Lavorare 2.0

Toursaver.com: un esempio di strategia di business win to win

The winner is…

Nel mondo degli affari, come nel commercio, la relazione che intercorre tra imprenditore e cliente è generalmente di tipo win to lose. Ciò significa che alla fine della transazione, una delle due parti in causa è soddisfatta e l’altra no (perlomeno non completamente). Pensiamo a una persona che ha problemi di celiachia e deve comprare prodotti alimentari speciali, ossia senza glutine. Poiché mangiare è un bisogno imprescindibile dovrà approvvigionarsi di alimenti il cui prezzo è oggettivamente superiore alla media. In questo caso il venditore è soddisfatto perché ha guadagnato bene, mentre l’acquirente sa di aver speso troppo e non è contento.

Fortunatamente esistono rapporti commerciali chiamati win to win che creano situazioni di mutuo vantaggio. Quest’ultime si verificano quando lo scambio è favorevole per entrambi i soggetti: ci sono solo vincitori, nessun perdente. La sharing economy sta cambiando il mondo, in questo senso. Airbnb e BlaBlaCar sono solo due esempi di come la società stia procedendo nella giusta direzione, quella in cui anziché favorire gli interessi di pochi si ragiona in termini di benessere collettivo.

Anche le comuni relazioni tra esseri umani possono essere valutate in ottica win to win. Due individui che agiscono in nome del bene reciproco, senza mai prevaricare l’altro, avranno sicuramente un rapporto sentimentale, d’amicizia o di lavoro appagante. Idem dicasi riguardo all’interazione tra un partito politico e il proprio elettorato, e così via.

L’idea di Scott McMurren.

Spesso gli imprenditori si lamentano perché gli affari non vanno bene, ma non si chiedono se quello che propongono sia effettivamente vantaggioso per il cliente. Il più delle volte, per ottenere risultati migliori, basterebbe rivedere la strategia di business adottata. Altrettanto spesso è l’acquirente a lamentarsi perché non ha ottenuto ciò che voleva, in termini di spesa o di qualità (magari ha dovuto sborsare troppo denaro per avere ciò che desiderava oppure per spendere meno si è dovuto accontentare di un prodotto/servizio scadente).

Scott McMurren si è imbattuto in uno scenario simile viaggiando per l’Alaska, un paese che ha sempre occupato un posto speciale nel suo cuore. Durante gli spostamenti all’interno dello stato nordamericano, infatti, ha notato che molte attività proponevano prezzi proibitivi per la maggior parte dei turisti e che diverse strutture non avevano abbastanza lavoro per mancanza di visibilità.


Con un’intuizione geniale, Scott ha risolto entrambi i problemi creando un libricino chiamato Toursaver (acquistabile attraverso il sito TourSaver.com) al cui interno si trovano una serie di coupon che garantiscono sconti considerevoli presso le strutture convenzionate.

Al costo di 100$, il viaggiatore ha la possibilità di accedere a servizi altrimenti impraticabili, assicurandosi un risparmio di oltre 200$. Inoltre, le strutture che prima lamentavano uno scarso giro d’affari vedono finalmente lievitare i propri guadagni. E naturalmente è felice anche Scott, per i profitti derivanti dalla vendita del suo prodotto.

Per fare l’albero ci vuole il seme.

L’epilogo della storia di McMurren somiglia molto a quel “e vissero tutti felici e contenti” che abbiamo letto nelle favole, da bambini. Tuttavia è una splendida realtà che dovrebbe farci riflettere su quante opportunità di business abbiamo sotto gli occhi e di cui non ci accorgiamo poiché accecati dalla classica logica individualista.

A volte la società, specie quella italiana, non sembra ancora essere pronta per certi cambiamenti epocali. Come nel caso di Uber, un altro splendido esemplare della sharing economy che agevolerebbe gli spostamenti di cittadini e turisti, risolvendo non pochi problemi di occupazione. Tuttavia, come è noto, i tassisti non vedono di buon occhio questo concorrente e fanno di tutto per osteggiarlo in attesa di una normativa che regolamenti il settore dei trasporti in loro favore.


