Convivialità, “pretesto” per esprimere le proprie passioni, gusti e preferenze, voglia di sperimentare (e sperimentarsi). Lungi dall’essere semplicemente lo strumento attraverso cui sfamarsi e sopravvivere, la cucina rappresenta queste tre cose … e molto altro. È l’occasione che permette di dare corpo e veder crescere il proprio estro, la creatività, e ciò che rende unica e inconfondibile l’indole individuale.
Il cibo è forse uno dei mezzi di comunicazione più potenti, immediati e versatili. Non è un caso, quindi, che l’esplosione del web 2.0 sia stata caratterizzata dall’ascesa di nuovi profili quali quello del food blogger. Tuttavia, in un settore quale quello della cucina a fare la differenza sono prima di tutto le doti dimostrate sul campo, o, per meglio dire, dietro i fornelli. Non è un caso, quindi, che, sempre più spesso, chi emerge coniuga l’innovativo ruolo di influencer con quello più tradizionale di chef.
Ciononostante, a volte ci vuole del tempo, per capire che il proprio destino professionale è quello di prendersi cura del cibo (e di chi lo mangerà). Talvolta prima di trovare la propria strada e imboccarla con decisione è necessario attraversare una fase intermedia, una sorta di limbo durante il quale si tentano di percorrere binari conosciuti, magari tracciati dalla propria famiglia, e quindi apparentemente rassicuranti e senza insidie. Fino a quando si prende coscienza delle proprie passioni, magari anche grazie ad amici e conoscenti che, da esterni, riescono a valutare con maggior distacco e obiettività i risultati ottenuti in un ambito quale quello culinario spesso derubricato a semplice hobby.
Una dinamica, questa, che accomuna due storie che arrivano dal Nord Est. Sono quella di Marco De Cecco, friulano, e Stefania Sorbara, veneta, entrambi nati nella prima metà degli anni Ottanta.
“La mia famiglia mi ha indirizzato ma, in un certo senso, anche depistato”
Marco De Cecco consegue il diploma di geometra alle soglie del Duemila; un percorso, questo, determinato dall’idea di affiancare il padre, impegnato nel settore delle costruzioni. Nel frattempo però il ragazzo ha modo di mettersi alla prova dietro ai fornelli, dando una mano a nonna e cugini all’interno della loro trattoria di Buttrio (Udine).
Quando il padre sposta la sua attività in Libia Marco lo segue occupandosi di ciò che gli è più congeniale, ovvero preparare i pasti della squadra di lavoro. “La cucina era l’unico diversivo che avevamo; ho privilegiato i sapori italiani senza però tralasciare qualche contaminazione con la tradizione araba, e questo ha consentito di soddisfare i palati di tutti”.
L’esperienza in Libia si conclude però non senza una certa amarezza, e Marco De Cecco si trasferisce in Bulgaria, dove lavora per il maestro pasticcere Cesare Ticca. Questa parentesi precede l’esperienza a Singapore, dove il ragazzo arriva spinto dalla curiosità originata dai racconti di amici e dalle storie di tanti connazionali.
Passione e creatività al “servizio” di un’italianità da condividere e far conoscere
Marco De Cecco vive nella cosiddetta Svizzera dell’Asia da due anni, e lavora come chef presso la Trattoria Capri di Fabrizio Anzolin.
La motivazione e la voglia di migliorarsi si riflettono nelle sue parole: “per me la cucina è arte. I clienti, scegliendoci, premiano ormai costantemente il locale, e posso dire che questo è il risultato del connubio tra la mia voglia di sperimentare, la libertà e la fiducia che mi ha accordato Fabrizio Anzolin, e il suo amore per la cucina”.
Un ruolo fondamentale giocano le materie prime. Perfino qui, a migliaia di chilometri dall’Italia, è possibile portare in tavola intatti colori, profumi e sapori mediterranei grazie alla puntualità e qualità garantita dai fornitori. Il lavoro di squadra premia, e nel caso specifico, ha consentito alla trattoria Capri di aggiudicarsi il secondo posto ai Foodmania Awards, concorso organizzato dalla rivista Weekender. Il prossimo traguardo? Agguantare la prima stella Michelin.
“All’inizio non è stato facile ambientarmi a Singapore, anche perché ho dovuto rinunciare o comunque sacrificare molte cose. Affetti, famiglia, in una parola, la mia vita privata. Ora però posso dirmi soddisfatto, in quanto la città mi sta ripagando ampiamente. Il clima mi piace, posso girare ovunque a qualunque ora e questo mi fa sentire molto sicuro. Insomma, l’Asia mi ha regalato un senso di possibilità che non avevo mai provato prima”.
