Lavorare 2.0

«Il matrimonio? Noi lo disegniamo o lo raccontiamo»

Ci hanno sempre ripetuto che il lavoro, al giorno d’oggi, devi inventarlo. 

wedding-writersUn ritornello continuo che serpeggia tra i contratti a tempo determinato, i co.co pro a scadenza trimestrale, gli affitti e le bollette da pagare.

La canzone del colloquio-assunzione-periodo di prova e contratto a lungo termine ha già da tempo cambiato accordi. Non più una melodia classica ma una serie infinita di adagio, rapido, allegro ma non troppo. E in questa confusione indistinta di ritmi, ciascuno si deve industriare per trovare la propria melodia.

Matrimoni su carta

I wedding writers

racconti-di matrimonio

Ilaria e Daniele. Un piccoletto di due anni e mezzo. Un lavoro in uno studio commerciale continuamente minacciato dalla spada di Damocle delle scadenze. La sensazione di camminare sospesi su una professione che non solo non ti dà certezze, ma nemmeno le soddisfazioni che vuoi. Nel tempo libero però i due si nutrono e riempiono della loro vera passione: la scrittura. Dai racconti alle poesie, dalla narrativa agli haiku.

A un tratto la spada di Damocle cade. «Il tuo lavoro presto verrà automatizzato». Come fare? «Col mio compagno stavamo pensando a un regalo originale per due amici che si sarebbe sposati a breve. -Perché non gli regaliamo il racconto del loro matrimonio?- abbiamo pensato». Così, armati di carta e penna, l’hanno scritto davvero.

 

Gli sposi sono rimasti talmente entusiasti che la loro soddisfazione è diventata contagiosa, fino a spingere a creare le basi per un’attività ancora unica e originale: i wedding writers. Non più solo un album di fotografie, ma un commovente racconto di uno dei giorni più importanti della vita, elaborato dal punto di vista di due scrittori provetti. Per chi crede ancora che l'amore sigillato su carta sia l'apoteosi del romanticismo. 

L'offerta è varia.  Il sito Myweddingstory.it consente di scegliere, insieme al  racconto, una pagina web esclusivamente dedicata alla coppia, accompagnata da un ulteriore dono speciale: una stella del firmamento. 

Diventare personaggi

tamara-illustratriceE se i matrimoni si possono scrivere, cosa vieta di raffigurarli? Tamara è una giovane illustratrice di Torino. Nel suo caso l’amore per il disegno l’ha portata alla creazione di Love is real, primo servizio al mondo di reportage di matrimoni illustrati . «Da buona reporter, seguo cerimonia e festeggiamenti dall’inizio alla fine, disegnando e annotando il più possibile sulla mia Moleskine».

 Schizzi, bozze, appunti. Nelle settimane successive la fantasia di Tamara elabora il materiale raccolto, fino a quando non racchiude la sua opera in una meravigliosa scatola consegnata ai neosposi.

«L'idea mi è venuta mentre lavoravo in un'agenzia di pubblicità. In un ambiente così rapido, avevo bisogno di dedicare le mie energie a qualcosa che sapesse far rallentare le persone e godersi per un momento le proprie emozioni e l'amore di chi si ha intorno».

Le illuminazioni nascono dalle cose semplici. Perché l’amore non ha una sola forma d’espressione. E creare una professione sulla bellezza dei sentimenti non può che risultare una scelta vincente.

irene-caltabiano

 

di Irene Caltabiano

 

 
 
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Come si scrive un romanzo?

Prima regola: inizia a scrivere.

Scrivere bene è frutto di talento, tecnica e passione per le storie. Capita spessissimo, durante una conversazione con amici, colleghi di lavoro o semplici conoscenti, di sentir dire qualcosa tipo: «Vorrei tanto riprendere a scrivere, ma non trovo mai il tempo.»

Scuse. Si tratta di semplici scuse. Chiunque sia tanto ardito da fare un’affermazione del genere sta rivelando chiaramente e con forza la propria passione. Non esiste impedimento alcuno, sulla faccia della terra, per non realizzare questo sogno.

Citando Mogol: “Come può uno scoglio arginare il mare?”. Che si tratti di poesie, racconti o romanzi, non esistono lavori troppo stressanti, figli da accompagnare a scuola o in palestra, code alla cassa del supermercato e calamità varie che tengano.

Una scala alta cento metri si sale comunque un gradino alla volta e chiunque, compreso il Papa o il presidente degli Stati Uniti d’America, può ritagliarsi uno spazio nell’arco della giornata per buttare giù una pagina. Potrà sembrare strano, ma anche la Divina Commedia è stata scritta una pagina alla volta.

