, cavolo viola, carote e barbabietole, utilizzati per la sua colorazione, che donano al materiale plastico delicati toni pastello. Vengono inoltre utilizzati additivi naturali. 

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Come viene fabbricato il materiale?

E’ sufficiente far bollire l’agar agar a circa 80 gradi, aggiungendo coloranti e acqua. Il liquido caldo viene quindi fatto colare in alcuni stampi e, raffreddandosi a temperatura costante, assume prima una consistenza gelatinosa per poi seccarsi e diventare simile alla plastica o alla carta plastificata. Per chiudere le confezioni, inoltre, non vengono usate colle di alcun tipo ma esclusivamente calore, il che rende questo materiale ancora più “green”.

Quando verrà impiegato

In realtà non si sa ancora quando e se verrà impiegato su larga scala, quello che è certo è che si tratta di un materiale molto versatile e resistente che potrebbe sostituire la plastica in numerose occasioni.

 

di  Simona Esposito  

 


 

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Creare un laboratorio sartoriale dagli scarti di tessuto

«Un sud diverso che si apre molto all’esterno, che accoglie».

officine-frida1«Siamo partiti con il passaparola da amici e persone a noi più intime che, con il tempo, sono poi venute a portarci tessuti e materiali».

Le cose migliori spesso nascono così. Da iniziative semplici che, con passione e dedizione, diventano realtà sempre più grandi.

Nella splendida cornice di Matera, Officine Frida si pone come punto di riferimento di un modo diverso di vedere e fare economia.

Un laboratorio che combatte il consumismo estremo che caratterizza i nostri tempi e ridona valore a ciò che per molti è ormai solo uno scarto.

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Cos'è Officine Frida

vestito-fridaUn laboratorio di moda sostenibile e design dove si realizzano sia abbigliamento che accessori da materiali di recupero.

Un laboratorio cresciuto scampolo per scampolo, grazie alla materia prima gratuita con cui vengono abbattuti i costi finali di  produzione. I tessuti provengono infatti sia da privati che da scarti di lavorazione di aziende locali.

Qualsiasi pezzo di stoffa può avere una seconda vita: dalla stoffa di un divano a una passamaneria fino a vecchi foulard.

«Il risultato spesso è una sorpresa anche per me» afferma Mariella Basile, co-fondatrice delle Officine Frida. «Mia mamma era sarta e so quanto possono essere versatili i tessuti. Ma non avevo idea che anche i materiali non convenzionali potessero dare queste soddisfazioni. Ora stiamo sviluppando nuove tecniche di taglio e confezione per riuscire a sfruttarli sempre meglio».

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I prodotti finali sono categorizzati in diverse collezioni: uomo, donna, bambino. Un patchwork di tessuti sgargianti, pezzi unici che puntano ad originalità e praticità.

Un laboratorio che è anche e-commerce. Ciascun pezzo è infatti ordinabile su Internet e viene spedito a casa tramite corriere entro le 48 ore.

La filosofia di Officine Frida

officine-fridall nome? Un omaggio alla pittrice messicana Frida Khalo, immagine di creatività femminile potente e affermata. Come lei, le donne di Officine Frida hanno volontà di innovare rimanendo nello stesso tempo ben salde alle loro radici.

Le socie di Officine Frida puntano anche a recuperare le tradizionali tecniche di sartoria, rinsaldando il legame con il territorio. Officine Frida nasce da influenze professionali diverse: teatro, arte, economia solidale.

E infatti gli spazi laboratoriali sono aperti a iniziative e progetti. «Questo è il vero spirito di Officine Frida: un luogo che si fonda sullo scambio. E questo ci sta procurando delle esperienze bellissime, ci mette in contatto diretto con il territorio».

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«Abbiamo allestito laboratori aperti alla popolazione. È impressionante vedere quanta gente non sa più nemmeno accorciarsi un paio di pantaloni. Noi invece vogliamo che i saperi manuali siano trasmessi alle nuove generazioni. Conoscere le tecniche base della sartoria vuol dire anche riuscire a riparare un capo al posto di buttarlo».

Tra i laboratori che sono partiti anche un corso di telaio verticale, antico strumento legato alla tradizione mediterranea. «Gli uomini, specie i ragazzi più giovani, sono incuriositi. Li vedo che spiano, a volte chiedono informazioni ma alla fine si fermano lì. Non osano. Ma so che anche lì è solo una questione di tempo».

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di Irene Caltabiano

 

 

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Pat Smith, la signora settantenne che ripulisce le spiagge della Cornovaglia

Pat ha settant'anni.

La cosa più naturale sarebbe pensarla come una signora di una certa età che trascorre il tempo con i nipoti, cucina o fa punto croce. 

E invece Pat Smith ha ben deciso di tirarsi fuori dagli stereotipi in nome dell'amore per l'ambiente.

Come? Compiendo un tour senza sosta da una parte all'altra del Sud Ovest della Cornovaglia, luogo di straordinaria bellezza. Il suo obiettivo? Ripulire le spiagge dai rifiuti.

Darsi obiettivi

Stanca di vedere i luoghi a lei cari deturpati dall'inquinamento ha pat-smith7deciso di darsi da fare rimboccandosi le maniche e raccogliendo immondizia in ben 52 spiagge in un anno, lavorando persino il giorno di Natale. E pare che continuerà a farlo anche per tutto il 2019.

Madre di due figli, non ha per niente l'obiettivo di fermarsi, certa che sia un servizio che, in qualche modo, tutti dobbiamo all'ambiente.

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Cinquantadue spiagge in un anno

Pat ha persino fondato un gruppo chiamato Final Straw Cornwall in cui ha dichiarato: «Pulire 52 spiagge nel 2018 era il mio proposito per l'anno nuovo».

La donna ha infatti sentito di dover far qualcosa dopo aver notato gli effetti dell'inquinamento dovuto alla plastica e aver riflettuto sulla sua vita.

«Sono cresciuta nella generazione in cui l'uso della plastica era al massimo. Mi sono sentita in dovere di cercare di proteggere il nostro pianeta per i miei figli e nipoti e continuerò a fare tutto ciò che è in mio potere per riuscirci» sono le sue parole.


pat-smith16Pat ha detto che è stata spesso raggiunta da altri volontari determinati come lei a mantenere pulite le spiagge. «Dovremmo tutti assumerci la responsabilità di raccogliere i rifiuti, oltre a garantire che non vengano abbandonati».

Partendo da Fistral, la nonnina sprint ha dunque iniziato la raccolta, ritrovando un po' di tutto, soprattutto rifiuti di plastica rilasciati da persone pigre, completamente incuranti dell'inquinamento ambientale.

Almeno il 50% della spazzatura proviene dall'industria della pesca d penso che sia ora che ci sia un incentivo affinché i pescatori riciclino la plastica ha detto.

Pat non si è fermata neanche a Natale, quando ha ripulito la spiaggia di Trevone. Un esempio che tutti noi dovremmo seguire, differenziando bene i rifiuti e cercando di tenere puliti i luoghi in cui viviamo.

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di Irene Caltabiano

 

 

 

 

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