Convivialità, “pretesto” per esprimere le proprie passioni, gusti e preferenze, voglia di sperimentare (e sperimentarsi)
Lungi dall’essere semplicemente lo strumento attraverso cui sfamarsi e sopravvivere, la cucina rappresenta queste tre cose … e molto altro. È l’occasione che permette di dare corpo e veder crescere il proprio estro, la creatività, e ciò che rende unica e inconfondibile l’indole individuale.
Il cibo è forse uno dei mezzi di comunicazione più potenti, immediati e versatili. Non è un caso, quindi, che l’esplosione del web 2.0 sia stata caratterizzata dall’ascesa di nuovi profili quali quello del food blogger. Tuttavia, in un settore quale quello della cucina a fare la differenza sono prima di tutto le doti dimostrate sul campo, o, per meglio dire, dietro i fornelli. Non è un caso, quindi, che, sempre più spesso, chi emerge coniuga l’innovativo ruolo di influencer con quello più tradizionale di chef.
Ciononostante, a volte ci vuole del tempo, per capire che il proprio destino professionale è quello di prendersi cura del cibo (e di chi lo mangerà). Prima di trovare la propria strada e imboccarla con decisione è necessario attraversare una fase intermedia, una sorta di limbo durante il quale si tentano di percorrere binari conosciuti, magari tracciati dalla propria famiglia, e quindi apparentemente rassicuranti e senza insidie. Fino a quando si prende coscienza delle proprie passioni, magari anche grazie ad amici e conoscenti che, da esterni, riescono a valutare con maggior distacco e obiettività i risultati ottenuti in un ambito quale quello culinario spesso derubricato a semplice hobby.
Una dinamica, questa, che accomuna due storie che arrivano dal Nord Est. Sono quella di Marco De Cecco, friulano, e Stefania Sorbara, veneta, entrambi nati nella prima metà degli anni Ottanta.
“La mia famiglia mi ha indirizzato ma, in un certo senso, anche depistato”
Marco De Cecco consegue il diploma di geometra alle soglie del Duemila; un percorso, questo, determinato dall’idea di affiancare il padre, impegnato nel settore delle costruzioni. Nel frattempo però il ragazzo ha modo di mettersi alla prova dietro ai fornelli, dando una mano a nonna e cugini all’interno della loro trattoria di Buttrio (Udine).
Quando il padre sposta la sua attività in Libia Marco lo segue occupandosi di ciò che gli è più congeniale, ovvero preparare i pasti della squadra di lavoro. “La cucina era l’unico diversivo che avevamo; ho privilegiato i sapori italiani senza però tralasciare qualche contaminazione con la tradizione araba, e questo ha consentito di soddisfare i palati di tutti”.
L’esperienza in Libia si conclude però non senza una certa amarezza, e Marco De Cecco si trasferisce in Bulgaria, dove lavora per il maestro pasticcere Cesare Ticca. Questa parentesi precede l’esperienza a Singapore, dove il ragazzo arriva spinto dalla curiosità originata dai racconti di amici e dalle storie di tanti connazionali.
Passione e creatività al servizio di un’italianità da condividere e far conoscere
Marco De Cecco vive nella cosiddetta Svizzera dell’Asia da due anni, e lavora come chef presso la Trattoria Capri di Fabrizio Anzolin.
La motivazione e la voglia di migliorarsi si riflettono nelle sue parole:
“per me la cucina è arte. I clienti, scegliendoci, premiano ormai costantemente il locale, e posso dire che questo è il risultato del connubio tra la mia voglia di sperimentare, la libertà e la fiducia che mi ha accordato Fabrizio Anzolin, e il suo amore per la cucina”.
Un ruolo fondamentale giocano le materie prime. Perfino qui, a migliaia di chilometri dall’Italia, è possibile portare in tavola intatti colori, profumi e sapori mediterranei grazie alla puntualità e qualità garantita dai fornitori. Il lavoro di squadra premia, e nel caso specifico, ha consentito alla trattoria Capri di aggiudicarsi il secondo posto ai Foodmania Awards, concorso organizzato dalla rivista Weekender. Il prossimo traguardo? Agguantare la prima stella Michelin.
“All’inizio non è stato facile ambientarmi a Singapore, anche perché ho dovuto rinunciare o comunque sacrificare molte cose. Affetti, famiglia, in una parola, la mia vita privata. Ora però posso dirmi soddisfatto, in quanto la città mi sta ripagando ampiamente. Il clima mi piace, posso girare ovunque a qualunque ora e questo mi fa sentire molto sicuro. Insomma, l’Asia mi ha regalato un senso di possibilità che non avevo mai provato prima”.
(La seconda parte dell'articolo sarà pubblicata nei prossimi giorni)