Lavorare 2.0

Lavoro assicurato per 130mila euro l'anno? Diventa growth hacker

Cos'è il growth hacker?

growth-hackerForse conviene partire dalla definizione di growth hacking.

 Un tipo di attività alla cui base è presente una forte creatività necessaria a migliorare i risultati del marketing in contesti nuovi. Situazioni in cui, se non esistono soluzioni prestabilite, è necessario inventarsele.

Una forma mentis, insomma, orientata alla crescita. Diventare growth hacker significa portare il marketing tradizionale un passo oltre, sviluppando un processo di crescita focalizzata contemporaneamente su innovazione, sperimentazione e analisi dati.

Quel che rende i growth hacker rari è il variegato background di conoscenze. Una figura ibrida, che nasce all’interno delle startup e si è diffusa in numerose branche del mondo del lavoro.

Competenze per diventare growth hacker?

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  • Marketing: deve avere conoscenze di copywriting, psicologia e comportamenti della clientela sulla base dell’analisi dati.
  • Prodotto e design: il growth hacker deve essere anche un po’ product manager, con il compito di pianificare obiettivi e strategie necessarie per la commercializzazione di un prodotto.
  • Programmazione: alle volte serve capire le logiche di chi scrive il codice e quindi anche saper intervenire su esso. All’occorrenza quindi conoscere alcuni dei principali linguaggi informatici e saper scrivere qualche riga di codice.
  • Avere competenze nell’ottimizzazione SEO, nel content e mail marketing, social marketing e advertising.

Growth hackers, i pirati del web

growth hacker-piratiPer capire ancora meglio il processo secondo il quale si muove un growth hacker c’è un acronimo spesso utilizzato dagli addetti al settore: ARRRR ( sì, come il classico urlo piratesco). Cosa significa?

  • Acquisition (acquisizione)
  • Activation  (attivazione)
  • Retention (mantenimento)
  • Referral (procacciamento)
  • Revenue (entrate)

L’ARRR è stato inventato da Dave McClure, fondatore di uno dei più importanti acceleratori di startup al mondo, che suddivise ogni attività di business in cinque passaggi precisi e per ognuno di essi identificò metriche e step da rilevare.

 

Esempi famosi di growth hacking

mcdonald's-ray krocNeil Patel, growth hacker di Airbnb, per creare l’impero dell’home sharing, altro non fece che reverse engineering  (ingegneria inversa) basandosi sul sito Craiglist, celebre portale americano di annunci di vario tipo. 

Scoprì infatti come consentire ad ogni utente che registrava la casa su Airbnb di pubblicare l'annuncio automaticamente anche sull'altra piattaforma. Piccolo particolare? Il team di Craiglist non ne era a conoscenza.

Tuttavia, ciò comportava non solo rendere la propria offerta più appetibile e dotarla di maggiore autorevolezza ma di creare una serie di legami  non ufficiali tra i due portali, migliorando credibilità e visibilità della neonata Airbnb.

Ma si possono fare esempi di growth hacking anche non necessariamente nel mondo digitale. Avete presente il film The founder, quello su Ray Kroc, fondatore di McDonald’s? Fu lui ad individuare nella strade interstatali un modo per ampliare la clientela della celeberrima catena di fast food.

Quanto guadagna un growth hacker

sean-ellisLa media dello stipendio mensile varia dai 20 ai 35mila euro per una figura junior e raggiunge i 130.000 per un profilo senior. Ogni grande azienda è interessata a questo ruolo e ciò fa capire che di certo non è un fenomeno passeggero.

I primi passi per fare il growth hacker è comprenderne le basi. Sul web si può trovare molto materiale, risorse come growthackers.com creato da Sean Ellis, uno dei marketer più capaci degli ultimi anni e creatore della parola stessa, oppure libri come Definitive Guide to Growth Hacking del growth hacker Neil Patel, disponibile gratuitamente sul suo sito.

Come si può descrivere un growth hacker in una sola parola?

Parola chiave? Multidisciplinarietà

Il growth hacker fa di questa caratteristica il suo punto di forza. Non vuole diventare il migliore in un campo, ma padroneggiare quante più discipline possibili.

Estremamente preciso e attento ai dati, ma anche creativo. Conoscitore del marketing online ma anche concentrato sulla concretezza del prodotto.  Interessato a far crescere il suo business ma sempre tenendo d’occhio il cliente.

