Lavorare 2.0

Nuove idee di business: aprire un salone di bellezza ambulante

Le Boudoir des Cocottes, il salone di bellezza ambulante

Boudoir des CocottesPuò essere utile a chi non può uscire di casa come una persona anziana, oppure può risolvere “un’emergenza bellezza” a chi ha un improvviso appuntamento galante o di lavoro e vuole presentarsi al meglio. 

Stiamo parlando di un salone di bellezza itinerante pronto a dedicarsi a  manicure, trucco ed acconciatura. Direttamente a domicilio.

L'investimento 

boudoir2La scelta di aprire un salone di bellezza ambulante prende in considerazione due fattori. Il primo è che l’età media della popolazione cresce, il secondo è che migliorano le condizioni di salute e la qualità della vita di e che quindi crescerà la richiesta di servizi di intrattenimento, bellezza e benessere anche per chi non è più un giovincello. 

Ecco che si prospetta interessante l’idea di estetisti e parrucchieri che lavorino a domicilio.

Nel secondo caso, invece, si parte dalla necessità di avere sempre un aspetto gradevole, soprattutto nelle grandi città, in cui spesso le continue corse dietro agli impegni non consentono di prendere un appuntamento nemmeno al'ultimo minuto.

 

Come si chiama?

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Nella Ville lumière, dove tutto è chic e tutto è possibile gira un bellissimo furgoncino rosa confetto, con tanto di ciglia finte, che rendono più femminili i fanali, che effettua soste davanti agli hotel e ai monumenti più importanti della città proponendo un un’acconciatura o un trucco perfetto. Si chiama Boudoir des Cocottes  e in soli 15 minuti raggiunge la persona che l’ha contattato nel suo domicilio.

L’idea

Si chiamano Ingrid ed Estelle le due intraprendenti ragazze che hanno dato vita a questo salone ambulante. 

La loro idea è nata da un semplice desiderio che in fondo abbiamo un po' tutte: avere un minuscolo beauty center sempre a portata di mano.

Aiutare le persone con gli occhi affaticati a forza di strizzarli davanti al computer e con il viso segnato dalle ore d'ufficio a riacquistare un aspetto fresco e sempre alla moda.

Dove si trova?

Ispirandosi all'idea bohemienne di girare il mondo sul camioncino-icona

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 della Volkswagen,  hanno dato vita a Boudoir des Cocottes, diventato una vera e propria esperienza da provare se si è a Parigi

Le esperte truccatrici e parrucchiere sono vestite con abiti anni ‘50 e effettuano il trattamento estetico a costi più accettabili rispetto a un classico salone di bellezza.

 

Simona
Blogger no-fashion

 

 

 

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La lotta alla mafia? Vivila con un'escape room

La sensibilizzazione verso temi importanti come la battaglia contro le mafie non è impresa facile.

Il rischio di cadere nella retorica è dietro l’angolo, così come di creare un’eco breve e sterile. Altra cosa è vivere l’esperienza “sulla propria pelle”, ancor meglio se attraverso il gioco.

I ragazzi del gruppo Agesci Genova 13 hanno abbracciato al 100% questa filosofia, scegliendo di contrastare la criminalità organizzata... con un’escape room.

L’escape room è un’esperienza immersiva diffusasi a macchia d’olio negli ultimi anni, che consiste nel riuscire a uscire da una stanza entro un tempo limitato, grazie alla risoluzione di diversi indovinelli. 

EnigMalavita, vivere la lotta alla mafia

L’idea iniziale di EnigMalavita si deve inizialmente a Stefano Matricardi, appassionato di giochi di logica, capo scout e punto di riferimento per molti all’interno del gruppo Genova 13. Stefano però, dopo un primo allestimento, si ammala di tumore al cervello e viene a mancare lo scorso marzo. 

Le sue idee “continuano a camminare” sulle gambe di tutte le persone che gli hanno voluto bene e che condividono i suoi ideali. Si decide dunque di portare comunque avanti il progetto in suo onore. In primis c’è da trovare lo spazio adatto. Gi amici di Stefano partecipano a un bando del comune di Genova e, attraverso il patrocinio della zona Tre Golfi, a luglio 2021, riescono a ottenere la gestione di un bene confiscato alla mafia. 

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Genova, a dispetto del sentore comune che vede la mafia concentrata al Sud Italia, è un punto di raccordo tra vari paesi, dove la criminalità organizzata ha spesso trovato terreno fertile. Infatti, nel 2009, sono stati confiscati circa 115 beni alla famiglia Canfarotta, la maggioranza depositi e palazzine all’interno del centro storico, in vie nelle quali gran parte dei genovesi passeggiano quotidianamente. 

Un crowdfunding vincente

enigmalavita6Dopo aver ottenuto l’assegnazione dello spazio in via dell’Umiltà, i ragazzi si sono scontrati con il bisogno di ristrutturare l’immobile che, come impostazione, si presta benissimo alla costruzione di un’escape room.

