Lavorare 2.0

Come Amberly guadagna 10.000 dollari al mese facendo la sex worker

Il sex working.

sex-workerSe ne parla tanto, ci si indigna, si giudica ma, a conti fatti, se ne sa ben poco. I lavoratori del sesso altro non fanno che il mestiere più vecchio del mondo; con la differenza che, oggi, le vie dell'eros sono infinite.

A dispetto dei giudizi morali  e delle contromisure che si limitano all’invettiva,  ciò che pungola gli animi non è tanto lo "scandalo" sul vendere il proprio corpo, ma un quesito ben specifico: "perché loro guadagnano tanto in un’attività piacevole e io mi devo spaccare la schiena otto ore sulla scrivania  (inflaccidendo i miei muscoli e anche mal pagato?)".

Ars operandi

amberlt-rothfieldEbbene Come ho fatto diecimila dollari al mese lavorando ad un telefono erotico di Amberly Rothfield rende evidente che  il pensiero comune sia molto superficiale.

«L’errore di fondo è pensare che operare nel campo della sessualità non richieda lo stesso impegno di altri ambiti».

Questa ragazzona afroamericana è una delle sex worker più pagate d’America senza aver mai toccato un cliente. Il suo lavoro infatti si svolge al telefono, stimolando e dando vita a fantasie semplicemente con la voce.

 

Possibile? Il suo libro, disponibile in e-book gratuito su Amazon da novembre, dimostra come ci voglia mestiere in qualunque campo. 

Ci sono tante giovani donzelle di belle speranze che vengono ammaliate dal miraggio dei soldi facili. E, dopo aver tentato, si ritrovano all’ufficio per l’impiego con la coda fra le gambe. 

Legalflings, l'app per il consenso ad avere rapporti sessuali

Sex work, un lavoro da web marketer

Chiunque creda che si tratti di letteratura erotica si sbaglia di grosso: ilsex-working11 libro è a tutti gli effetti un manuale di marketing, rivolto a chi volesse lavorare in un’agenzia specializzata o mettersi in proprio.

Amberly dispensa consigli su errori da evitare, dritte da utilizzare durante le chiamate, suggerimenti su come gestire stalker o clienti fastidiosi, giostrarsi tra sistemi di pagamento specifici. Informa perfino su come comportarsi con il fisco e organizzare il fondo pensione.

Un libro che spezza i pregiudizi e che farà infine tacere chi crede che fare sex working sia facile e divertente. Non c’è solo la parte divertente. C’è la pubblicità da gestire, il lavoro di SEO, l’acquisizione di immagini, la gestione dei commenti.

Sexting, come ti rendo digitale il sesso

«Questa industria non è mai stata un concorso di bellezza, ma una gara a chi si sforza maggiormente per comparire al meglio. Io cerco di aiutare i tanti che non sanno come fare, o vogliono ottimizzare il lavoro» ha rivelato Amberly durante un’intervista rilasciata a Wired.

Nel libro la cifra diecimila ricorre spesso. «Quello è il totale fisso. Spesso guadagno anche di più». Tutto sta nel crearsi la propria fascia di mercato; la richiesta è tanta e il target vasto. «Quando si riesce a creare l’esperienza che cercano i clienti ti ritrovi ad averli in attesa per ore pur di parlare con te».

La legge Sesta/Fosta

sesta-fostaPeraltro, se si rimane nel virtuale, la clientela è potenzialmente il mondo intero, a patto di saper parlarealmeno l’inglese. Anche se la legge Sesta Fosta, approvata negli Usa, ha dato ai sex workers filo da torcere.

 Il presidente Trump ha infatti spostato la responsabilità legale dal cliente all’offerente; in pratica, vieta alle prostitute di pubblicizzarsi. Un decreto che, di fatto, le spinge ancora di più a nascondersi e lavorare in situazioni poco limpide.

Fortunatamente il decreto non tocca i phone sex workers. Ma l’opinione di Amberly a riguardo è molto chiara. «Ci vorrà parecchio sforzo per abbattere un drago forte come questa industria, e del resto prima o poi il Sesta/Fosta verrà ridiscusso e probabilmente abrogato».

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di Irene Caltabiano

 

 

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Facebook a Roma: sul Binario F viaggia il treno dei nuovi mestieri digitali

Il progresso direzione Termini

lventure-groupEbbene, Facebook ha scelto la Capitale. Il colosso di Menlo Park avrà un centro specifico all’interno della stazione Termini, hub dedicato allo sviluppo delle competenze digitali.

Segni particolari? È completamente gratuito. Ed è rivolto a qualsiasi cittadino o impresa che voglia accrescere la propria preparazione sul digital o semplicemente confrontarsi sui più moderni temi legati all’innovazione e alla tecnologia.

Sviluppato grazie all’accordo siglato tra il celebre social e LVenture Group e ospitato negli spazi di Luiss Enlabs, si tratta del primo e unico “competence center” del social blu in Italia.

