Lavorare 2.0

Lavori truffa: in Italia la risorsa si trova (ancora) con l'inganno

Solo chi ci passa tutti i giorni può davvero comprendere di cosa stiamo parlando. 

truffaLa disperazione di chi cerca lavoro da anni e che, spesso, è oggetto di truffe e prese in giro. Un business di cui nessuno parla e che, tuttavia, sta diventando la norma.

Annunci che millantano ricerca di addetti all’amministrazione, back office e risorse umane che, infine, si rivelano imbrogli.

Il colloquio

call-center

Ti contattano in modo molto vago e veloce, non facendotinemmeno capire bene ( volutamente?) il nome dell’azienda. Poi, ti fissano un appuntamento per il colloquio; se provi a chiedere chiarimenti, verrai liquidato velocemente.

Dal momento che tentar non nuoce, vai nel giorno e nell'ora prestabilita e aspetti il tuo turno; arrivato dal “responsabile”,  ti si mette di fronte a tutt’altro lavoro rispetto a quello pubblicizzato. 

Cominci a capire che forse non è tutto trasparente: parlano di commerciale, azienda giovane e in crescita, presente sul territorio nazionale. Infine, ti propongono una giornata di prova.

Il porta a porta

truffaEd eccoti all’opera: si tratta di un porta a porta per contratti di energia elettrica e gas o telefonica. Le tecniche usate sono varie in base all’azienda che capita.

In genere viene assegnata una zona da setacciare e si parte all’attacco. Si bussa ai vari palazzi dell’area e ci si presenta come consulenti Enel o Eni. Le persone che hanno la sventura di aprire si ritrovano a dover cercare velocemente vecchie bollette nel cassetto e, in pochi secondi, firmano un cambio di contratto senza averne reale consapevolezza.  

A volte i “disturbatori”, avendo possibilità di guardare i dati sulle fatture, modificano il contratto di fornitura all’insaputa dell’intestatario.

Stress da obiettivo

stress-ragazzaLa giornata dura anche nove ore e si conclude tornando in sede per la compilazione finale di un test. I ragazzi che ti hanno seguito durante il giorno, mostrandoti in cosa consista l’attività, sembrano spesso “invasati”, con l’ansia da contratto. Ad ognuno viene infatti fissato un obiettivo da raggiungere in modo tassativo. Pena? Il licenziamento.

Se ti rifiuti di compilare il test ti guardano in maniera stizzita come a dire: «Che opportunità che stai perdendo! Non meriti niente!»

Chi invece si convince e ci prova spesso inciampa non solo in situazioni stressanti, dove viene fatta continua pressione per il raggiungimento degli obiettivi, ma lo stesso lavoro non viene retribuito secondo quanto era stato pattuito.

 

Far leva sul bisogno

stress-ragazza-2Di testimonianze negative ce ne sono in quantità sui vari social e forum. Una fra tutte, quella di A. :«Il presidente della società era una persona intransigente, poco chiaro e trasparente, amava fare promesse che non avrebbe mai mantenuto al solo scopo di mantenere uno standard e una produttività sempre al massimo. Non favoriva i rapporti umani all'interno dell'azienda e quindi,non si doveva ridere, scherzare o solo parlare se non al telefono con i clienti o con i consulenti».

«La parte più difficile o forse più noiosa era fissare i colloqui, un'attività senza dubbio alienante. Dovevo essere rapida,velocissima,non dovevo respirare più a fondo per non perdere quel secondo ed erano tanti, tantissimi, gli ignari candidati ai quali dovevo dire tante baggianate. La telefonata doveva essere fatta in un certo modo e soprattutto...potevo essere la migliore ma se non venivano ai colloqui non ero nessuno e rischiavo il mio posto (se così si poteva chiamare). La cosa era piuttosto squallida».

«Il capo faceva leva sulla mia necessità di lavorare e mi promise che se avessi  sgobbato 4 mesi per 400 euro dalle 8.45 alle 19.00 mi avrebbe dato un dignitoso contratto e uno stipendio più remunerativo. Le stesse cose che si rimangiò il  mese successivo».

