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Peace silk, come si sta diffondendo la seta "cruelty-free"

La seta, un tessuto particolare, con una storia di migliaia di anni.  

peace silkMa è possibile, dopo che una tradizione si è sedimentata nel tempo, riuscire a sovvertirla? 

Non tutti sanno che i bachi da seta, per produrre la famosa stoffa, vengono letteralmente bolliti. Eppure, esiste un modo meno crudele di realizzare il lussuoso materiale.  

Ce lo spiega Monica Biamonte, che da oltre 10 anni, tinge e colora tessuti, filati e oggetti di carta in modo naturale, aiutandosi con le piante coltivate nel suo orto tintorio, oppure con le erbe spontanee, raccolte lungo il sentiero dietro casa.  

Da quando Monica è diventata vegana, ha studiato il modo per produrre la seta in modo più ecosostenibile.  

Come si produce la peace silk 

Si chiama peace silk, o seta cruelty free, e viene creata dai bozzoli di baco sfarfallato. Normalmente, la creazione del tessuto si sviluppa in questo modo. La vita larvale di un baco può essere suddivisa in cinque fasi. Quando spuntano le prime foglie di gelso, si tirano fuori dal frigo i semi e dopo poco nascono le larve.  

La larva vive circa un mese, lo sfarfallamento avviene dopo quindici giorni dalla formazione del bozzolo, mentre la metamorfosi inizia già il quinto giorno.  

In corrispondenza della quarta muta, il corpo del baco diventa giallastro. In quel momento è pronto per avvolgersi nel suo bozzolo di seta, eliminando prima tutti i liquidi in eccesso e le feci e dando vita alla purga.  

Successivamente, il baco smette di cibarsi delle foglie di gelso e si ritira in un luogo adatto alla filatura, prodotta grazie a due ghiandole parallele collocate all’interno del suo piccolo corpo.  

Nella trattatura tradizionale, il dipanamento avviene dopo che il baco si è rinchiuso nel bozzolo per compiere la sua trasformazione in crisalide. A questo punto il suo processo vitale viene interrotto e dal bozzolo viene estratta la seta.  

Per creare il tessuto classico, i bozzoli vengono immersi nell’acqua bollente e poi, con un apposito strumento, si iniziano a estrarre i fili di seta che verranno avvolti in matasse. Con la Peace Silk si lasciano invece libere di sfarfallare, cioè uscire dal bozzolo, tutte le falene.  

Un sogno in itinere

Certo, forse sarà una seta meno pura, ma è comunque lavorabile come una fibra corta. Forse il filo risulterà più spesso e disomogeneo, ma rimane un tessuto prezioso. E senza crudeltà.  

“I bozzoli che mi hanno regalato i miei bachi sono ancora troppo pochi per produrre un filato e di conseguenza tessere un tessuto. Per questo motivo sto cercando un gelseto in gestione o dei gelsi vicino casa, a Genova, adatti all’allevamento – quindi che non vengano trattati – così da poter aumentare il numero di bachi che alleverò la prossima primavera. È ancora tutto in divenire, un piccolo sogno, ma passo dopo passo sono sicura che qualcosa di positivo ne uscirà. Per ora creo bijoux, scrub viso, saponi e altre cosine etiche e salutari.” 

Ci auguriamo che questo metodo di produzione sia sempre più riconosciuto, così da andare verso una produzione che rispetti la natura e le sue creature. 

 

 

di Irene Caltabiano

 


 

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Plogging: la corsa svedese che fa bene all’ambiente

Il concetto di benessere psicofisico è ampiamente acquisito dalla società, e condiviso dalla gran parte di questa

PloggingLa nuova e più innovativa “frontiera”, oggi è quella capace di coniugare cura del corpo umano…e di quello verde. Ed a offrire un modo accattivante e semplice per farlo, è il plogging, disciplina sportiva ideata in Svezia nel 2016, e che ormai ha preso piede anche in Italia.

Vi state chiedendo se sia semplicemente un caso, che sia lo stesso Paese che ha dato i natali a Greta Thunberg, la giovane attivista ambientale che ha lanciato nel mondo l’iniziativa Friday For Future? Ovviamente no. Il “padre” del plogging, infatti, è Erik Ahlström, atleta di Stoccolma che, decise di trovare una soluzione allo sgradevole e pericoloso problema dei rifiuti disseminati in città.