Quel che è certo è che se si cominciasse a insegnare l’approccio win to win nelle scuole, in futuro ci sarebbe bisogno di molte meno leggi e vivremmo tutti in un mondo migliore. Anche perché c’è vero benessere solo quando c’è abbondanza di tutto, per chiunque.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
Continua...

Hai mai pensato di fare la comparsa?

L’importanza discreta del figurante.

Alzi la mano chi non ama il cinema e non ha mai sognato, almeno per una volta, di trovarsi dentro il maxischermo, anziché all’esterno in qualità di spettatore. Poco importa se come protagonista o semplice comparsa: quel che conta è poter dire “io c’ero” e far schiattare d’invidia gli amici su Facebook, pubblicando la notizia.

Ecco, per una volta sarebbe bello porre l’attenzione sulle ultime ruote del carro, anziché sul cavallo o chi ne tiene le redini. Nessuno si ricorderà mai di loro, ma le comparse (spesso definite anche generici o figuranti) sono fondamentali per la buona riuscita di un film. Sono come l’arrangiamento di una canzone: creano il sottofondo che rende credibili le scene. Nessuno le nota, è vero, ma se non ci fossero tutti se ne accorgerebbero.


Qualche esempio.

Prendiamo la sequenza del film “Campo de’ Fiori” in cui i due protagonisti, impersonati da Aldo Fabrizi e Anna Magnani, parlano poggiati a una fontanella fino a bisticciare e venire alle mani, attirando l’attenzione di tutti. Ebbene, sarebbe stata altrettanto efficace senza il contributo delle persone che gli giravano attorno come effettivamente avviene ogni giorno nello storico mercato rionale romano?

Sempre nella stessa scena, poi, a un certo punto si avvicina un lavorante che chiede al protagonista: «Sor Peppi’, s’è riempito er secchio?». In quel caso si parla di “figurante speciale”, poiché la comparsa non si limita a riempire uno spazio ma deve dire una o più battute. La cosa fa tutta la differenza del mondo, non solo in termini di retribuzione (un figurante guadagna in genere dai 50 ai 100€ giornalieri, mentre un figurante speciale almeno 200€), ma anche ai fini della notorietà. Potrà sembrare assurdo ma diversi figuranti speciali hanno avuto la fortuna di dire la battuta giusta nel film giusto, entrando nell’immaginario collettivo al pari dei più grandi attori.

Un esempio su tutti è quello del film “Bianco, rosso e Verdone”, nell’episodio in cui il personaggio Pasquale Amitrano scopre che gli hanno rubato le borchie dell’Alfasud. A quel punto chiede spiegazioni a un tizio che stava pulendo il parabrezza della sua auto e questi, con accento romagnolo, gli fa: «Ci hanno fregato le borchie? Eh lo fanno, lo fanno… lo fanno».
Ora, magari nessuno conoscerà il nome di quel signore, ma il suo “lo fanno, lo fanno” è diventato un tormentone e quando nel quotidiano si ripresentano situazioni simili, le persone sono solite ripeterlo.

Cosa fare per diventare uno di loro, dunque?

Per fare le comparse non sono richiesti titoli di studio né particolari requisiti. Chiaramente se l’obiettivo è fare un po’ di gavetta prima di diventare attori, è importante avere una bella presenza e poter vantare una buona dizione e doti recitative. In questo caso si consiglia caldamente di frequentare uno o più corsi di teatro.

In passato, per lavorare come comparsa cinematografica o televisiva, era necessario iscriversi al collocamento dello spettacolo in qualità di generico. Dal 2008 tale normativa è stata abrogata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e occorre soltanto iscriversi presso una sede ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo). Fatto ciò, sarà possibile rivolgersi alle agenzie di comparse oppure ai capogruppo o manager che si occupano di selezionare figuranti. Questo se s’intende fare del ruolo di comparsa una vera e propria professione, altrimenti ci si può presentare direttamente ai casting senza imbattersi in nessuna burocrazia.

