Il futuro è green e all’insegna “dell’artigianato”
A evidenziare le nuove tendenze che stanno emergendo, due eventi svolti di recente, un convegno organizzato da Confcommercio a Milano e il Maker Faire tenutosi a Roma.
Green Jobs: Che Impresa! Questo è il titolo dell’incontro ospitato dal capoluogo lombardo, che ha evidenziato come tutto ciò che ruota attorno al verde e al tema della sostenibilità darà vita, da qui a 5 anni, a circa un milione di nuovi posti di lavoro.
Le interessanti prospettive di sviluppo dischiuse dal green dipendono essenzialmente dalla crescita del comparto nel suo complesso, e dal fatto che, sempre più, va innestandosi anche nei settori dell’economia tradizionale. A contribuire, l’innovazione tecnologica e le politiche ambientali determinate dai cambiamenti cimatici; un ruolo importante gioca anche il cambiamento dei consumi, che vede sempre più persone orientate verso prodotti a basso impatto ambientale. La crescente diffusione del green investirà in particolar modo ambiti come i servizi avanzati di sostegno alle aziende, agricoltura, pesca, costruzioni e public utilities.
I profili professionali maggiormente richiesti saranno quelli caratterizzati dai livelli di istruzione più alti, soprattutto nell’area economica. È ormai infatti un’esigenza condivisa quella di tenere insieme sviluppo e tutela dell’ambiente, e ciò spiega perché, specularmente, gli altri profili professionali di cui ci sarà particolarmente bisogno saranno ingegneri civili, architetti e urbanisti territoriali.
Il Maker Faire è invece la Fiera dell’innovazione, dove si danno appuntamento ogni anno gli artigiani della creatività 2.0, cioè quelli che hanno sviluppato idee altamente creative e vogliono trasformarle in business attirando investitori e business angel. Tra queste, Talking Hands, un dispositivo che permette di trasformare in parole il linguaggio dei segni, Poommarobot, pensato per supportare gli anziani alle prese con le incombenze domestiche e Lucy, dispositivo pensato per illuminare le stanze in modo green. Come nel caso di questa invenzione, può essere necessario un periodo all’interno di un acceleratore di start up e poi magari il ricorso al crowdfunding, per vedere trasformare il proprio sogno in una realtà commercializzabile.
L’economia, e con essa il mondo del lavoro, sta cambiando pelle rapidamente. Sarebbe interessante operare, parallelamente, in due direzioni: modificare l’offerta formativa così da renderla più duttile e rispondente alle nuove esigenze del mercato, e moltiplicare le occasioni di incontro tra inventori 2.0 e potenziali investitori, piccoli o grandi che siano. Questo renderebbe l’innovazione qualcosa di profondamente integrato nell’immaginario collettivo promuovendo non solo la cultura dell’investimento diffuso e dal basso, ma anche l’apertura e l’avvicinamento di chi detiene grandi capitali ai settori emergenti.