Vivere di scrittura si può?
Che l’Italia sia un paese di navigatori (specie del web), poeti e artisti, è risaputo. Non a caso nella Top 100 dei libri del secolo pubblicata da Le Monde figurano ben quattro capolavori scritti da nostri connazionali.
Il nome della rosa di Umberto Eco, Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro e, manco a dirlo, la Divina Commedia di Dante Alighieri sono stati tradotti in diverse lingue e hanno venduto decine di milioni di copie.
Raggiungere certi numeri non è certo impresa facile, specie in un’epoca in cui si pensa che ormai sia già stato scritto tutto e gli editori sono sempre più selettivi. Ciò non toglie che moltissimi italiani continuino a inseguire il loro sogno di diventare scrittori di successo.
Il punto è questo: è ancora possibile vivere di sola scrittura, in Italia?
A leggere dati e statistiche relativi agli studi di settore, si direbbe di no. Tranne qualche rara eccezione costituita perlopiù da personaggi famosi o ghost writer che si dilettano nella scrittura di biografie (spesso ai limiti del gossip), nessuno raggiunge più numeri del genere.
Tutti gli altri possono tranquillamente continuare a scrivere, ma per sbarcare il lunario hanno bisogno di “sporcarsi” le mani facendo qualche altro mestiere. Ecco perché i cosiddetti best seller di oggi sono scritti da ricercatori universitari, impiegati e precari di tutti i tipi.
Parliamoci chiaro: scrivere è uno dei lavori più affascinanti che siano mai esistiti, ma ancor più importante è avere un reddito per vivere. Nessuno può permettersi di pagare la spesa declamando versi alla cassiera.
È bene dunque cominciare a pensare alla scrittura anche in termini di marketing e ricercare i generi che vanno per la maggiore. Forse ciò sarà considerato blasfemo dai puristi del settore ma tant’è, bisogna arrivare alla fine del mese.
Se un manuale vende meglio di un romanzo rosa e assicura entrate significative, è bene farsene una ragione e cimentarsi, magari sperimentando uno stile alternativo. Alla fine sempre di scrittura si tratta e, una volta entrati nell’olimpo degli autori di successo, si potrà tornare all’antico amore apponendo la propria firma su qualcosa di più “nobile”.
Quali sono, dunque, i generi su cui conviene puntare se l’obiettivo è vendere?
Quali generi letterari vendono di più in Italia?
Ecco un elenco di generi che gli editori pubblicano di buon grado perché garantiscono vendite significative, tali cioè da giustificare un investimento iniziale che non è mai banale. Bisogna infatti considerare che, oltre alle spese di produzione, ci sono anche quelle di promozione e distribuzione.
Una casa editrice, grande o piccola che sia, quando valuta un manoscritto lo fa sempre calcolatrice alla mano. Non c’è spazio per i sentimenti, perché gli stipendi vanno pagati e anche in questo caso i dipendenti non si accontentano di pacche sulle spalle e sorrisi.
Visto che guadagnare è un obiettivo comune a tutte le parti in causa, è giusto che gli autori vadano incontro a determinate esigenze senza lamentarsi.
Perciò bando alle ciance: ami scrivere e vuoi fare della tua passione una fonte di reddito? Quelli che seguono sono i generi che vanno per la maggiore nel Belpaese.
Libri di cucina
Le tv pullulano di programmi che insegnano alla gente a cucinare e gli indici d’ascolto sono pazzeschi, al punto che sono nati dei veri e propri reality su questo tema. La cucina è un cavallo vincente su cui puntare.
Anche se non si è degli chef stellati ma si hanno preziosi consigli da dare a chi tra i fornelli è un mezzo disastro, ci sarà uno stuolo di gente pronta a spendere qualche euro per comprare il vostro e-book. Magari provate a proporre uno spin-off. Qualcosa in stile “Cinquanta sfumature di toast” in cui suggerite ricette sfiziose per pasti veloci e creativi, ad esempio. E ricordatevi di aggiungere sempre un pizzico d’ironia.
Romanzi paranormali
Ebbene sì, anche questo è un genere che ha molto mercato. Scrivere storie di mostriciattoli o entità extraterrestri che s’innamorano di esseri umani dà i suoi frutti (Avatar insegna). Per cui largo alla fantasia: alla fine si tratta di scrivere storie d’amore e renderle un po’ più bizzarre del normale.
Romanzi New Adult
Questo genere letterario ha per protagonisti giovani nella fascia di età compresa tra i diciotto e i venticinque anni e tratta il fatidico delicato momento di transizione tra l’adolescenza e l’età adulta.
Le tematiche sono perlopiù concentrate su questioni come l’andarsene di casa, la sessualità e la perdita dell’innocenza, il primo lavoro, l’indipendenza economica, la ricerca della propria identità, l’abuso di alcool e droghe, il bullismo, ecc.
Fantasy
Si tratta di un genere che ha avuto un notevole impatto in ambito cinematografico, in cui gli elementi fantastici non sono trattati in maniera scientifica. Come spiega Wikipedia: i caratteri dominanti sono il mito, il soprannaturale, l'immaginazione, l'allegoria, la metafora, il simbolo e il surreale.
Romanzi storici
Sembra assurdo ma un nutrito sottoinsieme di lettori è perennemente a caccia di storie ambientate nell’Antica Roma. Perché non approfittarne, visto che il genere rende così bene?
Gialli
C’è poco da fare: se c’è un morto (o più di uno), un po’ di suspense e un commissario che indaga, il prodotto vende sempre bene.
Romanzi erotici
Idem come sopra: quando di mezzo c’è il sesso e lo si sa raccontare in maniera adeguata, è impossibile che le persone non siano tentate dalla curiosità di leggere.
La morale è “scrivi quel che la gente vuole leggere”.
Inutile girarci intorno: se si vuole guadagnare con la scrittura bisogna essere commerciali, nell’accezione più nobile del termine. Questo non significa scrivere opere scadenti ma, al contrario, prodotti di qualità che incontrino i gusti dei lettori.
Spesso ci si intestardisce con un genere specifico, pensando che si sia capaci di scrivere solo quello. È un po’ come autoetichettarsi senza essersi mai concessi la possibilità di sperimentare altro.
Il club degli scrittori pullula di membri che passano il tempo a lamentarsi e raccontare di quanto di sentano incompresi e frustrati. Quel che ancora non hanno capito è che, anche per loro, vale la regola de “il cliente ha sempre ragione”.
Perché non dovrebbe essere così? In fondo uno scrittore è un imprenditore di se stesso che realizza un prodotto con l’intenzione di venderlo al pubblico ed è soggetto alle stesse leggi di mercato che valgono per qualsiasi commerciante.
Inutile fare gli integralisti, dunque: è controproducente. Un genere letterario è come un genere musicale. Si può parlare d’amore a suon di rock ‘n’ roll ma anche con melodie più classiche. La sostanza è la stessa, cambia solo il ritmo.
Per cui bisogna scegliere da quale parte stare. Ci si vuole rivolgere soltanto a una nicchia e accontentarsi di magri guadagni oppure arrivare a tutti? In quest’ultimo caso bisogna riprendere le proprie storie in mano e rivisitarle in modo da renderle appetibili.
Che la musa ispiratrice sia con voi!
di Giovanni Antonucci
autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"
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