Lavorare 2.0

Creare un’app e monetizzarla? Ecco come si fa (Seconda parte)

L’importanza di essere originali.

MonetizzareIl numero di app disponibili negli store virtuali è impressionante: soltanto per i prodotti Apple se ne contano oltre un milione e mezzo. Per il sistema Android, invece, ne esistono circa centomila in più.

Naturalmente non tutto il software disponibile per il download è di ottima qualità o utilità. Si stima, infatti, che circa il 15% delle applicazioni sia poco più che spazzatura.

Per i consumatori, poter disporre di così tanto materiale tra cui scegliere è senz’altro un’ottima notizia, mentre per gli sviluppatori lo è un po’ meno. Riuscire a distinguersi e di conseguenza guadagnare quando il grado di concorrenza è così elevato, non è affatto semplice

Farsi notare non basta. Bisogna convincere i clienti a scaricare il proprio prodotto e utilizzarlo con continuità, nel tempo. La vera ambizione di ogni sviluppatore è, come si dice in gergo, diventare virale. Soltanto una diffusione capillare dell’app può garantire guadagni significativi, a prescindere dalla strategia che si decide di adottare per monetizzarla.

Le tre tecniche per monetizzare un’app.

monetizzare1. Inserire banner pubblicitari nelle schermate è probabilmente il modo più semplice per far soldi. In sostanza si tratta di assegnare uno spazio nell’applicazione a una terza parte che lo utilizzerà per pubblicare annunci.

È possibile ricevere una provvigione nel momento in cui un utente porta a termine un acquisto attraverso l’app, tuttavia la maggior parte degli inserzionisti adotta il metodo pay-per-click. Ogni volta che un utilizzatore clicca sul banner, si riceve una ricompensa di qualche centesimo.

Va da sé che per raggiungere cifre degne di nota bisogna generare molto traffico. Il vantaggio è che questo sistema è davvero semplice da implementare: bastano pochissime righe di codice e il gioco è fatto.

Esistono molti network pubblicitari ai quali è possibile iscriversi, come Google AdMob, Apple iAd, Microsoft Advertising e Nokia Ad Exchange, ma è anche possibile rivolgersi ad altre reti che non operano a livello globale.

2. Proporre l’app a pagamento è forse la soluzione più ovvia per fare cassa, tuttavia presenta delle controindicazioni. Se si è sicuri di aver creato un software sbalorditivo, allora questa è senza dubbio la scelta giusta. Se però non si ha questa certezza, è bene fare alcune considerazioni.

Le applicazioni gratuite rappresentano il 90% dei download totali. Del restante 10% a pagamento, il 6% costa appena 0,99€. Ciò significa che mettere in vendita la propria app a un costo superiore a quest’ultimo è un vero e proprio azzardo, perché il mercato tenderà verosimilmente a ignorarla.

In questo caso, tuttavia, ci si rivolge a una clientela d’élite e se questo è l’obiettivo, nulla vieta di procedere in tal senso. I prodotti costosi e di alta qualità raggiungono una fascia di clientela ridotta che però è generalmente incline a fidelizzarsi.

3. I cosiddetti acquisti in-app consentono di monetizzare un software vendendo plug-in, espansioni e prodotti che rendono più performante l’applicazione stessa. Questo è probabilmente il miglior compromesso tra app gratuite e a pagamento.

L’utente ha infatti la possibilità di utilizzare l’app a costo zero e qualora la trovi interessante può decidere liberamente di potenziarla. Se il prodotto merita, è molto probabile che i servizi aggiuntivi siano acquistati.

 

Quale approccio scegliere?

monetizzareNon si può dare una risposta a priori, poiché tutto dipende dall’app in questione. Se si è scritto un software che somiglia a qualcosa di esistente, ma se non altro offre un piccolo valore aggiunto, la soluzione migliore è quella di inserire banner pubblicitari.

Se invece l’applicazione non si distingue dalla concorrenza in termini di funzionalità, la cosa più intelligente da fare è sponsorizzarla attraverso i social network e il passaparola.

Un'altra buona idea potrebbe essere quella di inserirla in qualche web serie o cortometraggio. In cambio di un adeguato compenso, lo sceneggiatore potrebbe inserirla nel copione.  

In linea generale, il consiglio è di puntare sull’innovazione e sull’unicità del prodotto. Il mondo è già pieno di replicanti e contribuire a inflazionare il settore con applicazioni inutili ha poco senso. Specie se poi, per ottenere un minimo di visibilità, bisogna avventurarsi in campagne pubblicitarie ai limiti dell’esaurimento nervoso.

