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Messina, un ponte di NO su un mare di dubbi

Matteo, l'ennesimo Caronte?

Matteo_RenziQuando ho letto che il Renzi nazionale aveva ancora una volta tirato fuori dal cassetto il progetto ponte sullo stretto, assieme alla teoria dell’aumento dei posti di lavoro, ho pensato: «Non è possibile….». Un altro sedicente traghettatore di anime dalla punta dello stivale alla sua "palla".
 

I figli crescono, le mamme imbiancano, solo il ponte rimane un evergreen che attraversa leggi, tempo e governi. Leggenda narra che il primo venne addirittura costruito dal console Cecilio Metello, una passerella galleggiante con bottiglie legate a due a due sovrastate da travi di legno. Una struttura così solida da farci passare gli elefanti.  

Dove sono riusciti i romani, i politici dell'era moderna costruiscono cattedrali di ars oratoria. Si parla infatti di circa due secoli di belle parole e pochi fatti. Fortunatamente. Da D’Alema a Berlusconi fino ad arrivare al premier attuale tutti a sognare quest’opera faranoica, quasi sia una sorta di monumento alla grandezza, la spada nella roccia del Governo. Una struttura iniziata e disfatta mille volte, come la sua credibilità.

Cosa ne pensano i sindaci di "Scilla e Cariddi"?

Renato Accorinti, primo cittadino di Messina, ha sempre portato avanti, anche in tempi non sospetti, la sua battaglia contro Renato_accorintiil ponte, ribadendo in questo giorni il suo categorico no. «Posso assicurare che non si farà mai.La teoria dei posti di lavoro? Ha rotto» ha dichiarato in un’intervista rilasciata al Fatto quotidiano.

Più possibilista il sindaco di Reggio Calabria«Anche pensando alle cose semplici, dovremmo essere dei visionari. Come sindaci, come responsabili della comunità dobbiamo garantire l'ordinario ma anche lo straordinario. Se il ponte è inserito in un sistema complesso che comprende aeroporti e porti, alta velocità, ferrovie e infrastrutture avanzate, allora è un bene. Il ponte da solo sarebbe solo una cattedrale nel deserto».Non bisogna spaventarsi di pensare in grande dunque. E il  pericolo di infiltrazioni mafiose? «Bisogna far capire che è necessario sconfiggere i criminali, ma non possiamo stare fermi per questo» dice Giuseppe Falcomatà.

Una struttura che regge poco, come le sue motivazioni

ponte-sullo-strettoLe associazioni ambientaliste e tutti i contrari al ponte (presente) possono addurre motivazioni altamente ragionevoli al NO. In primis le risorse che potrebbero essere destinate a progetti ancora oggi latenti come la Salerno- Reggio Calabria, che, si vocifera, verrà finita entro dicembre. Un regalo di Natale che aspettiamo da 70 anni ( l'apertura del primo tratto venne avvenne nel 1966).

Il gioco vale la candela? Ovvero le risorse destinate al ponte potranno essere ripagate da un  reale aumento del traffico veicolare? Ma soprattutto, non sarebbe meglio spendere questi soldi per potenziare le linee ferroviarie siciliane, il tratto  jonico o ampliare i porti di Villa san Giovanni, Reggio Calabria e Messina? Oppure, volendo allontanarsi dal regionale, non sarebbe il caso di dare questi 8 miliardi di euro alle scuole o per la sicurezza del territorio? Anche questo garantirebbe numerosi posti di lavoro. I fatti recenti dimostrano infatti che viviamo in un Paese con un dissesto idrogeologico incredibile. Non parliamo poi dei danni sulla flora e la fauna marina e sull’estetica di uno stretto che ha incantato generazioni, artisti e poeti. Un panorama mozzafiato che sarebbe un peccato deturpare. Parola di messinese.

 

di Irene Caltabiano

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Messina, perchè una funivia e non un ponte sullo stretto

 

 
 
 

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Il manichino biodegradabile, l'idea italiana che ha conquistato Londra

Fabbricato con canna da zucchero e altre sostanze organiche, ha subito spopolato nella capitale inglese.

Il primo manichino bio ha fatto la sua apparizione alla London Fashion Week, generando numerosi apprezzamenti. Glamour e mondo eco-sostenibile è ormai un binomio confermato. Lo sanno bene anche tanti vip che hanno sostenuto l’iniziativa tra cui Livia Firth, fondatrice di EcoAge, società di consulenze per soluzioni etiche e sostenibili (nonché moglie del premio Oscar Colin Firth). Tra gli ospiti anche le attrici Keira Knightley e Victoria Beckham, Anna Wintour, direttrice di Vogue, e , Andrew Bolton , direttore del Fashion Institute di New York. L’evento si è svolto alla sede del BAFTA, sede dell’Accademia del cinema britannico, a due passi da Piccadilly Circus.

I “genitori” del modello green sono emiliani. La Bonaveri di Cento, in provincia di Ferrara, ha scelto di mettersi in discussione in prima persona. Nel 2012 ha affidato al Politecnico di Milano l’ambizioso progetto di riesaminare il proprio ciclo produttivo per documentarne l’impatto ambientale.  Dati alla mano, ha cominciato a lavorare con i principali istituti internazionali per migliorare la propria eco-sostenibilità. Risultato? Un manichino biocompatibile che contiene il 72 % di materiali naturali.

«Ci siamo arrivati attraverso una strada difficile e piena di sorprese, ma ora siamo in grado di offrire al cliente un prodotto che è rispettoso dell'ambiente ed esteticamente impeccabile» dice Andrea Bonaveri, amministratore delegato dell’azienda. Il prezzo è al momento di poco superiore a quello dei manichini tradizionali, ma è destinato a scendere man mano che aumenteranno le ordinazioni.

L'evento comprendeva, oltre alla presentazione ufficiale del bio-manichino, una mostra di abiti vintage firmati da Hubert du Givenchy, JohnGalliano, Alexander McQueen.

Un evento che ogni anno stimola i creativi a nuove idee eco-sostenibili. Quale sarà la prossima mossa? I vestiti edibili?

di  Irene Caltabiano 

 

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Occhio all'etichetta! Non parliamo di bon ton, ma di pesce

Lo scaffale dei surgelati è un turbinio di colori, marche e confezioni attraenti.

PesceMa nonostante le “immagini di copertina" che propongono piatti succulenti, possiamo dire di saper leggere davvero i dati stampati sulle confezioni? Come sappiamo dove è stato pescato il pesce che compriamo? Se è locale, provieniente dall'estero o della giusta taglia?

Sono tante le domande che dovremmo porci su ciò che mangiamo. Greenpeace ha scelto di venire incontro al consumatore. Si chiama FishFinder e non è solo una guida a una maggiore comprensione delle informazioni che troviamo sui prodotti,  ma un invito a valorizzare la pesca artigianale ed ecosostenibile. Una serie di nozioni da mettere subito in pratica, che vanno dal riconoscimento dei metodi di pesca, fino all’importanza di comprare pesce di stagione. II 90% degli stock ittici infatti non solo è pescato con metodi distruttivi ma è frutto di abusivismo e violazione di alcuni dei principali diritti umani.

 

Dimmi come vieni pescato e ti dirò che merluzzo sei

 

PesceQualche esempio? Scatola alla mano, controllate subito la dicitura "attrezzo di pesca". Gli unici metodi sostenibili sono la nassa, (sorta di rete cilindrica che consente di lasciare al di fuori gli esemplari di taglia diversa rispetto a quella che si vuole pescare), la rete da imbrocco (che raccoglie soprattutto le specie da fondale come seppie e calamari) e infine il palangaro da fondo, un insieme di ami legati ad un sostegno  per evitare di catturare i grandi cetacei.

Scegliete il pesce fresco di mari italiani. Se la località indicataè vicina il prodotto non avrà subito grandi trasporti. Inoltre,comprando i prodotti dei pescatori nostrani, si incentiva la produttività locale. Un ulteriore accorgimento? Variare spesso le qualità. Tutti tendiamo a concentrarci su merluzzo, tonno e salmone. Ma esistono tante altre tipologie altrettanto gustose e facilmente reperibili.

La mini-guida è scaricabile gratuitamente dal sito di Green Peace Italia. Piccoli accorgimenti per grandi risultati.

 

di Irene Caltabiano

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