 «Il nostro ecosistema si arricchisce di un partner strategico, con cui abbiamo un obiettivo comune: potenziare le competenze digitali delle persone e delle aziende che vogliono diventare protagonisti dell’economia del futuro, creando in questo modo nuove imprese di successo e opportunità di lavoro per i giovani talenti italiani» ha detto Luigi Capello, amministratore di LVenture group. Altri centri simili sono presenti in Spagna, Francia e Polonia.

 

Tra startup, aziende e scuole

facebook3La prima giornata in programma, martedì 9 ottobre, sarà dedicata al Made in Italy e diventerà l’occasione per approfondire le potenzialità del digitale quale strumento di crescita, con particolare attenzione a food e turismo.

La seconda giornata sarà un workshop per giovani su come accrescere la propria presenza online tramite un uso sicuro dei social network. Ad enti e associazioni culturali verrà spiegato come fare del digitale uno strumento di raccolta fondi.  

Tra le altre proposte? Corsi gestiti direttamente da Facebook, workshop messi in mano a partner e iniziative organizzate da soggetti terzi. I target di riferimento sono essenzialmente otto – aggiunge Colombo – aziende,start-up,istituzioni, scuola, no profit e Ong, studenti e genitori, fondazioni ed enti culturali, mondo della comunicazione e dell’editoria. 

Insomma un ampio raggio di utenza in un Paese in cui meno della metà degli italiani ha competenze digitali di base. Non solo, in un’Italia dove il lavoro manca e nuove opportunità potrebbero venire dal web, con piccoli business online e lavoro freelance, il 22% degli attuali disoccupati non ha mai utilizzato Internet, così come il 15% degli attuali occupati.

 

di Irene Caltabiano

 

 

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Nextdoor, il social network per rendere i vicini...più vicini

Nextdoor, conosci il tuo vicino

nextdoor1-ned flandersQuanti di voi saprebbero dirmi nome e cognome del proprio dirimpettaio? Alcuni conoscono  i vicini solo grazie a fugaci incontri mattutini o serali. Causa stile di vita frenetico e tempi calcolati al millesimo di secondo, a volte non conosciamo nemmeno il volto di chi ci vive accanto. 

Nell’era dei social però esiste una soluzione a tutto. Nextdoor è una piattaforma nata per consolidare le community locali, migliorando la vita nei quartieri e le relazioni tra persone dello stesso condominio o medesima zona. Inaugurata nel 2011 e diffusa inizialmente nella sua versione beta, è arrivata finalmente in Italia come app, ma era già presente in Stati Uniti, Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito.

Come funziona Nextdoor

 I vicini di casa possono dar vita a gruppi online privati e sicuri per confrontarsi, ad esempio, su tematiche che riguardano il proprio quartiere, conoscersi e scambiarsi suggerimenti e consigli. Al momento, secondo le cifre ufficiali, più di 350 quartieri e 30.000 vicini di casa stanno già utilizzando la piattaforma. 

 Chi sceglie di creare un account utilizza nome e indirizzo, che devono essere successivamente verificati. Le conversazioni sono infatti accessibili solo alle persone certificate e  l’accesso è protetto da password. Non si potrà dunque entrare nella piattaforma in un quartiere diverso rispetto a quello in cui si risiede.

 

nextdoor5Sempre nell’ottica di garantire la massima riservatezza nelle comunicazioni, sia i contenuti condivisi che le informazioni personali, non sono indicizzate dai principali motori di ricerca. Se il quartiere è coperto dal servizio sarà possibile effettuare la registrazione. Se non lo è, è lecito proporsi come membri fondatori.

Ci sono molti topic già impostati, quali vendere o cercare qualcosa da acquistare, chiedere consigli,  cercare una babysitter in zona, proporre un evento o segnalare problemi di sicurezza. Molto utile, ad esempio, la funzionalità per segnalare un animale o un oggetto scomparso. Tuttavia sono frequenti anche le richieste di prestito di oggetti oppure chi propone brevi corsi gratuiti  per varie attività.

«Abbiamo solo bisogno di un modo migliore per metterci in contatto» dice Nirav Tolia, co-fondatore di Nextdoor, che sopravvive grazie alla pubblicità  (che però, fortunatamente, non è mai stata invasiva). Si punta principalmente a far conoscere e apprezzare il servizio così com’è.

Un social network a portata di nonna

nextdoor16Secondo uno studio gli italiani sono molto propensi a conoscere e fraternizzare con i propri vicini e un servizio come Nextdoor non può che assecondare  questa loro inclinazione.

Il social network è stato definito dai suoi creatori “a portata di nonna”, per sottolinearne l’immediatezza e la semplicità d’uso. In effetti tutto ciò che c’è da fare è scaricare l’applicazione sul cellulare.

La volontà alla base di Nextdoor è puntare non solo alla crescita esponenziale degli iscritti nel breve periodo, quanto sulla qualità del prodotto  che deve dimostrarsi utile . «Se ti fondi sulla qualità non puoi andare di corsa. La fiducia devi guadagnartela. È sempre stata la nostra priorità».

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di Irene Caltabiano

 

 

 

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