L’approccio migliore, dunque, è quello di far leva sulla propria capacità di astrazione. Quel che oggi può apparire impossibile da realizzare, domani può prendere forma e cambiare il mondo o il modo di comunicare. Tutto ha origine da un pensiero.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

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Creare un’app e monetizzarla? Ecco come si fa (Prima parte)

L’apparenza inganna.

A prima vista si potrebbe pensare che lo sviluppo di applicazioni per tablet e smartphone sia un’attività esclusivamente appannaggio di esperti programmatori o ingegneri informatici. In genere, peraltro, si ritiene che solo i più giovani abbiano le capacità necessarie per cimentarsi in questo settore altamente remunerativo.

Niente di più sbagliato, perché gli unici requisiti indispensabili per sviluppare app sono passione e creatività. Al resto pensano specifici e intuitivi tool messi a disposizione (gratuitamente) dalle tre piattaforme mobile esistenti, vale a dire Android, iOS e Windows Phone.

Craig Federighi, Senior Vice President Software Engineering di Apple, in occasione del lancio dell’app di sviluppo Swift Playgrounds ha sottolineato che tutti dovrebbero avere l’opportunità di imparare a programmare, così da poter esprimere appieno il proprio potenziale creativo.

La signora Masako Wakamiya, un’intraprendente anziana giapponese, sembra aver preso alla lettera queste parole. Alla veneranda età di ottantuno anni, infatti, ha lanciato la sua primissima app (il cui nome è Hinadan) nel negozio virtuale del colosso di Cupertino.

I tool di programmazione sono volutamente gratuiti e semplici da usare, perché Google, Apple e Microsoft hanno tutto l’interesse affinché i rispettivi store pullulino di nuove app. Anche perché ogni sviluppatore che intende lanciare le sue creazioni sul mercato deve iscriversi nell’apposita sezione e pagare una quota una tantum.
 

Un po’ di numeri.

Prima di analizzare in maggior dettaglio come si progetta un’app, è bene evidenziare che il sistema operativo per dispositivi mobili più diffuso al mondo è Android, la cui quota di mercato aggiornata ad aprile 2017 si attesta attorno al 63% del totale. Segue iOS col 34% e infine, staccatissimo, il sistema operativo Windows Phone con appena il 3%.

Ciò lascia intendere come sia il caso di specializzarsi nello sviluppo di app per Android, se si desidera avere accesso al bacino d’utenza più ampio a livello globale. Il che, tuttavia, tra tanti benefici comporta anche il problema dell’adattabilità dell’applicazione su supporti tra loro molto differenti.

La capillarità di Android, in realtà, è dovuta essenzialmente al fatto che tale sistema operativo è installato sulla gamma di dispositivi più vasta del mercato. A differenza dei prodotti Apple, destinati a una clientela più abbiente, Google abbraccia tutte le classi sociali. Chi può permettersi di spendere 1000€ per uno smartphone, così come chi può investirne appena ottanta, ha comunque la possibilità di servirsi delle funzionalità Android.

Naturalmente, nel caso in cui l’app creata per uno specifico sistema operativo riscuota successo, sarà il caso di renderla disponibile anche per le piattaforme concorrenti. Il che, sostanzialmente, significa tradurre il codice in un altro linguaggio.

Come si progetta un’app?

Innanzitutto bisogna sgombrare la mente da qualsiasi tecnicismo e avere un approccio totalmente astratto. Non ha senso preoccuparsi di come realizzare l’app o quanto difficile possa essere, se non si ha ancora idea di cosa fare. Perdersi in questi dettagli, nella fase embrionale del progetto, porta spesso le persone a occuparsi di temi già trattati e a produrre delle banali repliche di qualcosa che già esiste.

Se invece si vuole proporre qualcosa di originale, è bene fare una sorta di meditazione e partire da un semplice pensiero o, perché no, da un volo pindarico. Le idee che hanno rivoluzionato il mondo sono partite sempre da un’astrazione o da una necessità che nessuno, fino ad allora, aveva preso in considerazione.

Un esempio di come dovrebbe cominciare il processo creativo? Da un pensiero tipo: «Sarebbe molto bello se esistesse un’app che t’impedisce di fare un errore un attimo prima di commetterlo.» Non c’è nulla di tecnico in un’affermazione simile: c’è solo una necessità particolarmente ambiziosa per la quale si vorrebbe trovare una soluzione.