Allora, pensi di averne la stoffa?

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di Irene Caltabiano

 

 

 

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Crowd work: il lavoro del futuro o il futuro del lavoro?

Lavoro-folla.

lcrowd-workGià la traduzione letterale di crowd work fa riferimento a qualcosa di sommario e caotico.

Casuale…

Instabile...

…Precario?

Tuttavia rappresenta senza ombra di dubbio una delle forme lavorative 2.0, che possiamo annoverare tra le numerose opzioni professionali nate nell’era digitale.

Come funziona il crowd work?

task-rabbitEsistono una marea di piattaforme ad hoc dove vengono pubblicate offerte di lavoro, normalmente rivolte a una platea molto vasta.

Chi arriva per primo e richiede il compenso minore si aggiudicherà il task. Una sorta di asta di persone, disponibile a tutte le ore, tutti i giorni, su qualsiasi social e da qualsiasi parte del mondo.

Che tipo di compiti si possono svolgere? Molto dipende dalla piattaforma utilizzata. Da Mechanical Turk, gestita dal colosso Amazon, che richiede ad esempio traduzioni o trascrizioni di registrazioni, a Zooppa, fondata in Italia ma con sede negli USA e specializzata in campagne pubblicitarie dal basso, o ancora Task rabbit, che punta invece più sui lavoretti manuali casalinghi.

Leggi anche: Taskhunters, la startup delle persone troppo indaffarate

Quali sono le conseguenze del crowd work?

crowd-workersChiaramente, come per qualsiasi categoria in evoluzione, esistono pro e contro. Il crowd worker esula da contratti, spazi e tempi lavorativi. Nella teoria può dunque svolgere il suo lavoro, dove e quando vuole.

Perfetto per chi odia i vincoli, si annoia a far sempre la stessa attività e non vuole sottostare a tempi e modi di lavoro di un’azienda tradizionale. Ideale anche per chi ha bisogno di qualche somma extra per arrivare a fine mese.

La contraddizione sorge nel momento in cui 18,5 milioni di persone fanno riferimento a queste piattaforme come necessità quotidiana, facendo della cosiddetta gig economy la propria fonte principale di reddito.

Leggi anche: Gig economy, l'economia del lavoretto che fa gola ai colossi

Poco male, se non riesci a trovare un lavoro fisso. Il grande vantaggio della rete è regalare a tutti una possibilità, anche se abiti nel luogo più sperduto del mondo. Da una piccola stanzetta di Moncenisio si può entrare in contatto con colossi come Google, Facebook o Walt Disney Company.

Tuttavia anche il crowd work ha i suoi lati oscuri. Ad esempio? A detta degli stessi crowdworkers, essere pagati in maniera ridicola, al di sotto del reddito minimo, risultando privi di qualsiasi norma di sicurezza o diritti. Per non parlare della spietata concorrenza ai liberi professionisti che, di questo passo, verranno sempre più esclusi dal mercato.

Lukas Biewald, amministratore delegato della piattaforma americana CrowdFlower ha affermato: « Prima dell’avvento di internet, sarebbe stato particolarmente difficile trovare qualcuno disponibile a lavorare per te dieci minuti per essere poi subito licenziato. Ma grazie a queste tecnologie ora puoi effettivamente trovare qualcuno, corrispondergli un compenso irrisorio per poi sbarazzartene non appena non ne hai più bisogno».

Alcuni dati sul crowd working

crowdsourcingTuttavia, al di là delle opinioni personali, il crowd working è una realtà innegabile. Il rapporto della banca mondiale intitolato The Global Opportunity in Online Outsourcing, stima un fatturato da esso derivante di 25 miliardi di dollari. Le piattaforme digitali  di questesto tipo su scala globale sono circa 2300.

Amazon Mechanical Turk ha dichiarato 500.000 iscritti in 290 paesi diversi. Odesk, portale che mette in contatto freelance e lavoratori indipendenti ha contrattualizzato 14 milioni di persone in India. L’australiana Freelancer.com conta 14,5 milioni di iscritti con 7, 5 milioni di progetti.

Legiferare sul crowd working

crowd-workingVista l’enorme diffusione di questa categoria professionale la domanda che ci si fa più frequentemente è: come regolamentare la figura del co-worker?

