Lavorare 2.0

Bella e (in) accessibile. La start up che renderà la melagrana “a portata di mano”

Ci sono frutti indissolubilmente legati alla stagione che li genera

MelagranaLa melagrana, ad esempio, per me è uno dei simboli dell’autunno. La tradizione vuole che si colga in occasione di San Francesco, il 4 ottobre, così il mio onomastico, durante l’infanzia, aveva acquistato il suo sapore rosa asprigno. 
Avevo un rapporto speciale con questo frutto, ma purtroppo si è incrinato crescendo. Mia mamma e le sue sorelle hanno venduto la casa che era appartenuta ai nonni, e io ho dovuto salutare definitivamente l’albero di melograno snello e nodoso che svettava in giardino. Con il tempo ho realizzato che trovare negozi che vendano questo prodotto è alquanto difficile. Si tratta di una rarità…e come tale bisogna pagarla
 
 
Così, quando nei giorni scorsi ho scoperto MeloVita, start up fondata da un gruppo di ragazzi veneti, confesso di essermi sentita compiaciuta. Finalmente qualcuno che si era seriamente posto il problema di intensificare l’uso della melagrana attraverso la realizzazione di un’ampia gamma di alimenti. 
 
 

Perché MeloVita?

 

MeloVita

La start up nasce da una constatazione semplice, ma solo apparentemente banale: nel Nord Est il melograno non è diffuso. “Ma se la pianta cresce in tutto il mondo, perché non si potrebbe importarla in Veneto?”. A porsi la domanda da cui è scaturita la classica scintilla creatrice è stato Andrea Barbetta, 27enne agronomo padovano con master in diritto alimentare. 
L’immediata conseguenza è stata coinvolgere alcuni colleghi nel progetto di commercializzazione del frutto: Atena Margola, laureata in scienze agrarie e interessata al marketing, Silvia Friso, 24enne laureata in scienze della comunicazione, Elena Migliorini, tecnologa alimentare, e il fratello Fabio, imprenditore agricolo. 
 
 

Quali prodotti realizzerà MeloVita?

In anni recenti la melagrana è diventata un frutto di tendenza, anche in virtù delle sue proprietà nutritive: è infatti ricco di antiossidanti, vitamina C, vitamina K, vitamine del gruppo B, potassio, ferro, magnesio e fosforo. Un concentrato di virtù racchiuso in appena 80 calorie per 100 grammi. 
 
L’obiettivo della start up è quindi quello di commercializzare non solo il frutto fresco ma anche snack ready to eat, utilizzando per il packaging delle confezioni stesse la buccia. 
L’idea è quella di introdurre sul mercato gli arilli, ovvero i grani di melagrana, mettendo a punto un prodotto che consenta di mangiarli utilizzando un cucchiaino, e quindi senza sporcarsi, e con un notevole risparmio di tempo. Questo snack ready to eat entrerà nel circuito della ristorazione, della grande distribuzione e delle vending machine
 
Tra gli altri prodotti che MeloVita punta a mettere in commercio ci sono la marmellata di melagrana e il miele: le prime casette di api sono in fase di installazione. 
La start up è al lavoro anche sul fronte farmaceutico: è stato infatti lanciato un progetto, in collaborazione con le università di Verona e Padova, finalizzato all’estrazione di biocomponenti da impiegare contro l’invecchiamento cutaneo e le malattie cardiovascolari e degenerative. 
 

Il primo bilancio dopo un anno di vita

MeloVita dispone di circa dieci ettari di terreno coltivati a melograno tra le province di Padova e Vicenza, in parte affittati dai nonni di Andrea Barbetta; il primo raccolto è previsto tra settembre e novembre. Sono state utilizzate diverse tipologie di piante, comprese quelle che hanno semini morbidi, meno difficili da mangiare; metà della superficie viene lavorata con metodo biologico: l’obiettivo, però, è arrivare al 100%. 
 
 
Contestualmente MeloVita sta partecipando al programma dell’acceleratore d’impresa H-Farm dedicato al food presso i laboratori di Cà Tron di Roncade. MeloVita è stata selezionata insieme ad altre cinque start up, di cui solo due italiane, su un totale di 250 domande.
 