 Ed è da qui che è nata la campagna di crowdfunding su Produzioni dal basso, raccolta fondi vicinissima all’obiettivo prefissato. Il denaro servirà infatti alla ristrutturazione e all’organizzazione degli spazi per il gioco.

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La donazione è libera, ma chi decide di donare determinate cifre otterà, come da copione, un regalo in cambio, che va dalla semplice menzione sui sociali (20 euro) al ringraziamento sul muro dell’escape room più entrata per 4/6 persone (200 euro). 

«Il nostro intento è trasmettere a chi sceglierà questa esperienza la sensazione di aver vissuto in prima persona le dinamiche legate alla mafia” scrivono sulla piattaforma gli amici di Stefano “la consapevolezza del suo potente ruolo nel nostro territorio e soprattutto l’importanza che la lotta alla criminalità organizzata ha avuto, ha e avrà per tutti noi».

di Irene Caltabiano

 

 

 

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Lavoro flessibile, lavoro felice. L’esperienza bavarese

Vorreste entrare in ufficio alle 8 e uscire alle 14?

La contropartita di una sveglia più mattiniera del solito sarebbe particolarmente ghiotta. In pratica, un intero pomeriggio a disposizione per rilassarsi, coltivare hobby, incontrare gli amici o sbrigare incombenze varie.

In un’azienda bavarese, la Jobroller, che si occupa della ricerca online di lavoro, questo scenario è già realtà. I dipendenti hanno visto ridurre il monte ore, che è passato da 40 a 30, mantenendo inalterato lo stipendio. È stato inoltre possibile scegliere tra due turni: uno che si conclude in corrispondenza dell’ora di pranzo, e l’altro che va dalle 11 alle 17.

Più tempo libero? Te lo devi guadagnare…

Lavoro-flessibile-JobrollerL’allettante prospettiva, va precisato, implica concentrazione e dedizione totale al lavoro durante le ore trascorse in ufficio. Infatti ai dipendenti della Jobroller non sono permesse distrazioni social: l’uso di Whatsapp e Facebook e l’invio/lettura di email private sono vietati, come pure la fruizione della pausa pranzo.

“I risultati mi danno ragione; un dipendente che si diverte lavorando produce di più. Per quanto mi riguarda andremo avanti finchè il fatturato ci premierà. Mi piacerebbe che anche altre aziende avessero il coraggio di adottare questa filosofia” così Guenther Dillig, patron della Jobroller, al giornale Welt.

Tale esperimento si inserisce in un contesto come quello tedesco in cui il dibattito sulla flessibilità oraria è particolarmente vivace. Un esempio? Un sondaggio YouGov ha dimostrato che più di metà degli intervistati accetterebbe una riduzione dell’orario, anche a fronte di una ridefinizione dello stipendio.

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Flessibilità oraria: la “favola” della Graphistudio di Arba

Sebbene in Italia sia ancora difficile introdurre innovazioni nel sistema di organizzazione del lavoro, dal Nord Est arriva un’esperienza senza dubbio fruttuosa. Protagonista è un’azienda della provincia di Pordenone che produce ritratti e album fotografici per matrimoni.

200 dipendenti, il 70% dei quali costituito da donne, la Graphistudio di Arba ha adottato la flessibilità oraria già negli anni Novanta, e ora ne “incassa” i benefici effetti.

“Ho lavorato come dipendente anch’io, e dover timbrare il cartellino mi risultava inaccettabile. Lo vivevo come una catena, così per la mia impresa ho voluto adottare un approccio diverso”. Queste le dichiarazioni rilasciate a Repubblica da Tullio Tramontina, presidente e fondatore della Graphistudio.

Flessibilità-oraria-JobrollerLavoro in team, condivisione degli obiettivi e niente sindacati. Il calcolo delle ore lavorate si fonda su ciò che ognuno segna: autogestione e responsabilizzazione sono le parole d’ordine. “Ovviamente non ho la pretesa di proporre un sistema perfetto, ma certamente si tratta di un meccanismo ben oliato. A dimostrarlo, il fatto che la creatività dei lavoratori è continuamente sollecitata e stimolata. Ogni giorno sul mio tavolo si raccolgono nuove idee da esaminare”.

Menefreghismo, negligenza e parassitismo sono certamente gli spauracchi peggiori per un imprenditore. A fomentarli, spesso, ci si mette anche un certo mix di sfiducia e diffidenza nei confronti dei dipendenti. Storie come quella della Graphistudio, però, dimostrano che consentire alle persone di svolgere i propri compiti con un certo margine di libertà fidelizza nei confronti dell’obiettivo comune da raggiungere. E la felicità è un moltiplicatore di risultati, una specie di “erba buona” capace di propagarsi, per contatto, da un ambito all’altro della vita. Essere appagati nel privato, risolti e rilassati, contribuisce insomma a rendere insaziabile la fame di “fare”.

 

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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