Le idee risultano diverse a seconda del Paese. In Inghilterra ad esempio la giurisprudenza è orientata a qualificare i crowd workers  come lavoratori che, anche se impossibili da considerare indipendenti, godono di alcune tutele basilari.

In Germania sono assimiliati nell’ottica di “persone simili a lavoratori subordinati” e inquadrati momentaneamente come consumatori nell’attesa di applicare relativi istituti di professione. 

In Italia invece si parla di uno statuto dei diritti dei lavoratori, siano essi subordinati, autonomi o parasubordinati ipotizzando di estendere ai corwdworkers alcuni diritti generalmente riservati ai lavoratori subordinati.

Il crowdworking può insomma risultare una grande sconfitta o una grande risorsa. Dipende se viene regolamentato in modo costruttivo. 

di Irene Caltabiano

 

 

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Multinazionali e IT: il discreto fascino della Polonia

Hai mai pensato di andare in Polonia per lavoro?

Polonia

Londra, Berlino, Barcellona, sono queste le prime destinazioni a cui solitamente pensano gli italiani che decidono di cambiare vita e iniziare un nuovo capitolo all’estero.

Tuttavia, al di là delle rotte più consuete e battute, sostanzialmente mainstream ma non necessariamente foriere della tanto agognata realizzazione personale, si stanno delineando con sempre maggiore chiarezza alcuni poli fertili di concrete opportunità professionali.

Luoghi caratterizzati da un discreto tasso di crescita che si traduce, per chi li sceglie, anche in una buona qualità della vita.

La Polonia vanta una delle economie più solide dell’Europa centrale.

Il Paese, che confina a ovest con la Germania, a sud con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, e a est con l’Ucraina e la Bielorussia, è abitato da circa 40 milioni di persone.

Leggi anche Sogni una nuova vita in Costa del Sol? Segui i consigli di chi ce l'ha fatta

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Quali sono i settori più promettenti della Polonia?

Lavorare in PoloniaUna quota consistente degli occupati opera nel settore dei servizi; il portale britannico Prospects ha stimato che i profili più richiesti siano quelli inerenti l’Information Technology, le vendite, la sanità, e il turismo.

La Polonia rappresenta, a livello internazionale, uno dei principali poli per l’esternalizzazione delle attività gestionali e di controllo delle aziende.

 

Il comparto industriale, a oggi, sembra comunque tenere. Nello specifico, a trainarlo sono le aziende chimiche, quelle impegnate nella lavorazione del vetro e dei metalli e il tessile.

La Polonia è un Paese con lo sguardo rivolto al futuro

Cercare lavoro in PoloniaDati alla mano, il mercato del lavoro polacco è particolarmente ghiotto. Il Business Services Sector ha infatti calcolato che nel 2016 chi è approdato qui ha avuto la possibilità di scegliere tra più di 200mila profili professionali.

Il comparto del business, che si avvale di sostanziosi investimenti internazionali, è infatti in espansione. L’Information Technology costituisce circa il 30% dell’economia polacca, e dà lavoro a 150mila persone. Future Market Insights stima che il settore, entro il 2020, potrebbe registrare un incremento annuale del 6%.

Come farti conoscere e rendere visibile il tuo curriculum?

Lavorare in PoloniaI siti a cui fare riferimento sono molteplici, ma i principali risultano certamente Careers in Poland, Infopraca, Jobs in Krakow, Jobs in Warsaw, Pracui e Kariera. Per quanto riguarda i giornali cartacei, è consigliabile tenere d’occhio testate quali Gazeta Praca e The Warsaw Voice.

Le persone che provengono dai Paesi membri dell’Unione Europea possono inoltre ricevere supporto dal Polish District Labour Office, che mette a disposizione un registro di disoccupati consultabile dalle imprese. Il servizio propone inoltre internship e sussidi per chi momentaneamente non lavora.  

Goldenline, il cerca-lavoro della Polonia

Un po’ Linkedin, un po’ Facebook.

Chi è in cerca di un’occupazione in Polonia può iscriversi a questo sito, che raccoglie numerose offerte dislocate in varie località.

Il sito permette agli utenti di rendere pubblico (e quindi consultabile) il proprio curriculum in modalità integrale  o parziale. Contestualmente, è possibile registrarsi nei gruppi e scambiare informazioni con gli altri utenti.

Guarda il video e scopri subito quali sono le posizioni attualmente aperte in Polonia 

 

 
francesca garrisi
 

 
 

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