Esistono siti dedicati come CastingFilm.it o CastingEProvini.com che segnalano puntualmente tutte le opportunità offerte dal settore (cinematografico e televisivo), per cui non si ha necessariamente bisogno di un’agenzia che faccia da tramite con le varie produzioni. Servono solo passione e tanta forza di volontà, per entrare nel set, ma attenzione alle truffe perché in rete esistono tanti ciarlatani che in cambio di un compenso promettono comparsate in film prestigiosi e quant’altro. Ergo è opportuno leggere ogni annuncio con un po’ di sana diffidenza e fare tutte le ricerche del caso, prima di sottoscrivere qualsiasi tipo di accordo.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
Continua...

Se Garanzia Giovani non garantisce un bel nulla

Chi ha detto che l’apparenza inganna aveva sicuramente ragione. 

garanzia-giovani-1Se poi l’argomento trattato risulta essere una questione così delicata come è il lavoro oggi, si può parlare addirittura di miraggi. Le proposte che il progetto Garanzia Giovani mostrava agli inizi, nel 2014, generavano entusiasmo ed un pizzico di ottimismo a cui la maggior parte delle persone, fra giovani in cerca di occupazione ed imprenditori, ha scelto di aggrapparsi. Per coloro che (forse fortunatamente) non hanno avuto l’occasione di collaborare con o per questa iniziativa, vediamo di cosa si tratta.

 

 

Garantisce la tua regione

Il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile prevede finanziamenti per i Paesi membri che granzia-giovani-2presentino tassi di disoccupazione superiori al 25%, che investiranno in orientamento, istruzione, formazione ed inserimento al lavoro. Beneficiari? I giovani inoccupati da qualsiasi attività lavorativa, scolastica o formativa, che abbiano un’età compresa fra i 15 ed i 29 anni. Alcune delle misure previste dalla Garanzia sono orientamento, formazione, apprendistato, tirocini, servizio civile. Ma anche (e soprattutto) sostegno all’autoimprenditorialità e bonus occupazionali per le imprese.

È giusto e rispettoso che a beneficiare di questo progetto siano impresari e dipendenti. Ma il problema, spesso, è che questi ultimi non possano definirsi tali e che il guadagno entri unicamente nelle tasche dei boss.

Banner Agosto Hellobirthday 300x250 New

Assumere o non assumere?

garanzia-giovani-3Quando il neolaureato comincia un’esperienza di tirocinio dai quattro ai sei mesi è ignaro del fatto che, al 99%, rimarrà stagista. Fino a quando deciderà di andarsene. Perché, in fin dei conti, lì fuori si trova facilmente un nuovo inoccupato da illudere e spremere.

La mia esperienza racconta questo: sei mesi di duro tirocinio. Formazione, gestione di ufficio, responsabilità. Per non parlare della mancata retribuzione. Una veloce quanto difficile crescita che, alla fine, ha messo i titolari di fronte ad un bivio: mandarla a casa o puntare su di lei?«Facciamo i bravi. Scegliamo la seconda!» Peccato che la proposta fatta non mi garantiva nulla se non un nuovo percorso di stage.

È dunque questo un dipendente? Che non riceverà contributi previdenziali e che vedrà la sua condizione di stagista rimanere tale? Se è vero che con Garanzia Giovani assumere diventa un vantaggio per le imprese, deve sbloccarsi qualcosa nelle menti di chi comanda la piccola o grande azienda che sia. L’investimento più importante è quello per il futuro e tagliando le gambe alle persone che un domani prenderanno il nostro posto avremo solamente costruito le basi del fallimento.

 

di Giorgia Sollazzo

 

 
 

 

google playSeguici anche su Google Edicola »

 

Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci