Lavorare 2.0

Realizzare una web serie? Antidoto alla disoccupazione

Dal libro del profeta slovacco.

Andy Warhol, figura predominante del movimento della pop art, negli anni Sessanta presagì che in futuro tutti avrebbero avuto la possibilità di essere famosi per almeno quindici minuti.
Una frase ritenuta così simbolica da essere incisa sulle mura del MoMA (Museum of Modern Art) di New York.

Ebbene, internet e in special modo i social network hanno fatto sì che la profezia del celebre artista si avverasse. Ne è prova il numero sempre crescente d’improbabili webstar che spopolano su Facebook oppure YouTube e fanno del nulla il loro cavallo di battaglia.

Eppure la totale assenza di contenuti per alcuni sembra funzionare, a giudicare dal numero di follower e like che ormai fungono da indice supremo di gradimento. Tale attività produce guadagni considerevoli, per quanto la cosa provochi l’orticaria a chi si alza alle quattro del mattino per andare a scaricare i camion ai Mercati Generali. D’altronde su internet il traffico è tutto, per cui, una volta raggiunto un consistente numero di seguaci, basta inserire qualche banner pubblicitario per riempirsi ben bene le tasche. La sintesi è che la tecnologia digitale ha acceso le luci della ribalta su personaggi che un tempo avrebbero vissuto in un desolante anonimato, dunque lo zio Andy aveva ragione da vendere quando proferì quelle parole.

Nell’ultimo decennio, proprio su YouTube ma anche attraverso altre piattaforme, è esploso un nuovo fenomeno: la web serie.

Cos’è una web serie?

Serie di episodi di fiction realizzati per essere fruiti attraverso la rete, tanto su un computer quanto su dispositivi mobili come smartphone e tablet (citando testualmente Wikipedia).
Pensiamo per un attimo a Happy Days, la fortunata situation comedy made in USA, cult anni Settanta - Ottanta che ha tenuto incollati al televisore milioni di adolescenti. Benissimo, fare qualcosa di simile oggi, distribuendola puntata dopo puntata in una community di video sharing (gratuitamente), significa aver realizzato una web serie di successo.

Molti esperti di marketing hanno cavalcato l’onda e si sono serviti di questo nuovo strumento creativo ed espressivo per curare l’immagine di aziende clienti, aumentandone notorietà e incrementandone i fatturati. Sono stati i centri commerciali, in particolare, a beneficiare di questa intuizione. Che poi tanto originale non è, considerando che già nel 2001 andava in onda la prima puntata di Centovetrine, una fiction ambientata proprio all’interno di un emporio.

Cosa serve per realizzare una web serie?

Non occorre un budget da film hollywoodiano, anzi il tutto può essere prodotto a costo zero.
L’ingrediente principale, tuttavia, è la proverbiale buona idea. Dopodiché bisogna scrivere la trama di ogni singolo episodio e successivamente buttar giù una sceneggiatura. C’è da dire che in genere, per un progetto iniziale, è bene concentrarsi su sei puntate, dodici al massimo.

Non è il caso di eccedere mirando ai numeri di una serie televisiva vera e propria, anche perché non si può essere sicuri a priori del risultato. Non ha senso sprecare tempo ed energie: meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità.

Da un punto di vista squisitamente tecnico, è necessaria una telecamera decente (meglio se HD, ma si possono ottenere ottimi risultati anche con dispositivi di profilo più basso) e un buon software per il montaggio. Oltre alle competenze necessarie per maneggiare entrambi, beninteso.

A cosa ispirarsi per la trama?

Veniamo al sodo ed elenchiamo una serie di possibili spunti da cui partire per tirar fuori dal cilindro qualcosa di veramente originale, fermo restando che oltre all’idea conta anche il modo in cui si decide di rappresentarla. È proprio qui che bisogna essere creativi. A volte il successo dipende da dettagli: scelta delle inquadrature, primi piani, musica di sottofondo.

