Agire, rischiare, mettersi e mettere in discussione paradigmi costituiti divide, più o meno equamente, tra sostenitori e detrattori
Se si è particolarmente giovani, poi, tutto è enormemente amplificato. La storia di Matteo Achilli, 24enne fondatore della startup Egomnia ribattezzato da Panorama Economy “Zuckerberg italiano”, ne è la prova.
Il ragazzo, originario di Formello (Roma), ha ideato e realizzato una piattaforma che mette in contatto domanda e offerta di lavoro; a oggi, il suo valore viene stimato una cifra a sei zeri, e solo nel 2015 ha fornito supporto a circa 50mila persone.
«È importante che tu creda nel progetto. Non è detto che lavorare duro porti al successo, ma assicura dei risultati».
Così il giovane imprenditore risponde a chi solleva obiezioni e perplessità sulle dimensioni dell’azienda e sulla qualità dell’algoritmo su cui si fonda.
Come funziona Egomnia?
La procedura da seguire, per chi cerca lavoro, è molto semplice. Ci si iscrive compilando un form che costituisce l’equivalente del curriculum tradizionale.
Punti di forza e peculiarità devono essere descritti utilizzando quattro aree tematiche: lingue, esperienze di lavoro e studio all’estero, percorso accademico e altro.
Le informazioni inserite vengono riassunte attraverso un ranking globale ricavato tramite algoritmo e, ovviamente, esemplificano notevolmente la procedura svolta da chi, all’interno delle aziende, si occupa di recruitment.
L’idea nasce nel 2011, quando Matteo Achilli è all’ultimo anno del liceo: si trova infatti davanti a una scelta abbastanza cruciale, quale quella della facoltà e dell’ateneo a cui iscriversi. Ad aiutarlo, le classifiche delle università italiane. Così, si fa strada l’ipotesi di creare un meccanismo di valutazione analogo anche per le persone.
L’algoritmo di Egomnia, spiega, attribuisce a ciascuno dei dati inseriti un’importanza ponderata; a fare la differenza sono, ad esempio, gli anni di studio precedenti la laurea e l’ateneo scelto: se è tra i primi in classifica vale un ulteriore bonus. L’idea è risultata così convincente da essere brevettata sia in Italia che negli Stati Uniti.
Come si è evoluta?
La società, profondamente radicata in Italia (la sede legale è a Formello), è tra i partner di Microsoft, Google e Vodafone. I traguardi raggiunti hanno richiesto un grande impegno in termini umani, a fronte delle limitate risorse disponibili. «Nel 2012 c’è stato l’investimento di 10mila euro da parte dei miei genitori e, avvalendomi di persone che lavoravano su commessa, ho messo in piedi il sito. Era il periodo in cui si cominciava a parlare di startup e io, inconsapevolmente, ne stavo creando uno».
Nel 2013 il servizio comincia a farsi conoscere, le iscrizioni lievitano, e quindi si rende necessario capire come monetizzare. Vengono perciò lanciati i servizi premium e i pacchetti per le aziende.
«A parte il sostegno economico dei miei genitori, non ho avuto finanziatori. Tutto quello che è venuto dopo, l’ho creato lavorando. Perciò ho dovuto guadagnare per pagare lo sviluppo e reinvestire su me stesso. Chiaramente in questo modo i tempi si dilatano. Io sono riuscito a raggiungere buoni traguardi in 24 mesi, creando anche una certa attesa nei confronti della piattaforma. Egomnia crescerà ancora. Io non sono Mark Zuckerberg e sono nato in Italia: inevitabilmente la strada per il successo è diversa».