Poi si passa alla fase mock-up, ossia ci si arma di carta e matita per disegnare l’app, rappresentandola come una sequenza di schermate. Un po’ come dire: non ho assolutamente idea di come fare a realizzare tutto ciò, ma so perfettamente come vorrei che fosse. E se l’hai potuta immaginare e abbozzare, senz’altro la puoi anche materializzare.

L’ultimo step, infatti, è quello di tradurre il progetto grafico in codice, attraverso i tool cui si è accennato all’inizio. Con l’ausilio di manuali e tutorial, chiunque può riuscire in questo intento. Proprio perché tali software sono user-friendly, intuitivi, e non a caso offrono un’interfaccia visuale, anziché a caratteri. Più o meno come un CMS nell’ambito della creazione di una pagina web.

Per quanto riguarda Android, tutto quel che occorre per scrivere un’app è il Java SE Development Kit e l’applicazione Android Studio, entrambi scaricabili gratuitamente. Passione e determinazione saranno poi gli ingredienti per portare a termine il lavoro.

Una volta scritta e testata l’app occorrerà distribuirla sul Play Store, il che implica la creazione di un account da sviluppatore. Per attivarlo bisogna compilare l’apposito modulo online e pagare 25$ una tantum tramite la carta di credito collegata al proprio profilo Google.

Nella seconda parte di questo articolo analizzeremo metodi e strategie per monetizzare un’app, perché se è vero che realizzarne una è un traguardo importante, lo è altrettanto il guadagnarci.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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Boom nel settore medico: trasformare una passione in professione non è più solo un sogno

È ormai un dato di fatto. Oggi l’istruzione universitaria non è garanzia di un ottimale inserimento nel mondo del lavoro

segretariaCosì, il primo problema che si trovano ad affrontare i neolaureati è la sostanziale impreparazione a svolgere mansioni concrete.
 
A questo si aggiunge il fatto che spesso bisogna accontentarsi e accettare un profilo distante dalle proprie aspirazioni. 
 
La buona notizia è che il mondo della formazione professionale sta riuscendo a colmare le tante lacune del sistema universitario. 
 
Ti senti portato per un lavoro a contatto con il pubblico? Vuoi potenziare e mettere a frutto le tue abilità relazionali? 
 
 
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Corso_segretaria_studio_medicoOggi è finalmente possibile lavorare in questo ruolo senza dover possedere un diploma. Dedicare la tua empatia, le tue competenze e la tua capacità organizzativa a un settore come quello medico, stimolante e in continua crescita, può rivelarsi il miglior investimento per il futuro. 
Lavori e hai poco tempo? Non scoraggiarti: puoi scegliere la modalità di formazione a distanza. 
 
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Di cosa si occupa la segretaria di studio medico?

Corso_segretaria_studio_medicoDetta figura costituisce il braccio destro del professionista, e quindi riveste un ruolo di grande importanza e responsabilità. Se lavorerai in questo profilo, ti sarà richiesto di gestire una diversificata serie di compiti.
 
Tra questi, l’accoglienza dei pazienti, la gestione delle loro pratiche, della contabilità, e l’organizzazione degli esami. Insomma, sarai protagonista di un percorso di crescita che ti premierà con numerose gratificazioni. 
 

Come scegliere i professionisti della formazione a cui affidarsi?

Trattandosi di un settore allettante e promettente, il rischio di incappare in truffatori e speculatori intenzionati a cavalcare l’onda del business è concreto.
 
È quindi necessario selezionare con cura l’organizzazione a cui rivolgersi, per non sprecare tempo e soldi. 
 
Corso_segretaria_studio_medicoIl Centro Europeo di Formazione è da anni un punto di riferimento, in questo campo. Leader nella formazione professionale a distanza (FAD), offre una preparazione personalizzata, tagliata su misura delle esigenze dell’allievo. 
 
A conclusione del percorso effettuato, gli studenti acquisiscono una qualificazione d’eccellenza, accreditandosi come specialisti del settore scelto. 
 
I corsi vengono strutturati sulla base delle indicazioni fornite da un collegio docenti di comprovata esperienza. 
 
Inoltre, a conclusione del periodo di formazione, l’allievo viene supportato e accompagnato nella ricerca di lavoro. 
 
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