Perché “plogging” e cos’è?

La parola nasce dalla combinazione tra due termini: uno svedese, plocka upp, che significa pulire/raccogliere, ed uno inglese, running, noto praticamente a tutti.

Plogging indica quindi l’attività di corsa/camminata veloce durante la quale ci si occupa di raccogliere i rifiuti, per poi buttarli nel luogo idoneo. Insomma, una disciplina che conferisce allo sport un valore aggiunto, quello etico della sostenibilità, dell’attenzione gentile ed accudente nei confronti della Terra. L’unico pianeta che, ad oggi, ci è dato di popolare.

I vantaggi del plogging

PloggingLa variante svedese del running può apportare all’organismo benefici anche più significativi della corsa tradizionale, in quanto le affianca molteplici piegamenti resi necessari dall’attività di raccolta dei più diversi rifiuti (mozziconi di sigarette, bottigliette di plastica, cartoni di pizza).

Insomma, scegliendo di praticare il plogging, si ha la possibilità di fare anche squat, tonificando glutei e quadricipiti.

Keep Clean And Run: chi è il più bravo plogger del mondo?

I primi campionati mondiali di plogging si sono tenuti a ottobre 2021 nel territorio compreso tra i sette comuni della Val Pellice, sulle Alpi torinesi. Il criterio per decretare il vincitore? Il maggior numero di rifiuti rimossi (e quindi di anidride carbonica “risparmiata”) percorrendo il più elevato numero di chilometri.

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)


 

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Idee anti-spreco e caro bolletta dell'acqua? Ci pensa Hydrao!

Siamo in emergenza siccità.

Parrebbe in effetti che, in questi ultimi anni, ci sia sempre, un problema da affrontare dietro l'angolo.

In Italia infatti si raccoglie solo l’11% dell’acqua piovana, non sfruttando adeguatamente una risorsa a oggi fondamentale. 

Il progressivo prosciugamento del Po mostra una situazione al limite, che fa riflettere ancora una volta sulla crisi climatica e il ruolo che il singolo può avere nel quotidiano.

Fermo restando che tante situazioni andrebbero risolte ai piani alti, esistono comunque varie accortezze che possono essere adottate per una migliore gestione delle risorse idriche casalinghe. 

Hydrao, un'idea semplice ed efficace

Esistono infatti diverse nuove proposte interessanti e a prezzo contenuto con cui potremmo riuscire a pesare di meno anche sulla bolletta.

In molti saranno d’accordo che uno dei modi in cui si spreca più acqua è proprio la doccia. Visto che, soprattutto in questo periodo, si tende a farne parecchie, ci sono delle invenzioni che, nella loro semplicità, possono risultare molto utili.

Uno di questi è Hydrao, startup frncese che produce dei soffioni smart applicabili alla doccia, che ci avvisano quando stiamo consumando troppa acqua. 

All’interno hanno una luce LED che passa dal blu, al verde, all’arancio e infine al rosso via via che l’acqua scorre, segnando il consumo di 10, 20, 30 o 40 litri e oltre di oro blu. Così, finchè la luce rimane verde, il “semaforo antispreco" ci dà il via libera.

Se invece dal verde si comincia a passare all'arancione, la situazione potrebbe diventare problematica. Si sta andando oltre un limite che è bene non superare. 

Volendo poi, grazie al Bluetooth, Hydrao si connette allo smartphone per regolare la quantità di acqua desiderata. Tramite Alexa, assistente robotica di Google, possiamo infatti raccogliere informazioni sui litri effettivamente consumati e su quanto si è speso per la doccia.

Hydrao è presente in 3 modelli: Loop, Drop e First. Il primo ha una forma più futuristica, il secondo si innesta al posto del soffione e infine l'ultimo possiede un design più classico. I pezzi sono, rispettivamente, 89.90, 169 e 99 euro. 

Un’altra idea interessante viene direttamente dalla Svezia. Altered è una startup in collaborazione con Ikea, che ha sviluppato un rubinetto in grado di ridurre fino al 98% del consumo di acqua, nebulizzandola.

Le soluzioni in giro sono tantissime. Basta informarsi nel modo giusto e avere quelle accortezze che possono portarci a enormi risultati, collettivi e individuali. 

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di Irene Caltabiano

 

 

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