Lavorare 2.0

Vuoi aprire un blog di cucina per guadagnare online?

Tana per il cuoco del nuovo millennio.

Hai la passione per la cucina e vorresti aprire un blog con l’obiettivo di realizzare un sogno: lavorare in modo indipendente e, manco a dirlo, fare tanti soldi.
Non prendertela a male ma hai un serio problema chiamato concorrenza. Esistono centinaia di siti, infatti, che propongono qualsiasi tipo di ricetta per soddisfare ogni palato. Alcuni, peraltro, sono veri e propri colossi che hanno alle spalle redazioni degne del New York Times e possono permettersi passaggi in tv per farsi pubblicità.

Diciamoci la verità, hai scelto di inserirti in uno dei contesti più inflazionati del momento e pensare di rubare spazio a chi già da anni è considerato un punto fermo del settore è una pia illusione. Ergo, se proprio vuoi imbarcarti in un progetto simile, devi soffermarti su alcuni concetti che probabilmente ti sfuggono o ai quali non avevi mai prestato attenzione. E devi farlo con umiltà, togliendoti dalla testa l’utopia di diventare ricco in breve tempo e per giunta senza sforzo.

Le nicchie di mercato.

Gli ingredenti di un business online sono essenzialmente tre: passione, bisogno e competenze. La passione ti dà l’idea, il bisogno l’opportunità, le competenze la fattibilità.
Il primo ingrediente ce l'hai già (altrimenti non staresti leggendo questo articolo), quindi è bene concentrarsi sul secondo punto: il bisogno.
Qualsiasi tipo di business si basa sul concetto di “nicchia di mercato”, ossia l’individuazione di un insieme di persone più o meno grande, raggruppate sotto una particolare esigenza, interesse o gusto. Più è piccola e specifica la nicchia, più sarà facile specializzarsi e diventare un punto di riferimento della rete.

Fatto ciò, è il caso di indagare sui bisogni che caratterizzano il suddetto gruppo. Ad esempio, se pensiamo di rivolgerci ai vegani, dovremo studiare approfonditamente il loro mondo e comprenderne etica e necessità. Sicuramente emergeranno problemi, magari nel reperire un particolare tipo di prodotto o nel trovare un modo per cucinarlo e renderlo più gustoso. Ecco, questi potrebbero essere i “bisogni” di cui stavamo parlando, le necessità sulle quali far leva per garantirsi il successo.

Prevenire è meglio che piagnucolare.

Tutte le attività che nascono online e poco dopo spariscono hanno un denominatore comune: non erano orientate a un bisogno specifico e quindi, di fatto, non servivano a nulla. Per quale motivo qualcuno dovrebbe darti i suoi soldi se gli stai vendendo aria fritta? Eppure là fuori è pieno di gente che si lamenta per averci provato e aver fallito, costruendosi un alibi perfetto per restare a braccia conserte o ricominciare a inviare curricula alle agenzie interinali.

È così che si alimentano i luoghi comuni e lo scetticismo sul business online, specie in Italia. Siccome tante persone hanno avuto esperienze negative a riguardo, il messaggio subliminale universalmente recepito è che col web non ci si campa.
Il che non è affatto vero, perché in rete sono nati degli autentici imperi economici che danno lavoro a milioni di persone. Perciò, anziché piangere sul latte versato, quelle stesse persone avrebbero fatto meglio a interrogarsi sul concetto di “bisogno” prima di investire tempo e risorse nelle loro start up.

È una passione o un semplice interesse?

Il terzo ingrediente indispensabile per avviare un business online è acquisire le competenze necessarie per cimentarsi. Magari la cucina ti appassiona ma non ti ci sei mai dedicato più di tanto, poiché il pranzo e la cena te li prepara ancora la mamma oppure sei un assiduo frequentatore di ristoranti.

Attenzione, questo è un punto cruciale, perché qui potrebbe venir fuori che la tua non è una vera passione ma un semplice interesse! Se non sai già cucinare o non sei animato da una gran voglia di imparare a farlo, fermati subito: hai sbagliato strada. Altrimenti dacci dentro e fai del tuo meglio per essere competitivo, imparando i trucchi del mestiere e aggiungendo un tocco di originalità.

Un paio di spunti.

Ecco due possibili idee per aprire un blog di cucina partendo dall’individuazione di una nicchia e dei relativi bisogni:
- proporre ricette che prevedono l’utilizzo di pochissimi ingredienti, per venire incontro alle esigenze di tutte quelle persone che solitamente hanno il frigo o la dispensa semivuoti (una sorta di MacGyver Blog per single che lavorano tutto il giorno e quando tornano a casa non vogliono necessariamente rimpinzarsi di cracker e andare a letto);
- proporre ricette per riciclare materie prime che hanno perso la loro freschezza, per venire incontro alle esigenze di chi, al contrario del caso precedente, il frigo o la dispensa ce li ha sempre pieni (sapevi che col pane raffermo si può fare la base per un’ottima pizza?).