Ispirarsi a un fatto di cronaca o a un’esperienza vissuta personalmente, così come avviene per la stesura di un romanzo, è una delle opzioni più gettonate per scrivere una trama avvincente.
Un’altra possibilità, tuttavia, è quella di pensare a uno spin off, cioè un’opera derivata sviluppata a partire dal prodotto originale. In questo senso, se un personaggio secondario di uno dei vostri film preferiti vi ha colpito in modo particolare, potete pensare di costruire una sceneggiatura attorno a lui, estrapolandolo dal contesto originale.

Infine, se l’ironia è il vostro forte, potete ideare una parodia come quella inscenata da Max Tortora nelle vesti di Amadeus, il conduttore de L’eredità. Oppure creare maschere come il Quelo di Corrado Guzzanti, sfruttando l'effetto frase tormentone.

Insomma, anziché lamentarsi e deprimersi per la disoccupazione è meglio darsi da fare e realizzare una web serie. Male che vada ci si sarà divertiti e ciò stimola la produzione di serotonina, l’ormone della felicità: l’unico vero antidoto per la depressione da non lavoro.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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Diventare un imprenditore del porno?

Perché no?

franco-trentalance

In fondo si tratta di un lavoro come un altro. In un paese con un tasso di disoccupazione giovanile del 39,2% non ci si può permettere di scartare a priori una professione solo perché qualche benpensante potrebbe storcere il naso.

Del resto, come recita un antico adagio, “in tempo di carestia, ogni buco è galleria”. Questa espressione, nella quale i più maliziosi potrebbero ravvedere un ironico riferimento al tema sessuale, in realtà è una rivisitazione del celebre motto epicureo carpe diem e significa semplicemente che in condizioni di estremo bisogno, qualunque soluzione è buona e deve essere colta.

Il mondo del porno smuove cifre oceaniche. Il giro d’affari, a livello globale, si attesta intorno ai settanta miliardi di euro l’anno, tra film, siti internet, canali satellitari o digitali terrestri, linee telefoniche, club privati e gadget. L’Italia, con un fatturato di circa un miliardo e trecento milioni di euro l’anno, è al settimo posto nella classifica dei paesi in cui l’hard produce maggiori ricavi.

Questo florido mercato continua a essere trainato principalmente dai film, mentre i siti internet sono soltanto al secondo posto, in termini d’importanza. Tale dato sembra confutare la tesi del famoso pornodivo Franco Trentalance, il quale sostiene che ormai il business del porno sia completamente appannaggio degli americani dacché passa perlopiù attraverso la rete (da loro stessi inventata).

Per quanto sia oggettivo che il cinema a luci rosse nostrano ha subito un forte ridimensionamento con l’avvento delle nuove tecnologie, è altrettanto vero che con idee nuove si può ancora costruire qualcosa d’importante.

Amatoriale è bello.

amatorialeNe è prova il successo della CentoXCento di Alex Magni, veterano del settore, che ha avuto il merito di intuire l’enorme potenziale del genere Home-made o Amatoriale, che dir si voglia.
Il principio alla base di questa nuova frontiera del porno è che per un numero imprecisato di persone, filmarsi mentre si fa sesso col proprio partner è un gioco erotico piuttosto eccitante, ma ancor più intrigante è l’idea che degli sconosciuti possano assistere (indirettamente) alle proprie performance.

Il trait d’union tra l’anima esibizionista di alcuni e quella voyeuristica di altri è proprio il film amatoriale, un prodotto senza copione realizzato a costo zero e in ambienti spartani che spesso coincidono con le abitazioni degli stessi protagonisti.
Questi ultimi non sono più le star patinate e strapagate dell’hard anni Ottanta/Novanta ma le classiche persone della porta accanto che si candidano spontaneamente, senza ricevere alcun compenso. Alex Magni, infatti, attraverso il suo portale seleziona gente che non fa della perfezione fisica il requisito principale. Ben vengano dunque uomini con la pancetta e normodotati o casalinghe sovrappeso con seni e glutei non esattamente tonici: la parola d’ordine è autenticità.