MeloVitaQuesto è uno dei progetti che stiamo portando avanti con più cura e attenzione, in quanto i protagonisti sono in produttori stessi, che si impegnano anche nel processo di trasformazione e commercializzazione. Stiamo riscontrando un incremento delle iniziative connesse al cibo e caratterizzate da aspetti a forte impatto tecnologico, soprattutto per quanto riguarda quelle con radici agricole”. Così Timothy O’Connell, head officer of accelerationprograms di H-Farm.
 
È passato circa un anno da quando la squadra di lavoro di Andrea Barbetta ha vinto il concorso Impresa per il futuro indetto da Coldiretti Veneto classificandosi prima nella sezione start up. In un breve arco di tempo è stata percorsa una quantità di strada non indifferente, e i traguardi raggiunti finora rappresentano il punto di (ri) partenza per gli obiettivi di medio – lungo termine. Una storia che testimonia come i 30enni stiano riprendendo in mano il rapporto con la tradizione, anche contadina, valorizzando anche i prodotti cosiddetti “minori”. 
 
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L’antidoto alla precarietà risiede spesso nella modernizzazione di ciò che ha reso unico il passato. 
 

 

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Anna Doffini: dall’Asia all’Italia per aiutare le donne incinte

L’unicità della vita sta nella sua imprevedibilità

Anna_Doffini

Difficile – se non impossibile – sapere in anticipo dove i nostri passi e le scelte fatte ci porteranno, anche in virtù di una variabile inafferrabile come il caso. 

Eppure, l’essere umano subisce il fascino (in)discreto della presunzione d’onniscienza, e questo lo porta spesso a dire: “questa cosa io non la farò mai”. Lo stupore che scaturisce dal tradimento delle proprie (apparenti) certezze è comunque impagabile, soprattutto se, come in questo caso, porta in dono scoperte utili alla collettività, potenzialmente di larghissima applicazione.

Anna Doffini ha 31 anni, è mantovana e si è laureata all’Università di Ferrara in biotecnologie farmaceutiche. Da due anni, quelli forse più pregni e intensi dal punto di vista professionale, lavora a Singapore. 

Assunta a tempo indeterminato dalla Silicon Biosystem (start up bolognese acquisita quattro ani fa da Menarini), è application development scientist presso il KKH, un ospedale della città-Stato asiatico dedicato alle donne incinte.

Il progetto in cui è attualmente impegnata la ricercatrice riguarda la diagnosi prenatale non invasiva, e vede la collaborazione della NTU (Nanyang Technological University). “Stiamo lavorando a una procedura che consenta di isolare le cellule fetali così da individuare eventuali anomalie cromosomiche. Se riusciremo nell’intento, un prelievo di sangue potrebbe prendere il posto dell’amniocentesi”. Così Anna Doffini.

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Perché Singapore?

DEPArray_MenariniLa Silicon Biosystem ha elaborato una tecnologia denominata DEPArray, che consente di isolare cellule rare in liquidi e tessuti del corpo umano allo scopo di mettere a punto terapie personalizzate. 

Quando alla ricercatrice è stato chiesto se fosse intenzionata a trasferirsi in Asia per seguire il progetto, ha accettato. Non prima però di aver soppesato sui piatti della bilancia dubbi, perplessità e l’indiscusso interesse per il tema.

Singapore si caratterizza per il fatto di essere generosa nell’offrire supporto a cui ha un’idea convincente da sviluppare”, sottolinea Anna Doffini. In tal senso è impegnato in prima linea l’Economic Development Board (Edb), e ciò ha consentito alla Menarini Biomarker Singapore di avviare una collaborazione con l’ospedale SingHealth, aprendo la strada ad alcuni progetti supervisionati da Paola Ricciardi Castagnoli, ordinario di Immunologia presso l’Università Bicocca di Milan e membro dello Scientific Advisory Board dell’Istituto Max Planck di Berlino.

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Singapore_Anna_Doffini

È italiana (e lavora in Sardegna) la ricercatrice che studia nuove cure per i tumori

Anna Doffini attribuisce un ruolo significativo alla Silicon Biosystem, per quanto riguarda la sua crescita professionale, ed è conscia che se non avesse avuto l’azienda alle spalle sarebbe stato difficile ottenere i risultati conseguiti negli ultimi due anni.

 Adesso però la ricercatrice vuole “ripagare” l’investimento fatto sul suo profilo tornando in Italia. E c’è già una data presunta: novembre.

La sperimentazione a Monza

DEPArray_Anna_DoffiniIn attesa di riprendere a lavorare stabilmente nel Belpaese, Anna Doffini ha visto il “debutto” in fase di test della tecnologia DEPArray presso l’ospedale San Gerardo del capoluogo lombardo.

La sperimentazione è destinata a 40 donne incinte. “Si preleva un campione di cellule e quindi, tramite un dispositivo, si selezionano quelle d’interesse. Successivamente vengono spostate per poi essere recuperate ed esaminate. Questo metodo permette di mettere in evidenza, all’interno di un campione eterogeneo, le cellule tumorali. È possibile dunque analizzarne il profilo genetico e anticipare il decorso della malattia”. Così Anna Doffini.

Ciò che differenzia la tecnologia DEPArray dagli screening attualmente utilizzati è che il primo esamina l’intero genoma della cellula fetale. Quindi l’esito a cui porta non è probabilistico, ma costituisce un risposta certa, equivalente a una diagnosi”.

Insomma, di strada ne ha macinata parecchia, questa giovane donna mantovana. Le difficoltà di adattamento nella città-Stato asiatica non sono state tali da cancellare dal suo viso lo stupore e la freschezza tipici della giovinezza. 

E per chi come lei ha visto le carte della vita temporaneamente scompigliate da una folata di vento chiamato caso, tornare dove tutto è cominciato può essere un modo per “riannodare i fili” del proprio presente con una consapevolezza diversa. Forse con un rinnovato orgoglio per la propria italianità.

 

 

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Qualità della vita o costo della vita? Ci pensa Numbeo.com

Numbeo, il misuratore del costo-qualità della vita

numbeo_founderFondato dall'ingegnere serbo Mladen Adamovic nel 2009, il Social Network del Costo della Vita conta circa 7 milioni di utenti attivi al mese.
 
Se siete stanchi delle solite classifiche nazional popolari del Sole24 che, puntualmente, mettono Bolzano o Trento ai primi posti, Numbeo.com vi mostrerà davvero quanto costa vivere a Roma, Madrid, New York o a San Francisco.
 

Come si misura la vera qualità della vita?

Innanzitutto, Numbeo è popolato da contributori che dopo essersi iscritti possono postare i prezzi reali del latte, pane, taxi, affitto e tutte le spese reali di una persona. 
 
Anche il prezzo a mq di un appartamento in centro o in periferia. 
L'algoritmo fa il resto.
Nel 2017 i contributori sono diventati 405mila per 6.500 città.
 
 

Costa di più Londra o San Francisco?

numbeo_mappa_homepageConviene di più Barcellona o Roma? Quanto costa un appartamento a Tokyo rispetto a Parigi? Ecco, con questo Social della qualità della vita potete sbizzarrirvi a fare tutti questi confronti.
Volete misurare il livello di traffico di Milano rispetto a Praga
 
Vi interessa sapere quasto costa l'ADSL a Sidney rispetto a Madrid? 
Oppure vi interessa capire se e come mantenere lo stesso tenore di vita a Dublino se a Napoli lo stipendio è di 1.600€?
 
La città Europea con il miglior Quality life index?
In Europa l'olandese Eindhoven si piazza al primo posto per Potere d'Acquisto, Costo della vita e indice sulla salute e benessere. 
 
Ma se  invece volete considerare il Clima e  il prezzo medio degli affitti in rapporto agli stipendi medi la vincitrice d'Europa è la spagnola Malaga.
 
Roma, purtroppo si piazza agli ultimi posti sia per Sicurezza e Criminalità, sia per il rapporto tra stipendi medi e affitti delle abitazioni che è assolutamente sproporzionato..
 

250x250 Beach

Volete trasferirvi a Malaga?
Ecco il nostro Stefano Piergiovanni di viviallestero.com che ci spiega come trovare casa e lavoro a Malaga.
 
 
 
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