Lavorare 2.0

Reinventarsi un lavoro aprendo una libreria indipendente

Come aprire una libreria che possa avere ancora successo

libraio_pazzoE’ il sogno di molti appassionati di lettura che, a cospetto di una difficile collocazione nel mondo del lavoro, sono anche costretti a reinventarselo pensando di partire proprio da ciò che gli piacerebbe fare.

Ma non è così semplice aprire una libreria e fare in modo che questa possa avere successo e quindi diventare un’attività redditizia.

L’Italia è un paese in cui si legge poco,viviamo in un’era dominata dal web e le cosiddette “distrazioni digitali” sono tante e coinvolgono i potenziali lettori di tutte le età.

La prima domanda che dobbiamo farci è se conviene ancora aprire una libreria indipendente. Esistono degli iter burocratici da percorrere ma soprattutto è importante essere attenti nella scelta dei libri da vendere.

 Aprire una libreria indipendente

libreria1Se, dunque, state pensando di aprire una libreria indipendente sappiate che è una scelta particolarmente coraggiosa perché il primo ostacolo sarà rappresentato dal contrasto con le grandi catene a un marchio che sono per lo più in franchising.

La prima cosa da fare,infatti, sarà di non vendere solo libri di autori famosi cercando di proporre un’offerta più ampia che metta a disposizione un catalogo costituito anche da testi scelti con cura per i contenuti. Questo vorrà dire vendere anche libri di case editrici minori e testi che trattano argomentazioni in qualche modo di nicchia.

Un altro consiglio prezioso è quello di fare in modo di “entrare nel cuore degli abitanti” del luogo in cui si vuole aprire la libreria magari aprendo un bar all’interno della stessa.

In tal senso potremo organizzare incontri d’autore, gruppi di lettura e, in generale, “aprire” la libreria al quartiere, con iniziative ad hoc, anche in dialogo con scuole e associazioni. La libreria deve essere un luogo aperto ai giovani e alle famiglie, e non deve incutere “timore”.

Ed ancora, cercare di specializzarsi in determinati temi e fornire sempre ai clienti  una valida consulenza.

Un’altra idea interessante è quella di integrare l’attività con il lavoro sul web (grazie all’e-commerce), essere sempre informati sui circuiti nazionali di librerie indipendenti e saper fornire materiale adatto a tutti, sia ai lettori occasionali che quelli seriali.

A tal proposito è una buona creare un sito web che ci consenta di comunicare bene in rete  sia attraverso Facebook che Twitter.

Sarà,inoltre,importantissima l’ubicazione del locale ed il business plan in generale.

Di che investimento iniziale parliamo?

A fronte di una serie di attività burocratiche da svolgere il costo totale dovrebbe avvicinarsi ai 100mila euro per l’avvio della libreria, ma potrebbe essere anche più alto: tutto dipende dalla zona in cui si apre, dalle dimensioni del locale, dal software gestionale scelto e così via.

Il fatturato medio

Il fatturato medio di una libreria indipendente è pari a circa (se avviata) 250.000 euro, con un margine di guadagno lordo che oscilla tra il 30 e il 35%. Dunque i margini di guadagno sono un po’ limitati.

Librai non ci si improvvisa

leggere un libroSono tante le informazioni da acquisire e tanta la preparazione che deve avere un libraio. 

Non a caso, esistono delle scuole e dei corsi: ogni anno, a fine gennaio, a Venezia si svolge il seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Ma uri, nata nel 1983, e che promuove anche delle attività in altre città italiane nel corso dell’anno.

Simona
blogger bibliotecaria

 

 
 
 

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Eccellenze in digitale: il nuovo e-learning gratuito made in Google

Facciamo un po’ di sana retorica.

Tranne sporadiche eccezioni, scuola e università italiane non formano affatto gli studenti. Li infarciscono di nozioni teoriche fini a se stesse che non hanno alcuna utilità pratica. Il risultato è che nel momento in cui si comincia a cercare lavoro, ci si rende conto di non essere competenti né competitivi.

Chi ha la fortuna di entrare in una qualsiasi azienda (spesso, più che di fortuna, si tratta di raccomandazione), impiega circa un quarto d’ora per rendersi conto di quanto sia impreparato.