Nessuna legge

grazia-mannaLa denuncia non va alla tipologia di lavoro; essere un consulente energetico, immobiliare, telefonico, etc. è a tutti gli effetti un lavoro come tanti.

La questione che va sottolineata è più complessa. Innanzitutto non esiste in Italia una regolamentazione precisa che impedisca alle società di pubblicare annunci falsi rispetto a ciò che invece viene proposto.

E, ancora più grave, non è presente una legge che regolamenti sia i compensi che i consulenti dovrebbero ricevere (stabiliti da un contratto collettivo del lavoro) sia la procedura etica che  le aziende subappaltatrici di servizi per conto di colossi (Enel, Eni, Vodafone, Tim, Sorgenia etc) dovrebbero rigorosamente rispettare.

D’altronde, chi ne fa le spese? Utenti ignari alla ricerca di un lavoro per sopravvivere. 

grazia-manna

 

di Grazia Manna 

 

 

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Scalare Monte Google? Diventa SEO specialist!

Analizzare SERP, gestire il traffico organico, utilizzare le giuste keywords.

seo-specialistNo, non si tratta delle informazioni per il decollo di un razzo Nasa.  È ciò  con deve fare i conti ogni giorno il SEO specialist.

Chi è?

Avete presente i miliardi di contenuti che ogni giorno visualizziamo su Google con un click? I primi risultati che otteniamo per ciascuna ricerca non sono lì per caso, ma frutto del lavoro di questa figura mistica.

Nessuna macumba o pozione magica. Il SEO specialist, visto dai pagani come una specie di hacker alla Mr Robot, è l’incaricato della gestione del SEO.

Che vuole dire questo criptico acronimo? SEO sta per Search Engine Optimization . Tradotto letteralmente: ottimizzazione per i motori di ricerca. Come? Grazie all’uso di determinate keywords (parole chiave) e una corretta strutturazione dei contenuti.

 L’obiettivo finale è far compiere all’utente una determinata azione su un sito: iscrizione ad una newsletter, un acquisto o un semplice contatto. In poche parole, far crescere utenza, traffico e rendere sempre più popolare un indirizzo web e l'attività ad esso connessa.

Come si diventa SEO Specialist?

seo-specialist-3Innanzitutto si devono possedere diverse competenze: dalla statistica, alla scrittura, all'informatica. Non per niente i primi SEO specialist erano programmatori e sviluppatori web.

Esistono poi numerosi corsi, online e offline, e miliardi di tutorial su YouTube, fino ad arrivare ad alti livelli di certificazione come Master in web marketing.

Tuttavia molti professionisti concordano su un punto: essere SEO specialist è una questione empirica. Bisogna provare e riprovare, fare tantissimi esperimenti e capire cosa è utile in base al settore in cui si stanno mettendo a disposizione le proprie competenze.

È necessaria anche grande capacità analitica e di connessione delle informazioni. Esistono strumenti che possono aiutare quali Semrush, Moz o Majestic, che, soprattutto quando devi monitorare più progetti, sono una mano santa.

Ma, come dice Emanuele Tolomei, esperto SEO per grandi aziende:  «il software migliore è la testa di un SEO; saper osservare attraverso le SERP, ovvero le pagine dei risultati dei motori di ricerca. Farsi domande anche a schermo spento, per comprendere le reali intenzioni di ricerca».

Last but not least, se la figura del SEO specialist coincide con quella del content editor, ovvero chi scrive i testi, serve capacità di elaborare contenuti originali e di qualità. Se ci si esprime in modo scorretto o superficiale, non c’è SEO che tenga.

 

Quanto si guadagna?

seo-specialist-3Innanzitutto si deve distinguere da chi svolge tale professione come freelance con partita IVA e chi invece mette le sue competenze a servizio  di un’azienda. Già questo elemento può fare la differenza a livello di guadagni.

Per i lavoratori autonomi dipende dalla disponibilità economica dell’azienda e da quanto quest’ultima crede nell’importanza della figura del SEO specialist.

La seconda keyword è l’ esperienza. Si va dai 19.000 euro l’anno per un curriculum di 6-12 mesi ai 30.000 di professionisti con alle spalle almeno tre anni.

In costante evoluzione

scalare-serpLa figura del SEO specialist risulterà sempre più importante, dal momento che qualunque attività, dall’azienda di grafica alla bottega sotto casa, possiede ormai un sito Internet.

Pe questo motivo uno degli svantaggi di scegliere un mestiere simile è innanzitutto l’elevata competitività. Potrebbe dunque volerci molto tempo prima di ottenere risultati interessanti per i propri utenti.

In secondo luogo si deve essere disposti a uno studio continuo, rinunciando spesso alle conoscenze acquisite fino a pochi mesi prima. Gli algoritmi di Google sono in continua evoluzione e bisogna avere la capacità di stare al passo.

Fatti di SEO

francesco-margheritaIn Italia esistono tante eccellenze digitali. Prima fra tutte, Francesco Margherita, che con il sito SEO Garden (13 milioni di visualizzazioni al mese) e la community Facebook Fatti di SEO (16.000 membri) è considerato una specie di guru.

Dopo essersi laureato in Scienze sociali alla Federico II di Napoli, si dedica esclusivamente a diventare consulente Seo e marketer digitale, diventando persino Semrush ambassador. Il suo libro, Manuale di Seo gardening, è diventato un testo fondamentale per chiunque voglia lavorare in questo campo.

 Dunque, se volete che il web per voi non abbia più segreti, consiglio vivamente di seguire i suoi consigli.

Tutto il resto è impegno, curiosità e passione. In bocca al lupo!;)

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

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I social non hanno segreti per te? Trasformali in lavoro

Social Media Strategist

Marketing

La comunicazione è come l’ossigeno

Ingrediente essenziale di qualunque attività umana, dimostra che la componente relazionale informa di sé ogni aspetto della quotidianità.

Nel lavoro, come nei legami interpersonali, sapersi proporre e valorizzare gioca un ruolo decisivo. Mostrarsi appetibili e capaci è quasi più importante dello specificare quali siano, in concreto, le proprie competenze. “L’involucro” comunicativo con cui rivestiamo le cose che diciamo prevale spesso su queste ultime.

Ne consegue che ciascuno, quotidianamente, è impegnato in una qualche forma di marketing. Ovviamente, a variare sono, di volta in volta, intensità e qualità delle azioni messe in campo.

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I social network hanno fatto il loro ingresso, a tratti anche con una certa prepotenza, non solo nella vita intima degli individui, ma anche nei più disparati settori economici. Ciò ha posto le basi, quasi naturalmente, per la nascita di un nuovo profilo professionale, ovvero quello del Social Media Strategist.

Di cosa si occupa questa figura?

Social_media_strategistParliamo, in breve, di una sorta di “stratega 2.0” che, dopo aver enucleato il messaggio che il brand intende comunicare, individua i contenuti funzionali allo scopo, i canali social da utilizzare e le azioni da adottare.

Il social media strategist deve elaborare un piano di comunicazione articolato in interventi capaci di cogliere le specificità di ciascun network (Facebook, Pinterest, Instagram, Twitter). Dunque, in fase preliminare, può essere utile formulare una serie di domande chiave (qual è il target di riferimento? qual è l’approccio che apprezza maggiormente?).

Una premessa è fondamentale: fare il social media strategist significa vivere immersi nel web 2.0 e, ovviamente, ciò risulta impossibile (o comunque estremamente sgradevole) se a motivare e sostenere non c’è una passione, o comunque una forte curiosità, nei confronti di Facebook, Instagram & Co.

Neanche questo, tuttavia, basta, in quanto, per utilizzare i social con dimestichezza, padronanza e lungimiranza, è fondamentale averli, in prima battuta, sperimentati in veste di utente. Sei un velista appassionato? Crea la pagina del circolo a cui sei iscritto, e sforzati di pubblicare con regolarità contenuti interessanti; contestualmente, occupati del personal branding. 

Quali competenze devi avere se vuoi lavorare in questo campo?

Social_media_strategist

Fa’ in modo che, se ti candidi per un’offerta di lavoro, l’azienda possa trovare online informazioni sufficienti a capire chi sei, di cosa ti occupi e cosa sai fare. In tal senso può risultare decisivo il modo in cui è confezionato il tuo account Linkedin.

Detto ciò, un background culturale di stampo umanistico fornisce, a differenza di un percorso prettamente tecnico, un ampio ventaglio di nozioni, che costituiscono l’ossatura del profilo di social media strategist. Infatti, fungere da raccordo tra azienda e utente significa monitorare costantemente i contenuti veicolati in entrambe le direzioni, e i relativi tone of voice. È utile quindi aver studiato discipline quali psicologia, pedagogia e sociologia.

A integrare questo bagaglio concorrono i corsi di formazione ad hoc (ma attenzione a non farsi “sedurre” da chi promette di consegnare le “chiavi del mestiere” in una manciata di ore), la lettura dei libri pubblicati dai principali esperti del settore, e il contatto/scambio costante di spunti ed esperienze con i colleghi.

Fare networking va di pari passo con lo studio, che deve rappresentare un impegno (e un investimento) costante. Il web 2.0 cambia infatti a una velocità impressionante.

Al netto di tutto, comunque, per svolgere bene questo lavoro è fondamentale, innanzitutto … fare. Questo significa che, soprattutto agli inizi, bisogna combattere timidezza e ostacoli, accogliendo come fondamentali tasselli del proprio percorso di crescita i progetti che vengono proposti.

 

Quanto guadagna un social media strategist…

Non è facile quantificare gli incassi, in quanto, in parte, dipende dalla tipologia contrattuale scelta (freelance o lavoratore dipendente?). Orientativamente, chi ricopre questo profilo in un’agenzia di comunicazione, e ha già un certo bagaglio di esperienze, percepisce un introito lordo che va dai 20mila euro in su.

…e quali sono pro e contro del mestiere?

Social_media_strategistChi per lavoro si confronta quotidianamente con una gran quantità di persone diverse riceve indubbiamente un flusso continuo di stimoli. Noia e routine sono quindi un rischio estremamente remoto, tuttavia, l’altra faccia della medaglia è rappresentata dal fatto che le dinamiche legate ai social cambiano in modo rapidissimo. Tutto, nel web 2.0, è accelerato, e non sempre è facile tenere il ritmo.

Può capitare, ad esempio, che lavoro e formazione monopolizzino la giornata, azzerando il tempo disponibile per la vita privata o, anche solo per oziare sul divano. Prima di intraprendere questo percorso è quindi consigliabile chiedere a sé stessi: ci tengo veramente? Quanto è importante per me diventare social media strategist. Insomma, verifica che il gioco valga la candela.

Un altro aspetto con cui bisogna fare i conti sono i pregiudizi e la diffidenza che ancora circondano molte professioni digitali. Non tutte le aziende hanno compreso l’importanza di curare il proprio brand online, oltre che attraverso i canali tradizionali, il cui contributo è peraltro sempre più marginale. E questo può avere chiaramente anche ripercussioni economiche.

Potrebbe poi essere difficile spiegare ai parenti di cosa ti occupi esattamente, e magari rischiare di essere liquidato, alla prossima cena di Natale, come quello che “smanetta tutto il giorno su Internet”. A causa di alcuni retaggi storico-culturali, infatti, molti subiscono ancora il discreto (?) fascino delle professioni statali.

Nonostante tutto questo sei comunque deciso a fare sul serio, e metterti alla prova con i social network? Un prezioso punto di partenza possono essere i blog di due tra i principali esponenti del settore in Italia, Veronica Gentili e Davide Licordari.

Buona navigazione!

 
francesca garrisi
 

 

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