Quel che blocca all’inizio, specie se si è a digiuno di scrittura da molto tempo, è la paura del giudizio. Ritenere di non essere all’altezza dei grandi autori o di scrivere cose banali è il tipico conflitto interiore che impedisce alle parole di prendere forma.

Ci sono vari modi per superare questo ostacolo, non ultimo un ciclo mirato di psicoterapia, ma una tecnica efficace e a costo zero può essere proprio quella di esporre questo conflitto a se stessi, mettendolo nero su bianco.

Confessare le proprie paure a briglia sciolta, davanti allo specchio, è un atto di grande coraggio. Leggere e rileggere ciò che più ci spaventa, al riparo da occhi indiscreti, è una forma di autoaiuto che per quanto possa suonare bizzarra, produce invece ottimi risultati.

 

Così come visualizzare la presentazione del proprio romanzo e abbozzare un’ipotetica intervista. Non abbiate paura di esagerare: se il vostro mito è Maurizio Costanzo, immaginate che vi stia facendo delle domande e rispondetegli per iscritto.
Ebbene sì, il segreto per scrivere una bella storia è… iniziare a scrivere!

Segui il naturale flusso delle tue parole.

Non c’è una regola fissa per la stesura. A volte stai passeggiando e ti vengono in mente titolo e incipit in un colpo solo, altre può capitare di scrivere i primi due o tre capitoli senza avere la minima idea di dove si sta andando a parare. Quello che conta è seguire l’ispirazione senza giudicarsi, perché ciò che inizialmente sembra non aver senso, poco dopo lo avrà.

Il consiglio è di scrivere di getto, senza badare troppo alla forma né alla sintassi. Proprio così, in questa fase “di pancia” ci si può prendere la libertà di commettere degli errori, perché poi rileggendo si avrà tutto il tempo per correggerli. Farlo subito, invece, potrebbe bloccare il flusso creativo e indurre a mollare, alla lunga.

Nel film Scoprendo Forrester, il protagonista impersonato da Sean Connery batte su questo tasto con particolare enfasi, nel momento in cui svela al suo allievo i primi trucchi del mestiere. Guardare questa pellicola, immedesimandosi, può essere di notevole aiuto per trovare le risposte agli interrogativi più comuni.

Poco dopo aver dato fuoco alle prime polveri, inoltre, è sempre utile buttar giù una trama. Un romanzo ha bisogno di essere scritto ma anche strutturato, per cui non bisogna trascurare l’importanza di un valido intreccio.

Ok, forse qualche regola da seguire c’è.

Show don’t tell, dicono gli anglosassoni. Questa espressione di tecnica narrativa è in realtà una raccomandazione per gli scrittori che fanno un uso eccessivo di spiegazioni e commenti a discapito dell’azione e dei dialoghi.

Occorre pensare al proprio romanzo come a un film e rivelare i personaggi non solo attraverso le classiche descrizioni ma usando i dialoghi e rappresentandone le azioni. Comunicare per immagini, in sostanza, in modo che il lettore possa “vedere” la scena, più che “leggerla”. Così facendo, la trama risulta più interessante e avvincente.

Altri due aspetti importantissimi sono la scelta dei nomi e la cronologia degli eventi. Parliamoci chiaro, se stiamo raccontando le vicende di un duro sciupafemmine alla Renegade, non possiamo chiamare Pierino il nostro protagonista, altrimenti non sarebbe credibile. Il nome è un po’ come un vestito: deve cadere a pennello su chi lo indossa.

Riguardo alle date in cui si svolgono i fatti e ai vari salti temporali, poi, c’è da fare davvero molta attenzione. Bisogna essere un po’ ragionieri, in questo caso, e calendario alla mano verificare che tutto torni. Anche per questo è opportuno scrivere prima la trama, in modo da avere una sorta di guida.

Ricordarsi sempre, poi, che il protagonista deve avere un desiderio o un problema da risolvere, altrimenti la storia non ingrana. Ovviamente non possono mancare antagonisti, conflitti e colpi di scena, sennò la storia diventa prevedibile. E al lettore piace essere sorpreso.

Un passo alla volta siamo arrivati al finale. Massima concentrazione, qui, perché le ultime battute sono quelle che rimangono più impresse nella memoria di chi legge. Esistono romanzi potenzialmente meravigliosi che si sono giocati gli onori della cronaca proprio per un epilogo modesto. Certo, riuscirci non è affatto facile, ma questo è un motivo in più per curare questa parte con l’attenzione che merita. 

Infine non resta che darsi una bella pacca sulla spalla e regalare la propria opera al mondo. Come? Inviando il manoscritto a tutte le case editrici interessate al genere, ad esempio. Ma anche autopubblicandolo su Amazon Kindle Store o la piattaforma Ilmiolibro. Per spargere di più la voce, poi, si può investire qualche euro pubblicizzando l’opera su Facebook o usando Google AdWords.

Buona fortuna!

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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AroundMe app: l’importanza di conoscere il mondo attorno a te

L’arte di osservare.

Entrando nei centri commerciali (perlomeno in quelli che non hanno ancora chiuso i battenti) siamo soliti trovare un quadro sinottico che fornisce una panoramica immediata di tutti i negozi in esso presenti.

Ogni categoria è indicata con un colore diverso, in modo da facilitare la lettura e la localizzazione sulla mappa del singolo punto vendita. Il tutto affinché i clienti possano trovare ciò che stanno cercando nel minor tempo e con la massima semplicità possibili, senza dover necessariamente vagare da piano a piano come Totò e Peppino in quel di Milano.

I frequentatori dei grandi empori sembrano apprezzare molto l’idea, tant’è che si servono continuamente di questi schemi esemplificativi. A volte, prima di riuscire a consultarli, occorre addirittura pazientare in fila. Non a caso la mappa dei negozi è riproposta anche nel sito web ufficiale del centro, così che gli avventori più smaniosi possano leggerla direttamente via smartphone o tablet.

Ora, se la cosa funziona per i centri commerciali, perché non replicarla per tutti gli esercizi che operano a cielo aperto? E, già che ci siamo, perché non estenderla a qualsiasi tipo di attività, punto d’interesse, monumento e quant’altro si trovi vicino alla nostra posizione?
 

Ci pensa AroundMe.

Devono essere queste le domande che si è posto Marco Pifferi nel 2008, quando ha creato l’app AroundMe. Questo software ci viene in aiuto ogniqualvolta cerchiamo un negozio, un servizio pubblico, un bar, un taxi, un albergo o qualsiasi altra cosa ci venga in mente.

Basta digitare quel che stiamo cercando e il programma ci mostra una lista completa di tutte le attività presenti nelle categorie scelte, con la relativa distanza dalla nostra posizione corrente. 

La localizzazione è mostrata attraverso una mappa di Google che permette di visualizzare la distanza e il percorso, oltre a ottenere altre informazioni. È anche possibile inviare la posizione del luogo d’interesse a un contatto presente nella nostra rubrica.

Inoltre, la lista “Qui Vicino” consente di trovare informazioni su Wikipedia relative a ciò che si trova nell’area circostante. Una funzione molto importante, quest’ultima, da un punto di vista culturale. Troppo spesso, infatti, abbiamo solo una conoscenza marginale, superficiale delle cose cui ci troviamo di fronte.

Il tutto è disponibile gratuitamente per sistemi iOS, Android e Windows Phone. L’utilizzo dell’applicazione è semplice e veloce, e i risultati molto accurati. Caratteristiche, queste, che le sono valse il premio di migliore app italiana nell’anno 2013/2014.

C’è solo una precauzione per l’uso da tenere in considerazione. Nell’applicazione è presente la funzione “Meteo” e qualora questa venga attivata, l’uso continuativo del GPS in background potrebbe ridurre notevolmente la durata della batteria. Si consiglia quindi di attivare la geolocalizzazione solo quando necessario e poi disattivarla.

Prima pensa, poi progetta.

Come descritto nell’articolo Creare un’app e monetizzarla? Ecco come si fa, per progettare un’app veramente utile occorre avere un ottimo spirito d’osservazione e sgombrare la mente da inutili tecnicismi. 

Partendo da una necessità di cui nessuno si era occupato prima d’ora, si possono creare prodotti rivoluzionari che migliorano la vita di tutti i giorni.

Pensiamo per un attimo a un novello turista o a una persona che si è da poco trasferita in una nuova città. Con ogni probabilità, entrambi si sentiranno come pesci fuor d’acqua, almeno inizialmente. 

Un’applicazione del genere aiuta non solo a trovare ciò che si cerca ma anche ad avere una crescente cognizione del luogo in cui ci si trova.

Diventa una specie di tutor o meglio ancora un Cicerone al quale è possibile domandare ogni cosa e ricevere una risposta immediata. Il risultato è che ci si sente meno soli e più integrati. Da ciò si evince come certe app abbiano una notevole importanza anche a livello sociale e non solo tecnologico.

È bene pertanto mostrarle ai giovani sviluppatori come modelli da seguire e a cui ispirarsi, affinché in futuro possano regalarci nuovi gioielli materializzando cose che, allo stato attuale, esistono solo a livello astratto.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
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