Del resto, dall’arte di fare di necessità virtù, in passato sono nate molte delle prelibatezze che tuttora gustiamo, come la torta Sacher e i tortellini.
P. S. Ricordati di metterci la faccia, però, perché alla gente non va più di leggere il solito schema “Ingredienti-Preparazione”: vuol vedere coi propri occhi quello che succede cucinando un piatto, così saprà già che risultato aspettarsi. Il video è una garanzia, infonde fiducia e credibilità. Perciò creati un look e acquista una videocamera decente, prima di metterti all’opera.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
Continua...

Fate fare l’Erasmus ai vostri figli

Sono più occupati, hanno maggiori capacità di problem solving, sono più curiosi e hanno più capacità di adattamento gli studenti che hanno fatto l’Erasmus

erasmus_piuL’esperienza internazionale dell’Erasmus fa la differenza perché valorizza la formazione e favorisce l’occupazione secondo un recente rapporto di Almalaurea: “Oltre a promuovere valori culturali, di solidarietà, storici e scientifici che favoriscono il processo di integrazione, l’aver studiato all’estero aumenta del 10% le chance di trovare lavoro già ad un anno dal titolo. E questo a parità di ogni altra condizione”.

Troveranno lavoro più facilmente e… non solo

Gli studenti che partono con l’obiettivo di imparare le lingue, imparare ad adattarsi e maturare un’esperienza di vita sono anche coloro che avranno più chance nel mondo del lavoro perché avranno maggiori capacità di problem solving, saranno più curiosi e avranno sviluppato maggiori capacità di adattamento rispetto a giovani che non hanno mai fatto un'esperienza di formazione all'estero. 

Queste ed altre considerazione sono state fatte dalla Commissione Europea sull’impatto dell’Erasmus ai fini lavorativi.

D’alta parte i datori di lavoro cercano nei futuri dipendenti proprio queste competenze e, secondo i recenti dati, attribuiscono ai laureati con esperienza internazionale maggiori responsabilità professionali con conseguenti avanzamenti di carriera più rapidi.

Secondo la stessa Commissione, tali studenti, durante il periodo dell’Erasmus, sviluppano anche capacità imprenditoriali e molti di loro saranno in grado di creare una propria azienda.

Le relazioni sociali e sentimentali

Ma l’esperienza all’estero non influisce solo sugli studi e le opportunità lavorative ma anche sulle relazioni sociali e sentimentali. In molti casi,infatti,gli studenti nel corso dell’Erasmus incontrano la loro “dolce metà” spesso di nazionalità diversa.

Sono maggiormente predisposti alle relazioni sociali e sono disponibili a trasferirsi e cambiare residenza in altri paesi riuscendo a costruirsi un futuro all’estero senza grosse difficoltà.

Erasmus Plus e Placement

L’Erasmus Plus è un progetto dell’Unione Europea (per il periodo 2014-2020)che offre la possibilità di svolgere un’esperienza di studio all’estero (frequenza di corsi, sostenimento di esami, preparazione della tesi, attività di ricerca, di laboratorio e clinica), ottenendo il riconoscimento delle attività formative svolte.

L’Erasmus Placement fornisce invece l'opportunità di svolgere un tirocinio formativo all’estero presso istituzioni, imprese, centri di formazione e ricerca operanti in un altro Paese dell'Unione o aderente al Programma.

E’ possibile scegliere una o entrambe le opzioni, combinando in quest’ultimo caso lo studio e lo stage durante il medesimo soggiorno all’estero.

Per presentare la candidatura al progetto Erasmus+ clicca qui

Simona
Blogger straniera

 
 
Continua...

Perché certi libri vendono e altri no?

Devi essertelo chiesto anche tu, almeno una volta.

Esistono libri che vanno a ruba e altri che finiscono col raccogliere polvere sugli scaffali dei negozi. Cos’è che determina l’esito delle vendite e fa strappare ad alcuni autori contratti a cinque o sei zeri, lasciando solo le briciole al resto della categoria?
Risposta: il potere ipnotico di certe parole.

I libri di successo promettono di fornire informazioni di cui il lettore è goloso, assetato. Anche se spesso tali promesse non sono mantenute, egli s’illude che là dentro troverà tutte le indicazioni di cui ha bisogno per rendere meravigliosa la sua vita. In particolare, hanno questo potere i libri di self-help (auto-aiuto), quelli sulla cartomanzia o la magia e i manuali che insegnano a conquistare la donna o l’uomo dei sogni.

