Il coraggio è come un piatto
Alla sua “riuscita” concorrono molteplici ingredienti. Determinazione personale, fattori ambientali, ma, soprattutto amore (verso qualcosa o qualcuno). Solo una forte e genuina passione, infatti, rende tollerabile rinunciare alle comodità connesse a ciò che è noto, stabile, e in un certo senso strutturato. La routine può diventare una condanna, ma spesso rappresenta il comodo rifugio in cui rintanarsi per dribblare rischi e responsabilità.
Viviamo tempi fluttuanti e precari, sotto tutti i punti di vista: forse è proprio per questo che comincia a delinearsi un’ondata opposta a quella dei nostalgici del “tempo indeterminato”. Il più delle volte si tratta di persone che, dopo aver assaporato il gusto dolceamaro di una vita scandita dal posto fisso, hanno capito che il cammino in sé è più gustoso di qualsivoglia traguardo. Mario Villani, 28enne barese, è uno di loro.
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In Asia il ragazzo aveva raggiunto tutto quello che – apparentemente – serve a rendere un individuo affermato. Una carriera a tappe spedite, brillante e senza intoppi, uno stipendio netto di cinquemila euro al mese, e un contratto stabile. Eppure, a un certo punto ha preso il sopravvento una scintilla mai del tutto sopita, una sorta di filo, elastico e robusto al tempo stesso, che lo legava all’Italia. Così, Mario Villani ha deciso di mollare tutto e tornare, fondando insieme a un amico NutriBees, startup che opera nel settore del cibo sano a domicilio.
Gli inizi
Laureatosi quattro anni fa in Economia e gestione delle imprese alla Bocconi di Milano, il giovane barese ha poi seguito un master in Amministrazione e finanza. Subito dopo, ad aspettarlo ha trovato un posto in KPMG, società di consulenza. Sulla carta avrebbe dovuto occuparsi di revisione contabile, ma in concreto verificava la correttezza delle fatture … e faceva fotocopie.
Lo “sbarco” in Asia
Ben presto Mario Villani decide di cogliere un’opportunità di stage offerta dall’università, e a ottobre 2013 si trasferisce a Giacarta iniziando a lavorare per Rocket Internet, gruppo tedesco quotato in borsa che segue startup internazionali esportando nei Paesi in via di sviluppo modelli economici già affermati nelle aree ricche.
Ad “ingolosirlo” è indubbiamente la possibilità di vivere in un luogo come l’Asia, che da sempre lo affascina. A ciò si aggiunge il fatto che quest’esperienza gli consente di maturare un’approfondita conoscenza del settore dell’e-commerce. I risultati non tardano ad arrivare, e in pochi mesi un semplice stage si trasforma in un ruolo di responsabilità.
Poi Mario Villani passa a Zalora, l’equivalente asiatico di Zalando, e inizialmente lavora nell’ambito del business intelligence e data analysis. Ancora una volta, il suo profilo professionale cresce in tempi abbastanza rapidi, fino a ritrovarsi a gestire il magazzino indonesiano. Segue il trasferimento a Singapore e la promozione a senior manager operations, che gli vale l’opportunità di coordinare il lavoro di circa cento persone.
Qualcuno a questo punto si sarebbe adagiato sugli allori, e invece il 30enne barese decide nuovamente di mettersi in gioco. Passa a Honestbee, startup che si occupa di consegna della spesa a domicilio, e il suo stipendio aumenta fino a diventare quattro volte più alto di quella che gli sarebbe spettato, nel medesimo ruolo, in Italia.
Qualcosa si incrina…
Nonostante un’esistenza tecnicamente invidiabile, a un certo punto la “luna di miele” di Mario Villani con l’Asia comincia a scricchiolare. A farlo riflettere è innanzitutto l’assenza di autenticità che caratterizza luoghi suggestivi e peculiari dal punto di vista turistico, ma poco sostenibili nel quotidiano. “Singapore è, fondamentalmente, un polo logistico e finanziario. Questa la rende una città artefatta, in quanto è stata tirata su da zero. Non si respira cultura”. Così il giovane barese.
Altrettanto problematici sono i ritmi di lavoro: quando è necessario avviare un nuovo incarico si trascorrono infatti in ufficio anche 13-14 ore, che scendono a 9-10 in una fase di stabilizzazione.
Così, intorno alla fine dello scorso anno comincia a farsi strada, in Mario Villani, l’idea di tornare in Italia. In quel periodo i contatti con l’amico ed ex collega di università Giovanni Menozzi sono particolarmente intensi, e quest’ultimo gli parla spesso di come sia cambiata in meglio la vita di un suo familiare costretto, per motivi di salute, a correggere il proprio stile alimentare. I due si accorgono che nel Belpaese non esiste un servizio analogo,e iniziano a pensare a un progetto in tal senso.
Dopo la fase preparatoria del periodo tra gennaio e marzo scorso, a giugno debutta NutriBees.
In cosa consiste il servizio?
La startup si caratterizza per il fatto che unisce, attraverso una piattaforma, nutrizionista, chef e consegna a domicilio. Chi accede al sito può inviare il piano alimentare personalizzato che gli è stato redatto da uno specialista, oppure compilare un formulario che gli consente di ottenere un menu ad hoc. Funzionalità, questa, resa possibile dall’algoritmo messo a punto dalla dottoressa Anna Villarini.
Sulla base di tali indicazioni, uno staff di cuochi prepara i piatti, e questi vengono recapitati dopo essere stati sottoposti a un processo di conservazione che ne mantiene le proprietà nutrizionali.
L’investimento attuale consentirà a NutriBees di essere operativa per 7-8 mesi circa, ma ovviamente Mario Villani e Giovanni Menozzi si sono già attivati per trovare nuovi partner strategici.
“Senza dubbio in Italia ci sono molti problemi, e questi sono determinati in larga parte dalle disfunzioni della burocrazia. Innescare il cambiamento è possibile, ma solo vivendo qui. Ovviamente bisogna essere realisti, e ciò significa impegnarsi per ottenere un miglioramento tangibile nel proprio piccolo. Chiaramente se NutriBees decollerà potremo, ad esempio, esportarla in Sudamerica, ma già so che, dopo qualche anno, sentirei l’esigenza di tornare”.