È normale che sia così, nel momento in cui mondo accademico e realtà lavorativa sono insiemi totalmente disgiunti e spesso, cosa ancor più grave, addirittura asincroni. Per procurarsi un reddito occorre saper fare cose che servono, non esibire titoli di per sé privi di contenuti.

Alla luce di tutto questo, sempre più diplomati e laureati decidono di investire i pochi risparmi o le generose mance di nonni e genitori per frequentare corsi professionali che aggiungano finalmente qualcosa di concreto al proprio curriculum.

Non stiamo parlando dei tanto blasonati master, che a parte l’essere costosissimi non arricchiscono di una virgola il bagaglio dell’aspirante lavoratore né garantiscono alcuna assunzione presso le aziende sponsor.

Stiamo parlando di imparare un’arte e servirsene per guadagnarsi il pane quotidiano. Non stupisce, allora, che ingegneri, architetti o avvocati ripongano i diplomi di laurea nel cassetto e s’iscrivano a corsi di cucina, pasticceria, web design e via discorrendo pur di diventare competenti in qualcosa. Soprattutto in “qualcosa” che realmente serve.

L’unico inconveniente è che, appunto, bisogna pagare perché nessuno insegna niente gratis (tranne i nonni di cui sopra, qualora tramandino un mestiere ai nipoti). Esistono però delle eccezioni come i corsi interamente finanziati dalle Regioni, ma soprattutto esiste Google.

 

Il colosso di Mountain View offre percorsi formativi gratuiti per accrescere le competenze online di chi ha già una sua attività oppure vuole semplicemente dare uno slancio alla sua carriera. È di questi giorni l’attivazione del servizio “Eccellenze in digitale”, un percorso formativo a costo zero per padroneggiare il Web e le opportunità di business che offre.

Di cosa si tratta?

Come scritto nella Home, Eccellenze in digitale consiste in un piano di lezioni gratuite per scoprire tutte le opportunità del Web, con video tutorial che spaziano dalle strategie sui social media al marketing per i motori di ricerca, e molto altro.

Per accedervi, manco a dirlo, occorre essere in possesso di un account Google o attivarne uno attraverso la semplice procedura di registrazione. Dopodiché si procede con la creazione di un piano di apprendimento personalizzato, a seconda delle proprie esigenze.

Se il tuo obiettivo è vendere online, raggiungere più persone sui social media o semplicemente far sapere al mondo chi sei e fargli vedere le tue creazioni, questo è il corso giusto da seguire.

Non si tratta del classico schema di apprendimento leggi-impara-fai un esame, ma di un moderno e-learning basato sulla visione e l’ascolto di video tutorial e storie di chi ha avuto successo grazie al Web.

Tutte le lezioni sono seguite da un test per valutare le conoscenze acquisite e al termine di ogni sezione è prevista la verifica finale che, in caso di esito positivo, comporta l’assegnazione di un badge. In totale, completando tutti gli argomenti del corso, si ottengono ventitré badge e un attestato che sarà visibile pubblicamente e condivisibile sui vari social.

A fine corso si saranno acquisite tutte le competenze necessarie per promuovere online se stessi o la propria impresa. In particolare, si avrà la capacità di raggiungere il giusto pubblico per vendere i propri prodotti e servizi.

Google offre gratuitamente questo servizio con la convinzione che l’intera economia mondiale crescerà nel momento in cui ogni singolo individuo acquisirà le competenze digitali necessarie per trarre vantaggio dalla rivoluzione tecnologica in atto.

Funziona!

Ciò che colpisce di Eccellenze in digitale sono la semplicità e l’efficacia con cui i contenuti vengono trasferiti all’utente. Quel che rimane è molto più di una semplice panoramica di tutti gli elementi che caratterizzano il web marketing.

A fine corso si hanno veramente le idee chiare su cosa bisogna fare per vendere online (anche prodotti e servizi offline, beninteso).

Inoltre, può accadere di appassionarsi a uno specifico argomento e decidere di approfondirlo e diventare un vero e proprio esperto del settore, sempre a costo zero. Come nel caso dell’analisi dei dati web, ad esempio, grazie alla quale è possibile comprendere il comportamento degli utenti di un sito.