Ne sa qualcosa Rhonda Byrne, la scrittrice australiana che col suo best seller The Secret ha scalato le classifiche di mezzo mondo parlando della Legge di Attrazione (ossia di come sia possibile ottenere consapevolmente qualunque cosa si desideri).

Sei triste, sconsolato, depresso quanto basta da affidarti a Google per porre fine alle tue sofferenze e t’imbatti in un volumetto che già dal titolo propone di rivelarti “il segreto” della felicità. Poi leggi la sinossi e in un lampo diventi euforico: la guarigione è a portata di mano, devi solo spendere quindici euro e ottantuno centesimi e poi tutto sarà finalmente chiaro. Ergo clicchi sul pulsante “Aggiungi al carrello” e attendi impaziente che il libro sia recapitato al tuo indirizzo.

Lettera aperta agli scrittori emergenti.

Caro aspirante Ernest Hemingway, puoi sbatterti quanto vuoi per scrivere il romanzo del secolo ma sappi che non avrà mai l’appeal di certi saggi. A men che tu non cambi strategia, non farai mai scattare quella molla che porta una persona a tirar su un libro dall’espositore con l’impulso irrefrenabile di comprarlo. L’obiettivo è convincere un tizio entrato in libreria durante la pausa pranzo a interessarsi al tuo manoscritto. Devi riuscire a fargli sentire questa vocina: “Ehi sono qui, prendimi! Ce le ho io le risposte che stavi cercando”.

Vedi che funziona? Scommetto che adesso sei curioso di sapere come si fa. Ho appena reso ipnotica questa breve lettera.

È una questione di copertina.

Ebbene sì, l’abito fa il monaco. Una copertina ben fatta è il punto di partenza di ogni campagna di marketing editoriale efficace. Non basta l’estetica, deve colpire un’area sensibile del nostro cervello, far scattare le sinapsi giuste e “muovere” all’acquisto. Emozionare, in altre parole (che non a caso, in latino, significa proprio “muovere”).

Va bene scegliere i colori in modo appropriato. Sicuramente la combinazione rosso-bianco-nero ha il potere di catturare l’attenzione e spingere a comprare il prodotto, ma nulla avrà mai l’efficacia di un titolo come “La tecnica infallibile per fare 6 al Superenalotto”.

Certe parole colpiscono direttamente nel segno, rispondendo a un bisogno specifico che nella fattispecie è fare tanti soldi. È il “movente” in esse contenuto a fare la differenza; tra quelli più efficaci figurano sempre il denaro, il raggiungimento della felicità esistenziale, l’amore e il sesso, la possibilità di prevedere il futuro e, manco a dirlo, quella di manipolare la mente altrui. Poi c’è il pettegolezzo, perché anche conoscere fatti privati e peccatucci di qualcuno, specie se famoso, tira come un Frecciarossa alla massima velocità di crociera.

Rendi il titolo ipnotico.

L’Italia è uno dei paesi occidentali in cui si legge meno. Forse perché la lettura comporta uno sforzo cognitivo, un impegno in termini di tempo che molti ritengono eccessivo. Nel nostro paese sembrano funzionare solo la musica e le immagini (statiche o in movimento), probabilmente perché possono essere fruite in modo passivo. Ciò emerge in modo lampante su Facebook, dove selfie, performance canore e video improvvisati riscuotono sempre un mare di like. Al contrario, messaggi testuali che superano le due righe vengono perlopiù ignorati.

Non è questione di aver scritto qualcosa di poco interessante, è che appena l’occhio cattura un testo, il cervello esamina le prime parole e prende una decisione ponendosi una semplice domanda: “Mi serve?”. In caso affermativo si concentra e va avanti nella lettura, altrimenti ci dà un taglio immediato. Questo processo non può essere ignorato.

Un’ottima strategia, quando si scrive un romanzo, è orientarlo al pubblico servendosi di queste conoscenze. Bisogna rendere il titolo ipnotico, capace di indurre il potenziale cliente in uno stato di leggera trance. L’uso di immagini e colori appropriati può aiutare molto, così come l’aggiunta di un buon sottotitolo. Fai diventare i contenuti come un selfie o una canzone: rivoluziona il tuo stile!

Sennò finirai anche tu nel girone dei frustrati, specie quando scoprirai che un Pinco Pallino qualsiasi ha venduto duecentomila copie pubblicando un libro di ricette vegane che provocano l’effetto Viagra.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 
Continua...

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci