Spiagge lussureggianti, sontuosi templi e resti di un suggestivo passato
La bellezza languida della Thailandia è dovuta alla combinazione di questi scenari, cui si somma, in città quali Bangkok, la giustapposizione di elementi assai distanti tra loro. La prova concreta che antico e moderno possono coesistere…con effetti non solo visivamente spiazzanti.
Molti tra quanti hanno avuto la fortuna di assaporare tutto questo in veste di turisti saranno stati sfiorati, almeno per qualche istante, dalla fatidica domanda: “e se trasformassi la vacanza in quotidianità?”.
Leggi anche
Estate 2018: se vuoi lavorare in Spagna il miglior momento per candidarti è ora
La maggior parte delle persone, però, non va oltre questo step, assorbendo la malinconia da rientro per merito (o demerito) di una routine fatta di lavoro, incombenze casalinghe e relazioni ormai consolidate. D’altra parte, qualcuno resta invece intrappolato nelle maglie del mal d’Asia, una sorta di ipnotico struggimento che può spingere a tentare il “salto nel vuoto”.
Tuttavia, prima di mollare tutto alla volta del Paese dei Sorrisi, è preferibile considerare almeno globalmente lo scenario a cui si andrà incontro, per poi trarre le dovute considerazioni.
In Thailandia uno straniero resta sempre tale
Il Paese asiatico è caratterizzato da un forte sentimento nazionalista, e ciò implica che chiunque arrivi dall’esterno con l’intenzione di restare dovrà faticare il doppio per inserirsi lavorativamente. Dal punto di vista sociale invece, è necessario mettere in conto che, anche dopo 30 anni di permanenza in Thailandia e magari aver sposato una donna del posto e aver avuto dei figli, si continuerà comunque a essere etichettati come farang (straniero).
La prima e più immediata conseguenza di questo approccio è rappresentata dal fatto che l’assunzione di una persona che viene da fuori comporta un peso fiscale significativamente maggiore rispetto a chi sceglie un thailandese. Stesso discorso per chi intende mettersi in proprio fondando un’azienda.
A ciò si aggiunge il fatto che esiste un’apposita lista di professioni off limits per uno straniero (autista, commesso, segretario, dattilografo, parrucchiere, architetto sono solo alcuni dei profili vietati).
Leggi anche
Per chi ha un sogno la laurea non è semplicemente “un pezzo di carta”
In linea di massima vale il principio per cui un’azienda sceglie un candidato farang se e solo se questo può vantare conoscenze specialistiche consolidate, ovvero un know-how che nessun locale possiede. Così, spesso gli stranieri vengono assunti in qualità istruttori, cioè figure deputate a trasferire le proprie competenze a dipendenti con poca o nessuna esperienza.
Come valutare quante chance hai di trovare lavoro
Se sei realmente motivato a trasferirti nel Paese dei Sorrisi, è consigliabile provare a capire quanto il tuo profilo possa essere appetibile agli occhi delle aziende thailandesi. Ecco i fattori che possono fare la differenza, oltre al know how altamente specializzato di cui abbiamo già parlato:
- padronanza dell’inglese e curriculum redatto in lingua;
- risparmi sufficienti a pagare il viaggio di ritorno in Italia qualora l’esperienza asiatica non si concluda nel modo sperato.
Guarda il video di Stefano Piergiovanni (Viviallestero.com) per scoprire quali sono attualmente i profili più ricercati e come fare a candidarti.