Diverse persone, infatti, potrebbero essere invogliate a ottenere le certificazioni Google Analytics o Google AdWords, acquisendo competenze che fanno gola a molte aziende. Il che, di per sé, è garanzia di assunzione.

Perché aspettare, dunque? Google offre a tutti la possibilità di ritagliarsi uno spazio in quel mondo del lavoro che fino a oggi sembrava saturo di opportunità. Tutto quel che serve sono un computer (o un tablet) e una buona connessione. Il resto è gentilmente offerto dalla casa.

Ad maiora!

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
 
 
 
 

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In cosa investire attualmente in Italia? Ad esempio in un Albergo diffuso

Un nuovo modo di fare turismo che rappresenta il futuro del nostro paese

hotel diffusoNon è una novità che la prima fonte di occupazione in Italia deriva dal settore del turismo. Quello che non sappiamo è che si sta affacciando nel nostro paese un nuovo tipo di turismo chiamato sostenibile che rappresenta il nostro futuro  e nel quale conviene investire.

Cos’è il turismo sostenibile

Il turismo sostenibile e responsabile è una forma di turismo che soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro. E’ responsabile, inoltre, il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.

L’Albergo Diffuso

 

Un nuovo modo di dare ospitalità si affaccia nel nostro paese. Essa prevede strutture diverse dai tradizionali alberghi, villaggi e campeggi ed è più attenta all’ambiente ed alla cultura dei luoghi.

Nasce così l’Albergo diffuso, un albergo che non si costruisce, ma che nasce mettendo in rete case pre-esistenti.

Regalando ai turisti la possibilità di poter conoscere lo stile di vita dei luoghi, dei borghi e dei centri storici, questo albergo, è adatto a chi ha già fatto esperienza di viaggi in giro per il mondo e cerca qualcosa di più vero.

Un Albergo Diffuso non vende camere in senso stretto, ma luoghi da vivere come residenti, sia pure temporanei. Le camere di un AD infatti sono camere vere, non sono costruite apposta per turisti, e così il resto dei servizi, che sono gli stessi identici servizi che si trovano in un albergo, con la stessa professionalità, condita magari con un po’ in più di sapore locale. La Hall è spesso una piazzetta, o un vicolo.

Vantaggi

I vantaggi di un albergo diffuso sono tanti. Tanto per cominciare esso crea una serie di filiere e di reti  tra proprietari di case, tra piccoli produttori locali, reti con il volontariato, con l’Ente Locale, con il museo del territorio ecc.

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Infatti,per offrire l’autenticità bisogna offrire prodotti locali, prodotti tipici e proporre iniziative per residenti, non per turisti, come quelle dell’associazionismo di identità. In cambio, a differenza delle proposte extralberghiere, la stagionalità è molto più ampia

Il 90% degli AD conta su una apertura annuale, mentre le case per turisti faticano a fare tre mesi di stagione. Tutto questo grazie al sistema di alleanze locali, che trovano spesso in un AD un punto di riferimento chiave, grazie al fatto che un AD è gestito come una impresa e può contare su un motore commerciale proprio.

La comunità locale avrebbe poi l’ulteriore vantaggio del recupero di immobili e dall’arrivo di turisti nell’area. Per i proprietari degli immobili e per molti residenti il primo vantaggio è nel valore delle case, che il giorno prima dell’apertura di un AD cresce sensibilmente. Ci sono poi da considerare i nuovi occupati, e soprattutto il clima fiducia che deriva dalla valorizzazione dell’area, del centro storico. Molti sono i comuni che decidono di migliorare i servizi e l’arredo urbano dopo l’apertura di un albergo diffuso.

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Attualmente

In Italia si contano soli poche centinaia di alberghi diffusi, ma quelli esistenti stanno producendo buoni risultati. Essi sono riconosciuti dall’Associazione nazionale e descritti nella guida degli Alberghi Diffusi edita dall’Associazione nazionale degli AD in collaborazione con il Touring Club Italiano.

Simona
Blogger in viaggio

 
 
 
 

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