Questo progetto, partito più di venti anni fa, ha avuto un riscontro tale da approdare anche sul piccolo schermo attraverso il canale tematico CentoXCento TV. I fan dell’amatoriale possono fruire del servizio ventiquattr’ore su ventiquattro previa sottoscrizione di un abbonamento né più né meno come avviene per le partite di calcio.

Altro che galleria…

luci-rosseNumeri alla mano, quella del porno è un’industria che è destinata a dare lavoro ancora a tante persone, sia che si decida di diventare attori, sia che si pensi di sviluppare un prodotto alternativo. Va da sé che oltre a una forte passione e a una predisposizione di base, come per ogni altro settore, ci vogliano un minimo di conoscenze sul campo.

Chi fosse interessato a intraprendere una qualsiasi attività (legale) nel mondo dell'hard (a prescindere dalle varie academy che spuntano un po’ ovunque e che dietro pagamento promettono di insegnare l’arte del sesso senza inibizioni) dovrebbe se non altro cominciare a frequentare club privé, assistere a spettacoli dal vivo o proporsi per qualche provino onde testare le proprie capacità. Solo addentrandosi in questa realtà senza pregiudizi e con la giusta dose di curiosità si possono avere intuizioni come quella che ha avuto Alex Magni negli anni Novanta. D’altronde anticipare le tendenze del mercato o crearne di nuove è il segreto per avere successo.

Le vie del porno sono infinite.

Ne sanno qualcosa Marco Annoni e Riccardo Zilli, co-fondatori di Come4.org, che per primi hanno pensato che il porno potesse essere sfruttato anche per raccogliere fondi e fare tanta beneficenza.
Ma di questo, forse, ne parleremo in un’altra occasione…

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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Leggere nel pensiero? Sarà possibile grazie a Zuckerberg

L’ultimo progetto di Zuckerberg prevede la realizzazione di device che permetteranno di leggere nel pensiero

facebook_building_8Non è un film di fantascienza e neppure chiaroveggenza ! Esiste davvero un progetto “segreto” (oramai non più), al quale il CEO di Facebook ha dato il via, che permetterà a tutti non solo di leggere nel pensiero ma anche di far comunicare due persone tramite l’utilizzo delle sole onde cerebrali.  

Probabilmente l’intenzione è quella di rendere l’esperienza social sempre più coinvolgente, fatto sta che Facebook ha realmente creato una divisione di hardware research che da oltre un anno studia tecniche e tecnologie di brain-computer interface  al fine di creare una piattaforma di comunicazione innovativa.

Ed anche se di questo progetto non viene confermata ancora l’esistenza lo stesso Zuckerberg ha più volte dichiarato che la società stava iniziando a progettare dispositivi che permettessero connessione telepatica controllata dal cervello umano: “Credo che un giorno saremo in grado di comunicare con pensieri ricchi e completi utilizzando direttamente la tecnologia. Dovrai solo pensare a qualcosa e i vostri amici potranno recepire subito quella informazione, sempre se tu vorrai”.

Come sarebbe concretamente possibile tutto questo? 

Probabilmente attraverso l’utilizzato di fascette provviste di sensori che, avvolte attorno alla testa del paziente, riescono a captare solo alcuni segnali del cervello. 

Si chiama Bulding 8

mark_zuckembergLa divisione interna di Facebook che si occupa di “costruire nuovi hardware e prodotti per portare avanti la missione di connettere il mondo intero” e sarà questa che si occuperà di progettare dispositivi che permetteranno connessione telepatica controllata dal cervello umano.

Quali potrebbero essere i risvolti positivi? 

Pensiamo, ad esempio, a chi non ha la possibilità di utilizzare il linguaggio orale e scritto perché affetto da qualche malattia.

Simona
Blogger mentale

 

 
 
 
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