Sembrava essere fantascienza, invece la tecnologia è avanzata nell’ultimo ventennio a passi da gigante. Tanto che, adesso, è l’intelligenza artificiale a rivelare alle aziende se siamo adatti ad un lavoro o meno.
Viviamo nel futuro e non lo sappiamo ancora. Una delle ultime avanguardie futuristiche abbraccia il mondo del lavoro e, in particolare, quello delle risorse umane.
Adesso infatti non solo bisogna superare il fatidico colloquio con la persona responsabile del recruitment ma anche con l’AI. Cioè? La fatidica Intelligenza Artificiale.
Il futuro è nelle (loro) mani
Un recente rapporto reso noto negli USA da Deloitte, azienda di servizi di consulenza e revisione, rivela che il 38% delle aziende ha dato il via a processi di selezione in cui l’Intelligenza Artificiale interviene affiancando i recruiters nel corso delle fasi di selezione.
In particolare, sembra che si attesti al 68% la volontà da parte del datore di lavoro di aderire a queste innovazioni tecnologiche entro la fine del 2018.
Nonostante in Europa non sia ancora un sistema comprovato, sono stati comunque mossi i primi passi. Nel dettaglio, le macchine sono state messe all’opera per selezionare tra le centinaia o addirittura migliaia di profili curriculari.
Come affrontare il colloquio con l’AI
Come fare dunque ad aggirare questo nuovo ostacolo, mostrando sicurezza, professionalità e capacità di problem solving impeccabili anche di fronte ad un algoritmo? Conosciamo insieme le startup che si occupano di sviluppo e produzione di tali gioielli tecnologici.
La più affermata, postasi come riferimento nel settore è senza dubbio HireVue, che offre i propri servizi a grandi multinazionali come Unilever, Vodafone, Tiffany & Co., Goldman Sachs: la valutazione comincia con il sottoporre i partecipanti a giochi e test cognitivi al fine di acquisire dati sul livello di concentrazione e memoria del candidato;
Successivamente, chi supera questa fase si sottopone ad una video intervista, che fa in qualche modo da macchina della verità, durante la quale l’Intelligenza Artificiale si sofferma sull’analizzare espressioni del viso, il body language e il public speaking. Chi supera anche questo step viene graziato con l’incontro con la persona responsabile delle risorse umane.
Startup per la formazione ai colloqui con AI? Certo!
Se questa notizia ti fa venire l'ansia, non devi assolutamente preoccuparti perché sul mercato è sbarcata Finito, startup inglese che si propone per fornire servizi di coaching a studenti, neolaureati, giovani lavoratori e professionisti affermati che vogliono riuscire ad affrontare al meglio le fasi affidate alle AI.
Per la" modica" cifra di 10.000 euro si accede ad un percorso telematico interattivo per imparare a fornire alle intelligenze artificiali i segnali giusti, ad esempio non gesticolare o muovere eccessivamente parti del viso come sinonimo di stress;
Le sessioni vengono inoltre registrate per permettere ai partecipanti di potersi rivedere e capire come migliorare le tecniche. Viene inoltre data la possibilità di poter accedere a dozzine di mentori, che provengono da diversi settori e hanno esperienza diretta con i software di Ai più usati nel recruitment.
Che ci si prepari o meno ad affrontare la prova con l’AI, bisogna considerare che questa tecnologia cresce di pari passo con il machine learning.
Negli Stati Uniti ad esempio è capitato più di un caso di discriminazione di genere causata poiché l’intelligenza artificiale era stata istruita a giudicare i candidati di sesso maschile più adatti di quelli di sesso femminile.
Come dire: adesso ci mancava pure il maschilismo cibernetico che però, a differenza di un recruiter sessista, non si può può abbindolare con un occhiolino.
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